27 APRILE 2006

dal Giornale di Vicenza

La Gendarmeria Europea è sotto esame Maxi esercitazione tra Vicenza e Spagna
Il Comune ai privati «Le antenne? Anche nei campi sportivi»
«I fischi un’offesa alla città»

Il “Briefing” alla Chinotto. C’erano i rappresentanti delle cinque Forze che compongono Eurogendfor
La Gendarmeria Europea è sotto esame Maxi esercitazione tra Vicenza e Spagna
Se passa il banco di prova, potrebbe ottenere la piena operatività già dal giugno prossimo

di Federico Ballardin

Un’isola immaginaria, Atlantia, a tremila chilometri dall’Europa. Una situazione politica difficile con fazioni una contro l’altra, separate da questioni di odio razziale. Profughi in spostamento sul territorio e una crisi internazionale in cui s’intrecciano emergenze terroristiche e problemi di criminalità di stampo mafioso. L’esercitazione che sta affrontanto la nuova forza di Gendarmeria Europea (Eurogendfor), nata dalla collaborazione di Italia, Spagna, Olanda, Portogallo e Francia, è iniziata il 19 aprile e si concluderà domani. Lo scenario è disegnato in un’isola che non c’è, ricavata all’interno del territorio spagnolo a sud di Madrid, a Valdemaro, dove si trova il quartier generale operativo in diretto contatto con quello di Vicenza. È proprio nella città del Palladio che ha sede la “testa”, il quartier generale, di Eurogendfor. Nei cassetti della caserma Chinotto, ci sono i piani di intervento, i protocolli, le soluzioni “preconfezionate” (scenari) che ora si stanno mettendo alla prova. I dettagli dell’esercitazione sono stati presentati ieri durante una riunione cui hanno partecipato rappresentanti dei paesi membri della Forza, ma anche personalità militari di altri paesi come Argentina e Marocco. Durante l’incontro è stato realizzato un collegamento in videoconferenza con il quartier generale di Valdemoro (Madrid), dove si stanno ultimando le ultime operazioni simulate che coinvolgono in totale tra soldati, quadri e personale logistico, circa 300 persone. Si tratta di un banco di prova, il secondo dalla nascita della Forza, che dovrà testare le sue capacità operative in scenari di crisi internazionale. Lo scopo è appunto ottenere la piena capacità operativa (FOC) che verrà concessa dopo la riunione di uno speciale comitato, rappresentato dai membri dei cinque paesi che compongono Eurogendfor, che si terrà a giugno a Bruxelles. In quella sede si stabilirà se il comando, di stanza a Vicenza, ha superato l’esame ed è pronto a svolgere missioni all’estero sotto l’egida dell’Onu, dell’Ue, della Nato o di altre organizzazioni internazionali. In quel caso da Vicenza potrebbero partire le missioni di polizia internazionale. È chiaro che, precisa il comandante della Gendarmeria, Gérard Deanaz, la decisione sull’impiego della Forza europea spetta ai politici. Eurogendfor è nata per affiancare o, nei casi più difficili, sostituire le forze di polizia di un paese, per svolgere attività di antiterrorismo, intelligence, investigazione, lotta alla criminalità e per addestrare le forze di polizia estere secondo gli standard internazionali, sul modello dei Carabinieri italiani (i cui metodi di intervento sono particolarmente efficaci nelle missioni all’estero). Lo scopo è di disporre di uomini addestrati (circa 800) in operazioni di polizia internazionale, dispiegabili al massimo entro trenta giorni nei luoghi dove si verifica l’emergenza. Ecco perchè l’Egf, durante l’esercitazione che si concluderà domani, deve dimostrare di saper pianificare, comandare e controllare una o più missioni di polizia. Di giorno in giorno sono programmati alcuni “incidenti”, avvenimenti eccezionali e imprevedibili cui i due quartieri generali, spagnolo e vicentino, devono saper far fronte collaborando tra loro. Nel caso la situazione eccezionale non sia presente nei piani di intervento, è richiesta ugualmente una decisione rapida secondo il concetto militare che un problema va comunque risolto, nel miglior modo possibile e nel minor tempo. Ovviamente rispettando i protocolli e la legge. Un esempio? Se uno dei paesi membri chiede per ragioni di bilancio di ridurre i costi, ricorrendo magari ad approvvigionamenti in loco, sarà cura del comando stabilire che i fornitori locali non siano coinvolti in traffici illeciti, situazione che creerebbe non poco imbarazzo. Oltre ai comandanti, il test coinvolge anche cinque plotoni appartenenti alle forze militarizzate dei paesi membri della gendarmeria per un totale di circa 120 soldati. A dare le “pagelle” sarà un apposito team di valutazione, esterno ad Eurogendfor, che dovrà analizzare le “reazioni” dei vari comandanti e degli stessi membri del quartiere generale alle varie emergenze che si presenteranno durante la simulazione.


