26 OTTOBRE 2006

«Prefetto basta coi sorrisi Vogliamo vedere Parisi»
Superata la quota dei 90 mila stranieri regolari
QUINTO VIC.La Circoscrizione 3 in frenata sul villaggio Usa a Quintarello

Il fronte del No
«Prefetto basta coi sorrisi Vogliamo vedere Parisi»
In 150 in contrà Gazzolle. Alcuni si sono incatenati

(d. n.) Erano in quasi 150, davanti alla prefettura, ad intonare slogan. Si sono ritrovati nel tardo pomeriggio di ieri i manifestanti del fronte del No per l’ultima uscita pubblica prima del voto di stasera. In contrà Gazzolle il gruppo è molto eterogeneo. Ci sono i ragazzi delle associazioni della sinistra vicentina ma anche anziani e famiglie di mezza età che non vogliono saperne di vedere il Dal Molin a stelle e strisce. Per questo, mentre sotto gli occhi di polizia, carabinieri e vigili urbani alcuni di loro si incatenano simbolicamente sedendosi sul marciapiede davanti al palazzo, gli altri intonano slogan. «Basta con i sorrisi, vogliamo vedere il ministro Parisi», hanno cantato a più riprese. Inoltre, hanno sventolato vari striscioni di protesta contro il progetto, a favore di una città libera. Cinque rappresentanti dei comitati, quattro donne e un sindacalista di base, sono stati ricevuti dal prefetto al quale hanno chiesto di far sue le loro rimostranze ed inoltre hanno chiesto di avere un incontro con il ministro della Difesa Parisi per chiarire la loro posizione. «Vicenza non ha nulla da guadagnare dalla nuova base americana - hanno ribadito - che anzi, oltre a fare della nostra la città più militarizzata d’Italia, ci farà correre dei seri rischi sul fronte della sicurezza. Per non parlare dei disagi alla circolazione. No, questa base non la vogliamo e avvertiamo il bisogno di comunicare queste istanze a Roma, affinché comprendano le nostre posizioni».

Il caso Dal Molin. Alle 17.30 inizia lo storico dibattito sulla nuova caserma Usa in un municipio blindato Ma il sindaco Hüllweck avverte: «Non c’è motivo di protestare: questo parere non ha alcun valore legale. La decisione spetta al Governo»
Oggi si vota: i Sì sono la maggioranza

