A gestirlo dopo alcuni anni di problemi sarà il coordinamento dei vari sodalizi provinciali. Si mette così la parola fine a molte polemiche. «Apriremo sportelli sul territorio e la formazione sarà la parola d’ordine» dice Zocche
di Chiara Roverotto
Il centro di servizio per il volontariato ha finalmente una gestione. Dopo commissari straordinari, qualche “baruffa” interna, un bando regionale che doveva essere rivisto, sulla vicenda è stata messa la parola fine. Il centro verrà gestito dal Coordinamento delle associazioni del volontariato che ne conta sulla carta oltre 200 ed è presieduto dal prof. Mario Zocche. La delibera regionale risale alla prima settimana di dicembre, anche se la comunicazione ufficiale è di qualche giorno fa. Due le cordate che si erano presentate: la prima presieduta appunto da Zocche e la seconda dall’Unione delle associazioni (sei) di volontariato alla cui guida c’era Pietro Bianco.
Ma perché la Regione ha scelto il Coordinamento per la gestione del centro? «I nnanzitutto per la rappresentatività - si legge nella delibera - visto che raccoglie i due terzi delle associazioni iscritte, per l’universalità e l’articolazione dei servizi offerti». Entrambi i “contendenti” operano sull’intera provincia, ma il coordinamento intende aprire quattro o cinque sportelli entro il prossimo triennio e rivolgere la sua attività anche alle associazioni che non sono iscritte all’albo regionale. Infine per la nuova progettualità che punta sulla formazione e sull’informazione.
« Infatti sono questi i filoni lungo i quali vogliamo incanalare i nostri sforzi e soprattutto le nostre energie - spiega il presidente Mario Zocche - senza dimenticare che dovremo procedere all’elezione del consiglio direttivo . Consiglio nel quale devono essere eletti sei rappresentanti tra le associazioni aderenti e uno in rappresentanza del comitato di gestione regionale. La consultazione si terrà alla fine di gennaio, anche perché vorremmo contattare tutte le associazioni presenti sul territori o» . Al riguardo sono stati scelti i confini delle quattro Ulss e in quell’ambito i nuovi gestori si stanno muovendo al fine non solo di trovare una rappresentatività, ma per spiegare in che cosa consiste il centro e come intende operare in futuro. «R iteniamo fondamentale parlare con tutti: questo è il motivo per cui le elezioni slitteranno un po ’», spiega Mario Zocche.
Se ora le dichiarazioni sono concilianti, lo scorso ottobre ci fu un terremoto che di fatto spaccò il mondo del volontariato sul piano gestionale e politico, non certo su quello operativo. Le prime scosse si registrarono nel 2001 quando di fatto scadeva l’ultimo consiglio direttivo. Ma prima è necessario fare un passo indietro, quando una legge dello Stato stabilì che le Fondazioni delle banche dovevano versare un parte degli utili alle associazioni di volontariato. Dopo lo Stato intervenne la Regione, che istituì in ogni provincia un Centro di servizio per il volontariato. A quest’ultimo, oltre ad una gestione politica, toccava anche un compito fondamentale: distribuire un bel po’ di quattrini sulla base dei progetti che venivano presentati e a gestirlo in città furono chiamate cinque associazioni che dovevano controllare i progetti, distribuire i fondi e nominare quattro membri su sei all’interno del coordinamento.
E proprio su quest’ultimo punto si scatenò la bagarre: quale rappresentatività potevano avere quattro membri scelti su un pugno di associazioni quando in provincia ce n’erano molte di più? Ora, la situazione è risolta, a firmare il provvedimento è stato il vicentino Silvano Spiller, presidente del comitato di gestione del fondo speciale regionale per il volontariato. «Il Veneto - dice - si distingue da tutte le altre regioni perchè la gestione dei finanziamenti è affidata ai centri di servizio che ne dispongono direttamente l’erogazione verso le associazioni. Tutto questo privilegia chi è a contatto diretto con le esigenze del territorio e quindi ne valuta le necessità ».
«Quei cinque euro? Sono un’indecenza»
(c. r) «Quei cinque euro per ogni pratica sono un’indecenza e una vergogna» . Riccardo Dal Lago, segretario provinciale della Uil non va tanto per il sottile. La scelta appena fatta dall’Ammistrazione comunale - far pagare il servizio di segretariato sociale per gli immigrati - non poteva che scatenare polemiche. Del resto, i finanziamenti che le categorie economiche (industriali, commercianti e artigiani) avevano assicurato in questo ultimo anno non sono più a disposizione, quindi era necessario correre ai ripari. « E lo si è fatto nel modo più contestabile possibile - prosegue il segretario della Uil -. Lo Stato approva una legge che non solo complica le procedure, ma rende la vita difficile a migliaia di immigrati costringendoli a rinnovare il permesso di soggiorno sempre più spesso, visto che rimane legato alla durata del contratto di lavoro. E, come risolviamo il problema? Chiedendo soldi a loro... Qui a cambiare deve essere la legge, senza contare tutti i problemi relativi agli organici della questura che sono sempre stati insufficienti ».
