«Antenne, si può fare scudo ai siti più sensibili, ma i tralicci restano»
Antenne telefoniche: la Corte costituzionale si esprime, rigettando le osservazioni delle regioni per la presunta illegittimità costituzionale del codice delle comunicazioni elettroniche. Lo segnala il difensore civico Massimo Pecori ai numerosi cittadini che da anni seguono le vicende legate alle controverse installazioni per la telefonia mobile.
A parere delle regioni, alcune norme del codice avrebbero leso l’autonomia decisionale loro spettante in materia di governo del territorio e tutela della salute dei cittadini.
La Corte, dopo aver approfondito la questione, ha rigettato tutte le osservazioni, rilevando, fra l’altro, che la normativa impugnata è frutto del recepimento nell’ordinamento italiano delle direttive comunitarie. Direttive che richiamano, ad esempio, la necessità di effettuare procedure tempestive e non discriminatorie per il rilascio delle autorizzazioni per l’installazione di tralicci di telefonia; la necessità di garantire l’effettività del servizio, la liberalizzazione del mercato e della concorrenza, la libertà della comunicazione e la diffusione sull’intero territorio nazionale. Per quanto riguarda le osservazioni in materia di salute, il Giudice delle leggi ha stabilito che la competenza è demandata allo Stato per quanto concerne il potere di fissare i limiti di esposizione e i parametri base, gli standard minimi di qualità a cui uniformarsi, al fine di creare soglie minime di tutela identiche su tutto il territorio nazionale.
Le regioni possono minimizzare il rischio, ove però per minimizzazione non si deve intendere la possibilità di abbassare le soglie, bensì la possibilità di procedere ad una migliore localizzazione dei tralicci (ad esempio, imponendo una certa distanza dai siti sensibili, quali scuole, ospedali, case di cura, ecc.) senza però ledere l’interesse ad una omogenea diffusione del servizio su tutto il territorio.
«Pertanto, la competenza spetta tanto allo Stato, quanto alle Regioni - conclude Pecori -. Anche con riguardo al diritto delle Regioni di disciplinare lo sviluppo del loro territorio, la Corte costituzionale ha sancito che il codice delle comunicazioni non può essere censurato, in quanto la qualificazione come opere di urbanizzazione primaria delle stazioni radio-base può essere effettuata dallo Stato e non deve essere rimessa alle scelte della Regione».
L’estrema destra punta sul “sociale” nel patto politico con Berlusconi
di Maria Elena Bonacini
Alternativa sociale al fianco di Berlusconi alle prossime elezioni «per essere spina nel fianco sulle tematiche sociali, senza abiurare alla nostra realtà storica e culturale».
I rappresentanti vicentini del partito guidato da Alessandra Mussolini («che - annunciano - sarà capolista in tutt’Italia») hanno presentato ieri il programma concordato venerdì scorso con il premier, spiegando le ragioni di questo accordo, mirato «a superare una legge elettorale che penalizza chi è fuori dagli schieramenti, orientare il nuovo governo, mantenere la nostra base dottrinaria, impedire la vittoria delle sinistre che porterebbe ad una deriva comunista e zapaterista».
Ad illustrare motivazioni e proposte sono Alex Cioni (foto qui accanto), responsabile regionale di Alternativa sociale, Daniele Beschin, segretario proviciale di Forza Nuova, affiancati dal vicentino Alessandro Fontebasso «uno dei candidati certi» afferma Cioni. «Per la prima volta - sottolinea Beschin - le candidature saranno decise dalla base, non dall’alto. E per la prima volta due segretari nazionali hanno deciso di fare un passo indietro pur di far trionfare gli ideali del movimento, anche se Adriano Tilgher (Fronte nazionale) e Roberto Fiore (Forza Nuova) hanno solo espresso delle opinioni».
Tante e diverse le tematiche in campo, tra cui la creazione di una Banca statale per lo sviluppo del meridione, che emetta credito solo per fini produttivi, l’istituzione di Centri della salute, dove i pazienti possano effettuare controlli di medicina preventiva esenti dal ticket, la facilitazione nell’accesso al credito da parte dei soggetti più deboli, la redazione di un testo unico dei diritti delle donne. E ancora la stipula di accordi bilaterali per mandare i detenuti extracomunitari a scontare la pena nei loro paesi e il ritiro automatico dei permessi di soggiorno a chi è sorpreso a delinquere, la difesa dei prodotti italiani, bloccando l’importazione delle merci non prodotte rispettando i diritti umani e sindacali e modifica alla legge Biagi, «che - sottolinea Cioni - dà più tutele rispetto al pacchetto Treu, ma che va migliorata, perché i contratti a tempo determinato possono essere a vita».
