24 OTTOBRE 2006

«Parere favorevole». Ecco il testo che va al voto
Polveri sottili, Vicenza retrocede nella classifica di Legambiente

MONTECCHIO MAGG.Islam deriso con Rocco Siffredi

Giovedì alle 17.30 il dibattito. Il sindaco Hüllweck sarà il primo firmatario del documento che ha presentato ieri sera ai consiglieri di maggioranza
«Parere favorevole». Ecco il testo che va al voto
Vengono pretese molte garanzie: viabilità, pista di volo, rugby e oneri economici

di Gian Marco Mancassola

Il testo è pronto. Oggi ci sarà tempo per correzioni e limature ulteriori, ma l’architrave del documento che la maggioranza di centrodestra metterà ai voti nella seduta del consiglio comunale che si aprirà alle 17.30 di giovedì è stato messo a punto ieri sera nel corso di una riunione con consiglieri e segretari di partito della Casa delle libertà. L’incontro è stato voluto dal sindaco Enrico Hüllweck, che ha proposto il testo di cui sarà il primo firmatario. Con il suo nome, probabilmente ci saranno anche quelli dei capigruppo e i consiglieri favorevoli. L’elenco dei nomi sotto il documento sarà un modo per contarsi prima di giovedì: se le firme saranno almeno 21, i Sì vinceranno. L’ordine del giorno riepiloga gli scambi epistolari fra palazzo Trissino e Roma, riportando infine il comunicato del ministro della Difesa Arturo Parisi emesso al termine dell’incontro con Hüllweck. La nota confermava la «rispondenza della richiesta Usa con lo spirito di amicizia fra i due Paesi e con la natura della precedente presenza militare americana». Ancora nelle premesse, viene sottolineata a più riprese l’incompetenza del consiglio comunale a deliberare in questa materia e la totale responsabilità della decisione finale in mano al Governo nazionale. Il parere sarà quindi giuridicamente non vincolante. Ed ecco il dispositivo finale che verrà messo ai voti: «Il consiglio comunale di Vicenza ritiene di poter esprimere un parere favorevole al ricongiungimento nel territorio comunale di Vicenza della 173a brigata aviotrasportata Usa, a condizione di vedere salvaguardati alcuni irrinunciabili elementi di tutela in caso di insediamento del contingente Usa all’interno dell’aeroporto Dal Molin». Segue un elenco di garanzie pretese per poter dirsi favorevoli. La prima è la «garanzia di assenza di voli militari connessi con l’attività operativa del reparto Usa, come già preannunciato dal gen. Abrate». Poi c’è la «garanzia di esonero dell’amministrazione comunale vicentina da ogni onere economico connesso alla realizzazione tanto degli insediamenti quanto delle strutture viabilistiche e delle necessarie infrastrutture, compresa la realizzazione di opere esterne al Dal Molin e necessarie all’eliminazione di ogni impatto negativo sul piano viabilistico e ambientale». Terzo punto, è la «garanzia di assenza di impatti negativi sull’attività dell’aeroporto civile, con totale mantenimento delle sue potenzialità di utilizzo turistico-commerciale». C’è poi la «garanzia di salvaguardia (o realizzazione in altro sito, con onere di spesa a carico dell’amministrazione Usa) di ogni realtà sportiva oggi esistente all’interno dell’area Dal Molin e soggetta a trasferimento». Quinta è la «garanzia di impegno da parte degli Usa a privilegiare risorse professionali locali nella realizzazione delle strutture previste per l’insediamento». Infine, la «garanzia di assunzione di impegni analoghi ed equivalente anche in caso di localizzazione in sito diverso da quello aeroportuale del Dal Molin, trasformabile in demanio militare, anche alla luce dell’istanza di riconsiderazione di altri siti alternativi, avanzata il 16 ottobre al ministro Parisi da parte del sindaco e della presidente della Provincia». Positivi la maggior parte dei commenti al termine della riunione. «È un documento equilibrato, il dibattito è stato sereno», si limita a dire il capogruppo di Alleanza nazionale Luca Milani. Mantiene invece le sue riserve la forzista Fiorenza Dal Zotto: «Amo il popolo americano, ma amo di più i miei concittadini - argomenta -. Vorrei sapere cosa significa la formula “parere non vincolante”: che tanto hanno già deciso tutto a Roma? Avrei preferito un elenco più preciso: voglio capire cosa si può fare e con quali soldi. Stiamo parlando di una struttura che verrà costruita lungo una strada stretta e già oggi trafficatissima. Il mio compito è dare risposte precise alle esigenze dei cittadini: e allora, cosa porto a casa con questo documento?».

