22 NOVEMBRE 2005

Dall’Argentina una ditta rinata grazie agli operai
Apre la Gendarmeria
Vernice nel latte per bimbi Sequestrate 1200 confezioni
MONTICELLO CONTE OTTO.La GE spegne le Olimpiadi

Questa sera a Santa Corona
Dall’Argentina una ditta rinata grazie agli operai

(n. s.) Bussa a Vicenza direttamente dall’Argentina per chiedere spazio al mercato italiano e vicentino. Alejandro Quiroga, l’operaio protagonista del film “The Take” di Naomi Klein, l’autrice di No Logo, fa tappa in città proprio oggi. L’obiettivo è duplice. Primo, trovare un nuovo mercato alle piastrelle prodotte dalla cooperativa per cui lavora a Buenos Aires, la Fasinpat (tradotta: la fabbrica senza padrone) che dal 2001 autogestisce l’ex sede argentina della Zambon. Secondo, rendere testimonianza in un incontro organizzato alle 21 di oggi dall’Associazione Ya Basta e dalla Federazione delle rappresentanze sindacali ai chiostri di S. Corona, di una esperienza unica nella sua terra: la ricostruzione di un’azienda, l’ex Zambon appunto, da parte dei suoi operai dopo il tracollo finanziario ed economico di quattro anni fa. Quanto accaduto a Buenos Aires dal 2001 ad oggi è già tutto testimoniato nel film documentario di Naomi Klein: 250 operai, che dall’oggi al domani hanno visto sfumare un posto di lavoro a fronte della chiusura improvvisa dell’impresa italiana, si sono rimboccati le maniche e hanno affrontato da soli un mercato competitivo ed elitario. Oggi, dopo quattro anni di lavoro e di riorganizzazione aziendale, possono contare ben 470 dipendenti, circa il doppio dalla chiusura della Zambon. Cui si aggiunge la recente conquista del titolo di cooperativa, con la promessa di auto gestione dell’impresa per un anno a partire dal primo novembre 2005. «Ci rifacciamo all’esperienza argentina - spiega Martina Vultaggio, dell’Associazione Ya Basta - con l’intento di parlare alle nostre realtà provinciali che da anni vedono nella delocalizzazione l’unico strumento valido per far fronte a un disagio economico che dilaga. Siamo convinti, infatti, che ci siano altre soluzioni ad un mercato in crisi che non siano la chiusura di aziende locali e ben radicate sul territorio, con tutto il carico del loro indotto sociale ed economico». A parlare, insieme ad Alejandro Quiroga questa sera, anche Daniele Faccin, ex dipendente della Marzotto a Valdagno.


A gennaio l’inaugurazione alla Chinotto con i ministri
Apre la Gendarmeria

Dal 19 gennaio via alla Gendarmeria europea alla Chinotto: polizia militare pronta a intervenire in missioni di pace dell’Ue. Quel giorno, ha detto il ministro della Difesa Antonio Martino, sarà inaugurata la sede di Eurogendfor, alla presenza dei ministri della Difesa Francia, Olanda, Portogallo e Spagna, che partecipano al progetto. Molteplici le attività: garantire la sicurezza e l’ordine pubblico; proteggere la popolazione e la proprietà; dare consulenza alla polizia locale; fare attività di investigazione. Quanto agli ambiti di intervento, si pensa ai Balcani ma non si escludono altri teatri di crisi. «L’iniziativa - spiega Martino - testimonia la volontà di dotare l’Europa di strutture multinazionali in grado di affrontare crisi». Vicenza si occuperà della pianificazione, mentre il resto delle forze sarà assegnato dai Paesi membri quando sarà necessario. E ieri, sempre alla Chinotto, si è celebrata la Virgo Fidelis, con il prefetto Tranfaglia, il questore Rotondi, i colonnelli Piacentini e Maione, oltre ai rappresentanti dei 5 paesi.


