23 MAGGIO 2005

dal Giornale di Vicenza

“Emergenza casa” Al via un bando per assegnare aiuti contro il caro-affitti
Anagrafe al contrattacco
Via Albinoni, al pettine c’è il nodo della ciclabile

Nel 2004 le domande furono mille
“Emergenza casa” Al via un bando per assegnare aiuti contro il caro-affitti

Si è messa decisamente in moto la macchina dei servizi abitativi comunali che punta a varare entro l’estate il piano multiobiettivo per far fronte all’emergenza casa colpendo il disagio che stanno vivendo centinaia di famiglie vicentine su molti fronti. Per il momento è ai nastri di partenza un bando che, nelle parole dell’assessore Davide Piazza, punta a dare una boccata d’ossigeno a un migliaio di famiglie alle prese con affitti troppo alti. Si tratta del bando di concorso per l’assegnazione di contributi al pagamento del canone di affitto. Un anno fa in municipio furono recapitate un migliaio di domande: «Quest’anno il numero sarà quasi certamente superiore dal momento che la situazione resta critica», commenta Piazza. Le domande dovranno essere presentate dal 30 maggio al 5 luglio. Il settore servizi abitativi ha previsto una collaborazione con i Caaf convenzionati con il Comune. Le domande quindi potranno essere inoltrate, previa prenotazione telefonica, agli uffici Caaf di Acli, Cgil, Cia, Cisl, Confartigianato, Uil, oltre ai servizi abitativi in contrà Morette. Nel 2004 fa il Comune ottenne dalla Regione circa 800 mila euro per finanziare i contributi. Alle famiglie assegnatarie vennero quindi assegnati contributi che mensilmente si traducevano in una disponibilità di 80-90 euro. Un toccasana per molte famiglie monoreddito in cui l’affitto supera un terzo delle entrate. I contributi verranno assegnati in un’unica soluzione. Un’altra soluzione per alleviare il peso del caroaffitti è quella della locazione concordata agevolata, che sarà oggetto di un incontro con la cittadinanza programmato per martedì 24 maggio alle 17.30 ai chiostri di S. Corona. Nei giorni scorsi, intanto, si sono conclusi due bandi speciali. A quello per l’assegnazione di 15 alloggi da destinare alla sistemazione di nuclei familiari composti da anziani soli e di alloggi per famiglie monoreddito hanno risposto in 16 (la disponibilità era di 15) e in 7 (la disponibilità era di 5). Infine, boom di richieste, ben 35, per l’assegnazione di 8 alloggi da destinare a tempo determinato a nuclei familiari monogenitoriali composti da donne sole con figli minori privi di riferimenti parentali.


«È il Comune che deve comunicarci se c’è qualche situazione particolare cui prestare attenzione, come il caso degli Halilovic. Al capofamiglia, poi, è stata data la residenza già nel 2002, prima che iniziasse tutta la faccenda»
Anagrafe al contrattacco
Residenza ai rom: ora interviene il dirigente Vezzaro

di Silvia Maria Dubois

L’Anagrafe non ci sta. Dopo il polverone dialettico e postale su residenze, rom e sgomberi sollevato da Alleanza Nazionale, ora dall’ufficio comunale arrivano spiegazioni, precisazioni e tanta, tanta amarezza. A parlare a nome di tutti è il direttore dei servizi elettorali e demografici Giorgio Vezzaro, che ha alle sue spalle un’esperienza lavorativa a palazzo Trissino di ben 36 anni. «Premetto che, da sempre, io cerco di infondere nei colleghi e nei miei collaboratori il concetto di “servizio” - racconta il dirigente - , servizio inteso come lavoro per il cittadino seguendo le norme precise dettate dalla legge: legge che è uguale per tutti e che noi, nelle nostre procedure, seguiamo con massimo scrupolo. Non dimentichiamoci, poi, che qui si compilano 60mila atti all’anno, più di 20mila carte d’dentità e oltre 4mila documenti di immigrazioni: si fa fatica, dunque, a seguire tutto nel dettaglio, io posso dare delle direttive di carattere generale, ma non ho l’istruttoria della singola pratica». E a proposito del caso degli Halilovic, si puntualizza che, non solo si sarebbe risposto con solerzia alla lettera del vice sindaco (quest’ultima arrivata il 6 maggio, mentre la busta di ritorno planava già nelle scrivanie dei mittenti il 9), ma che la prima residenza sarebbe stata rilasciata al capofamiglia dei rom di via Nicolosi già nel 2002, epoca antecedente non solo a tutta la vicenda abusivismo- demolizione-Tar, ma anche all’ingresso dello stesso Vezzaro nel settore anagrafe, avvenuto solo nel marzo 2004. «Come recita la stessa circolare del Ministero dell’Interno, la residenza va concessa a chiunque ne faccia richiesta e abbia tutti i requisiti richiesti - spiega Vezzaro - iscrizione che, nel caso di soggetti senza fissa dimora come gli Halilovic, va fatta nel Comune dove l’interessato ha il domicilio, che potrebbe essere un domicilio lavorativo, o addirittura una casella postale. Infatti, nei certificati rilasciati non c’è scritta la via in cui, attualmente, i nomadi risiedono». Per legge, il servizio anagrafico, rispetto agli altri settori comunali che possono autoregolamentarsi, fare scelte politiche o scegliere determinate strade gestionali, costituisce un’eccezione. Questo proprio a riprova del suo servizio universale e di una rete super strutturata di procedure a cui attenersi. Un’atipicità che spesso si traduce in una routine complessa dove si è costretti a seguire norme severissime e, allo stesso tempo, a rivestirle di tutta la possibile umanità, dimostrando ripetto e sensibilità verso tutte le utenze con cui si ha a che fare. «È il Comune che eventualmente deve segnalare una particolare situazione in corso - precisa Vezzaro -, così doveva fare con gli Halilovic, mandandoci una qualche comunicazione sul caso». Un’ultima puntualizzazione riguarda i minori del campo nomade e che, a detta dell’Amministrazione, avrebbero potuto complicare l’azione di sgombero. «È vero lì ci sono dei minori, ma nessuno è compreso nella richiesta di residenza - spiega e documenta il dirigente - qui risultano solo quattro adulti». Perchè i minori non sono stati iscritti da questa famiglia così desiderosa di avere la residenza a Vicenza? Semplice: perchè probabilmente questi bambini non sono in regola con i documenti. E allora adesso la domanda va rivolta all’Amministrazione: come si è potuto iscrivere questi minori a scuola, se la loro posizione giuridica non è regolare?