di G. M. Mancassola

Il calcio d’inizio verrà fischiato alle 17.30. Il campo di gioco sarà la blindatissima sala Bernarda, al piano nobile di una supercontrollata loggia del Capitaniato. Pubblico selezionatissimo: 20 testimoni del Sì, 20 testimoni del No. L’evento, come tutti i grandi appuntamenti che si rispettino, sarà trasmesso in diretta tv e radio. È arrivato il d-day: oggi si riunisce il consiglio comunale chiamato a votare sul progetto della nuova caserma americana al Dal Molin. Il risultato finale, però, è quasi scritto. Salvo sorprese, che questo Consiglio ha abituato a mettere sempre in conto, il tabellone di sala Bernarda dovrebbe segnare questo esito: 21 favorevoli, 17 contrari, 2 astenuti, 1 assente. Il documento. Ieri è stata completata la raccolta delle firme in calce all’ordine del giorno presentato dalla maggioranza di centrodestra, con primo firmatario il sindaco Enrico Hüllweck. Il dispositivo del documento che verrà messo ai voti per primo, al termine del dibattito, include questa formula: «Il consiglio comunale di Vicenza ritiene di poter esprimere un parere favorevole al ricongiungimento nel territorio comunale di Vicenza della 173a brigata aviotrasportata Usa, a condizione di vedere salvaguardati alcuni irrinunciabili elementi di tutela in caso di insediamento del contingente Usa all’interno dell’aeroporto Dal Molin». Seguono sei condizioni pretese per poter dire sì. Sono garanzie sull’utilizzo della pista di volo a soli fini commerciali e non militari, sul ricorso a professionalità locali per il cantiere, sulla realizzazione di opere infrastrutturali e viabilistiche, sull’assenza di oneri economici a carico dei vicentini, sulla salvaguardia delle strutture sportive, sul valore di tutte le condizioni imposte anche qualora venga individuato un sito alternativo. Dopo la firma di Hüllweck sono state allineate quelle di altri 20 consiglieri di maggioranza, per un totale di 21, vale a dire una soglie necessaria e sufficiente per mantenere il numero legale e per avere la maggioranza. All’appello, per ora, mancano soltanto le forziste Chiara Garbin e Fiorenza Dal Zotto, che scioglieranno le riserve all’ultimo. Contrarie, invece, le due consigliere del Gruppo misto, capitanato da Sung Ae Bettenzoli. Il consigliere assente, infine, dovrebbe essere Emilio Franzina, impegnato in Brasile. Lo scontro. Il voto appare blindato a beneficio del Sì, con una maggioranza solida, come forse mai era accaduto in questo secondo mandato Hüllweck. Ma il livello di suspense è alto: il voto si gioca sul filo e basta un’assenza per scompaginare ogni certezza della vigilia. Inoltre, non si escludono colpi di scena: nelle fila dell’opposizione serpeggia l’idea di abbandonare l’aula al momento del voto per protestare contro l’atteggiamento della maggioranza ritenuto arrogante. Dall’altra parte, dopo l’approvazione del documento predisposto dal sindaco, potrebbe scattare il levate le tende per evitare sorprese nei giri di votazioni sui documenti successivi, quelli presentati dall’opposizione. Fra questi, ci dovrebbe essere anche un testo che invita ad affidarsi al referendum popolare: cosa accadrebbe se anche questo documento dovesse trovare una maggioranza trasversale? L’appello. Alla vigilia, si registra un appello ad abbassare i toni che porta la firma del sindaco Hüllweck: «Inviterei tutti a tenere conto del fatto che il voto del consiglio comunale non ha alcun valore legale. La decisione finale spetta al Governo. Noi non voteremo una delibera, ma soltanto un ordine del giorno che esprime un parere richiesto dal Governo, che a questo punto non dare sarebbe un segnale di cattiva volontà da parte dell’amministrazione comunale. Questo parere non pregiudica nulla, non chiude il discorso. Venire a manifestare contro il Comune, quindi, non ha senso. È soltanto un pretesto». Rifondazione comunista, però, ha diffuso un volantino che mostra lo Zio Sam a braccetto con Hüllweck da un lato e il ministro della Difesa Arturo Parisi, come se in atto ci fosse un bell’inciucio all’italiana: «Chi mi conosce - replica Hüllweck - si farebbe una grossa risata».

Sotto la bandiera del No estrema destra e no global

(g. m. m.) Sono attesi strani incroci, questo pomeriggio, in piazza dei Signori. Sotto la loggia del Capitaniato, controllata e transennata, confluiranno in massa centinaia di vicentini contrari al progetto Usa, chiamati a raccolta dai comitati del No. A stretto contatto ci dovrebbe essere anche l’altra tifoseria, quella del Sì, dal momento che, come anticipato dal portavoce Roberto Cattaneo, approderanno anche centinaia di lavoratori della Ederle, tutti favorevoli alla nuova caserma. Ma le vie del Dal Molin sono davvero infinite, se è vero, come si apprende da opposti comunicati, che sotto la stessa bandiera, quella che respinge gli yankee e la loro base, dovrebbero ritrovarsi, udite udite, estrema destra e no global, i fedelissimi di Alessandra Mussolini e la Cgil. L’ultima volta che Azione sociale e i disobbedienti sono venuti a contatto non è stata esattamente una circostanza amichevole: era un sabato pomeriggio, si inaugurava il quartier generale di As in contrà della Fascina e in centro si schierarono uno di fronte all’altro i due battaglioni. Se nel frattempo qualcosa è cambiato nelle pubbliche relazioni fra i due gruppi di pensiero, lo si saprà solo oggi pomeriggio. Se invece continuano a fare come il cane con il gatto, sarà un ulteriore pensiero per chi dovrà governare l’ordine pubblico intorno al municipio. «Una delegazione di militanti di “Azione sociale con Alessandra Mussolini” presenzierà all’esterno del consiglio comunale - dichiara il coordinatore regionale di Azione sociale Alex Cioni - la propria avversità a un progetto avallato in queste ore, come previsto, dal Governo Rodi. Ai comitati diciamo che è stato un errore appiattirsi sulle posizioni della sinistra più o meno radicale, che bisognava puntare al referendum da subito senza contare su un appoggio governativo che non è arrivato». Dall’altra parte, una nota del comitato direttivo della Cgil del Veneto condivide, invece, le iniziative assunte dal coordinamento dei comitati dei cittadini, cui aderisce la Cgil di Vicenza, contro la costruzione di una nuova base militare Usa. «In particolare considera - rileva la nota - la proposta di referendum consultivo tra i cittadini di Vicenza e Caldogno di alto ed indiscutibile valore democratico». Infine, il comitato direttivo regionale della Cgil del Veneto respinge «tutte le strumentali provocazioni e montature tese a sminuire l’importanza decisiva della proposta referendaria», invitando i cittadini e i lavoratori interessati «a sostenere tale proposta partecipando alla manifestazione, pacifica e colorata» indetta per questo pomeriggio in piazza dei Signori.

