«I blocchi? Inutili e dannosi»
Pigato (Aci): «Effetti collaterali più pericolosi della malattia»
di Gian Marco Mancassola
Bocciati, dati alla mano, i blocchi del traffico. Appena conclusa la stagione delle ordinanze, dal momento che il 20 marzo dovrebbe essere stata l’ultima domenica a piedi per questa tornata di misure anti-smog, ieri mattina è arrivata l’insufficienza affibbiata ai blocchi in un convegno promosso dall’Automobil club e dalla due categorie economiche che si sentono più danneggiate, vale a dire la Confcommercio e l’Assoartigiani. Nella sede dell’Ascom di via Faccio il via alle danze è stato dato dal padrone di casa, Sergio Rebecca, che ha parlato di una «sorta di corsa schizofrenica al blocco totale del traffico. Sono ancora fresche le polemiche che hanno esasperato l’atmosfera cittadina dopo la decisione del Comune di fermare le auto per quattro giorni a febbraio e domenica scorsa». Il risultato sotto gli occhi di tutti, secondo il presidente dei commercianti, è eloquente: «La quantità di polveri sottili è rimasta praticamente invariata, con la conseguenza che il blocco si è risolto in una somma di disagi agli automobilisti e fortissimi danni economici alle imprese. Eppure, nonostante i dati in possesso abbiano sancito la definitiva sconfitta dei blocchi come soluzione per contrastare l’inquinamento, questi provvedimenti sono diventati una specie di “moda” da seguire a tutti i costi». Di qui i timori per il futuro: se la moda è dettata da normative europee e dal tentativo dei singoli sindaci di non restare con le mani in mano, gli operatori economici chiedono chiarezza, come ha invocato Giuseppe Sbalchiero dell’Assoartigiani.
«È una medicina con effetti collaterali più pericolosi della malattia», ha rincarato il presidente dell’Automobil club berico, Romano Pigato, che ha manifestato tutto il disagio degli automobilisti nel sentirsi puntualmente capro espiatorio di un problema figlio di tante madri e che vede nel traffico soltanto una delle cause: si ipotizza di numeri oscillino fra il 5-10 e il 30-35 per cento, senza troppe certezze. Le varie esperienze di blocchi mostrano come non sia questa la strada da percorrere, ha confermato il presidente nazionale dell’Aci, Franco Lucchesi, che ha puntato il dito sul parco auto italiano, il più vecchio d’Europa, invocando nuovi incentivi per la rottamazione e la costituzione di un’autorithy sulla mobilità.
Contro i luoghi comuni, l’assessore provinciale all’ambiente Walter Formenton ha ricordato come, con il progresso della ricerca e con il perfezionamento delle tecnologie, si sono già abbattuti i livelli di inquinanti presenti in abbondanza nell’aria fino a pochi anni fa, dall’anidride solforosa al benzene al piombo: «Ma sono processi che non scattano da un giorno all’altro, ci vogliono parecchi anni».
Formenton ha respinto poi l’attribuzione a Vicenza di particolari record sul pm10: «Non è un problema di Vicenza, né del Vicentino, ma di tutta la pianura». Fissando limiti da rispettare a livelli così bassi - è l’argomentazione -, l’Ue ha in pratica messo fuori gioco il Veneto e le regioni del Nord Italia.
A margine, la presidente Manuela Dal Lago ha garantito l’impegno della Provincia, nell’ambito dei programmi di “Vicenza del terzo millennio”, a cominciare dalla progettazione della metropolitana di superficie, dalle nuove strategie dell’Ftv e dal lavoro sugli impianti di riscaldamento dell’Agener (anche il capoluogo sta trattando per stipulare una convenzione).
Portando i risultati di ricerche sul campo, il prof. Ivo Allegrini del Cnr ha ricordato come la qualità dell’aria nel nostro Paese sia notevolmente migliorata dagli anni Settanta ad oggi. A remare contro gli standard di qualità nostrani ci sono le condizioni meteorologiche: l’alta pressione porta il sole e il bel tempo, ma crea una sorta di tetto che fa ristagnare l’aria molto più che nell’Europa settentrionale, dominata dalla bassa pressione.
Il traffico va bloccato, dunque? Solo a patto di modulare le restrizioni, di valutare i costi dei provvedimenti anche sullo sviluppo economico e sociale, di misurare nei posti e modi giusti, di verificare l’efficacia. «Ci si aspetta un futuro di restrizioni. Chissà se ne varrà la pena».
Per ora il risultato del bailamme degli ultimi mesi è che i sindaci restano con il cerino in mano, come ha lamentato Vanni Mengotto, presidente dell’Anci Veneto. E in attesa di capire che strada imboccherà il Governo, il sottosegretario all’ambiente Stefano Stefani non si tira indietro e ammette: «In effetti non è sbagliato parlare di corsa schizofrenica ai blocchi. Senza dimenticare che il pm10 non è il problema più grave: forse è il caso di non essere più realisti del re».