23 MAGGIO 2006

«Aeroporto agli americani: la verità deve essere raccontata in Consiglio»
Consiglio territoriale addio «Ci ignorate, faremo da soli»
Case popolari, ancora dispute
ARZIGNANO.Immigrati, leggi più semplici grazie agli avvocati volontari

Un progetto nel mirino. Ds e Verdi pretendono il dibattito questa sera in aula
«Aeroporto agli americani: la verità deve essere raccontata in Consiglio»
L’attacco: «Basta con le bugie e le omissioni. I fatti ora sono sotto gli occhi di tutti»

(g. m. m.) Il “Dal Molin” a stelle e strisce sbarca questa sera in Consiglio comunale. Verrà infatti messa ai voti la richiesta di dibattito sul futuro dell’aeroporto avanzata dai diessini Antonio Marco Dalla Pozza e Luigi Poletto, e da Ciro Asproso dei Verdi. Se la maggioranza boccerà la richiesta, c’è comunque una domanda di attualità, che dovrebbe essere inserita nella mezz’ora di question time. I tre consiglieri ricapitolano la storia della trattativa vissuta dai banchi dell’opposizione, con interrogazioni a ripetizione e risposte vaghe a loro dire da parte dell’Amministrazione. A dare la stura, ora, c’è la notizia dell’incidente diplomatico fra Vicenza e gli Usa, dopo un parere tecnico che evidenzierebbe i contrasti fra il piano regolatore e l’intenzione di costruire una nuova caserma e palazzine in grado di ospitare 1.800 soldati. La valutazione politica sull’operazione verrà elaborata nella prossima riunione di Giunta. Prima, però, Dalla Pozza e colleghi vogliono vederci chiaro in sala Bernarda, già questa sera. «Ad oggi - spiegano - non risulta che vi sia stato alcun pronunciamento amministrativo in merito alla trasformazione dell’aeroporto “Dal Molin”, e che anzi più volte sia il sindaco sia gli assessori hanno negato di essere a conoscenza di qualsiasi trattativa in merito. Una discussione in Consiglio è un atto di rispetto dovuto nei confronti dei consiglieri comunali e della città, nonché un momento opportuno di conoscenza di quanto finora avvenuto a totale insaputa del consesso vicentino». Dopo le dichiarazioni dell’assessore ai Trasporti Claudio Cicero, che ha seguito la pratica in prima persona e che ha fornito garanzie sulla fattibilità dell’operazione, i tre esponenti dell’opposizione attaccano: «I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Oggi, finalmente, la realtà comincia ad emergere, dopo mesi e mesi di bugie ed omissioni».


La protesta: troppe norme discriminatorie contro gli stranieri
Consiglio territoriale addio «Ci ignorate, faremo da soli»
Il Coordinamento immigrati si dimette: «Ora un sindacato autonomo»

(al. mo.) Salutano, se ne vanno e si mettono in proprio. Perché, dicono, nessuno li ascolta: né le istituzioni e neanche i sindacati. E anzi si sentono sempre più discriminati. Così i rappresentanti degli immigrati nel Consiglio territoriale per l’immigrazione della Provincia annunciano le dimissioni in massa da quell’organo consultivo che ritengono inutile. Per proseguire la loro battaglia con altri mezzi. Risultato finale: la nascita di una specie di sindacato autonomo formato direttamente da extracomunitari e collegato a quello già esistente a Verona. A far precipitare le cose la delibera del Comune sulla cosiddetta “residenzialità” che favorisce i vicentini di lunga data (residenti da almeno 25 anni) per gli alloggi popolari. Una norma che ha fatto arrabbiare perfino An che non accetta di vedere penalizzati gli italiani. E parla di delibera ad hoc per i leghisti. Figurarsi allora come potevano prenderla gli immigrati. «Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di provvedimenti discriminatori» dice una nota del Coordinamento. E giù il lungo elenco di misfatti: «L’obbligo di chiusura domenicale dei call center, l’allontanamento delle badanti moldave da piazzale Bologna, il rifiuto di concedere un’area inutilizzata come parcheggio per il Centro Islamico, il no a una sede per gli immigrati, i 78 euro richiesti per rilasciare il certificato di idoneità dell’alloggio, l’accesso a pagamento all’Ufficio comunale per le pratiche del permesso di soggiorno, il divieto di bivaccare nei parchi, la repressione contro gli ambulanti e la criminalizzazione dei mendicanti». Così la partecipazione nella Commisione territoriale della Provincia di una dozzina di associazioni in rappresentanza di decine di Paesi è diventata, spiegano, quasi una beffa. «Non ci ascoltano - dice Morteza Nirou, portavoce del Coordinamento immigrati -. Una volta mi hanno anche impedito di parlare o mi davano del bugiardo. Intanto passano provvedimenti che sembrano avere l’unico scopo di rendere sempre più difficile la vita agli stranieri». Si legge sempre nel comunicato: «Noi rappresentanti degli immigrati abbiamo sempre cercato con lealtà e serietà di portare la voce dei migranti e le loro leggittime richieste dentro le istituzioni». Ma «dopo anni di impegno siamo costretti a constatare il fallimento di questo strumento consultivo, a causa del quadro normativo nazionale e locale che non facilita certo le politiche di integrazione». Da questa storia per Morteza Nirou non ne escono bene neanche i sindacati confederali: «Non hanno fatto nulla, sono rimasti immobili anche di fronte a tutte queste cose. Così fonderemo un sindacato nostro, in collaborazione con quello nato a Verona alcuni mesi fa. E con l’appoggio delle Rdb, le rappresentanze di base. Insomma è l’ora di passare all’autogestione».