A sorpresa la sinistra del sindacato con una sorta di “petizione” fa la fronda al segretario provinciale che si era pronunciato a favore del referendum popolare
Duro attacco di esponenti veneti: «Altro che referendum, bisogna dire un no secco»

(e. mar) E adesso cosa farà il “lider maximo” Oscar Mancini che deve fare i conti con una fronda interna, ma anche con tante altre sigle che lo attaccano da Venezia, Padova o Treviso sul tema Dal Molin? Rischia di costargli cara nella sua Cgil una semplice presa di posizione, quella di rinverdire la soluzione referendum per uscire dalla paralisi politica (tutta a sinistra peraltro) legata alla base Usa, posizione che aveva assunto il sindaco “nemico” Hüllweck. All’improvviso esce fuori la sinistra radicale Cgil, quella che strizza l’occhio ai Cub e ai movimenti, quella dei duri e puri, quella che yankee go home, quella che il governo di sinistra è un nemico. La grana scoppiata tra le mani di Mancini solo in parte ha a che fare con la base americana e molto con quella sinistra che non sarà mai di governo e solo di lotta, capace però di insidiare gli equilibri di partiti e sindacati. Così mentre Mancini ieri si trincerava dietro ad un no comment, in serata era la Fiom a venire in soccorso e ribadire l’importanza del referendum e nello stesso tempo del “no” alla base. Due colpi alla stessa botte. È un duro attacco quello che ha come destinatario il segretario della Cgil, Oscar Mancini. Solo che a sferrarlo è una parte del suo sindacato, la Cgil, con ramificazioni che arrivano anche a Vicenza. Una battaglia intestina firmata dalla sinistra Cgil, molti pezzi di Fiom e altre categorie sindacali sparse per il Veneto. Il tema, è quello caldo del Dal Molin, ma in realtà c’è molto altro. Non è piaciuta affatto all’ala radicale della Cgil che cerca sponde anche dai Cub, l’intervento del “compagno” Mancini come viene definito da quelli della sinistra Cgil, uniti sotto la sigla della “Rete 28 aprile”, sorretta a Roma da Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom. Mancini aveva sostenuto nei giorni scorsi la necessità di un referendum sul Dal Molin, così come richiesto dai cittadini e in un primo momento dal sindaco Hüllweck. Tanto basta per spaccare il sindacato di via Vaccari. Il testo riporta le sigle di dirigenti e iscritti, attivi in diverse zone della regione, da Francesco Doro, della Fiom Cgil Veneto, a Irina Costa della Camera del lavoro di Padova, fino al vicentino Roberto Galvanin del direttivo provinciale Fiom Cgil. E poi ancora Stefano Fontana della Fiom padovana, Enrico Pellegrini Filcams Cgil Venezia, Sabrina Pattarello, direttivo Nidil Cgil Venezia, Antonino Marceca, coodinamento aziendale Cgil aulss veneziana e Leonardo Favaro del direttivo provinciale Filcams Cgil Treviso. «Leggiamo con stupore l’appello al sindaco Hüllweck, in vista del consiglio comunale della città, da parte del compagno Oscar Mancini - scrivono gli esponenti della sinistra Cgil - per un referendum sulla questione della nuova base militare. Referendum che, Mancini lo sa benissimo, non sarà possibile per tempi tecnici prima del 2007 e che avrà solo potere consultivo in quanto trattasi di politica internazionale sulla quale la risposta definitiva può darla solo il governo nazionale dell’Unione, di centrosinistra». E poi l’affondo al segretario, «compito della Cgil è mobilitare oggi i lavoratori assieme a tutte le forze della sinistra, sociali e sindacali, a cominciare dai “Comitati per il No” al Dal Molin e alla RdB-Cub di Vicenza, contrari alla nuova base militare statunitense. La Cgil, anzichè fare appelli al sindaco forzista di Vicenza deve mobilitare i suoi militanti e la sua organizzazione per un’informazione capillare nei luoghi di lavoro, attraverso assemblee e volantinaggi e partecipare alle manifestazioni di protesta che si susseguono in questo periodo». Il “nemico” diventa così il cosiddetto “governo amico” nel comunicato fatto di distinguo e obbiettivi politici: «La Cgil non può nascondersi dietro i comitati sulla questione del referendum, nè relegarsi al ruolo di ammortizzatore delle lotte sociali giocando a nascondino con il “governo amico” . Quello che chiedono migliaia di lavoratori e centinaia di iscritti a Vicenza e nel Veneto è di essere conseguenti nei fatti con il suo pronunciamento per un no alla base». Ed uno dei primi a sganciarsi dalla linea Mancini è Roberto Galvanin, un componente del direttivo provinciale Fiom, che sintetizza così il suo dissenso: «Non si può demandare tutto a Hüllweck chiedendo un referendum che non potrà essere fatto prima dell’anno prossimo. La Cgil deve prendere le distanze e schierarsi per un no convinto. Punto e basta. Noi della sinistra Cgil siamo a fianco dei movimenti e di quei cittadini che non vogliono la nuova base, posizione che dovrebbe prendere anche la segreteria provinciali del mio sindacato».

