23 NOVEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Sex Mobbing, doppio processo.
SCHIO.Nomadi, le ruspe scaldano gli animi.
MONTECCHIO MAGG.Sindaci uniti: no alla centrale.

Sex mobbing, doppio processo
Le indagini formalmente chiuse
Separate le posizioni del sindaco Hüllweck e dell’ex assessore Baldinato

di Ivano Tolettini

L’impiegata conferma le accuse e l’ex assessore al personale Gilberto Baldinato è sempre più vicino al processo. Ma anche il sindaco Enrico Hüllweck è praticamente rinviato a giudizio dopo che la sua posizione è stata separata e sono stati formati due fascicoli distinti. Le indagini, a ventidue mesi dall’inizio, da ieri sono formalmente chiuse. Il pm Paolo Pecori si appresta a chiedere il processo di entrambi. Il sindaco è nei pasticci perché non ha presentato denuncia all’autorità giudiziaria pur conoscendo - è la tesi accusatoria - i rapporti tempestosi tra l’assessore e alcune dipendenti. In questo modo non avrebbe favorito la giustizia pur avendo il dovere di informare la procura trattandosi di notizie di reato. L’ex assessore, invece, si sarebbe profuso in proposte indecenti e qualche palpeggiamento nei confronti di impiegate comunali verso le quali avrebbe provato attrazione. Di qui l’imputazione di violenza sessuale nell’ipotesi più lieve delle molestie, ma aggravate dal rapporto gerarchico e istituzionale. Tra l’altro, durante l’udienza una delle dipendenti avrebbe riferito di richieste particolari, riguardo a un gadget, che le sarebbero pervenute. L’udienza a porte chiuse ha impedito di saperne di più. Separazione. Davanti al giudice Eloisa Pesenti dopo mesi di rinvii si è finalmente celebrato il confronto tra Baldinato, difeso dall’avvocato Enrico Ambrosetti, e una delle sue accusatrici, assistita dall’avv. Francesco Delaini di Verona. Erano presenti anche il procuratore reggente Pecori che ha ereditato l’inchiesta dal predecessore Fojadelli e l’avv. Nicolò Ghedini che tutela il primo cittadino. In apertura di udienza è stata chiesta la separazione - il cosiddetto stralcio - della posizione del sindaco perché il confronto tra Baldinato e una delle sue accusatrici era stato chiesto dal difensore Ambrosetti e di conseguenza soltanto quest’ultimo era legittimato a fare le domande. Inimicizia. La dipendente comunale ha specificato che nei quattro anni in cui ha lavorato con Baldinato l’ambiente non era buono a causa dell’inimicizia che si era creata per il clima che avrebbe alimentato l’allora assessore di fiducia del sindaco. Le chiacchiere tra impiegate sarebbero state ricorrenti sul presunto squallido comportamento di Baldinato, il quale in più occasioni si sarebbe espresso con linguaggio colorito e pesante, comunque a sfondo sessuale, come hanno sottolineato le vittime negli interrogatori davanti ai carabinieri della procura del luogotenente Lorenzo Barichello. Il sindaco, di qui il suo coinvolgimento, avrebbe saputo e anziché assumere le opportune iniziative che il suo ruolo e la legge gli imponevano, tenuto conto che è un pubblico ufficiale, avrebbe glissato e si sarebbe recato in tribunale quando il caso era scoppiato pubblicamente con una lettera anonima a fine 2002. In questi anni di leggende più o meno metropolitane ne sono corse parecchie per le stanze di palazzo Trissino sul sex-mobbing che nel gennaio 2003 portò alle precipitose dimissioni di Baldinato. Questi, per inciso, ha sempre respinto le accuse dicendo di essere stato colpito perché in realtà si voleva attaccare Hüllweck prima delle elezioni amministrative del maggio 2003, quando comunque il medico-pediatra venne rieletto. Secondo il ragionamento di Baldinato, l’attacco contro il sindaco sarebbe stato ordito da qualcuno che all’epoca era vicino al palazzo del potere amministrativo locale e voleva vendicarsi. Ma è chiaramente una delle tante letture di parte e dietrologiche che infarciscono il processo che, per la natura delle accuse, sta mettendo a dura prova la tenuta psicologica di molti. Processi separati. Al termine dell’interrogatorio nella forma dell’"incidente probatorio" gli atti sono tornati al dott. Pecori che dovrà formulare le sue richieste. Sono scontate visto che la presunta vittima è rimasta sulla sua posizione e i verbali parlano chiaro. I due processi, dunque, proseguiranno su binari separati. Il sindaco, trattandosi di un reato che non passa attraverso l’udienza preliminare, sarà citato a giudizio direttamente, mentre Baldinato indagato di violenza sessuale andrà all’udienza preliminare. L’ex assessore in quell’occasione dovrà decidere se ricorrere a un rito alternativo (abbreviato o patteggiamento) oppure se essere rinviato a giudizio per essere processato dal tribunale collegiale. Il sindaco, invece, in caso di condanna rischia una multa.


