21 OTTOBRE 2006

Dal Molin, ecco come voteranno
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Dal Molin, ecco come voteranno

di Antonio Trentin

L'incontro a Roma del sindaco col ministro Parisi ha portato le novità decisive sulla questione che erano attese? UBALDO ALIFUOCO (Democratici di sinistra) No, ha solo confermato cose che si sapevano: ci sono alle spalle tre anni di contatti che hanno dato alla controparte Usa la certezza che il governo Berlusconi avrebbe detto sì e che mettono in imbarazzo, su un eventuale diniego, il governo attuale. CIRO ASPROSO (Verdi) No, secondo me il viaggio di Hùllweck è stato infruttuoso e non ha portato a nessun chiarimento. MARIO BAGNARA (Udc-Unione democratici cristiani) Ufficialmente ancora non mi pare. Ma c'è il dato importante della richiesta, accettata dal sindaco, che l'istituzione Comune dia un suo parere. SUNG AE BETTENZOLI (Gruppo misto) Il risultato era scontato. Le cose si sapevano. In più c’è solo un più chiaro sbilanciamento del governo sull'accettazione della base, se Vicenza non dirà "no" DANIELE BORO' (Lega Nord) No. Non ci sono state cose nuove. Si sapeva tutto già prima: la decisione non verrà presa dal consiglio comunale ma ad alti livelli. PIERANGELO CANGINI (Margherita) Sarà stata decisiva per il sindaco, che prima non aveva mai chiesto di essere ricevuto dal ministro. In realtà, il quadro era già chiaro. LIVIA COPPOLA (Alleanza nazionale) Sì. Soprattutto si è chiarito, come ha riferito il sindaco, la posizione del governo su una vicenda nella quale si dovrebbe ragionare più da italiani che da vicentini: la base Usa è compatibile con le politiche militari e internazionali del nostro paese. GIANNI CRISTOFARI (Democratici di sinistra) No. Stando alle dichiarazioni del sindaco non è ancora chiaro da chi dipenderà il parere decisivo. Il ministro chiede come la pensa la comunità: per questo con i Comitati del No abbiamo attivato la procedura del referendum. MANUELA DAL LAGO (Lega Nord) Dalle risposte che ha dato finora il sindaco, dopo la riunione col ministro, sembra di sì. Ma aspettiamo di sapere di più. ORNELLA DAL LAGO (Forza Italia) Sì. Ora è chiara la posizione del governo. ANTONIO DAL SANTO (Lega Nord) Sì. Adesso l’andamento delle cose è chiaro e la maggioranza è orientata per il "sì". FIORENZA DAL ZOTTO (Forza Italia) Il governo ha già deciso tutto: per il "sì". Forse questo adesso lo si è capito meglio, stando alle dichiarazioni del sindaco, sulle quali aspettiamo ulteriori precisazioni. ANTONIO DALLA POZZA (Democratici di sinistra) Nulla di nuovo dalla visita di Hüllweck a Roma: sarà stata utile per uno scambio di sensazioni e opinioni col ministro, ma le cose riferite sono le stesse di sempre. Compreso il fatto che una nuova base è compatibile con le politiche internazionali del paese. GIANFRANCO DORI (Forza Italia) Sì, ha fatto chiarezza, dimostrando quello che già si sapeva: che le decisioni erano già state prese. Da questo governo, non dal precedente che aveva dato solo la disponibilità. VALENTINA DOVIGO (Democratici di sinistra) Di sicuro l’incontro a Roma ha sbloccato la situazione: finalmente il sindaco verrà in consiglio a discutere e per votare un orientamento, prendendosi le sue responsabilità. FRANCA EQUIZI (Gruppo misto) Assolutamente no. Né il ministro né il sindaco vogliono decidere, perché hanno paura della reazione della gente. EMILIO FRANZINA (Rifondazione comunista) No, siamo ai punti di prima. E come prima resta fermo il fatto che sindaco e governo devono rendersi conto che l’unico giudizio che conta è quello dei cittadini interpellati direttamente. Il voto in consiglio comunale è giusto, ma serve anche un referendum. IVO FURLAN (Forza Italia) Stiamo alle dichiarazioni