Indagini della Digos dopo la protesta
L’occupazione dell’area del civile Violata la legge?

(d. n.) La Digos ha avviato un’indagine dopo l’occupazione dell’area civile dell’aeroporto Dal Molin da parte di una settantina di manifestanti contrari al progetto Ederle2. Alcuni componenti del comitato per il No sabato pomeriggio erano entrati nella struttura di strada S. Antonino in maniera pacifica. Erano rimasti all’interno alcune decine di minuti per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle ragioni del dissenso a qualche giorno dal voto in consiglio comunale previsto per dopodomani. La procura ha avviato degli accertamenti per comprendere se i manifestanti abbiano commesso dei reati. Per questo ha incaricato la Digos, che sabato aveva compiuto un sopralluogo all’aeroporto, di verificare nel dettaglio il comportamento del comitato. Ieri sera sono sfilati in questura alcune persone. Altre verranno sentite fra oggi e domani. I poliziotti hanno infatti convocato i responsabili della struttura per capire cosa sia accaduto sabato. Nello specifico, vogliono capire se i manifestanti siano stati autorizzati ad entrare, oppure se abbiano deciso liberamente di accedere nella proprietà privata. Ancora, c’è la possibilità che chi materialmente doveva controllare gli ingressi sia stato minacciato o spintonato, anche se al momento pare un’eventualità remota. I testimoni hanno riferito che l’“Assemblea cittadina permanente contro la nuova base militare Usa”, composta da persone aderenti ai vari comitati cittadini, studenti o delegati sindacali, si è comportata in maniera molto tranquilla. Di fatto, se pure in programma c’era soltanto un incontro con la stampa e non l’“occupazione” di una parte del Dal Molin, l’azione è parsa esclusivamente simbolica, a dimostrare che quella zona è patrimonio della città. Da quanto trapelato, pare che dall’ascolto delle prime persone informate sui fatti non siano emerse circostanze particolari. Un quadro più chiaro lo si potrà avere fra qualche giorno.

Le vicentine Fincato e Trupia prime firmatarie dell’appello al Governo
Quaranta parlamentari dell’Ulivo si schierano contro la nuova base

