22 MARZO 2005

dal Giornale di Vicenza

"Meno Ici, più case disponibili"
"I blocchi? Inutili e dannosi"

La proposta è del capogruppo dei Democratici di Sinistra, Luigi Poletto. «Tenere alta l’imposta sugli immobili significa non incentivare i proprietari all’affitto». L’assessore Piazza: «È un’ipotesi sulla quale stiamo lavorando». E già si pensa al piano triennale per far fronte all’emergenza alloggi
«Meno Ici, più case disponibili»
L’imposta, troppo alta, danneggia la richiesta di alloggi popolari

di Chiara Roverotto

« È stata approvata in Consiglio una delibera sull'Ici che non recepisce assolutamente i principi dell'utilizzo dell’imposta per allentare la tensione abitativa in città ». A sostenerlo è Luigi Poletto, capogruppo dei Democratici di sinistra che prosegue. «Non è una novità perché ogni ipotesi di modulazione dell'Ici era stata esclusa anche in sede di bilancio 2005. Ma colpisce lo scarto tra la percezione del problema e le mancate soluzioni. Nella premessa della delibera, infatti, sono contenuti ragionamenti condivisibili sulla possibilità di agire sul fronte delle agevolazioni al fine di ottenere un incremento del numero di alloggi locati , mentre nella delibera si conferma l'aliquota minima prevista per « l'abitazione principale e quest’ultima si estende alle botteghe storiche ed esercizi polifunzionali », agli “ immobili delle Ipab, agli immobili con nuclei familiari aventi un portatore di handicap ”, agli « alloggi privati che vengono messi a disposizione del Comune per la locazione a nuclei familiari residenti soggetti a procedure esecutive di sfratto ». «Si tratta - prosegue il consigliere - di agevolazioni condivisibili e necessarie, ma non sufficienti dalle richieste formulate sia dalle organizzazioni che rappresentano gli inquilini sia dall’Ater». Che a Vicenza sia sempre più difficile rispondere alle domande di affitto lo dimostrano le graduatorie dell’edilizia residenziale pubblica con quasi 900 domande. « Eppure - prosegue Poletto - l'espansione edilizia ha creato un numero di alloggi di gran lunga superiore allo stesso fabbisogno, ma non ha impedito la crescita di rilevanti quote di domanda alloggiativa che restano senza risposte. In sostanza manca un’inad eguata attenzione e produzione dell’edilizia sociale ». In città, e lo dice l' "Osservatorio casa", ci sono oltre 2.500 appartamenti sfitti pari al 5% di quelli complessivi. « Eppure quest’anno ci siamo dati da fare - spiega l’assessore Davide Piazza - a dicembre sono stati assegnati 36 alloggi, 64 il mese scorso oltre ai sette riservati all’emergenza abitativa. In totale i procedimenti avviati sono stati 107 e riguardano case sia dell’Ater che del Comune, senza dimenticare gli alloggi di via Rossi che verranno consegnati a partire dal prossimo mese ». Insomma, qualche passo avanti è stato fatto, e il Comune già pensa al prossimo triennio. « Continueremo a puntare - spiega Piazza - s ull’aumento delle case in affitto, sulla manutenzione e sul recupero del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, sul sistema degli incentivi, riduzione dell’Ici e degli oneri di urbanizzazione per la locazione di alloggi di proprietà privata. Senza dimenticare che continueremo con i programmi speciali previsti per gli anziani, le giovani coppie. Senza dimenticare che dei 20 appartamenti di Corpus Domini, 16 serviranno per donne sole con bambini e verranno consegnati a giugno . Dove troveremo i soldi? Alieneremo beni patrimoniali che funzionalmente non sono strategici per riuscire ad assegnare entro il 2008 circa 500 alloggi ». « Ma rimane contestabile - osserva il capogruppo dei Ds - il mancato utilizzo dell'Ici come valido strumento di politica abitativa. È ora che il Comune, preso atto del parziale fallimento dell'Accordo Territoriale per la locazione, e rendendo produttiva la mappatura delle abitazioni senza alcuna utenza allacciata, si serva dell' imposta per favorire la messa sul mercato delle case sfitte». Soluzioni? «Occorrerebbe una rimodulazione delle aliquote che punti in primis a stabilire l'aliquota massima per chi tiene le seconde case sfitte per più di due anni, poi a tenere l'aliquota "normale" per coloro che affittano a prezzo di mercato; quindi azzerare l'aliquota per i proprietari che scelgono di affittare con il canale contrattuale agevolato previsto dalla legge». In sostanza, per il consigliere comunale applicare meno tasse al proprietario in caso di affitto ridotto significa incentivarlo a stipulare contratti a canone agevolato e quindi praticare sconti per l'inquilino che ne ha bisogno, più tasse al proprietario che non affitta significa incoraggiarlo a metter sul mercato delle locazioni alloggi altrimenti non utilizzati. Infine, sono auspicabili anche riduzioni dell'Ici all'Ater che così potrebbe disporre di maggiori risorse per realizzare nuovi alloggi e incrementare la manutenzione straordinaria del patrimonio immobiliare esistente. «Per attenuare l'impatto della riduzione all'Ater dal 7 x mille al 4 x mille sulle esangui casse comunali in termini di minori introiti si sarebbe potuto gradualizzare - conclude Poletto - la flessione per esempio attuando una riduzione di 1 punto per 1.000 l'anno dell'imposta praticata al patrimonio Ater. Il minor gettito complessivo pari a circa 130 mila euro si sarebbe attestato a poco più di 40 mila euro l'anno un importo tollerabile compensabile con ulteriori risparmi ed economie sul versante delle consulenze».

