Elezioni 2006, tornano i monarchici
L’ex-onorevole leghista Alberto Lembo organizzerà le liste anti-devolution
di Antonio Trentin
Tornano i monarchici. La monarchia magari no, perché non è proprio stagione, in un’Italia che ha appena votato in Parlamento per la Seconda Repubblica con marchio berlusconiano-leghista. Ma loro sì.
Molti dei pochi che militano sono nati dopo che i reali non c’erano più. Restano storicamente "azzurri" (dell’azzurro sabaudo e non forzista) a sessant’anni dall’addio della nazione ai Savoia. Commemorano i dieci milioni di voti pro-corona con cui si concluse nel 1946 il referendum, perduto, che salutò l’ultimo provvisorissimo sovrano, Umberto II, e la sua corte travolti dal ventennio passato a braccetto con Benito Mussolini e dai disastri della guerra.
Ieri erano in piazza a Vicenza tra Vescovado e Cattedrale - un manipolo di intirizziti fedelissimi, sotto la statua da poco restaurata di Vittorio Emanuele II, l’Augusto Re e Padre della Patria come lo chiamano con le maiuscole - convocati da Alleanza monarchica in vista di un annuncio: «Alle prossime elezioni ci saremo anche noi». Secondo un progetto fresco di varo su cui dibattono o confliggono - con abbondanza di ragionamenti nel piccolo, frammentato e vivace mondo degli "amici dei reali" - anche le altre componenti. Tra le maggiori, l’Unione monarchica e il Movimento monarchico.
E questo ritorno di un "partito del re" sulle schede elettorali dopo più di trent’anni di eclissi - complessità burocratiche permettendo, quando verrà primavera alle urne - ha una connotazione molto vicentina: Alberto Lembo, senatore e poi deputato della Lega Nord, scivolato lontano dai bossiani e brevemente transitato in Alleanza nazionale (che non lo ricandidò nel 2001), sarà il responsabile operativo della "discesa in campo".
Curiosamente, la dirigenza di Alleanza monarchica - l’ala più dichiaratamente partitica del nostalgismo coronato - ha conferito il mandato di plenipotenziario organizzativo a Lembo proprio la scorsa settimana, giusto nel giorno in cui la Lega celebrava al Senato i fasti della devolution conquistata con i voti della Casa delle libertà.
Si tratti di nemesi storico-parlamentare oppure di legge del contrappasso applicata ad personam, fatto sta che l’onorevole post-leghista lavorerà nei prossimi mesi a costruire liste che si batteranno contro una «riforma cosiddetta federalista» - come la classificano i capi monarchici - ritenuta «devastante per l’unità degli italiani, in quanto determinerà conflitti tra organi e enti dello Stato».
Tanto «devastante» nell’ottica monarchico-nazional-unitaria da far dire alla neo-rinascente "Stella e Corona" (logo, nome convenzionale e orgoglio del fu-partitino Pdium prima dell’inglobamento nel Msi-Destra nazionale del 1972) che sta bene pure l’adesione al Comitato referendario per l’abrogazione della riforma di cui sarà bandiera l’ex-presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro. «Anche a costo di trovarci a fianco con comunisti e repubblicani» è la battuta.
Sono echeggiati ragionamenti su tutto questo, ieri pomeriggio in piazza Duomo, dove Alleanza monarchica - ispiratrice del progetto "Stella e Corona" - si è ritrovata con i suoi stendardi Savoia. In programma l’omaggio alla gloria del Re Galantuomo con le note rétro della "Marcia reale" e dell’"Inno sardo", da intonare davanti al sindaco Enrico Hüllweck e al fianco delle Guardie d’Onore, l’associazione di ascendenza risorgimentale che a Roma manda i suoi membri a fiancheggiare sull’attenti la tomba del re Savoia al Pantheon.
Il promotore dell’esordio nostrano, l’arcugnanese Gilberto Smaniotto - ventiseienne appassionato di giochi di guerra, storia e onori sabaudi, coordinatore provinciale in carica dopo essere stato già in politica con Alleanza nazionale - ha preso per tutti l’impegno in vista dell’imminente azione pre-elettorale: «Vogliamo tornare a contare di più».
Balzi, il diessino moderato ora si riconosce tra i liberal
Uscito dal gruppo fassiniano, è nella stessa area di Petruccioli
Luca Balzi (nella foto) è, suo malgrado, agli onori della cronaca: più tinta di "nero minacce" che di "rosso politica". Segretario junior dei Ds della Quercia - eletto in un contrastato congresso cittadino in cui si era rovesciata la tradizionale maggioranza partitica orientata verso le correnti di sinistra - è preso di mira da un’indistinta area movimentista-antagonista (del tutto estranea alla Quercia) per le sue posizioni moderate.