fatte dal sindaco: ha detto che le cose sono chiarite. Poi lo sentiremo in dettaglio in consiglio comunale. GABRIELE GALLA (Forza Italia) La cosa più importante è che a Roma è emersa la posizione di non contrarietà del ministro sul progetto. CHIARA GARBIN (Gruppo Fi, dirigente del Movimento PpeE) No. Non sappiamo ancora i contenuti di un futuro rapporto tra Comune e governo. Il sindaco è tornato a casa tranquillo, ma perché e su che cosa? GIOVANNI GIULIARI (Vicenza Capoluogo) Non ho colto grandi novità riportate a Vicenza dal sindaco, se non la riconferma da parte del ministro dell'attenzione che riserverà alla scelta fatta da Vicenza. Parisi chiede un parere sulla disponibilità ad "accogliere" la base Usa: un vocabolo che va oltre gli stessi problemi urbanistici o ambientali. SANDRO GUAITI (Margherita) La novità principale è stata la richiesta, stavolta chiara, del ministro di rapportarsi con le istituzioni nel tornare a chiedere il parere di Vicenza. Al sindaco e al "sì" questo va bene, visti i numeri in consiglio. Ma si doveva ascoltare la città con una consultazione ampia. MARIO LUCIFORA (Forza Italia) La cosa chiarita è il possibilismo del governo sul progetto della base americana. LUCIA MASCOTTO (Forza Italia) C’è sempre un punto interrogativo, la possibilità di un rimbalzo di palla. Ma le dichiarazioni del sindaco dopo l'incontro dovrebbero essere eloquenti. LUCA MILANI (Alleanza nazionale) Dal punto di vista politico sì: c'è stato un pronunciamento del governo, si è capito che l'atteggiamento è favorevole alla base a Vicenza, non soltanto perché erano già stati avviati accordi dal governo precedente, ma perché è compatibile con la politica internazionale dell'Italia. DINO NANI (Forza Italia) La cosa più importante riportata da Roma è la richiesta del ministro Parisi che sia dato un parere in consiglio comunale. E credo che il sindaco abbia in tasca qualche proposta precisa che ci verrà dettagliare. ANDREA PELLIZZARI (Forza Italia) Sicuramente un chiarimento c'è stato: è sufficientemente precisa la posizione del governo, per il quale l'allargamento della Ederle al Dal Molin rientra nell'ambito degli accordi Italia-Usa. LUIGI POLETTO (Democratici di sinistra) No. Il governo ha ribadito che se Vicenza è d'accordo la base si può fare e che la responsabilità finale è della comunità locale. Vicenza deve esprimersi con il consiglio comunale, ma meglio con un referendum. VALERIA PORELLI (Forza Italia) Lo sapremo meglio tra qualche giorno. Aspettiamo che il sindaco confermi l'orientamento fiducioso dichiarato ai giornali con più delucidazioni. MARINO QUARESIMIN (Margherita) Attenzione: ognuno sta interpretando a suo modo l'esito dell'incontro di Roma. Conoscenze nuove non mi pare siano state fornite. VINCENZO RIBONI (Margherita) Può darsi di sì, può darsi di no: la vicenda mantiene qualche aspetto misterioso che il sindaco, si spera, chiarirà presto. Perché negli ultimi giorni non ci sono evidenti cambiamenti del quadro. GIANNI ROLANDO (Democratici di sinistra) Assolutamente no: niente di nuovo. Aspettiamo dal sindaco qualcosa di più di quello che ha reso noto finora, per capire cosa ha concluso con il ministro, al di là del breve e interlocutorio documento congiunto diffuso dal ministero. M. ELISABETTA ROSSI (Forza Italia) Sì. Secondo le dichiarazioni del sindaco, ora è meglio precisato l'orientamento del governo a favore del progetto. Anche se non è stato detto chiaramente con un "sì". E comunque è stato importante che finalmente ci sia stato un rapporto ufficiale di Parisi con il rappresentante della città. FRANCESCO RUCCO (Alleanza nazionale) Per Alleanza nazionale il parere favorevole alla base Usa, previe garanzie sui costi per la città, prescindeva