23 OTTOBRE 2006

Casarini: «Roma agita lo spauracchio dei no global per nascondersi»
«Il governo ha già deciso di dare la base agli Usa»
«A dicembre sfileremo da tutta Europa in questa città militare»

di Marino Smiderle

Dicono che al governo ci sia la sinistra, ma Luca Casarini, leader dei Disobbedienti, tutta questa sinistra proprio non riesce a vederla. Certo, lui è a sinistra della sinistra, ma un minimo punto di contatto con i Comunisti italiani, con Rifondazione comunista, pure con i Verdi, quello dovrebbe esserci. Prendi il Dal Molin agli Usa, per esempio, e le infuocate interrogazioni al ministro della Difesa presentate da parlamentari di questi partiti: sono o non sono sulla stessa lunghezza d’onda del no global Casarini?
«Vuole sapere la verità?».
- La verità, nient’altro che la verità…
«Questo governo agita lo spauracchio dei no global, dei disobbedienti, per nascondere la propria vergogna».
- E qual è la vergogna di questo governo?
«La vergogna è che hanno già deciso di concedere la base del Dal Molin agli americani».
- Ma c’è il Consiglio comunale di Vicenza che deve ancora pronunciarsi. Voi disobbedienti siete molto, come dire, temuti in vista della riunione fissata per giovedì sera...
«Sul pronunciamento del Consiglio comunale dirò dopo. Quanto a tutta questa paura per noi disobbedienti che dovremmo venire a Vicenza per metterla a ferro e fuoco, vorrei chiarire che si tratta solo di un pretesto messo in giro da questa sinistra di governo, uno spauracchio, appunto, agitato a proprio uso e consumo. Scaricano su di noi responsabilità che sono esclusivamente loro».
- Dicono però che la colpa è di Berlusconi e Hüllweck, che avrebbero già raggiunto gli accordi con gli americani e che adesso non ci sono motivi per cambiare idea. Lei cosa ne pensa?
«Ma sì, è facile e comodo dare la colpa a Berlusconi e a Hüllweck. Dico solo una cosa: se adesso la sinistra è al governo e non ha neanche la volontà e la possibilità di dire no agli Usa che vogliono rafforzare i loro eserciti di guerra a Vicenza, cosa l’abbiamo votata a fare? Si è mai messo nei panni di un diessino di Vicenza?».
- Beh, veramente…
«Glielo dico io cosa vorrebbe, e dovrebbe, fare un iscritto ai Ds di Vicenza: dovrebbe andare a occupare la sede del partito e cacciare i dirigenti. Oppure dovrebbe stracciare la tessera. Ormai ha capito qual è la strategia di quel partito che dice di essere contro la base e poi, al governo, dà il via libera: primo, dare la colpa al sindaco di Vicenza, secondo, dare dei delinquenti a noi no global, disobbedienti. Noi che sfasciamo vetrine, distruggiamo città. Ma dai...».
- Par di capire che abbia scelto una strategia diversa. Niente marcia di Casarini su Vicenza, dunque, giovedì sera. È così?
«Stanno lavorando molto bene i comitati locali. Abbiamo capito che la volontà dei cittadini è per un no forte alla base, indipendentemente da quel che deciderà il Consiglio comunale. Non c’è bisogno, al momento, del nostro intervento».
- Pensa che il voto del Consiglio comunale sbloccherà, in un senso o nell’altro, la situazione?
«Siamo seri: non esiste che un governo vada a chiedere a un Comune se vuole o non vuole la base Usa. Il governo ha già deciso. E poi, tornando ai Ds, alla sinistra, mi domando perché voglia legittimare questa pastetta».
- E cosa dovrebbe fare?
«Dovrebbe uscire dall’aula e non partecipare al voto».
- Senta, dalle sue parole sembra che i nemici dei no global, dei disobbedienti, siano più a sinistra che a destra. Ma non ci sono suoi amici, o ex amici, in Parlamento? Caruso, per esempio, o la Menapace? Che fine ha fatto l’asse no global-comunisti?
«Di questo governo non mi fido. Anzi, dirò di più: questo governo è un nemico delle istanze del movimento no global. Poteva benissimo dire forte e chiaro il suo no alla base americana e invece sta facendo il contrario. Gli americani, nella loro candida arroganza, l’hanno detto. Quanto agli amici, beh, sarebbe da sorvolare».
- Non sorvoli...
«Ma insomma: Lidia Menapace, pacifista convinta, fa tanto casino per le Frecce Tricolori e poi si digerisce la base americana a Vicenza? Dico, le pare sensato? Su Caruso, poi, non so cosa dire. Ribadisco solo quel che dissi anni fa: il nostro movimento deve restare fuori dal Parlamento. Quando ci entra, come purtroppo abbiamo visto, viene soffocato, cancellato, purgato».
- Vuole dire che Roma imborghesisce?
«Sì, più o meno».
- Tornando a Vicenza, cosa pensate di fare per questa città che sembra essere diventata importante nelle strategie militari globali?
«Ai primi di dicembre abbiamo in mente di organizzare una manifestazione europea. Arriveranno da tutti i paesi del vecchio continente per marciare sulla città più militare d’Europa. Noi pensiamo che i vicentini non vogliano fare questa fine».
- L’obiezione è che i militari portano soldi, danno vivacità all’economia. Lei che dice?
«Ci sono gli americani, sempre di più, c’è la Gendarmeria europea: Vicenza sarà per la guerra quello che Detroit è stata per l’automobile. Cari vicentini, volete che la guerra diventi la vostra industria principale per gli anni a venire?»