In tema di famiglia, le proposte sono poi un “bonus latte” per i primi sei mesi, un sostegno di 400 euro mensili alle mamme per 3 anni, l’istituzione di un ministero per l’infanzia e il gratuito patrocinio per la violenza sessuale su donne e minori. «Del mutuo sociale - spiega Cioni - invece si è parlato, ma non so se Berlusconi lo recepirà nel suo progetto di “casa per tutti” o sceglierà altre vie». I presenti rivendicano poi un primato nella politica sociale «che - continua Cioni - non è una prerogativa della sinistra, ma i fatti dimostrano che certe conquiste sociali sono state garantite in un periodo tanto condannato in questi sessant’anni e continuano ad essere centro politico e sociale di quello che ha rappresentato e che rivendichiamo».
E i rapporti con An? «La nostra presenza nella coalizione li disturba, ma per la parte di loro che è più a destra è una possibilità per vedere quanto il partito sia democristiano e fare una scelta di campo. Ora non c’è la scusa che il voto ad Alternativa sociale è disperso, perché siamo nello schieramento senza aver abiurato alla nostra storia». Entrare in parlamento, però, non sarà facile. «Puntiamo a superare lo sbarramento del 2 per cento - conclude Cioni - altrimenti dovremo vedercela con la Democrazia Cristiana di Rotondi per la miglior lista esclusa».
Un ripetitore tra scuole e asili
Residenti del Caile in rivolta, raccolte centinaia di firme
di Elisa Morici
L’antenna sul tetto che scotta. Le Umts, destinate alla telefonia mobile di ultima generazione, scottano già per i fatti loro, ovunque contestate e bloccate se non scalate e decapitate. Ma stavolta anche il tetto ha da dire la sua, perché è quello di un consigliere di quartiere che, senza far sapere troppo in giro che cos’erano tutti quei lavori in atto nella sua proprietà, si è fatto istallare un’antenna sulla cima del capannone vicino casa. A duecento metri da una scuola elementare, due asili, il centro dell’Anffas e una casa di riposo, in un quartiere ad altissima densità urbana. Luigi Scalco dovrà spiegare qualcosa al Consiglio di quartiere Stadio-Poleo-Aste-S. Martino convocato d’urgenza per domani sera. Quel consiglio di cui fa parte da quasi un anno ma che non ha interpellato sull’opportunità di aprire o meno il portone di casa sua, in via dei Grigi, alla Vodafone.
E i residenti sono già sul piede di guerra, a pochi mesi di distanza da un’analoga battaglia che aveva impedito di posizionare un’antenna sul tetto dell’asilo di Sacro Cuore.
Ma stavolta stride di più che ad andare a braccetto con una grossa compagnia telefonica sia una persona scelta dalla gente quale rappresentante degli interessi di tutti, anche se si tratta di proprietà privata, anche se i permessi sono regolari e i sopralluoghi degli enti competenti garantiscano valori di campo elettrico entro i limiti di legge. Gli abitanti del Caile non ci stanno in ogni caso e raccolgono centinaia di firme che nei prossimi giorni saranno depositate in Comune.
«L’installazione dell’antenna è avvenuta senza regolare esposizione del cartello di esecuzione lavori - spiega un gruppo di residenti -, impedendo a chiunque fosse interessato di avere giuste informazioni sulla natura della costruzione in atto. Sia pur entro i termini di legalità, tale ubicazione è da ritenersi comunque nociva per l’“effetto ombrello” che le onde elettromagnetiche producono, considerata in particolar modo la vicinanza delle scuole frequentate da oltre 400 bambini».
L’indignazione aumenta perché il nuovo pilone non rientra nei parametri della pubblica utilità; non serve a coprire una zona priva di segnale ma solamente a consentire la trasmissione ai telefonini di ultima generazione, quelli con tv incorporata per intendersi.
«Il tutto senza tener conto della volontà già chiaramente espressa dai cittadini e, ancora più grave, senza informare il consiglio di quartiere - sottolinenano i residenti -. Ci siamo trovati di fronte a fatto compiuto e ci opporremo alla permanenza del ripetitore la cui presenza, fra le altre cose, procura l’inevitabile svalutazione economica degli edifici circostanti che per la maggior parte degli abitanti risulta essere l’unico patrimonio posseduto».