E sulla Bossi-Fini punta il dito anche Renato Riva della Cisl. «Il problema vero - spiega - è che la nuova normativa ha creato una situazione a dir poco schizofrenica, raddoppiando il lavoro dell’ufficio stranieri. I cinque euro alla fine non credo siano il male peggiore, senza contare - prosegue Riva - che tutti quelli che si mettono in fila in via Natale Del Grande piuttosto che in viale Mazzini perdono comunque una giornata di lavoro, per cui ricadono sempre su di loro le scelte di una struttura sottodimensionata per le esigenze di un territorio, dove vivono ormai quasi sessantamila immigrati. Non ci resta che aspettare il riconoscimento del livello superiore per la questura e quel passo avanti che dovrebbe fare, anche in vista di una nuova riorganizzazione del personale da destinare all’ufficio stranieri per rendere meno gravosa la burocrazia che la legge ha decisamente aumentato ».
L’assessorato agli interventi sociali non aveva molte alternative: i bilanci sono magri e i tagli sui servizi sono sempre più consistenti. Senza dimenticare che con la prefettura e con i Comuni che appartengono ai poli è stato presentato un progetto in Regione per ottenere 500 mila euro di finaziamenti per portare avanti un progetto che, fino a questo momento, ha ottenuto discreti risultati. Infatti, per il rinnovo di un permesso di soggiorno i tempi di attesa si sono accorciati notevolmente. «M a c’è un’altra questione da considerare - spiega Adriana Carotti della Cgil - se qualche immigrato non intende pagare per le pratiche può contare su uno sportello in questura? Perché non credo sia corretto far pagare permessi di natura amministrativa per i quali non è previsto, per legge, alcun versamento di denaro? Ci rendiamo conto - continua Emmanuel Maffi, nuovo responsabile del dipartimento immigrati della Cgil - che quello che i Comuni offrono è un servizio in più, non certo richiesto, ma utile perché facilita il lavoro non solo alla questura, ma anche agli immigrati che vivono in città e in provincia. Ciò non toglie che ci siano anche altre questioni da chiarire: la delibera chiede il pagamento di cinque euro per ogni certificato e quelli per i famigliari sono inclusi oppure no? Altrimenti le cifre diventano importanti e non credo che tutti gli stranieri siano disposti a pagare. Senza contare che nessuno ha chiesto il nostro parere: ai sindacati piuttosto che alle associazioni, che in città non mancano... ».
Venezia boccia la Centrale
Soddisfatti il Comitato e i sindaci della vallata
di Eugenio Marzotto
Arriva da Venezia il regalo di Natale più atteso dai cittadini dell'Ovest vicentino. Il biglietto è firmato Galan ed ha le dimensioni di una delibera di giunta che mette la parola fine sulla questione centrale. Senza appello. L'altra sera il governatore anticipava con una telefonata al sindaco di Montecchio, Maurizio Scalabrin, il testo che più tardi avrebbe portato in Giunta. La delibera parla chiaro, il governo regionale ha votato la sospensione delle attività istruttorie della Commissione Via in corso per le centrali di energia elettrica da realizzarsi nei comuni di Montecchio, Cona, Loreo e Ronco».
Ma non è tutto, perché la giunta Galan mette nero su bianco ciò che da tempo comitati e sindaci chiedevano. Si è deliberato infatti «di incaricare il rappresentante regionale in sede di conferenza di servizi di esprimere parere negativo e di negare l'intesa con Il Ministro delle attività produttive».
Stentano a crederci i capi del comitato anti centrale che si stavano preparando ad altri mesi di volantinaggi e proteste contro l'impianto da 760 Mw voluto da Euganea Energia. Claudio Meggiolaro, Pierangelo Carretta e Stefano Pagani sono emozionati ed increduli, parlano «di una vittoria che è di tutti, dei cittadini, della politica e dell'ambiente» e guardano ai tre anni passati su e giù tra Venezia e Roma con orgoglio: «Questa vittoria significa che tutta la necessità di energia che sembrava ci fosse qualche anno fa, in realtà non c'era».
Soddisfazione arriva anche da Giuseppe Trevisan presidente del raggruppamento locale di Assoindustria: «Questo risultato è la dimostrazione che tutte le scelte calate sul territorio senza una concertazione tra le forze politiche, economiche e sociali non hanno futuro. In questa vicenda ha vinto la voglia della gente di vivere in ambienti sani».
Il sindaco Scalabrin legge e rilegge la copia della delibera e commenta: «Si chiudono mesi di tensioni, ma per essere tranquillo del tutto auspicherei la sospensione definitiva. Dobbiamo avere la certezza che la Regione vuole puntare su Porto Tolle così come sembra. La telefonata di Galan, è stata un segnale di attenzione verso Montecchio».
La fine del progetto di centrale su Montecchio, inizia con un sì a Porto Tolle, ovvero alla riconversione di un impianto da 2.500 Mw che non solo coprirebbe il fabbisogno regionale, ma in parte anche quello nazionale. La strada intrapresa da Galan apre le porte all'Enel e le chiude a Euganea Energia.
Si tratta di «un grande regalo fatto all'Ovest vicentino», osserva Stefano Fracasso sindaco di Arzignano, «ma - osserva il consigliere regionale Achille Variati - dovremo essere vigili fino in fondo».
«Un risultato frutto della mozione anti centrale votata da tutto il consiglio regionale di due anni fa - commenta a caldo il consigliere Claudio Rizzato - questa è una vittoria dei comitati e dei cittadini».