Interrogazione del consigliere Sandoli (Lega)
(c. r.) Crescono, si moltiplicano come i funghi. Hanno nomi bizzarri: “Il mondo al telefono”, “Chiama dove vuoi”, in realtà si tratta sempre dei call-center che hanno completamente invaso una zona della città - il triangolo di viale Milano, via Firenze e Torino - e che si stanno allargando anche lungo corso S. Felice e Fortunato. Certo, sono passati i tempi in cui la deregulation era la regola: il Comune è corso ai ripari con multe, ordinanze e adesso gli orari di apertura vengono, nella maggior parte dei casi, rispettati.
Ciò non toglie che i locali siano veramente tanti come rileva il consigliere della Lega, Alessio Sandoli che ha inviato un’interrogazione al sindaco e agli assessori competenti. «Ci sono più di una decina di phone center nel raggio di un chilometro - scrive il consigliere -. Queste attività hanno cambiato il volto del quartiere e, ormai, in zona sono rimaste pochissime attività gestite da commercianti vicentini che hanno progressivamente venduto a causa dei problemi di pubblica sicurezza creati dalla massiccia presenza extracomunitaria e dagli scarsi controlli delle forze dell’ordine».
È vero che il Comune con un’ordinanza ha stabilito che i locali adibiti alla vendita al minuto siano distinti e separati dal call center. «Però - prosegue il consigliere Sandoli - quest’ordinanza non sempre viene rispettata. È il caso dell’Asian African market in viale Milano e di un altro centro telefonico sprovvisto di insegna al civico 94 della medesima strada».
Eppure, l’assessore al Commercio, Ernesto Gallo era stato chiaro, infatti ancora alla fine del 2004 dichiarava che il suo assessorato aveva in programma di verificare le possibilità legali «di assimilarela dislocazione dei call center a quella che regola i pubblici esercizi e che si rifà alla zonizzazione e quantificazione al fine di assicurare un’armonica distribuzione sul territorio di questi servizi commerciali», scrive Sandoli.
«Si tratta di una strada difficile da percorrere - dichiara l’assessore al Commercio - anche se su quest’argomento abbiamo interessato il governo centrale. Di fatto, queste attività vengono aperte e la notifica arriva nei nostri uffici quando sono già in funzione, per questo vorremmo tentare di sapere prima che tipo di commercio viene avviato, ma evidentemente non è così semplice. Anche perché la situazione si è decisamente calmata, almeno sotto il profilo dell’ordine pubblico».
Sta di fatto che in zona prolificano anche grandi bazar gestiti da cinesi che puntano, soprattutto, sull’abbigliamento sportivo e casual in genere: all’inizio di viale Milano ne sono stati aperti due nel giro di qualche settimana, segnali inequivocabili di come l’intero quartiere stia perdendo la propria identità per lasciare spazio alla capacità imprenditoriale di molti extracomunitari che l’hanno trovata strategica per i loro affari. «Il gruppo della Lega Nord in Regione Lombardia - prosegue Alessio Sandoli - ha presentato un progetto di legge che prevede ad esempio che i nuovi esercizi debbano essere localizzati ad una distanza minima di un chilometro uno dall’altro e subordina l’apertura di phone center al rilascio da parte del Comune di un’autorizzazione amministrativa».
Alla luce di tutto questo il consigliere “interroga” il sindaco e gli assessori «per sapere se la Polizia municipale continua a fare controlli e se sono state applicate sanzioni, se il sindaco può farsi portavoce per impegnare la Regione Veneto a disciplinare l’apertura di questi centri seguendo quanto è stato fatto in Lombardia».
Le accuse all’ex presidente della “5” nell’assegnare la palestra di Laghetto
di Ivano Tolettini
Il capogruppo in Consiglio comunale di An Luca Milani l’ha sempre sostenuto: «Dalla questione della palestra di Laghetto non ho avuto alcun vantaggio». Anzi, solo rogne, visto che siede sul banco degli imputati vicino ai suoi avvocati Marco Dal Ben e Gaetano Mazzeo per rispondere di abuso d’ufficio e falso in concorso con il presidente dell’associazione sportiva Nastro Rosso Mirto Zordan ( avv. Alessandra Toldo).