(g. m. m.) A due giorni dal voto sul Dal Molin in consiglio comunale, le deputate uliviste vicentine Laura Fincato e Lalla Trupia raccolgono le firme di 40 colleghi dell’Ulivo alla Camera intorno al No al progetto americano di riunificare a Vicenza la 173a brigata aviotrasportata. I nomi figurano sotto un comunicato stampa che prende una posizione decisa contro il progetto, rappresentando un appello al Governo: «Riteniamo che la proposta di raddoppio della base americana all'aeroporto Dal Molin, nel cuore di quartieri residenziali di Vicenza, provocherebbe un impatto ambientale insopportabile per la vita e il futuro della città - affermano i parlamentari della maggioranza di centrosinistra -. Appare inoltre anacronistico, nel momento in cui tutti i più grandi paesi europei scelgono la dismissione, raddoppiare la base americana di Vicenza mettendo in gioco la stessa sicurezza della comunità». Annusata l’aria che tira in consiglio comunale, dove sta per prevalere il Sì al nuovo insediamento, Trupia e Fincato rilanciano la carta del referendum: «Riteniamo che la scelta ultima - si legge ancora nel comunicato - vada consegnata nelle mani delle cittadine e dei cittadini attraverso lo svolgimento di un referendum consultivo, come richiesto dal quesito già depositato da un gruppo di cittadini e che il Governo non ne prescinda. Questo progetto insensato, pattuito all'oscuro delle istituzioni e dei cittadini di Vicenza, dal Governo Berlusconi e dagli amministratori locali, va respinto e noi confidiamo in un pronunciamento chiaro del Governo dell’Unione, come richiesto più volte in Parlamento, nello spirito del programma elettorale».

Centrosinistra polemico: «No all’aula bunker in stile Pinochet»
Maxischermo in piazza sì o no? Oggi vertice sull’ordine pubblico

Questa mattina in prefettura è programmato un vertice per decidere l'organizzazione del servizio di sicurezza che sarà allestito giovedì pomeriggio, dentro e fuori palazzo Trissino, per il dibattito-evento sul Dal Molin. In rappresentanza del consiglio comunale ci sarà il presidente Sante Sarracco, affiancato dal vicesindaco e assessore alla sicurezza Valerio Sorrentino, che ieri si è confrontato con il sindaco Enrico Hüllweck: «Il mandato è di dire no al maxischermo in piazza per ragioni di sicurezza». Potrebbe inoltre essere messa in discussione anche la gestione degli ingressi contingentati in sala Bernarda, che può ospitare un massimo di 40 spettatori. Dura la reazione del centrosinistra, che aveva accettato, in conferenza dei capigruppo, il contingentamento a patto che venisse installato un maxischermo. «Diciamo no all’aula bunker - afferma il diessino Luigi Poletto -. Il bunker non fa parte della democrazia, che è invece dibattito e apertura. Senza maxischermo la situazione diventa ingestibile e si acuiscono le tensioni e le spaccature. Non siamo nel Cile di Pinochet». «Dapprima ha dominato il silenzio, l'occultamento della verità e la mistificazione, ora che il Consiglio comunale si appresta ad esprimere un giudizio gli esponenti della maggioranza si distinguono per arroganza e irresponsabilità - afferma il Verde Ciro Asproso -. Noi tutti rifuggiamo dalla violenza e dalle prevaricazioni, ma ciò non significa imbavagliare il dissenso o sopprimere la legittima libertà di ogni cittadino, di difendere le proprie opinioni. Il Consiglio comunale decida senza interferenze e alla luce del sole, ma al voto in aula, si dia seguito con un referendum popolare».

Cristofari (Ds) aveva spedito in municipio una diffida legale
Referendum, convocati in extremis i cinque saggi
Sfruttato tutto il tempo a disposizione: evitati pareri troppo rapidi

