23 GIUGNO 2005

dal Giornale di Vicenza

Teatro, rinasce il cantiere Entra in scena la Vittadello
Antenne su edifici e terre comunali Il Comune ha fissato il listino prezzi
MONTECCHIO.Fiamm, 180 operai in esubero

Teatro, rinasce il cantiere Entra in scena la Vittadello
di Gian Marco Mancassola

Abbandonato da sei mesi, il cantiere del teatro si rimette in moto. È stato firmato ieri a palazzo Trissino, infatti, il nuovo contratto di appalto con il gruppo d’impresa padovano costituito dalla Intercantieri Vittadello e dalla Gaetano Paolin per gli impianti. Operativamente, la ripresa dei lavori avverrà a inizio luglio. Da quel momento scatterà nuovamente il conto alla rovescia per il completamento dell’opera che avrebbe dovuto realizzare la Cogi di Giuseppe Coccimiglio, volatilizzatasi a inizio anno. Il nuovo contratto, infatti, prevede due anni per la fine dei lavori e un premio di 450 mila euro nel caso in cui venga impiegato un tempo inferiore. La prima fase della gara d’appalto indetta per l’aggiudicazione dei lavori per la costruzione del teatro si conclude nel settembre del 2002 con l’ammissione di 7 offerte, di cui due eccedenti la soglia di anomalia e le altre cinque in regola. La prima offerta utile risulta quella della Cogi spa con un ribasso del 21,166%. La Cogi, che inizia i lavori nel gennaio del 2003, si era aggiudicata l’appalto per un importo complessivo di 13,4 milioni di euro. Ma presto iniziano anche i primi problemi con i dipendenti, i fornitori, i subappaltatori, gli istituti previdenziali, assicuratavi e la Cassa Edile. I lavori sono in forte ritardo: nell’estate 2004 interviene il direttore dei lavori, chiedendo di velocizzare l’opera, ma non accade nulla. Infine cominciano gli scioperi degli operai, i licenziamenti e il blocco, che risale al 20 gennaio scorso. A marzo, infine, il Comune chiude il rapporto con la ditta appaltatrice: fino ad allora erano stati eseguiti lavori per 4,4 milioni di euro. Il gruppo guidato dalla Vittadello nella gara si era classificato al secondo posto e proprio per questo ha potuto subentrare alle medesime condizioni, entrerà in cantiere nei primi giorni di luglio. L’importo indicato nel contratto è di 10,2 milioni di euro. Se concluderà l’opera in meno di due anni, potrà contare su un premio di accelerazione che il Comune ha previsto, destinando in modo proporzionale ai giorni di lavoro eventualmente “guadagnati” 450 mila euro introitati a suo tempo come penale applicata alla Cogi. L’appuntamento ufficiale è quindi per il giugno 2007, fra 730 giorni. Nella sfortuna di essere incappati nella meteora della Cogi, «possiamo dirci anche fortunati perché ci affidiamo a una ditta serissima, di casa nostra, che ci dà tutte le garanzie di poter arrivare in fondo a una delle tante opere che questa Amministrazione sta realizzando, ma che certamente per la città ha una caratteristica sentimentale particolare», ha commentato soddisfatto il sindaco Enrico Hüllweck, che ha poi aggiunto: «Questa è una giornata importante, che molti credevano impossibile». Al momento della firma, avvenuta di fronte al segretario comunale Domenico Giuliani, nell’ufficio, del sindaco c’erano anche l’assessore ai lavori pubblici Carla Ancora, il capodipartimento Umberto Rossetto, il direttore dei lavori Mario Gallinaro e i rappresentanti del gruppo neoappaltatore: Andrea Vittadello, socio dell’impresa, Fabio Dolfato, direttore tecnico e Roberto Paolin, amministratore delegato della Paolin. Perché accettare di subentrare alla Cogi, dopo le arcinote vicissitudini, a prezzi di due anni e mezzo fa? «La decisione è il frutto di una lunga riflessione - risponde Andrea Vittadello -. Alla fine siamo stati spinti da ragioni commerciali. Per noi si tratta di un’operazione di immagine, come installare una grande insegna pubblicitaria. Alla fine conto che ci venga a costare poco, forse ci perderemo qualcosa, ma realizzare un’opera di prestigio come il teatro di Vicenza fa parte di un percorso che ci riporta nel nostro territorio e ci dà visibilità per sviluppare una serie di attività analoghe fra Vicenza e Padova». Settantacinque milioni di fatturato, prestigiosi cantieri in Friuli, Lombardia, Emilia e Sardegna, la Vittadello punta «a far bella figura in tempi brevi. Per noi è una sfida promozionale. Abbiamo maestranze e dirigenti per svolgere al meglio il lavoro». Il personale verrà assunto in loco e non è escluso che la nuova impresa possa avvalersi degli ex operai impiegati dalla Cogi: «L’importante è che siano capaci e siano pronti a lavorare nel più breve tempo possibile». In questa fase è in corso lo sgombero dei materiali abbandonati dopo la ritirata della Cogi, per consegnare il cantiere libero alla nuova impresa. «Probabilmente all’inizio ci sarà qualche difficoltà perché è un’opera complessa e bisogna imparare a conoscerla - ha spiegato il direttore dei lavori Gallinaro - ma superata questa fase iniziale non vedo difficoltà per procedere nei tempi previsti». La battuta-scongiuro finale finisce ancora sulla racchetta del sindaco Hüllweck, che ripercorre il curriculum della Vittadello, indugiando su alcuni appalti: «Beh, dovremmo essere fiduciosi con un’impresa che ha lavorato anche per i carabinieri...».