A trascinarlo in tribunale come ex presidente del Consiglio di circoscrizione 5, è stato l’arch. Maurizio Magrin, responsabile legale dell’associazione Vicenza Ginnastica, di cui è presidente onorario il parlamentare azzurro Pierantonio Zanettin. Magrin, che è costituito parte civile con l’avv. Lino Roetta, ha raccontato al tribunale presieduto da Perillo (giudici Giuffrida e Bianchi) perché secondo lui nel corso dell’estate 2002 è stato vittima di una scorrettezza, quando la neonata Nastro Rosso ha avuto una corsia preferenziale sospetta a vantaggio del sua ben più collaudata associazione per ottenere in autunno l’uso dell’impianto pubblico. Di più, Magrin parla di una presunta illegalità, del resto il pm Vartan Giacomelli ha chiesto e ottenuto il processo del pubblico amministratore.
«Macchè favoritismi, siamo convinti dell’innocenza di Milani - chiosa in una pausa l’avv. Dal Ben - perché in termini tecnici manca il vantaggio patrimoniale, ma anche perché obiettivamente non sono state violate le norme di assegnazione. La Nastro Rosso aveva più di settanta iscritti, la Vicenza Ginnastica zero, il termine di metà giugno era solo indicativo». «Ovvio - replica Magrin - gli iscritti me li avevano portati via loro grazie a un’iscrizione tardiva dopo le dimissioni di quattro istruttrici».
Nel pomeriggio, per dire quanto sia impastata di decentramento e di giovani politici che vogliono crescere questa storia dal sapore della baruffa, hanno testimoniato in aula il capogruppo in Consiglio comunale e coordinatore cittadino di Forza Italia Gabriele Galla e il presidente della Circoscrizione 6 Matteo Tosetto.
L’arch. Magrin ha esposto al collegio la lista delle doglianze. Dapprima diedero le dimissioni («sbattendo la porta») le istruttrici di ginnastica ritmica Giulia Casarotto e Anna Marin (saranno testimoni il 20 maggio quando proseguirà il processo), poi fu il turno delle altre due Giulia Funer e Marta Fin. Le quattro, era agosto inoltrato, avrebbero iniziato a fare campagna acquisti per la Nastro Rosso nata all’inizio di agosto contattando le famiglie nonostante a metà giugno Magrin avesse presentato la richiesta di utilizzare la palestra dell’istituto Montagna. «Quando andai da Milani - ha riferito - non sapevo che la Nastro Ross avesse già ottenuto di fatto l’assegnazione». Magrin ha quindi spiegato che c’era un regolamento per l’assegnazione delle palestre per data di preiscrizione e affiliazione delle associazioni alle federazioni. Per ultime venivano quelle a scopo professionale come egli ha dipinto la Nastro Rosso. In questo contesto Magrin ha detto che Milani è stato scorretto, e di avere avvisato l’allora assessore allo sport Michele Dalla Negra, il collega al decentramento Marco Zocca e il difensore civico Francesco Buso. «Milani non mi ha mai chiamato per fornirmi spiegazioni e disse che il difensore civico gli aveva riferito che era tutto regolare. Quando lo dissi a Buso sobbalzò sulla sedia». Poi ha parlato dell’iniziativa “Quattro salti nei parchi” allorché anche in quel caso la Nastro Rosso l’aveva avuta vinta. «Ma l’offerta era migliore», ha replicato la difesa.
