Nuovi dati sulla mobilità: in difficoltà anche commercio e servizi
di G. Marco Mancassola
I computer dei centri provinciali per l’impiego continuano a sfornare la preoccupazione per un mercato del lavoro che ancora non ha ingranato la marcia della ripresa, anzi. Nonostante alcuni segnali facciano intravedere un assestamento nell’emorragia registrato dalla scorsa primavera nel quadro generale della mobilità nel Vicentino, l’allerta resta alto. Anche gli ultimi dati, esaminati ieri dalla commissione provinciale e che arrivano fino alla prima parte di settembre, parlano chiaro: i lavoratori collocati in mobilità dall’inizio dell’anno sono 2.683. Alla fine del 2004, le stime prevedono che nella nostra provincia saranno 4 mila le persone rimaste senza lavoro e alla ricerca di un nuovo impiego. Numeri elevati: basti pensare che nel corso del 2003, un anno definito dagli addetti ai lavori “terribile”, la mobilità aveva interessato complessivamente 3 mila addetti.
In un bicchiere che è sempre vuoto, qualche riflesso lascia intravedere spiragli di luce, come spiega l’assessore provinciale delegato alle tematiche del mondo del lavoro Alessandro Testolin: «Conviene essere assolutamente cauti e attendere nuovi dati, ma confrontando l’andamento degli ultimi mesi con quello di inizio anno e fine 2003 possiamo notare che i numeri si sono stabilizzati, soprattutto per quanto riguarda le imprese con più di 15 dipendenti». A luglio e settembre c’è stato il sorpasso del piccolo sul grande, tanto per chiarire la situazione: a luglio le imprese con meno di 15 dipendenti hanno collocato in mobilità 165 persone, quelle con più di 15 dipendenti 98 persone. Un trend confermato anche ad agosto e settembre.
«Molti segnali - prosegue Testolin - ci fanno pensare che il sistema produttivo, soprattutto nelle aziende più strutturate, si stia ricollocando: la realtà è che accanto a imprese in difficoltà, ci sono imprese che vanno bene e imprese che vanno benissimo, tanto da essere in grado di assumere. E tuttavia il mercato del lavoro appare ancora abbastanza fermo. Non ci sono infatti forti richieste di lavoratori da parte delle aziende, se si eccettua la ricerca di personale altamente specializzato, anche negli uffici. La stagnazione, quindi, si sta abbattendo soprattutto su chi è in possesso di qualifiche di basso livello. A soffrire sono soprattutto i lavoratori immigrati, che faticano a reinserirsi nel mercato».
I numeri della mobilità segnano comunque ancora un saldo nettamente passivo per le donne, che superano i maschi, sia nella piccola impresa (540 contro 368) sia nella grande (614 contro 509).
Se la medio-grande impresa prova a rifiatare, «continuano a soffrire, invece, le piccole imprese artigiane con meno di 15 dipendenti, alle quali si aggiungono da qualche tempo anche le piccole realtà dei servizi e del commercio», analizza Testolin.
Dando un’occhiata alle tabelle della mobilità divise per settore, infatti, nelle imprese con meno di 15 dipendenti, in testa svettano sempre le imprese metalmeccaniche e tessili (con oltre 200 lavoratori in mobilità), ma dietro si profilano servizi (115) e commercio (97), mai così in alto, spia di una difficoltà per la piccola distribuzione a sbarcare il lunario. Nel mese di luglio, addirittura, il commercio si colloca al secondo posto (38 addetti) dietro al tessile (43).
Un quadro complesso, che racconta di una stagnazione in fase di evoluzione, tanto che Testolin parla di «crisi a macchia di leopardo» per il mercato del lavoro nostrano.
Dove c’è un allineamento, invece, è nelle tre grandi macro-aree produttive: Vicenza, Bassano e Thiene-Schio, infatti, viaggiano a braccetto con numeri simili.
L’estrema destra unita per l’identità nazionale
Torna l’alleanza di destra cimentatasi alle elezioni europee di primavera e torna - con gazebo e volantinaggio oggi pomeriggio in contrà Cavour - occupandosi di identità nazionale in senso anti-immigrazione e anti-nomadi.
Oggi pomeriggio saranno in particolare i militanti di Alternativa sociale a darsi da fare, distribuendo materiale sull’iniziativa promossa a livello nazionale dai "cugini" di Forza Nuova.
Nel mirino torna la legge Mancino - varata contro la propaganda e l’azione politica di stampo razzista, e diventata bestia nera dei partitini nazionalisti "al di là di An", sempre a rischio di denuncia per le manifestazioni anti-immigrati e pro-"igiene razziale" del paese - e Alex Cioni, portavoce provinciale di Alternativa sociale, attacca «i veri razzisti che sono coloro i quali traggono vantaggio dalla tragedia dell'immigrazione e non chi, come noi, la critica» .