di Antonio Trentin

Che fine ha fatto la richiesta di un referendum consultivo sulla destinazione a base americana dell’aeroporto Dal Molin? Dieci giorni dopo la presentazione ufficiale del quesito - e quindi al limite del tempo previsto dal regolamento comunale che impone la convocazione di un Comitato di esperti per convalidare o bocciare la procedura - fino a ieri mattina ancora non se ne sapeva niente. E così il rappresentante dei promotori, Gianni Cristofari, consigliere comunale diessino, ha spedito in municipio una diffida legale: cosa che gli è venuta tecnicamente pure facile, visto che di professione fa l’avvocato. La sua iniziativa - relativa agli obblighi d’ufficio del segretario generale del Comune Angelo Macchia e del sindaco Enrico Hüllweck - si è incrociata esattamente con la buona volontà burocratica attivata in extremis al piano nobile di Palazzo Trissino: per ieri pomeriggio erano annunciate in partenza le convocazioni dei cinque "saggi" che dovranno ammettere o annullare la richiesta referendaria. Si tratta del commercialista Giorgio Tavagna e degli avvocati Alberto Righi, Maria Luisa Bartolini, Antonio Ferretto e Silvano Ciscato (presidente), che in caso di impossibilità a presenziare al consesso giudicante sarebbero a mano a mano sostituiti da altri cinque professionisti: Gaetano Mazzeo, Roberto Valente, Alessandro Zagonel, Vincenzo Palatella e Nicola Ferrando. La procedura che tenta di attivare il referendum è stata avviata davanti alla segreteria generale giovedì 12 ottobre. Alle due righette sul classico "volete voi..." è stata allegata una relazione sui motivi che giustificano la proposta. Considerata l’eccezionalità del caso, Cristofari & C. si aspettavano «che il segretario Macchia procedesse senza indugio e che Hüllweck facesse altrettanto» commenta il consigliere Ds. In modo da far pronunciare i cinque esperti prima del consiglio comunale che deciderà la posizione pro o contro la base americana, e sperabilmente in senso positivo. Un’eventualità, questa, che parrebbe difficile a realizzarsi per questioni giuridiche, ma che è pur sempre incombente: «Non si sa mai cosa possono decidere i nostri esperti» era la battuta di ieri in Comune. Il calendario del regolamento referendario ha invece permesso all’Amministrazione di tirare in lungo e aspettare fino a ieri: un lunedì sufficientemente a ridosso della data fatidica fissata in sala Bernarda per lasciar prevedere che non ci siano imbarazzanti pronunciamenti pro-referendum prima del "sì" consiliare che il sindaco e la sua maggioranza preventivano. D’altra parte, la sorte stessa del referendum è un’incognita per la quale si bilanciano più ipotesi di bocciatura che di successo. «Il referendum sulla realizzazione della nuova base militare è il modo migliore con cui i cittadini possono esprimere democraticamente il loro personale orientamento su un tema tanto importante, che coinvolge necessariamente tutta la collettività in modo diretto, considerate le implicazioni ambientali e viabilistiche» commenta Cristofari. Ma può un referendum consultivo essere convocato - per poi svolgersi non prima della primavera dell’anno prossimo - su una materia del genere? Per regolamento, il referendum - che dà soltanto indirizzi e non prescrive atti conseguenti - è convocabile su argomenti nei quali il consiglio comunale ha competenza deliberativa. E sul Dal Molin da destinare alla 173. Aerobrigata Usa la sala Bernarda non sta per deliberare, ma si appresta solo a dare un proprio parere. Che per quanto sia minato dalla spaccatura quasi a metà dei consiglieri, sempre e solo un parere resta e non una deliberazione: per i "tecnici del diritto referendario" che si riuniranno per decidere, un ragionamento del genere potrebbe essere sufficiente per chiudere subito la pratica e dire "no, non si può".


Allarme Pm10. Aria pessima in città secondo il rapporto pubblicato dal Sole
Polveri sottili, Vicenza retrocede nella classifica di Legambiente
Occupa il 42° posto, buon recupero sulla raccolta differenziata e sulle piste ciclabili