Iniziati i lavori per sistemare un nucleo famigliare sottoposto a un progetto di integrazione
Nomadi, le ruspe scaldano gli animi
L’on. Conte (An): «Noi mobiliteremo la cittadinanza»

Ruspe in azione in zona industriale. Non per costruire il «nuovo campo nomadi» come da più parti si è paventato nei giorni scorsi, bensì per trovare una sistemazione alla «storica» famiglia Helt che deve lasciare l’area dove era stata sistemata anni addietro. Ma tanto basta per innescare le polemiche, covate per giorni, da parte dell’opposizione, con Lega e An fare a gara tra loro. L’ipotesi di spostare e circoscrivere lo spazio assegnato alla famiglia rom degli Helt, in modo da garantire esclusivamente a loro migliori condizioni di vivibilità, intanto ha preso il via ieri mattina con l’avvio dei lavori. Esiste infatti un progetto preciso in zona industriale, in via Lago di Vico, dietro a via Lago di Albano. Ma la polemica era già esplosa, dopo la presa di posizione di alcuni industriali. Ieri mattina c’è stato un incontro fra alcuni imprenditori ed esponenti politici sia locali che provinciale di Lega e An, per una verifica della situazione e l’individuazione delle strategie da adottare, fra le quali la formalizzazione di una richiesta esplicita al sindaco allo scopo di bloccare i lavori e di avviare un tavolo di confronto sulla questione con le categorie economiche. «L’Amministrazione comunale è sensibile al confronto con i cittadini - scrive Alberto Bressan al sindaco. - Parliamone, prima di avvalorare una convivenza che potrebbe essere fonte di tensioni, preoccupazioni e disagi». Dopo le lamentele per quella che il presidente del raggruppamento scledense di Assindustria, Mario Ciscato, ha definito "convivenza forzata", sono dunque arrivate le prese di posizione, maturate in serata con una protesta improvvisata dal movimento giovanile di destra Alternativa Sociale, i cui attivisti hanno presidiato l’aula consiliare per distribuire volantini «I nomadi sì, ma a casa della Laugelli». Intendendo l’assessore ai servizi sociali. Gli escavatori tuttavia erano già in azione, nell’area a ridosso delle ditte Mair Research e Vibeton, per realizzare lo spiazzo attrezzato per favorire il progetto d’integrazione sociale in atto, per cui è stato previsto un investimento di 40 mila euro. Guardacaso, ieri mattina una carovana era già in sosta accanto ai mezzi di lavoro. «Solidarizzo con i cittadini di Schio e con gli imprenditori - fa sapere l’on. Giorgio Conte, che sta seguendo la vicenda. - In quel posto si sta creando benessere per la comunità. Non mi pare che sia l’ubicazione più adatta per un campo nomadi, tantopiù che una delle aziende è stata premiata sotto il profilo architettonico, e adesso si ritrova a convivere con gli zingari fuori dalla porta. Se l’Amministrazione comunale non farà marcia indietro, prevediamo iniziative forti di risposta, per mobilitare la cittadinanza». Un clima un po’ surreale, in cui s’innesta, per una combinazione casuale dovuta al calendario, il convegno organizzato dalla Cgil questa mattina a Schio, sul tema della sicurezza, a cui sarà presente il prefetto Angelo Tranfaglia. Un motivo in più di riflessione.