L’inchiesta del Corpo forestale partita da Ascoli: controlli anche all’Emisfero
Vernice nel latte per bimbi Sequestrate 1200 confezioni
Sigilli alle partite di Nidina 1 e 2 e Latte Mio nel magazzino Nordest Farma

di Diego Neri

Il latte per i bambini con il fissante per vernici è arrivato anche a Vicenza. Ieri mattina il Corpo forestale ha sequestrato 1200 confezioni di “Nidina 1”, “Nidina 2” e “Latte Mio” - tutti prodotti dalla Nestlè - dal magazzino di Bolzano Vicentino della Nordest Farma, l’azienda che distribuisce prodotti e medicinali in gran parte delle farmacie della provincia. Altri controlli sono iniziati nel pomeriggio e proseguiranno oggi all’Emisfero di Vicenza est. Ma è soltanto l’inizio, perché dai prossimi giorni saranno passati al setaccio decine di supermercati e negozi di alimentari di città e provincia alla ricerca delle partite che conterrebbero latte alterato. L’inchiesta, partita da Ascoli, ha fatto scattare gli accertamenti della forestale in tutta Italia, con il sequestro di circa 30 milioni di litri di latte, mentre la Nestlè l’ha ritirato dal commercio anche in Francia, Portogallo e Spagna. Un primo ordine era partito dalle Marche la scorsa settimana, ma le verifiche degli uomini guidati dal comandante provinciale Daniele Zovi non avevano permesso di rintracciare alcuna confezione a rischio. In base alle nuove disposizioni di ieri mattina sono scattati invece i sigilli preventivi: i forestali cercavano infatti tutti i “Nidina 1” con scadenza maggio 2006 e i “Nidina 2” e “Latte Mio” che scadono in settembre dell’anno prossimo. Tre i grossisti indicati per la nostra provincia dagli inquirenti ascolani: oltre a Nordest Farma e all’Emisfero, c’è un altro magazzino che verrà setacciato nei giorni prossimi. Ma è assai probabile che il latte per i bimbi arrivi nei negozi vicentini direttamente da altri distributori. In tal caso i forestali dovranno ampliare il loro raggio d’azione. Uno sforzo immane. Dal comando di borgo Berga precisano peraltro che i titolari dei magazzini passati al setaccio non sono indagati, nè vi sono accuse a loro carico. L’inchiesta ha finora permesso di appurare che nelle confezioni di latte di quelle partite sono presenti tracce di Itx, un fissante per vernici: sarebbe stato utilizzato per la stampa delle scatole, e sarebbe penetrato nel cartone fino ad intaccare il contenuto. Se è ancora presto per dire che si tratti di una sostanza dannosa (l’Itx non è nell’elenco delle sostanze dannose), è comunque indubbio che consigliare alle mamme di non somministrare al momento quel latte ai loro bimbi è doveroso. Il caso ha suscitato un vespaio di reazioni. Fra gli altri “Tetra Pack”, il gruppo svedese che produce le confezioni utilizzate nel latte per bambini coinvolte nei controlli, ha fatto sapere di essere stato a conoscenza di problemi legati al confezionamento dei prodotti in questione e proprio per questo fin dallo scorso settembre aveva smesso di utilizzare la tecnologia di stampa sospetta. Nel frattempo proseguiranno i controlli e i sequestri. Almeno fino a quando non sarà chiaro se l’Itx sia pericoloso. (Nelle foto il comandante provinciale Daniele Zovi e una scatola di “Nidina”)