(g. m. m.) È sempre allarme rosso per le polveri sottili a Vicenza. Proprio all’inizio della stagione fredda, quando i livelli di inquinamento atmosferico salgono spesso superando i limiti di legge, la conferma delle condizioni di salute di Vicenza arriva da Ecosistema urbano, l’annuale dossier elaborato da Legambiente e pubblicato ieri da Il Sole-24 Ore. Nella classifica generale, che combina una media ponderata dei diversi indici, Vicenza occupa il 42° posto, segnando una retrocessione di sette posizioni rispetto all’ultima classifica, che collocava la città al 35° posto. In testa alla graduatoria c’è Bolzano. Prima veneta è Belluno, al 13° posto; a seguire c’è Venezia al 18° posto. Vicenza è comunque davanti a Treviso (47°), Rovigo (48°), Verona (58°), Padova (70°). L’indicatore più negativo per il capoluogo berico riguarda la qualità dell’aria. Vicenza risulta quart’ultima sia nella classifica del picco di Pm10, vale a dire il valore medio massimo registrato (61,6 microgrammi), sia nella media dei valori registrati da tutte le centraline (55,9 microgrammi). I dati si riferiscono al 2005. In entrambe le classifiche, il fanalino di coda è Verona. «Le polveri sottili - si legge a commento - nell’insieme continuano a ridursi, ma il miglioramento è ancora troppo contenuto e inoltre interessa principalmente i centri medio-piccoli. Se si considera la media tra i valori delle centraline, rimangono 24 città (erano 26 nella scorsa edizione) con valori superiori al limite per la protezione della salute umana di 40 microgrammi previsto dalla direttiva comunitaria». E fra queste, evidentemente, c’è anche Vicenza. «È ancora allarme rosso - si sottolinea - nei centri urbani della pianura padana come Verona, Torino, Vicenza, Padova, Lodi, Alessandria, Cremona e Milano, e in grandi città come Genova e Venezia». Pessima anche la classifica relativa alla “voglia di risparmiare energia”, che si riferisce all’esistenza di politiche basate sul risparmio energetico e sulla diffusione di fonti rinnovabili: Vicenza occupa l’ultimo posto, a 0 punti, in compagnia di una trentina di altre città». Va meglio nelle perdite dell’acquedotto (25° posto con il 22 per cento di sprechi), nelle piste ciclabili, con 10,80 chilometri di corsie riservate a chi pedala, che vale il 22° posto nazionale e nella raccolta differenziata, con il 19° posto e il 38,2 per cento di rifiuti recuperati.


Montecchio. Un atto di inciviltà dopo il Consiglio infuocato sulla cittadinanza agli stranieri
Islam deriso con Rocco Siffredi
L’attore porno appare su volantini offensivi dei musulmani

di Antonella Fadda e Luisa Dissegna

Non bastava la mozione delle minoranze, per contrastare il disegno di legge sulla cittadinanza italiana agli immigrati extracomunitari, che ha acceso la discussione sui banchi del consiglio comunale lo scorso fine settimana. La contesa sul fronte "stranieri" - che all’anagrafe sono oltre 2.800 - ieri mattina ha segnato un nuovo capitolo a Montecchio Maggiore, stavolta davvero inammissibile anche per gli animi più esagitati o i più strenui difensori delle origini cattoliche. Al termine del ramadan (il mese di digiuno dei musulmani) è avvenuta la pubblicazione di irriverenti vignette anonime che qualcuno, credendo di fare un qualcosa di spiritoso, ha attaccato su alcuni cartelli stradali e semafori in giro per il paese. Un’offensiva scatenata da via Roma ad Alte, presto "sbiadita" dalla pioggia che ha cancellato l’inchiostro degli irriverenti disegni satirici, rendendo l’azione inosservata ai più. Un affronto alla comunità araba con l'intento di insultare la religione islamica, proprio nei giorni in cui finisce il periodo sacro più importante per questa religione: il mese di Ramadan. In particolare la vignetta, in formato A4, illustra una donna velata con una didascalia in inglese, che tradotta suona «noi vogliamo Rocco Siffredi» (ndr. Siffredi è la pornoattore del recente spot "oscurato" sulle patatine fritte). La parte inferiore è completamente occupata da musulmani in atteggiamento di preghiera, dei quali uno è oggetto di attenzioni da parte di un altro uomo, con la scritta «Hai cinque secondi per trovare l’intruso». Il risultato appare decisamente deplorevole. Probabilmente si tratta di una bravata fatta da qualcuno che non ha pensato alle conseguenze, anche gravi, che un'azione del genere potrebbe scatenare da parte della comunità islamica presente a Montecchio. Tuttavia, fino a sera, nessuna polemica o reazione aveva trovato eco nelle piazze. Sulla questione delle vignette satiriche ha preso ferma posizione il sindaco Maurizio Scalabrin: «L’intolleranza verbale o reale, da qualsiasi parte venga, come azione o come reazione, costituisce sempre una seria minaccia alla pace. Le vignette satiriche pubblicate a Montecchio sono un intervento irriverente, vigliacco in giorni particolari in cui gli islamici santificano la loro religione. Non accetto nessun gesto e reazione di questo tipo nel mio paese. Chi le ha pubblicate gode del fatto che si creino situazioni insostenibili e pesanti sul territorio. Mi auguro non vi sia nessun tipo di reazione a questo deplorevole fatto».