Si è preso attacchi a mezzo internet e a mezzo striscione. È stato difeso da tutti i suoi e dagli alleati di centrosinistra. Ma lui, politicamente misurando, quanto a destra si colloca dentro i Democratici di sinistra?
Il quesito ha una risposta che è precedente alle ultime vicende che l’hanno portato alla ribalta: da qualche settimana Balzi ha lasciato il gruppone riformista fassiniano e sta con la correntina "liberal" del partito, la minoranza della maggioranza che ha come leader Enrico Morando e tra i più noti aderenti Umberto Ranieri, Lanfranco Turci, Franco Debenedetti e Claudio Petruccioli, di recente nominato presidente della Rai. Se non l’unico, è certamente tra i pochissimi segretari politici diessini di un capoluogo di provincia ad aver scelto quest’area, finora mai rappresentata in modo organizzato a Vicenza.
«Nel mese di ottobre - racconta - ho aderito all'associazione Libertà Eguale, partecipando ai lavori dell'assemblea nazionale di Orvieto. Dagli interventi dei parlamentari dell’associazione e del neo-senatore a vita Giorgio Napolitano è emerso l'obiettivo politico che attende i Ds nei prossimi mesi e che condivido: il consolidatamento di una forza politica ancorata all'Internazionale Socialista e al Pse-federazione dei partiti socialisti europei, che raccolga la cultura laica, socialista e riformista, e che metta al centro i valori e le tradizioni della sinistra europea».
Punto d’arrivo del percorso dovrà essere, concorda Balzi, «un partito che abbia una politica economica per il rilancio del paese, che guardi al New Labour di Tony Blair e Gordon Browne, al Psoe spagnolo di Zapatero, alla Spd di Schroeder e al Ps francese di Hollande. Un partito forte - aggiunge - che parla al paese dei suoi bisogni. Che non sono la legge elettorale, ma la qualità della vita, la ricerca di un lavoro stabile, una scuola seria che prepari i giovani al domani, una vera politica multiculturale e multiconfessionale in cui le libertà individuali siano al centro».
Genitori contro l’antenna Tim
Partita la raccolta di sottoscrizioni per far cambiare idea al gestore
di Lino Zonin
La decisione della Tim di potenziare l’impianto di via Ponovo ha suscitato la reazione dei genitori i cui figli frequentano la scuola elementare “Scortegagna” di Lonigo, situata appena a poche decine di metri di distanza dal ripetitore telefonico. Al termine di un incontro tenutosi nell’aula magna della scuola alla presenza dei responsabili didattici e dell’assessore all’ecologia Roberto Nisticò, si è deciso si intraprendere una serie di iniziative per scongiurare un intervento giudicato da molti pericoloso per chi vive nei paraggi dell’antenna.
Con un volantino consegnato agli scolari, i genitori della direzione didattica riferiscono dell’esito negativo delle trattative intercorse tra comune ed ente gestore per trasferire il ripetitore dal centro cittadino in uno dei siti giudicati non pericolosi per la salute pubblica. Il parere contrario espresso dalla commissione edilizia in merito alla proposta di potenziamento sarà giudicato dal Tar, cui la Tim si è rivolta e, visti i precedenti, è facile supporre che la sentenza sarà favorevole al gestore.
Assieme al volantino gli alunni hanno portato casa il testo di una lettera indirizzata alla Tim, con richiesta di sottoscriverla e di riconsegnarla all’insegnante. L’obiettivo è di raccogliere il maggior numero possibile di adesioni e di avere uno strumento in più per convincere la controparte a desistere dal suo progetto.
«L’antenna di via Ponovo - si legge nella lettera - dista meno di 100 metri dalla scuola elementare, frequentata da circa 500 alunni, ed è vicina anche all’asilo nido "Mancassola" di via Bonioli. Sappiamo che l’amministrazione comunale vi ha offerto l’uso gratuito di due siti alternativi, lontani dai luoghi sensibili e che avrebbero potuto rispondere alle vostre esigenze senza esporre a rischi la salute dei nostri bambini. Poiché ci risulta che voi abbiate rifiutato questa offerta, vogliamo esprimere la nostra totale contrarietà a questa decisione. Ci scandalizza che l’interesse economico prevalga ancora una volta su ogni altra considerazione. Chiediamo formalmente che il vostro progetto sia modificato e che vogliate cogliere questa occasione per spostare l’impianto di via Ponovo sulla base delle indicazioni offerte dall’amministrazione comunale».
Infine, per dare ancor più visibilità al loro impegno, i genitori stanno organizzando una manifestazione di protesta che dovrebbe svolgersi sabato 26 novembre davanti al sito che ospita l’antenna.