Sicurezza, ecco le telecamere nella zona calda di viale Milano
Entra nel vivo il progetto “Integrazione uguale sicurezza” con cui il Comune di Vicenza punta ad allargare il perimetro delle zone controllate attraverso telecamere. Ieri mattina il vicesindaco e assessore alla pubblica sicurezza, Valerio Sorrentino, ha incontrato il comandante della polizia locale, Roberto Dall’Aglio, per pianificare le prossime installazioni di sistemi di videosorveglianza.
Al termine del vertice, Sorrentino ha indicato nel mese di dicembre il periodo in cui potrebbero iniziare le installazioni di telecamere. La zona nel mirino è quella di S. Felice e Fortunato e delle sue diramazioni: viale Milano, via Torino, via Napoli, via Firenze.
Si tratta del quadrilatero all’ingresso ovest del centro storico è ritenuto “a rischio” per i ripetuti episodi di microcriminalità. Il Comune avvierà il progetto di installazione di alcuni impianti, che potrebbero essere potenziati se la Regione dovesse riconoscere un contributo economico alla richiesta di finanziamento avanzata nelle scorse settimane.
Ex Cella, casa delle associazioni
Il recupero arriva alla seconda fase
di Luca Valente
Caserma Cella, la seconda fase del recupero è alle porte: la giunta comunale ha approvato il progetto definitivo per la manutenzione straordinaria del tetto del corpo principale. Un impegno di spesa per il quale sono stati stanziati 400 mila euro, finanziati tramite emissione di boc. Cifra che si aggiunge ai 300 mila euro già impegnati per la prima fase della ristrutturazione e ai 900 mila finiti nelle casse dell’amministrazione militare nell’agosto del 2001, quando la Cella fu acquisita dal Comune dopo una trattativa durata oltre 4 anni.
I lavori alla copertura cominceranno il prossimo anno, ma intanto si vedono già i frutti della prima ristrutturazione, che ha riguardato le ex scuderie, fabbricato a sud del corpo principale della struttura militare, delle quali sono stati sistemati il tetto e gli ambienti interni. E proprio di un’ampia porzione dell’edificio ha preso recentemente possesso l’associazione scledense ricercatori storici “IV Novembre”, che il 5 novembre prossimo battezzerà ufficialmente la sua nuova sede: nel corso della cerimonia inaugurale, cui parteciperanno figuranti con divise originali della Grande Guerra, sarà allestita un’esposizione con una miscellanea di reperti e cimeli del patrimonio della IV Novembre.
L’intero complesso, d’altronde, è destinato a diventare sede di diversi sodalizi culturali legati alle tradizioni militari, dalle sezioni locali delle associazioni alpini e marinai d’Italia all’associazione culturale “Vis Ignia”, fondata dai componenti dell’8° Reggimento artiglieria “Pasubio”. Il reparto, che aveva sede a Udine, dispone di una preziosa dotazione di beni mobili, in particolare arredi, libri, documenti ed armi. Anche il cannone della Serenissima Repubblica, che al momento è conservato al sacrario militare di Ss. Trinità, troverà collocazione nel futuro contesto museale che prenderà vita in via Rovereto.
Non a caso la storica caserma rappresenta uno dei luoghi della memoria cittadina. Durante l’ultima guerra fu teatro di cruente vicende belliche: nella notte fra il 9 e il 10 settembre 1943 venne presa d’assalto dalle Ss tedesche che fecero quattro morti e nove feriti, mentre i mille fanti, alpini e avieri che vi erano acquartierati furono deportati. Divenuta alloggio delle truppe d’occupazione, vi furono imprigionate centinaia di persone e due partigiani, Ismene Manea e Biagio Penazzato, vi trovarono la morte dopo torture il 12 luglio 1944. Nel dopoguerra ritornò all’esercito, che la tenne fino agli inizi del nuovo millennio.
È invece di proprietà della Pirelli il vicino villino Panciera, già appartenuto alla Marzotto e in precedenza alla Lanerossi: per lo storico edificio, uno dei simboli dello sviluppo urbanistico dell’epopea rossiana, non si prospettano però nel prossimo futuro recuperi o restauri.
Anche il villino Panciera conobbe trascorsi “militari”, divenendo sede di particolari “signorine” durante i due conflitti mondiali. Attualmente l’edificio, occupato dalla sezione scledense della Croce rossa italiana, si trova in condizioni di evidente degrado, constatabile soprattutto sulla facciata, dove tinte ed intonaci appaiono rovinati dall’incuria. Al piano terra è inoltre visibile lo “sfregio” provocato dalla rimozione della doppia scala esterna, con il portone d’ingresso parzialmente murato.