22 NOVEMBRE 2006

Corteo anti-Usa, si litiga sul percorso
Sfregio americano, paga l’Italia
SCHIO.Trincea anti-nomadi, ancora discussioni Intanto in città girano le stesse carovane

Corteo anti-Usa, si litiga sul percorso
Il Comune: «Via dal centro». E i partecipanti discutono sul punto di partenza

di G. M. Mancassola

«Lontano da corso Palladio e dal centro storico». Il sindaco Enrico Hüllweck ha sbattuto i pugni sul tavolo della prefettura, ieri mattina, per ottenere garanzie e protezioni speciali per la zona monumentale della città. Il primo vertice del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblici sulla manifestazione nazionale contro il Dal Molin agli americani, organizzata per il pomeriggio di sabato 2 dicembre a Vicenza, si è concluso con un doppio no dell’amministrazione comunale: no al passaggio in centro storico dei manifestanti e no alla concessione gratuita di autobus di Aim per il trasporto dei contestatori dalla stazione ai luoghi in cui si snoderà il corteo pacifista. I due no, tuttavia, sono tutti da verificare e non sono ancora ufficializzati dal comitato provinciale. Gli interlocutori di palazzo Trissino, infatti, sono molto cauti: attendono di avere in mano richieste precise sul percorso e di analizzare tutti i rischi, se ce ne sono, connessi all’evento. Solo allora potrà essere presa una decisione. Inoltre, a dieci giorni dal corteo, non è ancora possibile elaborare una stima sul numero dei partecipanti: saranno migliaia, anche dall’estero, ma servono proiezioni più precise. Con Hüllweck ha preso parte alla riunione anche il vicesindaco e assessore alla sicurezza Valerio Sorrentino. L’amministrazione comunale continua a insistere perché la manifestazione venga vietata, per i potenziali rischi che comporta. «Il problema non sono certo i comitati dei cittadini e i vicentini che sfileranno - spiega Sorrentino - il problema vero sono le persone che si aggregheranno da fuori città. Chi arriverà dall’estero non si faranno certo particolari riguardi per la difesa del patrimonio Unesco». Gli amministratori comunali hanno elencato gli ultimi episodi registrati in Italia, compresa la manifestazione di Roma di sabato scorso. Nella memoria cittadina, poi, ci sono la manifestazione contro la guerra in Iraq del 2003, che si concluse con imbrattamenti e danneggiamenti alle recinzioni della caserma Ederle; e i vandalismi che accompagnarono il corteo contro la riforma Moratti del 2004. Per questo, il Comune ha chiesto protezione per i monumenti e la rete di negozi. C’è preoccupazione, in particolare, per alcuni esercizi come banche, distributori di carburante e fast-food in qualche modo collegabili allo Zio Sam. In realtà, sul percorso non c’è concordia nemmeno nel coordinamento degli aderenti. Oggi si dovrebbe tenere l’ennesima riunione organizzativa: l’ala radicale vuole che il punto di partenza sia la Ederle, mentre i comitati dei cittadini vorrebbero che l’attenzione fosse concentrata solo sul Dal Molin: «Capisco che per molti sia una battaglia più generale contro le servitù militari, ma noi comitati - spiega Giancarlo Albera - non ci siamo mai pronunciati contro la Ederle, ma solo contro il Dal Molin. Per questa ragione, vorremmo che il corteo partisse dallo stadio o al massimo da Villa Tacchi, non oltre. Inoltre, si vorrebbe evitare di passare per il centro». La prima ipotesi di percorso, che avrebbe dovuto risalire il Corso da piazza Matteotti, per poi deviare in contrà Porti, perde quindi quotazioni. A questo punto, il tragitto più accreditato prevede di muoversi alle 14 dalla Ederle, per arrivare a ponte degli Angeli: da qui il corteo proseguirà per via Vittorio Veneto, attraverserà S. Marco, punterà al rondò della Marosticana e quindi raggiungerà l’aeroporto Dal Molin. La manifestazione, alla quale sono attesi migliaia di partecipanti, si articolerà per almeno un paio d’ore, con forti ripercussioni sul traffico del sabato pomeriggio, in una città alle prese con gli acquisti natalizi e i primi mercatini di dicembre. La circolazione - spiega l’assessore alla Mobilità Claudio Cicero - verrà sospesa a vista. «C’è preoccupazione - spiega Albera, uno dei portavoce del fronte del No - verranno molte persone, non tutte le conosciamo, ma stiamo facendo di tutto perché la manifestazione sia molto partecipata, colorata e pacifica».