L’Azienda chiede un’ equiparazione al 4 per mille. In questo modo risparmierebbe oltre 300 mila euro all’anno
Tolettini (Ater): «Lo chiediamo da oltre un anno»
(c. r.) « L’Ater in tutta la provincia consegna circa 250 alloggi all’anno. Ci sono comuni, in particolare nell’Alto Vicentino, dove la politica Peep viene seguita con particolare attenzione: in pratica vengono riservate consistenti aree edificabili, ma questo non accade a Vicenza. Nel capoluogo diciamo che questa strada non è stata molto seguita, in particolare in questi ultimi anni... ». L’ing. Marco Tolettini ( nella foto a fianco ) è alla guida dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale da cinque anni e una delle sue prime battaglie è stata condotta proprio per ottenere la riduzione dell’Ici, l’imposta comunale sugli immobili. « Vicenza rimane la più cara sotto questo punto di vista, rispetto al 4 per mille proposto da Altavilla, Chiampo e da altri centri. In un anno - ribadisce il presidente dell’Ater - solo per far fronte all’imposta sugli immobili l’azienda spende in media di 700 mila euro. E non si tratta di poco, al contrario. Ne potremmo risparmiare poco meno della metà ». Ed ecco la proposta del presidente dell’azienda di via Battaglione Framarin che in città, comunque, non è stata ascoltata. « Volevamo richiedere a partire dall'esercizio del ’95 l'applicazione dell’aliquota ridotto al 4 per mille a tutti gli alloggi di nostra proprietà nei singoli Comuni, impegnandoci, in contro partita, a riutilizzare l’intero importo così risparmiato per la manutenzione o la ristrutturazione degli alloggi già realizzati nel Comune in cui il risparmio è stato realizzato. Certo, i tempi non sono dei migliori per chiedere una riduzione dell’Ici, ma la nostra ipotesi permetterebbe di dare comunque un concreto contributo alla soluzione di un problema importante come quello della casa ».


Bocciatura alle ordinanze contro le auto in un convegno ospitato all’Ascom. I commercianti e gli artigiani parlano di «corsa schizofrenica che ha portato alla definitiva sconfitta degli stop alla circolazione, che hanno causato disagi agli automobilisti e fortissimi danni economici».
«I blocchi? Inutili e dannosi»
Pigato (Aci): «Effetti collaterali più pericolosi della malattia»
di Gian Marco Mancassola