dall'incontro del sindaco col ministro. ALESSIO SANDOLI (Lega Nord) Da quello che ha riferito il sindaco, la novità principale è la chiarezza con cui il ministro dice che la base al Dal Molin è compatibile con il quadro generale dei rapporti Italia-Usa. SANTE SARRACCO (Alleanza nazionale) Sì. Il sindaco ha riferito di un chiaro pronunciamento del governo sul fatto che il rischieramento al Dal Molin della brigata Usa rientra nelle strategie militari dello Stato, che quindi accetta un'ulteriore presenza americana a Vicenza. STEFANO SOPRANA (Vicenza Capoluogo) No, anzi: la situazione è sempre più confusa. Il consiglio comunale dovrebbe esprimersi su una materia per cui non c'è stata campagna elettorale, spuntata all'improvviso, per la quale nessuno ha preso impegni con gli elettori. GIUSEPPE TAPPARELLO (Alleanza nazionale) La novità è solo quella che già si sapeva: la caserma americana al Dal Molin deve essere considerata all'interno dell’"interesse nazionale" e dei rapporti Italia-Usa. Resta da chiarire perché il progetto riguarda Sant'Antonino e non la parte militare dell'aeroporto: è per avere in futuro le piste a disposizione? CLAUDIO VELTRONI (Margherita) No. Sono state ribadite posizioni note. L'unico fatto nuovo è stato questo: finalemnte il sindaco aveva chiesto davvero l'incontro e Parisi lo ha subito ricevuto. CARLA ZUIN (Vicenza Capoluogo) No. Parisi ha solo confermato quanto già detto nei mesi scorsi e torna a chiedere che Vicenza si pronunci. Ma deve esprimersi l'intera città: la presenza della nuova base condizionerà la vita futura per un tempo molto lungo.
Vicenza ha ottenuto le certezze e le garanzie di cui Hüllweck parlava in consiglio comunale per poter discutere il progetto e accettare la caserma Usa? UBALDO ALIFUOCO (Democratici di sinistra) Non vedo differenze rispetto a quello che sapevamo o intuivamo dieci giorni fa. Il quadro non è cambiato. CIRO ASPROSO (Verdi) Assolutamente no. Basta leggere lo scarno comunicato del ministero concordato con il sindaco. E dentro vi è scritta, di nuovo, la richiesta che la città si pronunci. MARIO BAGNARA (Udc-Unione democratici cristiani) Il fatto che il sindaco appaia rasserenato dà l'idea che abbia avuto le indicazioni che cercava e delle quali ha fatto cenno. Magari sono vaghe e non sono messe per scritto, ma evidentemente sono state sufficienti. Le metteremo per scritto noi nel documento della maggioranza per il consiglio. SUNG AE BETTENZOLI (Gruppo misto) No. C’è una situazione di fatto a San Bortolo e Laghetto per cui le garanzie sono solo parole. Quando avremo traffico militare, aerei e elicotteri in volo, capiremo. DANIELE BORO' (Lega Nord) Il sindaco ha dichiarato che non ci saranno costi per la città e che non ci saranno voli militari all'aeroporto. Ma ci sarà bisogno di una viabilità nuova in una zona già intasata. PIERANGELO CANGINI (Margherita) Non ho sentito da Hüllweck certezze diverse da quelle delle dichiarazioni verbali sul fatto che il Comune non debba rimetterci soldi. Aspetto di vedere nero su bianco qualcosa, a meno che il sindaco non sia a conoscenza di quialcosa che non ha rivelato. LIVIA COPPOLA (Alleanza nazionale) Dal ministro Parisi il sindaco ha dichiarato di aver avuto certezze sulle tre cose di cui parlava in consiglio comunale: la garanzia dei posti di lavoro per i dipendenti della Ederle se ci sarà il "sì" al raddoppio, il fatto che non ci siano spese a carico di Vicenza, il non-uso dell'aeroporto per scopi militari. GIANNI CRISTOFARI (Democratici di sinistra) Non ci sono elementi certi. Hùllweck è soddisfatto? Ne ha dette talmente tante, in questi mesi, per colpire il governo in carica, che non si capisce di che cosa sia soddisfatto. Serve qualcosa di scritto. Poi