Sui siti internet c’è la notizia che ci saranno pullman a disposizione
«Gli autobus gratis per i manifestanti? Mai: ce li devono venire a requisire»

(g. m. m.) Sull’autobus sale quello che rischia di diventare il caso più curioso nel groviglio di polemiche che stanno accompagnando la vigilia del corteo del 2 dicembre. Il problema è la richiesta di poter utilizzare alcuni autobus per il trasporto gratuito dei manifestanti dalla stazione, dove approderà la maggior parte dei partecipanti all’iniziativa, verso il punto di partenza del corteo, che al momento dovrebbe essere la caserma Ederle. La richiesta è inedita e in Comune sono sbalorditi. Primo: l’amministrazione di centrodestra avrebbe preferito che il corteo non venisse proprio autorizzato; secondo: la Giunta Hüllweck sarà al centro di molti slogan e difficilmente i toni saranno trionfalistici; terzo: costituirebbe un precedente per ogni tipo di manifestazioni in futuro. Il problema è stato toccato anche ieri durante il vertice in prefettura, come spiega il vicesindaco Valerio Sorrentino. La posizione del Comune è stata però chiara: «Siamo assolutamente contrari», afferma Sorrentino. L’assessore ai Trasporti Claudio Cicero è ancora più esplicito: «Vogliono protestare? Lo facciano a piedi. A questi signori non è dovuto nulla. Devono requisirli, se vogliono utilizzare i bus di Aim. E chi li requisirà, dovrà pagare il costo del servizio e gli eventuali danni». Sui siti internet, però, compare già la seguente indicazione ai partecipanti: «Ritrovo corteo alla caserma Ederle (viale della Pace); ora partenza 14; percorso (da confermare); arrivo corteo presso aeroporto Dal Molin. Molto probabile la presenza di autobus gratuiti da e per la stazione Fs».

L’ipotesi del sito alternativo
L’esperto militare di Prodi chiama Manuela Dal Lago

(g. m. m.) Palazzo Chigi chiama Palazzo Nievo. La notizia di una telefonata altolocata da Roma alla Provincia ha iniziato a rimbalzare lunedì sera, al termine della visita alla caserma Ederle del segretario dell’esercito americano Francis Harvey. All’incontro, blindato e precluso ai mass media, hanno preso parte alcuni rappresentanti delle istituzioni vicentine. Fra questi, anche la presidente della Provincia Manuela Dal Lago (nella foto a destra). Nel corso dei vari colloqui e delle diverse strette di mano, sarebbe trapelato anche il racconto della telefonata che la presidente avrebbe ricevuto dallo staff del premier Romano Prodi (nella foto a sinistra). Dall’altra parte del filo, uno degli esperti di strategie militari del premier. Al centro del colloquio ci sarebbe stato il progetto alternativo elaborato dalla Provincia per la collocazione della nuova caserma non al Dal Molin ma in via Moro. Il plico, portato a Roma dal sindaco Enrico Hüllweck, era in effetti indirizzato proprio al presidente del Consiglio dei ministri. La circostanza non è confermata dalla Dal Lago, che si limita a dire: «Io lavoro per portare a casa i risultati, non per chiacchierare». Ancora a Roma, il senatore forzista Pierantonio Zanettin ha presentato un’interrogazione a risposta orale sulla scorta delle ultime notizie pubblicate dal nostro giornale in merito alla preselezione di imprese in vista del maxi-bando di gara per l’appalto della caserma. Zanettin sottolinea come il ministro Arturo Parisi a più riprese avesse sollecitato una presa di posizione da parte del Comune di Vicenza, ma che a distanza di quasi un mese dal voto in sala Bernarda non ci siano notizie dal Governo: «Non si comprende cosa si stia attendendo per il parere definitivo sul progetto», annota Zanettin, che poi chiede «se l’ampliamento della Ederle costituisca ancora un naturale percorso di continuità nella politica estera italiana, come dichiarato dallo stesso Parisi, e quando il Governo intenda esprimere il suo parere definitivo sull’ampliamento della base americana».


Un ex militare della Ederle ferì con lesioni permanenti un’artigiana durante una discussione al Nordest. Inflitti 6 mesi
Sfregio americano, paga l’Italia
Il risarcimento di 5 mila euro sarà versato dal nostro ministero della Difesa

