Nomadi, le ruspe scaldano gli animi
L’on. Conte (An): «Noi mobiliteremo la cittadinanza»
Ruspe in azione in zona industriale. Non per costruire il «nuovo campo nomadi» come da più parti si è paventato nei giorni scorsi, bensì per trovare una sistemazione alla «storica» famiglia Helt che deve lasciare l’area dove era stata sistemata anni addietro. Ma tanto basta per innescare le polemiche, covate per giorni, da parte dell’opposizione, con Lega e An fare a gara tra loro. L’ipotesi di spostare e circoscrivere lo spazio assegnato alla famiglia rom degli Helt, in modo da garantire esclusivamente a loro migliori condizioni di vivibilità, intanto ha preso il via ieri mattina con l’avvio dei lavori. Esiste infatti un progetto preciso in zona industriale, in via Lago di Vico, dietro a via Lago di Albano. Ma la polemica era già esplosa, dopo la presa di posizione di alcuni industriali. Ieri mattina c’è stato un incontro fra alcuni imprenditori ed esponenti politici sia locali che provinciale di Lega e An, per una verifica della situazione e l’individuazione delle strategie da adottare, fra le quali la formalizzazione di una richiesta esplicita al sindaco allo scopo di bloccare i lavori e di avviare un tavolo di confronto sulla questione con le categorie economiche. «L’Amministrazione comunale è sensibile al confronto con i cittadini - scrive Alberto Bressan al sindaco. - Parliamone, prima di avvalorare una convivenza che potrebbe essere fonte di tensioni, preoccupazioni e disagi».
Dopo le lamentele per quella che il presidente del raggruppamento scledense di Assindustria, Mario Ciscato, ha definito "convivenza forzata", sono dunque arrivate le prese di posizione, maturate in serata con una protesta improvvisata dal movimento giovanile di destra Alternativa Sociale, i cui attivisti hanno presidiato l’aula consiliare per distribuire volantini «I nomadi sì, ma a casa della Laugelli». Intendendo l’assessore ai servizi sociali.
Gli escavatori tuttavia erano già in azione, nell’area a ridosso delle ditte Mair Research e Vibeton, per realizzare lo spiazzo attrezzato per favorire il progetto d’integrazione sociale in atto, per cui è stato previsto un investimento di 40 mila euro. Guardacaso, ieri mattina una carovana era già in sosta accanto ai mezzi di lavoro.
«Solidarizzo con i cittadini di Schio e con gli imprenditori - fa sapere l’on. Giorgio Conte, che sta seguendo la vicenda. - In quel posto si sta creando benessere per la comunità. Non mi pare che sia l’ubicazione più adatta per un campo nomadi, tantopiù che una delle aziende è stata premiata sotto il profilo architettonico, e adesso si ritrova a convivere con gli zingari fuori dalla porta. Se l’Amministrazione comunale non farà marcia indietro, prevediamo iniziative forti di risposta, per mobilitare la cittadinanza».
Un clima un po’ surreale, in cui s’innesta, per una combinazione casuale dovuta al calendario, il convegno organizzato dalla Cgil questa mattina a Schio, sul tema della sicurezza, a cui sarà presente il prefetto Angelo Tranfaglia. Un motivo in più di riflessione.
Sindaci uniti: no alla centrale
Accolta la proposta dei comitati, verrà formalizzata in Regione
di Matteo Molon
I sindaci della Valle del Chiampo andranno a Palazzo Balbi a Venezia per ricevere il no alla centrale termoelettrica dalla giunta regionale. È questo il traguardo raggiunto ieri mattina da una delegazione dei comitati anti-centrale ricevuta dai sindaci dell'Ovest Vicentino riunitisi in municipio ad Arzignano per il Forum dell'Agenzia Giada.
«Abbiamo capito che non si tratta più, o non solo, di questioni strategiche o ambientali - spiega Claudio Meggiolaro dei comitati -, serve un pronunciamento politico inequivocabile che impedisca per sempre la costruzione della centrale. Noi però non vogliamo fare una protesta spettacolare che, a ridosso della campagna elettorale, rischia di essere strumentalizzata e fraintesa. Per questo abbiamo chiesto ai sindaci un'iniziativa istituzionale, così che anche le nuove amministrazioni possano far valere le loro posizioni: saranno loro la locomotiva che ci trainerà alla vittoria».
Tutti i sindaci hanno accolto positivamente l'invito dei comitati e i Comuni maggiori, cioè Arzignano, Montecchio Maggiore e Chiampo, coordineranno fin da subito i contatti con la giunta regionale per stabilire la data dell'incontro che dovrebbe avvenire fra fine dicembre e l'inizio di gennaio. «Ma vogliamo che il messaggio sia trasversale e vada al di là della colorazione politica delle singole amministrazioni - dice Massimo Confente, sindaco di Chiampo - e abbiamo quindi sottolineato l'esigenza di coinvolgere anche le conferenze dei capigruppo e i consiglieri comunali in modo che a Venezia sia rappresentata tutta la popolazione».
Detto dei comitati e della "calata" istituzionale su Venezia, anche il Forum, gestito dall'assessore provinciale Walter Formenton, ha riservato novità interessanti. Una è stata la sostanziale esclusione del Comune di Alonte dall'elenco dei diciassette soci aderenti a Giada. L'aggiornamento della convenzione e delle quote non ha infatti tenuto conto del piccolo Comune meridionale, che non ha mai aderito effettivamente al piano. Raggiunto al telefono, il neosindaco Dario Fasolin minimizza e spiega la sua assenza con una probabile svista. «Non ero stato informato dell'incontro - chiarisce -; ma intendo entrare nel progetto».
Fra i temi discussi durante il Forum, la creazione di una piattaforma condivisa su alcuni principi ambientali è stato quello che ha stimolato di più la discussione. «La mia idea - ha detto Maurizio Scalabrin, sindaco di Montecchio Maggiore - è che, si definisca una base di regole comune a tutti, la discrezionalità dei singoli Comuni sarà possibile solo per aumentarne la rigidità». Più possibilista il suo collega di Arzignano, Stefano Fracasso. «L'ideale sarebbe passare ad un meccanismo positivo e premiante - ha spiegato - in modo da permettere l'inserimento sul territorio di aziende virtuose, intendendo con questo aggettivo quelle che migliorano il bilancio ambientale complessivo della zona utilizzando le migliori tecnologie disponibili. Attualmente in alcuni Comuni non potrebbe essere aperto un magazzino di pelli, ma, per assurdo, sarebbe possibile l'insediamento di un'industria ad alto rischio: queste situazioni devono essere superate».