La novità. Se lo strumento segnerà anomalie, verrà fatto abbassare il volume
Sì alla protesta, ma sottovoce C’è il fonometro che vi ascolta

(g. m. m.) In un pacchetto di misure senza precedenti per garantire il regolare svolgimento del consiglio comunale, questo pomeriggio ci sarà un esordio assoluto: il fonometro, mai usato prima per questo scopo. Ieri all’Arpav di Vicenza, in via Spalato, è arrivata la richiesta ufficiale del Comune di schierare un tecnico armato di fonometro per misurare il livello di disturbo sonoro che si inoltrerà in sala Bernarda da piazza dei Signori, dove manifesterà in massa il fronte del No. Qualora il livello di suoni e rumori, eventualmente amplificati da megafoni e attrezzature hi-fi, dovesse infastidire il dibattito al microfono, gli agenti della polizia locale inviteranno i manifestanti ad abbassare il volume o a spegnere i megafoni: così anticipa il vicesindaco e assessore alla pubblica sicurezza Valerio Sorrentino. Come spiega uno dei tecnici dell’Agenzia regionale per l’ambiente, Gaetano Gomiero, per questo tipo di misurazioni non ci sono riferimenti di legge. Quindi, ci si baserà sugli studi effettuati sulle conversazioni fra persone e sugli agenti di disturbo. Per ottenere una perfetta intelligibilità delle parole - spiega Gomiero - il volume della voce di chi parla deve superare di 12 decibel il rumore ambientale. Viceversa, l’incomprensione è pressoché totale se il rumore ambientale sopravanza il volume della voce di 10 decibel. Il fonometro stabilirà quindi con oggettività scientifica se e quando gli sforzi dialettici dei 41 consiglieri al piano nobile della loggia del Capitaniato saranno resi vani dalla protesta popolare al piano terra. Dove lo strumento verrà posizionato verrà deciso domani, dopo un sopralluogo e alcuni test. Nella bilancia dei decibel, ad esempio, dovrà essere collocata anche l’amplificazione di sala Bernarda: i consiglieri, infatti, parlano al microfono, spesso con un tono di voce alterato. È facile quindi immaginare che la soglia del dibattito sia oltre la media di una conversazione normale fra persone non microfonate, attestandosi sugli 80-85 decibel. Ce la farà la folla in piazza a urlare più forte?