Via Albinoni, al pettine c’è il nodo della ciclabile
Oggi la situazione potrebbe diventare molto calda

di Sandro Sandoli

Potrebbe fare molto “caldo” oggi in via Albinoni. O, detta fuori dai denti, ci potrebbe essere qualche problema di ordine pubblico. Perche? Semplice. Viene al pettine il nodo della pista ciclabile che il quartiere, prima nell’assemblea pubblica tenutasi al centro sociale delle elementari ex Tecchio, poi votando la terza ipotesi-via Corelli entrata di “straforo” nella scheda di un referendum informale, ha dimostrato in tutte le salse di non gradire assolutamente che passi per via Albinoni. In poche parole la situazione s’è fatta incandescente venerdì, quando il comitato, che ora ha in mano la bandiera della protesta, s’è accorto che a fronte di una sua richiesta di sospensione dei lavori fino a quando non riuscirà a fare arrivare in sala Bernarda la mozione-delibera di iniziativa popolare, sono emersi segni inequivocabili che il Palazzo ha ordinato di riattivare il cantiere: l’Amcps infatti ha scaricato il materiale necessario per realizzare lungo tutta la strada i cordoli che dovrebbero delimitare la contestatissima ciclopista, poi il divieto di sosta lungo tutto il lato nord, in scadenza ieri l’altro, è stato prorogato con un nuovo provvedimento a venerdì prossimo. E il quartiere ha alzato le antenne: se lunedì si ricomincia a lavorare in molti sono pronti a scendere in strada. Tuonano i più decisi: «Bloccheremo la pista con il nostro corpo». Intanto si sta muovendo la macchina organizzativa che cercherà di far sentire in sala Bernarda la voce del quartiere. «Che non è quella indicata da Cicero», precisa il diessino Andrea Tapparo. Infatti l’assessore alla mobilità aveva affermato che la circoscrizione 6 una scelta l’aveva fatta, perchè quando s’era scoperto che molte schede del referendum erano state “taroccate” la conferenza dei capigruppo aveva preso in mano il “pallino” e a maggioranza aveva votato per l’ipotesi-due, cioè la variante che lui aveva suggerito e che prevede attorno all’isola ecologica i cui c’è il distretto sanitario un senso unico con ciclopista anche in via Albinoni. Soggiunge Tapparo: «La conferenza dei capigruppo è un organo consultivo e non deliberativo, può dare pareri ma non può fare scelte, che spettano, nelle materie di sua competenza al consiglio di circoscrizione». E proprio domani San Lazzaro comincia la sua marcia di avvicinamento a palazzo Trissino. Infatti, come contempla l’articolo 12 dello statuto comunale, per far giungere a Palazzo una delibera di iniziativa popolare, bisogna seguire una procedura precisa: va formato un comitato con non meno di dieci residenti (c’è già ed ha dodici membri), il quale presenta al segretario comunale la domanda di accesso allo strumento statutario e il testo di delibera (è pronta e consta di cinque righe: vengono chiesti il ripristino dela carreggiata di via Albinoni e il passaggio della ciclopista nel tratto di via Corelli compreso tra l’incrocio con via Rossini e la recinzione della scuola elementare “Zecchetto”), quindi la documentazione se sarà ritenuta regolare potrà essere esposta all’albo pretorio ed entro sessanta giorni dovranno essere raccolte non meno di 500 firme autenticate da un dipendente comunale indicato dal segretario. Spiegano i promotori: «La procedura non è semplice, ma i tabulati sono pronti da giorni e moltissimi ci chiedono di firmare: aspettiamo solo il via del Comune». Ma in attesa che si accenda il disco verde, il nuovo comitato di San Lazzaro, ha fatto un paio di “visite” guidate al tracciato di ciclopista.Spiegando che il percorso più breve, meno costoso e più logico sarebbe quello di via Corelli, perchè da una parte potrebbe facilmente essere collegato, tramite via Brunialti, con le pista che deve essere realizzata attorno al parco Fornaci, mentre dall’altra si salderebbe con la pista quasi completata (manca solo l’asfalto) dei Pomari, che parte da via Fermi e tocca il campo da calcio già ultimato, quello da calcetto in corso di realizzazione e lo stadio da baseball funzionante ormai da alcuni anni. Dice Tapparo: «Vorremmo che i consiglieri comunali di qualsiasi colore venissero qui e si rendessero conto di cosa sta succedendo a S.Lazzaro»