Neppure al Comune sono risparmiate le frecciate: «Come mai non si è ancora provveduto a tutelare i cittadini con una regolamentazione delle installazioni in aree isolate? A poca distanza da qui, per esempio, ci sono aree verdi e disabitate che crediamo siano funzionali allo scopo senza mettere a rischio la salute della gente».
E lui, il consigliere Scalco, che dice? Per ora nulla, perché rintracciarlo risulta più complicato del previsto e i ripetuti tentativi fatti ieri s’infilano uno dietro l’altro senza portare a niente, in una rincorsa che sfuma sempre per pochi istanti. È tutta una questione di tempismo, di azzeccare l’attimo giusto, ma non c’è stato verso di cogliere quell’attimo: prima il consigliere non c’è, poi sì ma è impegnato per un po’. Infine un imprevisto non gli consente più di intervenire sulla questione che lo chiama in causa.
Interverrà domani sera, a consiglio riunito.
Impianti per cellulari saranno installati in aree protette
di Arianna Guderzo
Niente più installazioni “disordinate” di impianti per la telefonia mobile a Montecchio. Il consiglio comunale infatti ha approvato l’altra sera all’unanimità il nuovo regolamento per l’installazione, il monitoraggio e la localizzazione dei nuovi impianti. La nuova regolamentazione, inserita con una norma all’interno del regolamento edilizio comunale, prevede anche la realizzazione di un Piano comunale delle installazioni sulla base del quale saranno individuati sul territorio i nuovi siti per la futura installazione delle antenne di telefonia mobile.
«Il nostro comune ha subìto negli ultimi anni una richiesta pressante per l’installazione di antenne per la telefonia mobile - premette l’assessore all’ambiente Massimo Meggiolaro - soprattutto negli ultimi mesi in conseguenza dell’utilizzo della tecnologia Umts, che impone un maggior numero di trasmettitori. I timori manifestati dalla popolazione, e legati agli effetti conseguenti all’esposizione ai campi elettromagnetici, ha indotto l’amministrazione a normare questa materia con l’adozione di un regolamento che assicuri il corretto insediamento urbanistico, riducendo l’esposizione della popolazione all’inquinamento elettromagnetico e garantendo al contempo un adeguato sviluppo delle reti a parità di condizioni tra i diversi gestori».
Il nuovo regolamento prevede l’installazione dei nuovi impianti solo sulla proprietà pubblica: riservandosi l’indicazione vincolante dei siti, sia per le nuove installazioni che per eventuali delocalizzazioni.
L’amministrazione diventa in questo modo il referente unico, con potere vincolante, per i gestori proponenti i nuovi impianti. «Questo regolamento è stato redatto con un linguaggio molto chiaro, che non lascia spazio ad interpretazioni - sottolinea il consigliere Giuseppe Galassini, incaricato dal sindaco Scalabrin e dall’assessore Meggiolaro della redazione della bozza originale - ed è frutto del lavoro congiunto di tutti i componenti della commissione ambiente e territorio. Tra i punti salienti dello stesso, vanno sottolineati i criteri adottati per la localizzazione dei nuovi impianti, e la partecipazione diretta dei cittadini».
Il territorio è stato suddiviso in tre aree: le maggiormente idonee all’installazione degli impianti; le aree di attenzione, nelle quali è esclusa l’installazione fatto salvo la deroga motivata e le aree sensibili, comprendenti le strutture sanitarie, assistenziali ed educative, per le quali non solo sono escluse nuove installazioni, ma devono essere prescritte modifiche, adeguamenti e delocalizzazioni per gli impianti già esistenti. Al fine di assicurare il corretto insediamento degli impianti sul territorio, i gestori interessati dovranno presentare con cadenza biennale all’ufficio ambiente comunale il programma di sviluppo della propria rete.
«Il Comune potrà avvalersi della consulenza dell’Arpav per il monitoraggio degli impianti, i cui controlli potranno essere effettuati in qualsiasi momento - continua Galassini -. L’ufficio ambiente del comune è comunque attrezzato per il controllo».
Tra gli altri elementi importanti del regolamento, quello relativo all’educazione ambientale, di cui il comune si farà promotore mediante la proposta alle scuole del territorio di proprie specifiche iniziative di informazione ed educazione su progetto.