Il fronte del Si
«La caserma porterà nuove infrastrutture»
I lavoratori della Ederle elencano vantaggi e benefici

L’ultimo appello del comitato per il Sì, il cui portavoce è Roberto Cattaneo (nella foto), fa leva sui vantaggi che verrebbero dalla costruzione della nuova caserma a stelle e strisce. E allora, «si deve votare Sì perché chi ha chiesto al nostro Governo la possibilità di allargare per motivi organizzativi una caserma che è da molti anni in città, è il nostro più importante alleato internazionale. Poi, perché in città esiste una caserma americana da più di 40 anni e questa non ha creato nessun problema alla cittadinanza o alla città ma anzi ha garantito un notevole ritorno economico diretto ed indiretto». E ancora: «Perché la nuova caserma garantirà un forte ritorno economico diretto alla città a seguito degli investimenti previsti, garantirà nuovi posti di lavoro a cittadini italiani e permetterà di evitare la chiusura della caserma Ederle con la relativa perdita del posto di lavoro per i 700 dipendenti italiani». Secondo il comitato per il Sì «la costruzione della nuova caserma renderà improcrastinabile la costruzione di nuove infrastrutture da molto tempo attese dalla città. Ad esempio, in contropartita il nostro Comune può negoziare con il Governo italiano e il Governo americano il finanziamento di opere come il prolungamento di via Aldo Moro e la creazione della circonvallazione Nord che alleggerirebbe il traffico di molti quartieri della città. Senza contare che la nuova caserma aumenterebbe il livello di sicurezza della città nei confronti di attacchi terroristici».

La nuova area da 600 posti chiesta dagli Usa
Via libera a Vicenza est Il parcheggio si può fare

Da oggi possono essere richiesti i permessi di costruire. L’iter burocratico per la variante urbanistica che trasforma un’area nei pressi del casello di Vicenza Est in un parcheggio ad uso della caserma Ederle è ufficialmente concluso. Ieri l’assessore all’Urbanistica Marco Zocca ha relazionato in Giunta, esponendo le prescrizioni imposte dalla Regione, per lo più relative alla permeabilità dei terreni. L’opera, ai confini con Torri di Quartesolo, sarà realizzata e finanziata dagli americani della Setaf. Si tratta di un’area di 26 mila metri quadrati, che il Governo statunitense affitterà per realizzarvi 600 posti auto collegati alla Ederle con un bus navetta, proprio come accade per i parcheggi di interscambio. I terreni ricadono per due terzi nel territorio del capoluogo e per un terzo nel vicino Comune di Torri di Quartesolo.

Dal Molin. Il segretario Guarda parla delle “condizioni” per accettare la base
Udc, un documento per il sì anche se le certezze mancano
«La coalizione vota pro-caserma Usa fiduciosa nelle garanzie di Hüllweck»