(d. n.) Se a causare il danno è un militare americano, a pagare è lo stato italiano. Lo dicono le clausole dei trattati internazionali della Nato che risalgono agli anni Cinquanta e la circostanza è emersa ieri nel processo a carico di un ex parà della Ederle, ritenuto colpevole di aver sfregiato con un pugno una vicentina. I 5.200 euro che il collegio presieduto da Giuseppe Perillo (giudici Giovanni Biondo e Stefano Furlani) ha accordato come risarcimento danni a favore di Marilisa Molini, 34 anni, artigiana di Vicenza, il suo legale, l’avv. Antonio Ferretto, dovrà chiederli al ministero della Difesa. La vicenda giudiziaria che si è conclusa ieri in aula si riferiva ad un episodio avvenuto l’8 luglio di quattro anno fa alla discoteca “Nordest” di Caldogno. Gessica Glorioso fu assalita da una americana e l’amica Marilisa intervenne per dividerle. A sua volta la seconda fu aggredita da un’altra ragazza e cadde in pista. Quando si rialzò fu colpita in maniera violenta e improvvisa da Geoffrey Morehead, 27 anni, all’epoca parà in servizio alla Ederle (nella foto) e da tempo congedato e tornato negli Usa. In seguito al pugno in fronte la donna subì un taglio suturato con 5 punti perché il militare indossava un anello piatto, il cui spigolo provocò uno sfregio permanente di 3 centimetri sopra il naso. «Non si tratta di un segno deturpante - ha riferito l’avvocato di parte civile - perché la mia assistita è una donna di bella presenza, ma certo lei ne avrebbe fatto volentieri a meno, anche se non si tratta di una ferita che le ha creato problemi in ambito lavorativo». Morehead, assistito d’ufficio dall’avv. Katia Doppieri, è stato condannato a sei mesi di reclusione. La pena è stata sospesa ma comunque l’americano è da tempo lontano dall’Italia. Prima di arrivare alla sentenza di primo grado Molini ha dovuto penare non poco. Perché, come avviene di frequente nei casi in cui sono coinvolti militari americani - basti pensare al Cermis - il dipartimento di giustizia degli Usa aveva avanzato una richiesta di declinatoria di giurisdizione, una sorta di ricusazione dei giudici italiani, chiedendo che Morehead comparisse davanti ad un tribunale a stelle e strisce. Il ministero della Difesa aveva chiesto un parere alla procura di Vicenza, ma il pm Paolo Pecori, sentita la corte d’Appello, si era opposto e per questo il parà è stato giudicato in contrà S. Corona. In aula era presente il pm Angela Barbaglio. «Gli accordi prevedono che l’indennizzo del danno venga versato dal ministero italiano - ha riferito Ferretto - che ha creato un fondo apposito, che ogni anno viene alimentato». Oltre al risarcimento, lo stato dovrà rifondere anche le spese legali sostenute dall’artigiana, che finora non aveva visto un quattrino perché il ministero aveva subordinato il pagamento al fatto che venisse accertata la responsabilità del militare statunitense. Ora Molini dovrà aspettare che la sentenza venga depositata (il collegio lo farà in 45 giorni). Se tutto andrà per il meglio, quanto le spetta le arriverà fra la primavera e l’estate prossima.


Il circolo culturale “Rilanciamo Schio” critica l’ipotesi della costruzione di aree di sosta dedicate
Trincea anti-nomadi, ancora discussioni Intanto in città girano le stesse carovane

(e. m.) Il solco sta lì, a ricordare a chi mai l’avesse scordato la linea dura intrapresa dall’amministrazione scledense contro le carovane nomadi. Sta lì, 200 metri di lunghezza e 60 centimetri di profondità, ma non scoraggia i destinatari del provvedimento che ha diviso il Paese. Il fossato ha precluso l’accesso in un’area presa di mira da tempo, ma le famiglie nomadi si sono limitate a spostarsi di poche centinaia di metri. Un paio di chilometri al massimo e la questione si dibatte anche in seno ai circoli culturali. Zona industriale, area piscine, lungo argine della Roggia maestra: la polizia locale monitora costantemente gli spostamenti ma nulla è realmente cambiato. Nel territorio scledense girano le medesime carovane di un mese fa e i cittadini non smettono di far arrivare proteste di vario genere alle forze dell’ordine. Dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che il problema è complesso e sfaccettato e non si ferma là dove le ruspe hanno lasciato un segno profondo. Ultimi in ordine di tempo a prendere posizione sul tormentone-nomadi i soci del Circolo culturale “Rilanciamo Schio”, che, in occasione dell’ultima riunione hanno invitato Marco Tolettini, presidente dell’Ater vicentina e coordinatore cittadino di Forza Italia. Dal dibattito, a tratti serrato, sono emerse le reali difficoltà di trovare adeguate soluzioni al problema di integrazione perché, in virtù delle loro tradizioni, i nomadi non riuscirebbero ad accettare le regole del paese che li ospita. Ha detto Tolettini che «la cultura vicentina è ossequiosa delle regole etiche, morali, igieniche e consapevole dell’importanza dell’istruzione nella nostra società sempre più in trasformazione, mentre gli usi e costumi dei nomadi sembrano disconoscere queste regole fondamentali». Dal punto di osservazione dell’Ater, Tolettini ha rilevato inoltre come «i tentativi di assegnazione di case popolari fatti finora a livello regionale sono sostanzialmente falliti, perché l’inserimento di questi nuclei familiari negli edifici ha creato problemi di convivenza insopportabili. Il residente di origine nomade, di fatto, diviene fonte di attrazione di altre carovane del clan, trasformando gli spazi circostanti in una sorta di campo nomadi». Il presidente del circolo, Vittorgiulio Jorizzo ha quindi ricevuto mandato dai soci di inviare al sindaco una lettera per illustrare la posizione dell’associazione culturale, «auspicando - sottolinea Jorizzo - che non siano prese iniziative rivolte alla costruzione di campi nomadi, anche se fatti passare diplomaticamente sotto forma di piazzole di sosta temporanea».