21 NOVEMBRE 2005

dal Giornale di Vicenza

«Porta Padova, abbiamo paura» E i residenti bussano al Comune
Elezioni 2006, tornano i monarchici
Balzi, il diessino moderato ora si riconosce tra i liberal
LONIGO.Genitori contro l’antenna Tim

Nel mirino della questura il “giro” attorno al bar Rosanero di contrà XX Settembre
«Porta Padova, abbiamo paura» E i residenti bussano al Comune
Intimidazioni, degrado, molta omertà e risse sono all’ordine del giorno

di Chiara Roverotto

«Abbiamo paura, non ci sentiamo più al sicuro: né di notte né di giorno» Piazza XX Settembre, contrà Porta Padova, fino al semaforo con viale Margherita. Un quartiere che ha cambiato storia, dimensione e, che ora si trova a convivere con racconti di ordinario degrado, fatto di risse, di minacce, di molta paura e di un bel po’ di omertà. «Il cartolaio se n’è andato, ha chiuso bottega. Era qui da pochi mesi, ma ha preferito cambiare zona... In molti dicono che abbia subìto minacce». Anche il parroco di San Pietro è stato coinvolto in quanto sta accadendo nella zona. «Direi che la paura dei cittadini è motivata - dice don Mariano Lovato -: sono qui da poco, ma è stata la prima questione della quale abbiamo discusso, al punto che pensavamo di indire una riunione in parrocchia. Poi, è trascorso un po’ di tempo e non ne abbiamo fatto nulla. Ciò non toglie che il problema sia serio: ci sono persone che stazionano fuori dai bar, che impediscono alla gente di passare e per la maggior parte dei casi a subire sono persone anziane. E se qualcuno dice qualcosa, di rimando arrivano improperi e offese. Non dimentichiamoci che, a pochi passi dalla sala giochi e dal punto scommesse, ci sono spesso liti e una volta sono stati coinvolti anche i poliziotti». Da allora è trascorso poco più di un mese e mezzo e quella non è stata che la goccia che ha fatto traboccare un vaso, ormai, strapieno. «Nel quartiere pare circolino persone poco raccomandabili - dice Daniele Anversa, presidente di quanto resta dell’Associazione Trastevere, una volta famosa per aver ripristinato la vecchia Rua - questo lo diciamo da molto tempo, ma non si fa nulla, malgrado le nostre proteste siano state puntuali anche mesi addietro. Al di là dei tafferugli che ormai sono all’ordine del giorno, se qualcuno vuole uscire la sera prende la macchina anche per attraversare Ponte degli Angeli e questo è assurdo. Ma non si sente sicuro, ci sono persone che stazionano sotto i portici davanti alla sala giochi, piuttosto che nel punto dove si raccolgono scommesse, per non parlare del bar in contrà XX Settembre». E appena si accenna al “Rosanero” (i colori del Palermo), la gente preferisce non parlare, non dare i propri nomi e cognomi. L’anonimato è d’obbligo «perché quella è gente pericolosa», dicono, bisogna stare attenti. «I clienti stazionano per ore, impediscono il passaggio, hanno modi di fare violenti. Insomma, si tratta di brutti ceffi, che una volta in questa zona non vedevamo di sicuro». «La Questura ci ha inviato una lettera nella quale ci impone la chiusura per due settimane - esordisce una delle titolari del bar “Rosanero”-, ma non capiamo che cosa ci contestino per cui ci siamo rivolte all’avvocato che ha chiesto subito delucidazioni. Il nostro è un locale pubblico, non sappiamo chi entra e chi esce. E, soprattutto, non siamo tenute a chiedere i documenti, non ci interessa. I clienti? Basta che paghino il conto dopo aver consumato. E poi, quando sono fuori fanno quello che vogliono. I residenti sembrano non capire questo: noi lavoriamo solamente, non guardiamo in faccia nessuno...». Impossibile parlare, cogliere qualcos’altro, la titolare è categorica anche nell’intimare di non scrivere il nome del bar. «Quello rappresenta un problema, ma non è il solo - dice Marco Xodo, titolare di un negozio di elettrodomestici - questa via sta diventando un dormitorio, la gente non ci vive più, si è trasferita, ha affittato gli appartamenti a coppie che lavorano tutto il giorno fuori città e che tornano la sera. Poi, sono arrivati gli immigrati con i loro negozi: kebab piuttosto che ristoranti cinesi, agenzie di lavoro interinale. E poi qui ci sono soltanto anziani e il Comune oltre a limitare ulteriormente la sosta ed ad aumentare i prezzi non ha fatto altro, lasciando decadere una delle zone d’ingresso della città». «I quartieri non devono morire, ma vivere, e per farlo servono ordine e pulizia - dice un anziano -. Non vogliamo foresti che creano problemi in una zona che finora era un paradiso. Adesso ho paura, c’è chi mi guarda male, e ho il terrore che mi possa accadere qualcosa di brutto. Del resto, basta leggere il giornale, qui in contrà Porta Padova sembra di essere in una succursale di un quartiere siciliano...».