di Antonio Trentin

Qualche volta sono le piccole cose (o - se si sta ai casi della politica - i piccoli partiti) a marcare i segnali giusti su quello che sta succedendo nelle vicende grosse o grossissime. A proposito del Dal Molin base americana, su cui si misurano stasera consenso e dissenso in consiglio comunale, è dall’Udc, il partito più piccolo della coalizione di centrodestra, che alla vigilia della resa dei conti arriva l’unica carta scritta con la motivazione del voto imminente. Dentro si può leggere bene come si profila la situazione: si è definitivamente coagulata una limitata ma autosufficiente maggioranza di "sì", anche se in Comune non ci sono ancora conoscenze né atti precisi a proposito delle contropartite che governo nazionale e amministrazione militare Usa garantiscono alla città. Rispetto all’appuntamento di stasera, va indicato subito l’elemento principale con targa scudocrociata: il consenso all’insediamento militare al Dal Molin derivante dalla fiducia riposta nel sindaco Enrico Hüllweck. Con il che si accerta il definitivo compattamento di tutte e quattro le sigle consiliari del centrodestra (FI-An-Lega-Udc) e il raggiungimento di quota 21 "sì" in sala Bernarda. L’Udc due settimane fa era clamorosamente dura nel dire che un "sì" all’insediamento statunitense non è accettabile senza preventive garanzie su quello che succederà all’aeroporto e in tutta la fascia nord di Vicenza. Ma è proprio l’Udc a confermare, adesso, il suo voto decisivo per il via libera, anche se nessuna certezza precisa sul come del "risarcimento ambientale" a Vicenza è stata finora esibita da nessuno. Il documento con cui il direttivo cittadino democristiano dà mandato al consigliere Mario Bagnara di votare a favore del futura grande caserma è eloquente su tutta la situazione del "caso Dal Molin". «Il nostro "sì" - spiega Daniele Guarda, adattando alle urgenze della coalizione la linea con la quale aveva inaugurato la sua fresca nomina a segretario politico cittadino - è un "sì" vincolato al rispetto di alcune condizioni, che sono elencate nell’ordine del giorno messo a punto lunedì dal sindaco con la maggioranza». Insomma, secondo quanto espresso nel documento dell’Udc, quello che si annuncia per stasera è un "sì" che la maggioranza del consiglio darà non perché fornita di dati documentali su quello che avverrà intorno al Dal Molin "americanizzato", ma perché è motivatamente fiduciosa e politicamente convinta che tutto il molto sperato per la città arriverà davvero. Non soltanto il logico sgravio totale rispetto ai costi delle nuove infrastrutture: «Ci mancherebbe altro che pagassimo noi» dice Guarda. Ma anche le importanti e costose strade da metterci intorno, a partire dall’ipotizzata circonvallazione nord. L’ordine del giorno che la coalizione-Hüllweck presenterà stasera, osserva il documento dell’Udc cittadina, «contiene una serie di condizioni che ricalcano quelle espresse pubblicamente dal segretario cittadino Daniele Guarda il 12 ottobre scorso, in particolare la condizione che l’insediamento al Dal Molin venga subordinato alla realizzazione delle strutture viabilistiche ritenute indispensabili dagli enti locali territoriali competenti». Ne deriva, appunto, un sì condizionato non un sì supportato da impegni espliciti che né il ministero né gli americani hanno finora certificato. Il Comune, o più precisamente la sua maggioranza, accetta la super-caserma, ma lega questa accettazione a un pacchetto di contraccambi «che non sono stati ancora precisati - come ammette Guarda, commentando il documento del suo partito -: ed è per questo che noi e gli altri partiti della coalizione non diamo un sì esecutivo, che è competenza del governo nazionale, ma un sì vincolato». Di scritto, aggiunge il segretario dell’Udc, «ci sono solo la dichiarazione di Parisi sulla rispondenza della base alle strategie generali dell’alleanza Italia-Stati Uniti e le assicurazioni dettate alla stampa dai generali americani, in particolare a proposito dell’uso non militare delle piste dell’aeroporto». Ma il sindaco - specifica Guarda - «ci ha detto che è ottenibile» il complesso di quanto si chiede per abbassare l’impatto della futura base sulla realtà cittadina, «cioè tutti gli interventi che saranno inseriti d’iniziativa degli enti locali nel prossimo Piano di assetto territoriale e nel Piano urbanistico provinciale».

I parlamentari incontrano a Roma il titolare della Difesa e insistono sul “no”: «La questione non finisce oggi»
Referendum, l’Unione cerca spiragli da Parisi
Il ministro ribadisce: «Progetto in istruttoria». La decisione sarà presa «sentita la comunità»