«Rivendichiamo - dice Cioni - il diritto di difendere la nostra gente dagli ipocriti solidarismi e da visioni cosmopolite a sostegno dell'assurdo "melting pot", il che significa difendere gli stessi immigrati dai nuovi negrieri che da questa situazione hanno tratto e traggono maggior vantaggio e che, detto senza tanti giri di parole, appartengono ad un'area che trasversalmente coinvolge gli imprenditori, taluni ambienti clericali e la sedicente sinistra alla ricerca di nuove masse di elettori».
Attacco all’immigrazione terzomondista e attacco anche all’America: il fronte è doppio. Per Cioni e i suoi «l'identità dei popoli europei è strettamente legata all'indipendenza dell'Europa, pertanto l'unica via da seguire non può essere che una: far sì che l'Europa torni ad occupare quel ruolo e quella collocazione nei destini del mondo che le appartengono».
Un terzo fronte, tutto locale, è aperto poi da Forza nuova, il cui segretario provinciale Daniele Beschin critica la giunta vicentina di centrodestra sul progetto di un nuovo campo nomadi, sostenuto anche dalla Lega Nord.
«Forza Nuova - cita Beschin - è stata l'unica forza politica a mettere sul tavolo problematiche e soluzioni legate alla presenza indesiderata di nomadi. Anche i leghisti, molto bravi a parole, in realtà non hanno fatto seguire fino ad oggi dei fatti concreti per venire incontro ai disagi di quei cittadini ai quali tocca vivere quotidianamente a stretto contatto con gli zingari. La presidente della Provincia Manuela Dal Lago sostiene che bisogna ripristinare la legalità sul fronte nomadi creando un campo unico e facendo sgomberare i due esistenti. Ma quale legalità? Anche nel campo unico verrà loro fornito il libero allacciamento a luce, gas e acqua come già accaduto in passato, il tutto a spese dei cittadini di Vicenza. A questa eventualità Forza Nuova si opporrà con estrema decisione. Nessun campo nomadi deve trovare posto a Vicenza, tanto meno unico» .
«Vogliamo oncologia» L’Ulss apre al dialogo
di Matteo Molon
Ore 10.30: assedio all’ospedale Cazzavillan. Potrebbe essere questo un titolo adatto a sintetizzare quanto successo ieri mattina al nosocomio di Arzignano, quando una quindicina fra cittadini e rappresentanti sindacali autonomi di base della Rdb hanno di fatto occupato un’ala dismessa dell’ospedale cittadino facendo sventolare dai balconi incustoditi lenzuola e bandiere con le loro rivendicazioni.
“Salviamo l’ospedale”; “No alle cooperative”; “Riapriamo Oncologia”: questo il tenore delle rimostranze espresse a caratteri cubitali sugli striscioni esposti dai manifestanti fuori dai poggioli del primo piano dell’ospedale. In sostanza i rappresentanti sindacali, capeggiati da Germano Raniero e Lucia Concato, lamentavano il timore per un possibile ridimensionamento futuro del Cazzavillan, diventato, secondo il loro modo di vedere, un ospedale di serie B rispetto a quello di Lonigo e, soprattutto, Valdagno.
Dopo mezz’ora i dimostranti sono stati ricevuti dal direttore amministrativo dell’Ulss 5 Giuseppe Cenci, dal vicedirettore medico Milva Marchiori e dall’assessore alla Sanità del Comune di Arzignano Gianfranco Signorin, presente in loco in quanto impiegato dell’ospedale e chiamato ad un ruolo di mediatore fra le due parti. Cenci ha invitato al dialogo sindacalisti e cittadini, ricordando come la Regione abbia già stanziato 30 milioni di euro per questa Ulss a partire dal 2008. «Si tratta di trasferimenti importanti - ha detto - e nostro compito sarà quello di stilare un programma concreto di iniziative per poter sfruttare quei soldi e rilanciare l’ospedale arzignanese».
Sull’ormai annoso problema dello spostamento del reparto di oncologia da Arzignano a Montecchio, è intervenuto l’ex sindaco Signorin. «Si può discutere di un ritorno ad Arzignano dei posti letto per alleviare i disagi degli ammalati - ha spiegato - ma bisogna anche considerare che in momenti in cui le risorse sono limitate la soluzione di utilizzare i letti di altri reparti è l’unica percorribile». Sempre Signorin ha voluto poi lanciare un appello provocatorio agli stessi medici: «Internamente all’Ulss ci sono grandi professionalità - ha concluso - ma qualche medico preferisce mandare all’esterno i pazienti per questioni di bottega, creando in loro malessere e disorientamento: questo è un atteggiamento negativo che deve essere eliminato se si vuole salvaguardare il buon nome del Cazzavillan».