Sorrentino: «Ho visto il terrore nei cittadini»

(c. r.) «Le nostre periferie non sono sempre le zone più pericolose della città. Molte di esse sono più vivibili e frequentabili di alcune strade del centro storico...».
- Che cosa vuol dire assessore Sorrentino?
«Che nella zona di contrà Porta Padova - risponde Valerio Sorrentino, assessore alla sicurezza e vicesindaco - per fare un esempio, da qualche tempo i residenti lamentano intollerabili fenomeni di delinquenza, con aggressioni anche alle forze dell’ordine».
- Ma si tratta di persone che hanno a che fare con il mondo dell’immigrazione?
«No assolutamente, con gli immigrati non hanno nulla da spartire, qui parliamo di italiani».
- Come ha saputo di questa situazione?
«Un gruppo di residenti è venuto nel mio ufficio, a palazzo Trissino e mi ha parlato molto sinceramente di questa situazione. E nei loro volti ho veramente letto terrore e preoccupazione».
- Le hanno spiegato, in sostanza, che cosa sta accadendo in quella zona della città?
«No, sono troppo spaventati. Lo sono veramente ed è questo è l’aspetto che mi ha angosciato di più».
- Parlandole, si saranno soffermati su qualcosa di particolare...
«Sì, al primo punto c’è il problema della sicurezza, poi quello dell’intolleranza e ancora minacce, magari non proprio espresse a parole, ma di quelle subdole, fatte di sguardi, atteggiamenti. I cittadini hanno paura ad uscire la sera, la zona è molto mal frequentata, si sentono assediati. Se qualcuno esce si fa accompagnare o prende l’auto per fare qualche metro».
- Assediati da chi, assessore Sorrentino?
«Da chi frequenta alcuni locali che in zona non sono proprio ben visti, recentemente sono stati anche al centro di risse con le forze dell’ordine».
- A questo punto lei che cosa ha fatto?
«Ho avvisato la Questura, ho parlato con i dirigenti, ho espresso le paure dei cittadini, che sono reali. Sotto questo punto di vista non ho alcun dubbio o riserva. Non mi pare, che i loro racconti rientrino nelle solite lamentele nei confronti di un’attività piuttosto di un’altra. Quella è un’area della città che si sta degradando, ed è a due passi del centro. Non possiamo permettere che questo accada. Ci dobbiamo rimboccare le maniche ed è quello che stiamo facendo. Anche se ad impressionarmi di più è stata la paura che i cittadini, che si sono rivolti all’assessorato alla sicurezza, hanno dimostrato».


Bandiere sabaude sotto il monumento a Vittorio Emanuele II alla presenza anche del sindaco Hüllweck
Elezioni 2006, tornano i monarchici
L’ex-onorevole leghista Alberto Lembo organizzerà le liste anti-devolution