A Roma i parlamentari del centrosinistra provano ad aprire uno spiraglio sull’operazione-referendum riesponendo il caso Dal Molin al ministro Arturo Parisi ed evidenziando che, come è spaccata la città, è diviso quasi in due anche il consiglio comunale che si pronuncia stasera. E che perciò è più indicata che mai una consultazione popolare diretta, se il governo vuole davvero decidere «avendo sentito l’orientamento della comunità». Hanno iniziato a farlo ieri, incontrando il titolare della Difesa a Montecitorio, dove era arrivato per un’audizione a proposito di servitù militari. Continueranno a farlo nei prossimi giorni, anche dopo il voto che stasera dividerà la sala Bernarda: «Il ministro ha riconfermato che il progetto per la nuova base è in fase istruttoria e che niente è deciso. Ha ovviamente riconfermato - spiegano - che la scelta finale spetta al governo. Ha ribadito quello che ha sempre detto: proprio in considerazione del rilievo che in città avrebbe l’insediamento americano, il governo intende assumere la decisione a partire dagli orientamenti espressi dalla comunità vicentina». La squadra di onorevoli che ha incontrato Parisi era composta da Deiana e Valpiana del Prc, Galante del Pdci, Zanella dei Verdi, Trupia dei Ds e Fincato della Margherita, in contatto anche con Fabris dell’Udeur. Di novità ha ottenuto qualche parola che vale appunto lo spiraglio cui si accennava: Parisi, nel rapportarsi all’istituzione-Comune, terrà conto di quanto espresso da Vicenza «nelle sedi e attraverso tutti gli strumenti istituzionali previsti dall’autonomia comunale». Per deputati e senatori dell’Unione ciò significa che anche il referendum - se convocabile - diventerebbe elemento integrativo importantissimo per la scelta che farà il governo. Una nota congiunta emessa in serata dice che «i parlamentari hanno osservato che il tardivo pronunciamento del consiglio comunale non può essere considerato esaustivo della volontà dell’intera comunità, che ha diritto di esprimersi, con un referendum comunale, il cui quesito è già stato depositato, su una decisione così importante per il futuro sviluppo della città». A conforto della loro tesi sul "no", hanno riproposto al ministro, tra l’altro, le considerazioni critiche sulla presenza e l’aumento delle basi militari di nuovo espresse ieri sul Corriere della Sera da Sergio Romano, «commentatore non certo di sinistra, esponente della destra liberale» come è stato definito martedì al convegno del Prc sul Dal Molin. Rispondendo sul quotidiano milanese a un lettore bassanese che rivendica l’importanza per l’Italia e l’Europa dell’"ombrello difensivo" statunitense, Romano ha posto il quesito se, nel quadro geopolitico odierno, «sia opportuno affidarsi alla politica estera degli Stati Uniti».


Vicenza al 6° posto in Italia
Superata la quota dei 90 mila stranieri regolari
Presentato ieri il rapporto Caritas dell’anno 2005 Cresce il numero dei giovani extracomunitari cala il numero di donne, Serbia la prima comunità

di Eugenio Marzotto

Al 31 dicembre del 2005 erano 320.793 gli immigrati regolari nel Veneto, di questi oltre 90 mila residenti in provincia di Vicenza. È il primo dato che salta all’occhio leggendo le stime del dossier immigrazione Caritas Migrantes che comprende anche la presenza di minori di 14 anni ed iscritti nel permesso di soggiorno dei genitori. Vicenza così si classifica al sesto posto in Italia per numero di residenti stranieri, superata in Veneto solo da Treviso, dopo le grandi città come Roma, Torino, Milano e Brescia. Nel Veneto e a Vicenza cresce anche il numero di giovani immigrati residenti, pari al 24% dell’intera popolazione immigrata. Serbia-Montenegro la prima nazionalità presente, segue Bangladesh, India, Ghana, Bosnia, Senegal e Macedonia. Ma è la comunità rumena e moldava che fa un passo da gigante nella società vicentina. I moldavi addirittura sono aumentati rispetto al 2004, del 24% C’è poi la questione della cittadinanza. Mentre se si dovessero ridurre a cinque anni i tempi di permanenza regolare in Italia per poter fare domanda di cittadinanza, i cittadini stranieri presenti in Veneto che potrebbero usufruire della possibilità sarebbero 66 mila. Per quanto riguarda i minori stranieri residenti, nel 2005 sono stati rilevati in 77.173, quasi il 17% in più rispetto al 2004, con un’incidenza sulla popolazione straniera in Veneto di oltre il 24%, la più alta in Italia. Così, le anticipazioni del ministero dell’Istruzione rispetto all’anno 2005-2006 confermano che il Veneto è la seconda regione italiana per numero di studenti stranieri. Le appartenenze religiose a Vicenza e in Veneto sono tra le più diverse. Gli immigrati cristiani (cattolici e ortodossi) sono il 48%, i musulmani rappresentano invece il 33%. Dati che spiegano come rispetto al 2003 i musulmani siano in leggero calo -1,2% e i cristiani siano aumentati dell’1,1%. C’è poi la questione occupazionale: nel 2005 sono stati 17.401 i nuovi ingressi al lavoro, ma negli ultimi cinque anni gli occupati stranieri sono diminuiti del 25% e negli ultimi due anni, a Vicenza si è riscontrato un -38%. La crisi dunque ha colpito anche il lavoratore immigrato, tanto che nell’ultimo anno sono calate le disponibilità all’assunzione dal 33 al 31%. Oggi del resto le maggiori richieste di lavoro provengono a Vicenza dal mondo delle costruzioni, alberghi e ristoranti. Così in provincia gli immigrati occupati ammontano al 20% dei dipendenti assunti, di questi il 13% l’anno scorso ha trovato un nuovo impiego.