«L’isopropylthioxanthone (Itx) è una sostanza praticamente sconosciuta in letteratura, non si può dire se sia tossica o meno. Il sequestro è cautelativo, dovranno essere compiute una serie di analisi. Certo, è bene evitare di somministrare ancora ai bimbi quei prodotti, almeno quelli con le scadenze indicate. Non si tratta di fare la guerra alla Nestlè, anzi, è un atteggiamento precauzionale». Daniele Zovi, comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, ci tiene a non creare allarmismi. Da qualche giorno gran parte dei suoi uomini sono al lavoro per rintracciare i depositivi di confezioni di Nidina 1, Nidina 2 e Latte Mio che scadono rispettivamente in maggio e in settembre. Un compito improbo, che al momento si è fermato ad un paio di grossisti. Il rischio è quello che la forestale debba compiere sopralluoghi e sequestri in decine di negozi e supermercati di tutta la provincia, se il distributore avesse già consegnato capillarmente quei prodotti. «In base a quanto ci hanno riferito, l’Itx è presente nel latte in maniera molto parcellizzata. Ma è bene, trattandosi di un prodotto destinato ai bimbi, di essere molto prudenti. Un consiglio alle mamme? Non date ai vostri figli i prodotti con quelle scadenze


Monticello Conte Otto. L’incontro tra azienda e sindacati apre tenui speranze
La GE spegne le Olimpiadi
I lavoratori bloccano i tir destinati al Sestriere

di Marco Scorzato

Giunge fino al Sestriere l’eco della protesta dei lavoratori della GE. Il loro presidio davanti allo stabilimento di Cavazzale sta bloccando da una settimana -da quando è stata comunicata la chiusura dell’azienda- i tir in uscita. Fermi ai box, innanzitutto, i carichi destinati all’alta Val di Susa, con le forniture di apparecchi d’illuminazione destinate agli impianti sciistici che ospiteranno le prossime Olimpiadi invernali all’inizio del 2006. Il blocco, che finora ha impedito a tre autotreni su quattro di mettersi in strada alla volta del Sestriere, è una delle poche leve di “persuasione” che possano esercitare le maestranze. La commessa per le Olimpiadi è infatti la più importante del momento. È forse per questo appalto che, spiegano i lavoratori, soltanto sei mesi fa l’azienda aveva chiesto al Comune di poter ampliare lo stabilimento. Salvo poi cambiare del tutto rotta e annunciare una chiusura che il sindacato definisce «incomprensibile». Ora, i circa 150 dipendenti sono appesi all’esile filo di speranza delle trattative sindacali: ieri, nella sede di Assindustria a Vicenza, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil e le Rsu hanno incontrato i dirigenti aziendali per chiedere loro un ripensamento, proprio come aveva fatto il vescovo Cesare Nosiglia con un accorato intervento nei giorni scorsi. «Siamo disposti a fare sacrifici - spiega Lorenzo Riello, uno dei lavoratori che ieri, insieme ad una decina di colleghi, ha partecipato al sit-in di sensibilizzazione in piazza Castello a Vicenza -. Stiamo continuando a produrre perché vogliamo continuare a lavorare qui». «Chiediamo che sia mantenuto il sito produttivo o che si valuti se altri imprenditori sono disposti a subentrare - spiega Franca Porto, segretario provinciale della Cisl, secondo la quale «questa vertenza è una delle più difficili del Vicentino». La dirigenza ha spiegato ieri che la chiusura è dettata dal budget: fatturato in calo e costi in aumento farebbero andare in perdita il bilancio dei prossimi due esercizi. Ha aperto soltanto su due punti: da un lato ha messo sul piatto incentivi economici per “addolcire” l’uscita dei lavoratori; dall’altro ha accettato di lanciare un messaggio agli imrenditori locali, affinché qualcuno possa prendere il testimone della GE. «Ma è un gioco truccato - replica Fabrizio Nicoletti, della Cgil - non ci è data la possibilità di verificare in concreto i numeri. La verità è che non vogliono più investire qui, né sul prodotto, né sul marketing». Intanto, mentre le ore di sciopero effettuate sono già 14, si delinea il retroscena che ha portato all’annuncio della chiusura: «Siamo venuti a saperlo “per caso” - spiega una dipendente - da un appunto che qualcuno ha “scoperto” su una scrivania dei dirigenti e ha fatto girare via e-mail tra gli impiegati».