di Antonio Trentin

Tornano i monarchici. La monarchia magari no, perché non è proprio stagione, in un’Italia che ha appena votato in Parlamento per la Seconda Repubblica con marchio berlusconiano-leghista. Ma loro sì. Molti dei pochi che militano sono nati dopo che i reali non c’erano più. Restano storicamente "azzurri" (dell’azzurro sabaudo e non forzista) a sessant’anni dall’addio della nazione ai Savoia. Commemorano i dieci milioni di voti pro-corona con cui si concluse nel 1946 il referendum, perduto, che salutò l’ultimo provvisorissimo sovrano, Umberto II, e la sua corte travolti dal ventennio passato a braccetto con Benito Mussolini e dai disastri della guerra. Ieri erano in piazza a Vicenza tra Vescovado e Cattedrale - un manipolo di intirizziti fedelissimi, sotto la statua da poco restaurata di Vittorio Emanuele II, l’Augusto Re e Padre della Patria come lo chiamano con le maiuscole - convocati da Alleanza monarchica in vista di un annuncio: «Alle prossime elezioni ci saremo anche noi». Secondo un progetto fresco di varo su cui dibattono o confliggono - con abbondanza di ragionamenti nel piccolo, frammentato e vivace mondo degli "amici dei reali" - anche le altre componenti. Tra le maggiori, l’Unione monarchica e il Movimento monarchico. E questo ritorno di un "partito del re" sulle schede elettorali dopo più di trent’anni di eclissi - complessità burocratiche permettendo, quando verrà primavera alle urne - ha una connotazione molto vicentina: Alberto Lembo, senatore e poi deputato della Lega Nord, scivolato lontano dai bossiani e brevemente transitato in Alleanza nazionale (che non lo ricandidò nel 2001), sarà il responsabile operativo della "discesa in campo". Curiosamente, la dirigenza di Alleanza monarchica - l’ala più dichiaratamente partitica del nostalgismo coronato - ha conferito il mandato di plenipotenziario organizzativo a Lembo proprio la scorsa settimana, giusto nel giorno in cui la Lega celebrava al Senato i fasti della devolution conquistata con i voti della Casa delle libertà. Si tratti di nemesi storico-parlamentare oppure di legge del contrappasso applicata ad personam, fatto sta che l’onorevole post-leghista lavorerà nei prossimi mesi a costruire liste che si batteranno contro una «riforma cosiddetta federalista» - come la classificano i capi monarchici - ritenuta «devastante per l’unità degli italiani, in quanto determinerà conflitti tra organi e enti dello Stato». Tanto «devastante» nell’ottica monarchico-nazional-unitaria da far dire alla neo-rinascente "Stella e Corona" (logo, nome convenzionale e orgoglio del fu-partitino Pdium prima dell’inglobamento nel Msi-Destra nazionale del 1972) che sta bene pure l’adesione al Comitato referendario per l’abrogazione della riforma di cui sarà bandiera l’ex-presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro. «Anche a costo di trovarci a fianco con comunisti e repubblicani» è la battuta. Sono echeggiati ragionamenti su tutto questo, ieri pomeriggio in piazza Duomo, dove Alleanza monarchica - ispiratrice del progetto "Stella e Corona" - si è ritrovata con i suoi stendardi Savoia. In programma l’omaggio alla gloria del Re Galantuomo con le note rétro della "Marcia reale" e dell’"Inno sardo", da intonare davanti al sindaco Enrico Hüllweck e al fianco delle Guardie d’Onore, l’associazione di ascendenza risorgimentale che a Roma manda i suoi membri a fiancheggiare sull’attenti la tomba del re Savoia al Pantheon. Il promotore dell’esordio nostrano, l’arcugnanese Gilberto Smaniotto - ventiseienne appassionato di giochi di guerra, storia e onori sabaudi, coordinatore provinciale in carica dopo essere stato già in politica con Alleanza nazionale - ha preso per tutti l’impegno in vista dell’imminente azione pre-elettorale: «Vogliamo tornare a contare di più».


Profilo del segretario cittadino oggetto di pesanti minacce
Balzi, il diessino moderato ora si riconosce tra i liberal
Uscito dal gruppo fassiniano, è nella stessa area di Petruccioli