Claudio Veltroni (Margherita) propone un organismo intermedio tra proprietari e inquilini per avere più alloggi in affitto
Case popolari, ancora dispute
L’assessore Favretto spiega il suo “no” allo sconto Ici per l’Ater

Tra i risvolti del caso-Erp - ossia della disputa sulla nuova graduatoria-punti che il Comune disporrà per chi chiede l’assegnazione una casa popolare - si è nuovamente affacciato nel dibattito politico vicentino il problema dell’imposizione Ici che l’Amministrazione Hüllweck incassa sugli immobili ad uso residenzial-popolare di proprietà pubblica. «Si dovrebbe premiare la nuova offerta di case ad affitto sociale da parte dell’Ater, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica, azzerando o riducendo fortemente l’Ici» aveva sollecitato la settimana scorsa in sala Bernarda Claudio Veltroni (Margherita), lamentando poi «la bocciatura di questa proposta da parte della maggioranza». «Il Comune fa pagare all’Ater il "per mille" più alto della provincia, a quota 7 punti: l’Azienda deve costruire meno case pubbliche per poter pagare il conto salato dell’Ici» aveva precedentemente fatto osservare il Sindacato degli inquilini e assegnatari, nell’ambito di un’offensiva contro l’assessora leghista "alle tasse". Linda Favretto, titolare delle civiche finanze, è infatti accusata di generale insensibilità verso ipotizzabili manovre fiscali per favorire la disponibilità di alloggi in affitto: in pratica di non promuovere sgravi impositivi (esenzione o abbassamento dell’aliquota Ici) per chi dà case in locazione, Ater compresa. Dagli uffici di piazzetta San Biagio arrivano l’auto-difesa e la replica dell’assessora: «Per quanto riguarda gli alloggi Ater, tutti sanno che avevo portato in giunta un piano programmato per ridurre l’ aliquota dal 7 al 4 per mille - spiega la Favretto - e che la mia decisione di non ridurre automaticamente e indiscriminatamente l'aliquota Ici, come sarebbe consentito dalla legge 431 del 1998, non è stata dettata dall'improvvisazione, ma da una serie di verifiche puntuali fatte dal personale del mio ufficio». Che cosa ha accertato l’assessorato alle finanze? «Che venivano stipulati contratti che non rispettavano le norme dettate dalla legge». In sostanza un quinto degli inquilini controllati "a campione" - e poco controllati in precedenza, secondo l’assessora - non era pienamente a posto con i requisiti di legge. Su un altro paio di versanti del problema-casa il confronto è sempre aperto. Al Sunia che chiede di incentivare l’immissione sul mercato di alloggi sfitti anche premendo con un aggravio impositivo («Ici al 9 per mille per le case non locate»), la Favretto risponde osservando che, a suo parere, non sono un paio di punti Ici in più a far decidere un proprietario che non affitta: «Il fatto è che ci sono poche tutele per i padroni di casa rispetto al risarcimento di eventuali danni subiti e rispetto alla possibilità di ritornare in possesso dell’appartamento in tempi relativamente brevi». Ed è ancora Veltroni ad intervenire su questo tema, con l’idea di "istituzionalizzare" il rapporto inquilini-proprietari attraverso la mediazione di un organismo apposito. «Occorrerebbe studiare con le associazioni dei proprietari e degli inquilini la costituzione di un idoneo soggetto giuridico che faccia da intermediario tra le esigenze dei proprietari e le necessità sociali di affitto» propone il consigliere comunale della Margherita. Secondo Veltroni questa sorta di "agenzia pubblica" o di "cooperativa degli affittuari" «dovrebbe stipulare con i proprietari un contratto per l’affitto a canone convenzionato di appartamenti da assegnare ai propri soci». Funzionerebbe pressapoco così: «Per diventare inquilini, i richiedenti dovrebbero farsi soci con il versamento di quote associative mensili, commisurate al servizio fruito, utilizzate per il pagamento degli affitti. Oltre alle agevolazioni già previste per il canone convenzionato, il contratto con il proprietario dovrebbe garantire la restituzione dell’immobile in tempi medio-brevi in caso di normali decisioni quali la vendita o la cessione in uso ad un parente, e inoltre prevedere forme assicurative a tutela di eventuali danni».


