Stagionali, cala la scure delle quote
Da 100 a soli 50 gli ammessi In montagna è un problema
(s. s.) La Federalberghi veneta in questi giorni ha un diavolo per capello. I lavoratori stagionali extracomunitari concessi quest’anno alla nostra regione sono soltanto 4500, mentre nel 2004 gli ingressi autorizzati erano stati 8000. Sullo scarto negativo del 43,75 per cento è intervenuto il presidente Alessandro Peruch, che ha scritto a tutti i 74 parlamentari veneti, sollecitandoli a fare squadra e a chiedere con forza un ulteriore decreto di assegnazione di flussi che integri e corregga il primo. Perchè sostiene: «Le quote decise per il 2005 non bastano e risultano largamente insufficienti a coprire il fabbisogno delle imprese stagionali del comparto turistico-alberghiero e dell’agricoltura. Bisogna intervenire in fretta perchè la stagione è alle porte e ci stanno arrivando le preoccupate segnalazioni delle nostre imprese, che alla vigilia dell’apertura degli hotel non riescono a fare le consuete assunzioni».
Indubbiamente sugli stagionali s’è abbattuto un pesantissimo e imprevisto colpo di scure. Ad esempio per la provincia di Verona, che comprende tutta la zona molto turisticizzata della sponda orientale del lago di Garda, sono stati consentiti 2800 ingressi, ma con un ridimensionamento del 45,78 per cento rispetto all’anno passato, per cui, in base al recente decreto, mancheranno all’appello circa 2500 addetti. Nel Veneziano, che comprende la costa adriatica con mega-spiagge come Jesolo o Bibiole, ne sono stati autorizzati 730 con una sfoltita del 49,65 per cento, per cui i posti che non si sa come coprire sono altrettanti cioè circa 720.
E il Vicentino? Nella graduatoria si colloca nel settore dei piccoli numeri. Sono stati ammessi 50 lavoratori stagionali stranieri, con una contrazione del 41,17 per cento rispetto al 2004, per cui ne occorrerebbero altri 60. In sostanza, come spiega Oscar Zago, presidente degli albergatori della nostra provinciale, il problema è di dimensioni insignificanti in pianura, mentre comincia a farsi sentire in montagna, dove l’ Altopiano gioca in campo turistico un ruolo non secondario. Dice: «Da quanto mi consta, la città e gran parte del Vicentino non ne sono toccati perchè gli alberghi sono aperti tutto l’anno».
Solo in “quota” infatti dovrebbero riverberarsi gli effetti negativi del nuovo decreto decima-stagionali. Spiega Enzo Benetti, segretario dell’Ascom di Asiago: «Sì, qui il problema c’è. Soltanto per i livelli più bassi, perchè gli extracomunitari vanno a svolgere mansioni dai quali i vicentini e gli italiani in genere rifuggono. Di solito sono “tuttofare”, aiutano in cucina o fanno i giardinieri, raramente lavorano in sala. Vengono assunti stranieri non perchè costino meno: premesso che di solito lavorano bene, a parità di qualifica la paga è identica, anzi per bisogna perderci tempo perchè per assumere uno stagionale la procedura non è né snella né veloce».
Insomma è un problema in grandissima parte altopianese, ma di difficile quantificazione. Dice Franco Paganin, presidente del Consorzio Asiago turismo: «Dati ufficiali non ce ne sono, si possono fare solo stime approssimative». Stabilito infatti che gli stagionali vengono assunti esclusivamente in alberghi a tre o quattro stelle, perchè quelli a due sono a conduzione familiare, si possono calcolare in 50-60 gli stranieri che arrivano con la loro valigetta ad inizio di stagione e che se ne vanno poco prima che arrivi l’autunno. La stessa stima, scorrendo a mente l’elenco degli hotel di Asiago e dintorni, la fa anche Anna Rasotto, coordinatrice dell’ufficio di informazioni turistiche: «Sì, dovrebbero essere una cinquantina quelli che lavorano in questo settore. Ai quali però va aggiunta un’altra cinquantina di extracomunitari che fanno i “vaccari” nelle malghe dell’Altopiano». I conti dunque tornano: cinquanta più cinquanta uguale cento, cioè tanti quanti i permessi di ingresso concessi al Vicentino lo scorso anno e ora quasi dimezzati.