Luca Balzi (nella foto) è, suo malgrado, agli onori della cronaca: più tinta di "nero minacce" che di "rosso politica". Segretario junior dei Ds della Quercia - eletto in un contrastato congresso cittadino in cui si era rovesciata la tradizionale maggioranza partitica orientata verso le correnti di sinistra - è preso di mira da un’indistinta area movimentista-antagonista (del tutto estranea alla Quercia) per le sue posizioni moderate. Si è preso attacchi a mezzo internet e a mezzo striscione. È stato difeso da tutti i suoi e dagli alleati di centrosinistra. Ma lui, politicamente misurando, quanto a destra si colloca dentro i Democratici di sinistra? Il quesito ha una risposta che è precedente alle ultime vicende che l’hanno portato alla ribalta: da qualche settimana Balzi ha lasciato il gruppone riformista fassiniano e sta con la correntina "liberal" del partito, la minoranza della maggioranza che ha come leader Enrico Morando e tra i più noti aderenti Umberto Ranieri, Lanfranco Turci, Franco Debenedetti e Claudio Petruccioli, di recente nominato presidente della Rai. Se non l’unico, è certamente tra i pochissimi segretari politici diessini di un capoluogo di provincia ad aver scelto quest’area, finora mai rappresentata in modo organizzato a Vicenza. «Nel mese di ottobre - racconta - ho aderito all'associazione Libertà Eguale, partecipando ai lavori dell'assemblea nazionale di Orvieto. Dagli interventi dei parlamentari dell’associazione e del neo-senatore a vita Giorgio Napolitano è emerso l'obiettivo politico che attende i Ds nei prossimi mesi e che condivido: il consolidatamento di una forza politica ancorata all'Internazionale Socialista e al Pse-federazione dei partiti socialisti europei, che raccolga la cultura laica, socialista e riformista, e che metta al centro i valori e le tradizioni della sinistra europea». Punto d’arrivo del percorso dovrà essere, concorda Balzi, «un partito che abbia una politica economica per il rilancio del paese, che guardi al New Labour di Tony Blair e Gordon Browne, al Psoe spagnolo di Zapatero, alla Spd di Schroeder e al Ps francese di Hollande. Un partito forte - aggiunge - che parla al paese dei suoi bisogni. Che non sono la legge elettorale, ma la qualità della vita, la ricerca di un lavoro stabile, una scuola seria che prepari i giovani al domani, una vera politica multiculturale e multiconfessionale in cui le libertà individuali siano al centro».


Lonigo/1. Suscita reazioni la decisione di potenziare l’impianto in via Ponovo, vicino alla scuola elementare
Genitori contro l’antenna Tim
Partita la raccolta di sottoscrizioni per far cambiare idea al gestore

di Lino Zonin

La decisione della Tim di potenziare l’impianto di via Ponovo ha suscitato la reazione dei genitori i cui figli frequentano la scuola elementare “Scortegagna” di Lonigo, situata appena a poche decine di metri di distanza dal ripetitore telefonico. Al termine di un incontro tenutosi nell’aula magna della scuola alla presenza dei responsabili didattici e dell’assessore all’ecologia Roberto Nisticò, si è deciso si intraprendere una serie di iniziative per scongiurare un intervento giudicato da molti pericoloso per chi vive nei paraggi dell’antenna. Con un volantino consegnato agli scolari, i genitori della direzione didattica riferiscono dell’esito negativo delle trattative intercorse tra comune ed ente gestore per trasferire il ripetitore dal centro cittadino in uno dei siti giudicati non pericolosi per la salute pubblica. Il parere contrario espresso dalla commissione edilizia in merito alla proposta di potenziamento sarà giudicato dal Tar, cui la Tim si è rivolta e, visti i precedenti, è facile supporre che la sentenza sarà favorevole al gestore. Assieme al volantino gli alunni hanno portato casa il testo di una lettera indirizzata alla Tim, con richiesta di sottoscriverla e di riconsegnarla all’insegnante. L’obiettivo è di raccogliere il maggior numero possibile di adesioni e di avere uno strumento in più per convincere la controparte a desistere dal suo progetto. «L’antenna di via Ponovo - si legge nella lettera - dista meno di 100 metri dalla scuola elementare, frequentata da circa 500 alunni, ed è vicina anche all’asilo nido "Mancassola" di via Bonioli. Sappiamo che l’amministrazione comunale vi ha offerto l’uso gratuito di due siti alternativi, lontani dai luoghi sensibili e che avrebbero potuto rispondere alle vostre esigenze senza esporre a rischi la salute dei nostri bambini. Poiché ci risulta che voi abbiate rifiutato questa offerta, vogliamo esprimere la nostra totale contrarietà a questa decisione. Ci scandalizza che l’interesse economico prevalga ancora una volta su ogni altra considerazione. Chiediamo formalmente che il vostro progetto sia modificato e che vogliate cogliere questa occasione per spostare l’impianto di via Ponovo sulla base delle indicazioni offerte dall’amministrazione comunale». Infine, per dare ancor più visibilità al loro impegno, i genitori stanno organizzando una manifestazione di protesta che dovrebbe svolgersi sabato 26 novembre davanti al sito che ospita l’antenna.