Arzignano/1. Tutti i mercoledì consulenze gratuite al centro Abramo per documenti, permessi e cause
Immigrati, leggi più semplici grazie agli avvocati volontari

di Nicola Rezzara

Permessi, ricongiungimenti e questioni legali più semplici per gli immigrati grazie alle consulenze gratuite degli avvocati dell’Asgi, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione. Ogni mercoledì sera un socio presta servizio al centro Abramo per aiutare gli immigrati con documenti, leggi ed interpretazioni. «Abbiamo scelto Arzignano come laboratorio nel Vicentino - spiega Marco Paggi, responsabile regionale Asig -, perché è la Provincia con più lavoratori stranieri sul totale della popolazione, in particolare nella Val Chiampo». «Anche se la criminalità è un fenomeno marginale, perché quasi tutti gli immigrati lavorano regolarmente - continua l’avvocato -, la diffidenza della gente rimane infatti alta; ci sembrava il luogo ideale per stabilire un laboratorio giuridico per tutta la provincia». Marco Paggi è un avvocato padovano di 47 anni, e da due decenni fa volontariato nel suo settore di competenza, il diritto del lavoro. Ad Arzignano viene quasi ogni mercoledì sera da cinque anni, per occuparsi in particolare delle “cause pilota”, le controversie legali che non hanno sentenze precedenti, e quindi danno luogo a diverse interpretazioni. «Alcune questioni giuridiche riguardanti gli stranieri in Italia non hanno precedenti - spiega Paggi -. A volte ci troviamo di fronte a casi paradossali, perché capita ad esempio che alcune questure si comportino secondo criteri diversi da altre, o perché italiani ed immigrati vengono considerati in modo diverso. Ricordo il caso di una ragazza figlia di immigrati regolari, che una volta raggiunta la maggiore età e terminati gli studi, non poteva rinnovare il permesso di soggiorno perché stava a casa ad accudire i fratellini e non era quindi considerata lavoratrice “regolare”. Un’evidente disparità di trattamento che ci ha spinto a prendere parte al processo in prima linea a supporto della sua posizione, assieme a Caritas e sindacati. Alla fine il Tar ci ha dato ragione, contribuendo a chiarire la normativa ed evitando un’ingiustizia». Ogni mercoledì l’Asgi è ospitata dal centro Abramo in via Cavour. Qui gli immigrati vengono ascoltati, indirizzati ai servizi assistenziali, assistiti nella ricerca di una casa e aiutati per le questioni giuridiche, e quando non basta il segretariato sociale del centro Abramo arrivano i rinforzi dell’Asgi, sempre da altre province perché non ci sono legali vicentini associati. Questo centro, nato nel 2000, è un punto di riferimento per gli immigrati della provincia, ma anche di alcune zone del Veronese; in media 250 persone all’anno vi si rivolgono e trovano risposta ai loro problemi. «Cerchiamo di assistere gli immigrati nei loro rapporti con la burocrazia e con i vari enti - spiega Luca De Marzi, responsabile del centro -. Il nostro non è assistenzialismo, ma vogliamo mettere in grado gli stranieri di riuscire a muoversi da soli anche in futuro. Se non abbiamo risposte li indirizziamo ad altre associazioni specializzate». Oltre alle consulenze vere e proprie il centro si propone di favorire la riflessione. «Con il nostro lavoro contribuiamo a monitorare la situazione degli immigrati, sperando che chi fa le leggi ne tenga conto - conclude De Marzi -. Una volta seguivamo quasi unicamente problemi burocratici, ma ora la situazione economica sta cambiando anche da queste parti, e i nuovi problemi si chiamano cassintegrazione, disoccupazione e mobilità».