Si è riunito il progetto Giada, ribaditi i termini restrittivi sulle emissioni Più possibilista Arzignano. Il comune di Alonte escluso dal consorzio
Sindaci uniti: no alla centrale
Accolta la proposta dei comitati, verrà formalizzata in Regione

di Matteo Molon

I sindaci della Valle del Chiampo andranno a Palazzo Balbi a Venezia per ricevere il no alla centrale termoelettrica dalla giunta regionale. È questo il traguardo raggiunto ieri mattina da una delegazione dei comitati anti-centrale ricevuta dai sindaci dell'Ovest Vicentino riunitisi in municipio ad Arzignano per il Forum dell'Agenzia Giada. «Abbiamo capito che non si tratta più, o non solo, di questioni strategiche o ambientali - spiega Claudio Meggiolaro dei comitati -, serve un pronunciamento politico inequivocabile che impedisca per sempre la costruzione della centrale. Noi però non vogliamo fare una protesta spettacolare che, a ridosso della campagna elettorale, rischia di essere strumentalizzata e fraintesa. Per questo abbiamo chiesto ai sindaci un'iniziativa istituzionale, così che anche le nuove amministrazioni possano far valere le loro posizioni: saranno loro la locomotiva che ci trainerà alla vittoria». Tutti i sindaci hanno accolto positivamente l'invito dei comitati e i Comuni maggiori, cioè Arzignano, Montecchio Maggiore e Chiampo, coordineranno fin da subito i contatti con la giunta regionale per stabilire la data dell'incontro che dovrebbe avvenire fra fine dicembre e l'inizio di gennaio. «Ma vogliamo che il messaggio sia trasversale e vada al di là della colorazione politica delle singole amministrazioni - dice Massimo Confente, sindaco di Chiampo - e abbiamo quindi sottolineato l'esigenza di coinvolgere anche le conferenze dei capigruppo e i consiglieri comunali in modo che a Venezia sia rappresentata tutta la popolazione». Detto dei comitati e della "calata" istituzionale su Venezia, anche il Forum, gestito dall'assessore provinciale Walter Formenton, ha riservato novità interessanti. Una è stata la sostanziale esclusione del Comune di Alonte dall'elenco dei diciassette soci aderenti a Giada. L'aggiornamento della convenzione e delle quote non ha infatti tenuto conto del piccolo Comune meridionale, che non ha mai aderito effettivamente al piano. Raggiunto al telefono, il neosindaco Dario Fasolin minimizza e spiega la sua assenza con una probabile svista. «Non ero stato informato dell'incontro - chiarisce -; ma intendo entrare nel progetto». Fra i temi discussi durante il Forum, la creazione di una piattaforma condivisa su alcuni principi ambientali è stato quello che ha stimolato di più la discussione. «La mia idea - ha detto Maurizio Scalabrin, sindaco di Montecchio Maggiore - è che, si definisca una base di regole comune a tutti, la discrezionalità dei singoli Comuni sarà possibile solo per aumentarne la rigidità». Più possibilista il suo collega di Arzignano, Stefano Fracasso. «L'ideale sarebbe passare ad un meccanismo positivo e premiante - ha spiegato - in modo da permettere l'inserimento sul territorio di aziende virtuose, intendendo con questo aggettivo quelle che migliorano il bilancio ambientale complessivo della zona utilizzando le migliori tecnologie disponibili. Attualmente in alcuni Comuni non potrebbe essere aperto un magazzino di pelli, ma, per assurdo, sarebbe possibile l'insediamento di un'industria ad alto rischio: queste situazioni devono essere superate».