Nuova proposta per ridurre l’impatto
Il Comune ai privati «Le antenne? Anche nei campi sportivi»

(g. m. m.) Le antenne per i cellulari? Nei campi sportivi e in mezzo alle rotatorie. È questa la novità che il Comune sta cercando di proporre ai gestori di telefonia mobile per persuaderli a installare i nuovi impianti o a trasferire i vecchi in aree di proprietà comunale. L’operazione è orchestrata in prima persona dall’assessore all’Edilizia privata Michele Dalla Negra, impegnato a mediare fra le esigenze dei gestori, che hanno la necessità di coprire con il segnale tutto il territorio, e i timori dei cittadini, preoccupati da fenomeni di antenna-selvaggia e dagli effetti reali o presunti tali dell’elettrosmog sulla salute. Il senso del progetto è stato spiegato a più riprese: cercare di pianificare lo sviluppo e la diffusione delle antenne, tanto più oggi per far fronte alle nuove tecnologie degli Umts, senza subire fino in fondo l’ampia libertà di movimento garantita ai gestori dalla normativa nazionale. Una delle conseguenze, negli ultimi anni, è stata il proliferare di impianti sui tetti di abitazioni o strutture private, spesso nelle vicinanze di scuole o siti definiti sensibili, come ospedali o case di cura. La pianificazione, quindi, per trovare il consenso dei gestori, deve passare per un’offerta di spazi alternativi a prezzo di mercato. È questo quello che sta tentando di fare il Comune, che prima ha ritoccato i tempi di concessione del tariffario comunale, e ora sta cercando di offrire spazi pubblici. La prima idea è di installare le stazioni radiobase dentro le rotatorie. La seconda la sta proponendo l’assessore Dalla Negra ed è quella di sfruttare anche le strutture sportive di proprietà comunale, come i campi da calcio. «L’importante è far capire che in casa ci si trascorre la maggior parte della giornata e della settimana - spiega l’assessore -. Nelle strutture sportive ci si passa un paio d’ore alla settimana. Piuttosto di avere un’antenna vicino alla propria abitazione, con un’esposizione costante, è meglio che l’antenna stia in un luogo in cui l’esposizione è minima».


Festa del 25 aprile. Il ministro Giovanardi, dopo la contestazione, parla di «manifestazioni di inciviltà»
«I fischi un’offesa alla città»
L’on. Stefani attacca quelli che definisce «imbecilli»

(g. m. m.) Il giorno dopo i fischi e gli insulti all’indirizzo del ministro uscente Carlo Giovanardi, sul fuoco del 25 aprile in piazza dei Signori arriva la tanica di benzina dell’on. Stefano Stefani, sottosegretario leghista all’Ambiente. «Le contestazioni che hanno infangato la celebrazione del 25 aprile a Vicenza come in molte parti d'Italia, sono il segnale di come sarà il governo del Paese da parte del centrosinistra, i cui esponenti, dopo avere esaltato i contenuti della Costituzione, sono i primi a limitare l'esercizio della democrazia, dando alle frange più estreme dei loro sostenitori l'impunità, politica oltre che penale». Stefani attacca i fischi sparati da un gruppo di estremisti di sinistra: «I fischi che gruppuscoli organizzati hanno riservato al ministro Giovanardi e gli altri relatori del palco di piazza dei Signori sono un insulto alla nostra città. Hanno urlato e insultato gli oratori dimostrando la loro estraneità alle regole democratiche: avere idee diverse è lecito, ma impedire a una persona di esprimersi è prevaricazione». «Il tempismo con cui hanno agito questi imbecilli è impressionante - sottolinea Stefani -, perché fa capire che non si tratta di contestazioni casuali, ma di vere e proprie manifestazioni organizzate, dietro le quali si celano le strategie degli esponenti radicali dell’Unione e delle sue espressioni più movimentiste. Questi falsi pacifisti vogliono solo dividere ma i vicentini hanno dimostrato di conoscere le leggi della civile convivenza». «È uno scandalo - incalza Stefani - la sinistra si è appropriata della festa della Liberazione come se fosse territorio proprio, come se la Resistenza fosse stata organizzata solo dai comunisti. Vorrei ricordare che il 25 aprile è una festa che dovrebbe unire tutti gli italiani e che la resistenza è stata combattuta anche da formazioni legate al mondo cattolico, come le Brigate del Popolo». «Le condanne di Prodi e degli altri della sinistra mi fanno ridere: sono solo un ulteriore insulto al Paese». Anche Giovanardi, ieri, è tornato sull’argomento, parlando di «manifestazioni di inciviltà di cui a Milano, a Vicenza ed altrove si sono resi protagonisti i militanti della sinistra più radicale». Dalle sponde moderate del centrosinistra, intanto, arrivano nuove prese di posizione. «Credo ci sia modo e modo di discutere - commenta Matteo Quero, portavoce dei Repubblicani europei -. I fischi non fanno parte del mio modo di vedere politico, ma anche dare del settarista a un simbolo della Resistenza come Franco Busetto, uno degli uomini che ha fatto la Repubblica, mi induce a pormi qualche domanda». «In ogni caso, credo ci sia una differenza sostanziale rispetto a quanto avvenuto un anno fa - conclude Quero -. Sung Ae Bettenzoli, rappresentante dell’amministrazione comunale, se non sbaglio è stata applaudita. Io mi appello al presidente Ciampi e dico che la Costituzione è la mia Bibbia». Unica voce decisamente critica verso i fischi e gli insulti è Ubaldo Alifuoco, consigliere comunale dei Democratici di sinistra: «Certi argomenti sono materia di confronto politico: si possono avere opinioni diverse e per questo si portano argomenti per motivare la propria posizione. Non trovo nessuna possibilità d’intesa con chi urla offese come “bastardo”». «Va detto - conclude l’esponente della Quercia - che un ministro non dovrebbe polemizzare con l’oratore ufficiale di una manifestazione. Tuttavia, lo stesso Busetto aveva detto che poi Giovanardi sarebbe stato ascoltato in silenzio. Io, ad esempio, l’ho ascoltato in silenzio, anche se sulla riforma della Costituzione sono d’accordo con Busetto. In politica si discute, non ci si offende con insulti».