Bocciati, dati alla mano, i blocchi del traffico. Appena conclusa la stagione delle ordinanze, dal momento che il 20 marzo dovrebbe essere stata l’ultima domenica a piedi per questa tornata di misure anti-smog, ieri mattina è arrivata l’insufficienza affibbiata ai blocchi in un convegno promosso dall’Automobil club e dalla due categorie economiche che si sentono più danneggiate, vale a dire la Confcommercio e l’Assoartigiani. Nella sede dell’Ascom di via Faccio il via alle danze è stato dato dal padrone di casa, Sergio Rebecca, che ha parlato di una «sorta di corsa schizofrenica al blocco totale del traffico. Sono ancora fresche le polemiche che hanno esasperato l’atmosfera cittadina dopo la decisione del Comune di fermare le auto per quattro giorni a febbraio e domenica scorsa». Il risultato sotto gli occhi di tutti, secondo il presidente dei commercianti, è eloquente: «La quantità di polveri sottili è rimasta praticamente invariata, con la conseguenza che il blocco si è risolto in una somma di disagi agli automobilisti e fortissimi danni economici alle imprese. Eppure, nonostante i dati in possesso abbiano sancito la definitiva sconfitta dei blocchi come soluzione per contrastare l’inquinamento, questi provvedimenti sono diventati una specie di “moda” da seguire a tutti i costi». Di qui i timori per il futuro: se la moda è dettata da normative europee e dal tentativo dei singoli sindaci di non restare con le mani in mano, gli operatori economici chiedono chiarezza, come ha invocato Giuseppe Sbalchiero dell’Assoartigiani. «È una medicina con effetti collaterali più pericolosi della malattia», ha rincarato il presidente dell’Automobil club berico, Romano Pigato, che ha manifestato tutto il disagio degli automobilisti nel sentirsi puntualmente capro espiatorio di un problema figlio di tante madri e che vede nel traffico soltanto una delle cause: si ipotizza di numeri oscillino fra il 5-10 e il 30-35 per cento, senza troppe certezze. Le varie esperienze di blocchi mostrano come non sia questa la strada da percorrere, ha confermato il presidente nazionale dell’Aci, Franco Lucchesi, che ha puntato il dito sul parco auto italiano, il più vecchio d’Europa, invocando nuovi incentivi per la rottamazione e la costituzione di un’autorithy sulla mobilità. Contro i luoghi comuni, l’assessore provinciale all’ambiente Walter Formenton ha ricordato come, con il progresso della ricerca e con il perfezionamento delle tecnologie, si sono già abbattuti i livelli di inquinanti presenti in abbondanza nell’aria fino a pochi anni fa, dall’anidride solforosa al benzene al piombo: «Ma sono processi che non scattano da un giorno all’altro, ci vogliono parecchi anni». Formenton ha respinto poi l’attribuzione a Vicenza di particolari record sul pm10: «Non è un problema di Vicenza, né del Vicentino, ma di tutta la pianura». Fissando limiti da rispettare a livelli così bassi - è l’argomentazione -, l’Ue ha in pratica messo fuori gioco il Veneto e le regioni del Nord Italia. A margine, la presidente Manuela Dal Lago ha garantito l’impegno della Provincia, nell’ambito dei programmi di “Vicenza del terzo millennio”, a cominciare dalla progettazione della metropolitana di superficie, dalle nuove strategie dell’Ftv e dal lavoro sugli impianti di riscaldamento dell’Agener (anche il capoluogo sta trattando per stipulare una convenzione). Portando i risultati di ricerche sul campo, il prof. Ivo Allegrini del Cnr ha ricordato come la qualità dell’aria nel nostro Paese sia notevolmente migliorata dagli anni Settanta ad oggi. A remare contro gli standard di qualità nostrani ci sono le condizioni meteorologiche: l’alta pressione porta il sole e il bel tempo, ma crea una sorta di tetto che fa ristagnare l’aria molto più che nell’Europa settentrionale, dominata dalla bassa pressione. Il traffico va bloccato, dunque? Solo a patto di modulare le restrizioni, di valutare i costi dei provvedimenti anche sullo sviluppo economico e sociale, di misurare nei posti e modi giusti, di verificare l’efficacia. «Ci si aspetta un futuro di restrizioni. Chissà se ne varrà la pena». Per ora il risultato del bailamme degli ultimi mesi è che i sindaci restano con il cerino in mano, come ha lamentato Vanni Mengotto, presidente dell’Anci Veneto. E in attesa di capire che strada imboccherà il Governo, il sottosegretario all’ambiente Stefano Stefani non si tira indietro e ammette: «In effetti non è sbagliato parlare di corsa schizofrenica ai blocchi. Senza dimenticare che il pm10 non è il problema più grave: forse è il caso di non essere più realisti del re».