Quinto. Dal capoluogo si alza l’allarme viabilità, ma il sindaco Pillan spera che il progetto venga approvato
La Circoscrizione 3 in frenata sul villaggio Usa a Quintarello

di Tommasino Giaretta

La possibilità di realizzare un villaggio americano di 215 alloggi in località Quintarello non è più un’ipotesi tanto lontana bensì un progetto che giorno dopo giorno si sta sempre più materializzando. Manca solo il consenso della Giunta di Quinto che dovrà pervenire entro il primo dicembre.Va detto che se in paese l’insediamento da 220 mila metri quadrati non ha particolarmente allarmato le coscienze di molti, a preoccuparsi dell’impatto che potrà avere sull’ambiente e in particolare sulla viabilità è la Circoscrizione 3 di Vicenza. La zona individuata in via Quintarello dall’impresa Pizzarotti & C. spa di Parma (aggiudicataria del bando di selezione dell’Ufficio contratti immobiliari della Setaf) è un’area di 220 mila metri quadrati, fra l’argine destro del Tesina e l'autostrada Valdastico al confine con Marola, a un tiro di schioppo dalla Ca’ Balbi e tremendamente comoda alla caserma Ederle. A pensare positivo non è soltanto il sindaco Secondo Pillan, il quale ha già avuto modo di ravvisare i vantaggi economici di una simile operazione, ma anche il gruppo di minoranza che nell’ultima riunione del Consiglio comunale per bocca del consigliere, Fausto Rossi, ha assicurato che “non sussiste nessuna pregiudiziale politica o ambientale alla realizzazione del villaggio Usa”. A prendere posizione contro il parere del sindaco Pillan («Questa è un’occasione unica per ripensare e riprogettare il futuro di Quinto Vicentino») è la Circoscrizione 3 di Vicenza seriamente preoccupata per le «non trascurabili problematiche legate a un incremento del traffico veicolare di Bertesina già ora gravata di un transito improprio da parte di coloro che vogliono evitare gli incolonnamenti sulla Ca’ Balbi». Il presidente della Circoscrizione, Lucio Coppello, si è rivolto al sindaco di Quinto Pillan, al sindaco di Vicenza Hullweck e alla presidente della Provincia Dal Lago sostenendo di ritenere indispensabile che, qualunque decisione venga presa, sia frutto di un preventivo accordo fra tutti i soggetti direttamente interessati a tale intervento non ultimi il comune di Vicenza e la Circoscrizione 3 rappresentando questi le migliaia di cittadini residenti nei quartieri e nelle frazioni limitrofe interessate da un prevedibile incremento del flusso veicolare in presenza di arterie che allo stato attuale non sono compatibili a sopportare nuovi carichi di traffico. La posta in gioco è alta e appetibile. Il sindaco Pillan non ha perso tempo affidando l’incarico a uno studio legale per acquisire ulteriori elementi in modo da procedere a una ricognizione dell’iter urbanistico-amministrativo. «Quanto alla posizione della Circoscrizione 3, il problema della viabilità - afferma il sindaco Pillan - è già ben noto indipendentemente dalla realizzazione del villaggio Usa. Assicuro che è già stato oggetto di discussione e preso in seria considerazione in un recente incontro all’interno del piano provinciale di coordinamento territoriale».