Antenne su edifici e terre comunali Il Comune ha fissato il listino prezzi
Ogni gestore dovrà pagare 20 mila euro all’anno, ma sono previste agevolazioni se un unico sito verrà sfruttato per installare più impianti di diverse compagnie

(g. m. m.) Prendi quattro e paghi meno di due. Il Comune lancia le sue tariffe per l’installazione di antenne su immobili di proprietà comunale. Nel novembre del 2004, infatti, l’assessorato all’urbanistica aveva predisposto un protocollo d’intesa con i gestori di telefonia mobile, Tim, Vodafone, Wind e H3g per pianificare e razionalizzare la diffusione di stazioni radiobase nel territorio comunale. Una mossa dettata dalla sempre crescente preoccupazione da parte dei cittadini per fenomeni di “antenna selvaggia”. Tutto questo tanto più in vista dell’ondata di antenne richieste con l'arrivo della nuova generazione di telefonia cellulare (gli Umts) e nonostante tutti gli impianti siano soggetti a controllo e valutazione da parte dell’Arpav. Una delle soluzioni caldeggiate nel protocollo d’intesa prospetta la possibilità di installare nuovi impianti su siti di proprietà comunale. Una soluzione che permetterebbe maggiore controllo, maggiore capacità di pianificazione e indirettamente potrebbe comportare una forma di calmierazione dei prezzi. «Effettivamente - si legge nella delibera presentata a quattro mani dagli assessori Valerio Sorrentino (ecologia) e Maurizio Franzina (urbanistica) - alcuni immobili comunali potrebbero essere idonei a garantire un più elevato livello di tutela della salute della popolazione e dell’ambiente». Contemporaneamente si punta a promuovere il cosiddetto co-siting, vale a dire l’installazione di più antenne in un unico sito. Di qui la decisione di stabilire un vero e proprio tariffario, che prevede un canone annuo di 15 mila euro per un gestore in un sito. Con due gestori per sito il canone sarà di 20 mila euro, con tre gestori sarà di 24 mila euro, con quattro sarà di 26 mila euro. La durata delle concessioni sarà di tre anni. Qualora un gestore accetti di spostare su un immobile comunale un’antenna installata su un’area privata, la convenzione varrà quattro anni, con il primo gratuito, considerate le spese per lo spostamento.


Montecchio/2. Brusca svolta nella trattativa, l’azienda comunica il numero dei “tagli”. Oggi si riprende il dialogo
Fiamm, 180 operai in esubero
Dura reazione del sindacato che blocca tutte le merci in uscita

di Eugenio Marzotto

Il numero era nell'aria ed è arrivato. La Fiamm chiede al sindacato 180 esuberi, quasi la metà degli attuali 420 dipendenti sommando la forza lavoro di Almisano e Montecchio. La risposta del sindacato è immediata: blocco totale delle merci nei due stabilimenti che producono trombe auto e batterie industriali, mentre oggi riparte la trattativa dalle 15, l'unica nota positiva di una giornata buia, dove negli uffici di viale Europa si è discusso di tagli e produttività delle sedi Fiamm. Che qualcosa non stesse andando nel verso giusto si era capito già nella serata di martedì. Pochissimi i commenti dei rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm al termine di un incontro fiume che ieri ha avuto il triste epilogo. Quel 180 arriva da un'analisi tecnica dei vertici aziendali. Nel futuro stabilimento unico di Almisano si andrebbero a produrre due milioni di batterie i meno (oggi seno 10milioni) e 350mila batterie contro le 750mila attuali. Un volume di pezzi prodotti che porterebbe ad un impiego di 240 operai. Semplici divisioni dunque ed è proprio il metodo che più contestano i sindacalisti che accusano l'azienda di non tener conto dell'impatto sociale, non molto diverso nella forma da quei 420 ipotizzati quasi un mese fa. «È una soluzione inaccettabile - commenta Maurizio Ferron della Fiom - si tratta di un numero esagerato, oggi riprende la trattativa e vedremo se l'azienda è disposta a cambiare impostazione. Il tema vero, che la Fiamm non ha ancora chiarito, è per chi produrrà lo stabilimento e su quali mercati e solo allora si potranno fare numeri. Spiace constatare che non si sia resi conto dell'impatto sociale anche se era prevedibile che si arrivasse ad una proposta così drastica, dopo le intenzioni di trasferire tutta la produzione». Oggi si discuterà solo di numeri con la speranza di andare a proporre ai lavoratori una bozza di accordo. Allungare i tempi della trattativa a questo punto non giova a nessuno. «Certo è - spiega Antonio Sirimarco della Fim - che le risposte dell'azienda sono state di tipo tecnico, non hanno considerato il risvolto sociale della questione. Vedremo oggi». Aumentare la produzione nel vicentino, allontanare l'ipotesi di trasferire all'estero le produzioni, saturare le linee di Almisano. Si parlerà anche di questo oggi pomeriggio a confermarlo è Carlo Biasin della Uilm: «Dobbiamo insistere sulla produttività, più si andrà a produrre, più gente rimarrà in organico, ma la Fiamm deve rinunciare almeno per adesso alla delocalizzazione». In ogni caso ci vorrà un anno e forse più, perché l'azienda riorganizzi in uno stabilimento unico la produzione sia delle batterie che degli avvisatori acustici. I nuovi esuberi insomma non ci saranno da subito, ed è sul fattore tempo che il sindacato sta già pensando di agire per la ricollocazione del personale.