Gabriele Galla ha detto di avere saputo - poiché all’epoca era capogruppo FI in Circoscrizione 5 -, che la Vicenza Ginnastica aveva zero iscritti, mentre la Nastro Rosso, nata da una costola della prima, più di settanta. «Ritengo che Milani mi informò per una questione di cortesia visto che il presidente onorario della Vicenza Ginnastica era l’onorevole Zanettin, mio amico personale, ma la decisione l’aveva già presa». Poi è stato il turno dell’avversario di Galla alla corsa per l’elezione a coordinatore cittadino di FI, Matteo Tosetto, secondo teste a difesa. Egli si è invece soffermato sui criteri di assegnazione, affermando che alla 6, per esempio, il termine di giugno è tassativo solo dall’anno scorso, mentre prima era una previsione per avere un ragionevole termine di grandezza, poiché le iscrizioni vere e proprie si fanno da settembre.
«No all’antenna telefonica» Alza la voce il comitato civico
Derugna: «I dati dell’Arpav sono assolutamente entro i limiti»
di Tatiana Branchi
Un blitz in consiglio comunale, qualche mese fa, ed ora un comunicato stampa. Il comitato civico thienese "Ponte dei Quarei", dal nome del sottopasso ferroviario di corso Campagna, non vuol proprio saperne di chiudere la questione relativa al pilone di telefonia mobile, installato dal comune dietro al cimitero. Traliccio che, tra l’altro, da qualche mese ospita un secondo gestore di telefonia mobile e che, secondo il comitato cittadino, potrebbe essere dannoso alla salute dei residenti in quella zona. Dal municipio thienese giunge la risposta dura e decisa dell’assessore ai lavori pubblici, Carlo Derugna.
Il quale ribadisce che i parametri rilevati dall’Arpav sulle emissioni elettromagnetiche sono assolutamente nella norma.
«Insistiamo nel dire che il pilone è ubicato in una zona a forte residenzialità - si legge nel comunicato stampa del comitato "Ponte dei Quarei" - e ne chiediamo, quindi, lo spostamento. Le misurazioni effettuate dal Comune in zona ferrovie sono state fatte tramite "rilievo sommario", come scritto nel documento del 6 ottobre 2004, protocollo 296/04 della polizia municipale. L’Arpav, l’ente preposto alle misurazioni delle onde, comunica che per avere dei parametri attendibili e seri è necessario soggiornare con apposita strumentazione per diversi giorni in modo continuativo. Dalla documentazione in nostro possesso, tra l’altro, si evince che negli ultimi cinque anni, circa, l’Arpav non è mai stata chiamata ad effettuare rilievi sulle onde emesse. Siamo, inoltre, venuti a conoscenza del fatto che il Comune ha concesso l’autorizzazione ad un nuovo gestore della telefonia mobile così, ora, nello stesso pilone dietro al cimitero, e sopra la testa dei cittadini, si sono raddoppiate le emissioni elettromagnetiche».
Il comitato civico chiede, quindi, che il Comune si attivi presso l’Arpav affinché effettui le rilevazioni in quanto unico ente preposto in grado di fare le misurazioni in modo attendibile. La questione resta così aperta per i cittadini mentre per l’amministrazione comunale sarebbe giunto il momento di "metterci una pietra sopra" e l’assessore competente rincara la dose.
«Sarebbe ora di finirla - dichiara Carlo Derugna -. Abbiamo dato tutte le risposte necessarie a chiudere definitivamente l’argomento, tramite un’interrogazione in consiglio comunale. Abbiamo già interpellato l’Arpav e fatto eseguire tutte le rilevazioni di onde elettromagnetiche emesse a fronte sia del primo che del secondo impianto di telefonia mobile installati sul pilone incriminato. Risultato: i parametri sono a norma di legge. Non posso certamente assumermi l’onere di affermare che tali emissioni siano innocue per la salute ma, d’altra parte, se la normativa vigente ammette tali limiti di tollerabilità, bisogna accettarli. Vorrei invece sapere da queste persone, che tanto si lamentano, se hanno un telefonino in tasca. Trovo inopportuno lamentarsi della presenza di un traliccio di antenne che, ripeto, risulta a norma di legge, e poi usufrire del suo servizio».