«Il maxischermo? È una sciocchezza»
Il vicesindaco Sorrentino contro il centrosinistra

di Gian Marco Mancassola

«Il maxischermo in piazza dei Signori? Sarebbe una grande sciocchezza». A tre giorni dallo storico voto del consiglio comunale sul progetto della nuova caserma Usa all’aeroporto Dal Molin, il vicesindaco Valerio Sorrentino, assessore alla pubblica sicurezza e segretario cittadino di Alleanza nazionale, alza il tiro dello scontro politico in atto fra centrodestra e centrosinistra. bocciando su tutta la linea la proposta dell’opposizione, approvata venerdì dalla conferenza dei capigruppo, di installare un maxischermo in piazza, sotto la Loggia del Capitaniato, nel cui piano nobile si trova sala Bernarda, l’aula che ospiterà l’attesa riunione. La battaglia del maxischermo non è un dettaglio folcloristico, perché in ballo non c’è la visione di una partita di calcio, ma rilevanti questioni di sicurezza. I dati di partenza sono due: la limitata capienza di sala Bernarda, che non può ospitare più di 40 spettatori per equilibri statici dell’edificio; le manifestazioni annunciate per giovedì 26, durante lo svolgimento del consiglio comunale. Fatte queste premesse, la domanda è: come garantire la partecipazione del maggior numero di spettatori, salvaguardando l’ordine pubblico? Secondo il centrosinistra , uno strumento da cui non si può prescindere è l’installazione di un maxischermo in piazza. Sostenitori della proposta sono il diessino Luigi Poletto e il Verde Ciro Asproso: la loro ipotesi è stata accolta anche dalla conferenza dei capigruppo, vale a dire l’organismo deputato a stabilire le modalità di svolgimento di ogni seduta consiliare. Con questa decisione, sostengono i promotori, chi vorrà liberamente manifestare in piazza potrà contemporaneamente seguire lo svolgimento del dibattito in aula, evitando che si sviluppino ulteriori tensioni. Non la penserebbe così il prefetto, secondo quanto riferito dal sindaco Enrico Hüllweck, che preferisce affidarsi alla diretta televisiva per consentire a chiunque di seguire l’evento. A pochi giorni dal voto e alla vigilia del risolutivo vertice in prefettura programmato per domani, scende in campo Sorrentino, che va all’attacco: «Nessuno si sognerebbe mai di far vedere nemmeno il derby fra Milan e Inter in piazza Duomo a Milano, perché le due tifoserie sarebbero incontrollabili e ingestibili. Temo che questa idea sia più il frutto del desiderio di protagonismo nutrito da alcuni consiglieri, piuttosto che frutto di altre considerazioni. Il maxischermo in piazza mi sembra quindi una grossa stupidaggine, perché significa far entrare in contatto le opposte tifoserie, vale a dire il fronte del Sì con il fronte del No. E visto l’esito quasi scontato del voto, è soltanto interesse della sinistra radicale creare tensione quel giorno, per provare a fare breccia in una maggioranza compatta per il Sì». I comitati cittadini che si battono per il No alla base già nei giorni scorsi avevano risposto ai timori per l’ordine pubblico manifestati da Luca Balzi, segretario cittadino dei democratici di sinistra, affermando: «Ricordiamo che i comitati hanno sempre agito a salvaguardia e nell'interesse della città, senza posizioni ideologiche e tanto meno con azioni “violente” e su questa strada intendono proseguire. Non vorremmo, però, che quelle stesse persone considerate sino a ieri cittadini perbene, tutto ad un tratto vengano tacciati di essere potenziali “estremisti”. Se questo dovesse succedere significherebbe che la preoccupazione maggiore di un partito, che per anni ha sfilato ad ogni manifestazione pacifista, è quella di non creare problemi al Governo, piuttosto che quella di essere schierato al fianco di cittadini onesti che si battono per il bene della città»

Documento congiunto di Doppio e Cangini
La Margherita insiste sul no e sul referendum

La Margherita torna a farsi testimonial del referendum sul Dal Molin, l’unico strumento ritenuto idoneo per testimoniare la volontà popolare rispetto al tema più caldo degli ultimi anni. Lo ribadisce un documento firmato dai leader provinciale e cittadino, vale a dire Giuseppe Doppio e Pierangelo Cangini dopo una riunione congiunta delle due direzioni. «Deve essere chiaro - si legge nel documento - che non aver fatto emergere il problema per così lungo tempo da parte del sindaco Hüllweck che ne era a conoscenza, nel momento della sua esplosione esso è divenuto dirompente non solo nel dibattito politico ma anche tra i cittadini di Vicenza e dei Comuni limitrofi a nord della città. Si evidenzia inoltre che la maggioranza della popolazione è contraria a questo progetto e ciò lo ha affermato lo stesso sindaco sul quale grava una precisa e pesante responsabilità». «Quella parte di città chiesta dagli americani è rimasta ormai una delle poche aree su cui disegnare il futuro della Vicenza che vogliamo e nella quale non abbiamo nessun diritto di creare un vulnus urbanistico, ambientale e viabilistico. Con tale insediamento andremo invece ad ipotecare per lunghi anni un possibile diverso sviluppo negandolo anche a coloro che verranno dopo di noi. Vogliamo lavorare per un capoluogo che oltre ad essere noto nel mondo come città Unesco, sappia mostrare quanto di meglio l'intera provincia sa e può offrire, integrando tradizione e innovazione».