è chiara una cosa: dentro la base, gli americani faranno quello che vorranno. MANUELA DAL LAGO (Lega Nord) Questo non lo si sa ancora, ma se Hüllweck si è mostrato fiducioso di poter dire "sì" - "mi sono stati tolti tutti i dubbi, sono tranquillo" ha detto - significa evidentemente qualcosa. ORNELLA DAL LAGO (Forza Italia) Non sono scritte nero su bianco, ma dalle dichiarazioni del sindaco pare ci siano. ANTONIO DAL SANTO (Lega Nord) Sì. C’è la garanzia che non ci saranno armamenti pesanti, carri armati o cannoni, che potrebbero preoccupare. FIORENZA DAL ZOTTO (Forza Italia) No. Ci sono ancora molte cose da sapere: che fine farà a lungo termine l'aeroporto civile, visto che gli Usa vogliono solo il Dal Molin come sede; quale impatto sui consumi idrici ci sarà e come risolto; quando saranno costruite le strade di cui tutti parlano. ANTONIO DALLA POZZA (Democratici di sinistra) Non vedo cosa sia cambiato. Se il sindaco aspettava impegni sulle spese per la base o per le infrastrutture necessarie a farla funzionare senza impatto su Vicenza, per quanto se ne sa finora siamo solo alle parole. GIANFRANCO DORI (Forza Italia) Sì, perché il ministro ha dato la disponibilità a esaminare i problemi e a cercare soluzioni. VALENTINA DOVIGO (Democratici di sinistra) Non sappiamo con precisione quali garanzie abbia ottenuto il sindaco. Evidentemente abbastanza chiare, e aspettiamo di sentirle nel dettaglio, per convincerlo a non tirarla più di lungo. FRANCA EQUIZI (Gruppo misto) La certezza principale, quella sul futuro non utilizzo militare dell'aeroporto, non la dà nessuno: una volta insediati al Dal Molin, cosa chiederanno gli americani? EMILIO FRANZINA (Rifondazione comunista) Si ha solo la certezza che Vicenza verrà trasformata in una città militare come nessuna altra. Sono cose che non dico io, ma un osservatore non certo di estrema sinistra come Sergio Romano, accademico olimpico, che l'ha scritto sul Corriere della Sera. IVO FURLAN (Forza Italia) Se è confermato che l'insediamento avrà un costo-zero per il Comune, la garanzia principale c'è. Per il resto, la base Usa deve essere considerata come qualsiasi altro insediamento e avere un inquadramento territoriale adeguato. GABRIELE GALLA (Forza Italia) Non so se il sindaco abbia avuto assicurazioni dal ministro su carta scritta: ce lo dirà. Ma mi pare di capire che Parisi ha compreso, ed è d'accordo, di dover dare qualcosa alla città. CHIARA GARBIN (Gruppo FI, dirigente del Movimento Ppe) Non so quali siano, non so se sia sufficiente aver sentito dire il ministro che non ci saranno carichi finanziari per il Comune. E tutto il resto? GIOVANNI GIULIARI (Vicenza Capoluogo) No. Sorprende la convinzione dichiarata dal sindaco che tutto stia andando per il meglio. Non risultano per il momento cose certe, a meno che non ci siano accordi scritti tra lui e il ministro da rivelare in consiglio comunale. SANDRO GUAITI (Margherita) No. Al momento non si sanno cose precise. E c'è la scelta americana di volere il sito del Dal Molin a tutti i costi: non è chiaro cosa significhi, in prospettiva, rispetto all'uso della pista aeroportuale. MARIO LUCIFORA (Forza Italia) Non sono state fornite in maniera esplicita. Ma il sindaco ha riportato da Roma la certezza, in particolare, che la copertura delle spese non sarà a carico del Comune. LUCIA MASCOTTO (Forza Italia) Il sindaco ha detto che ci sono. Ci riferirà ufficialmente, ma non ho motivo di dubitare che le abbia avute. LUCA MILANI (Alleanza nazionale) Sul problema principale, cioè il non utilizzo dell'aeroporto come struttura militare e sul non-aumento dei traffico militare al Dal Molin, la parola del ministro deve essere considerata fonte autorevole di garanzie. DINO NANI (Forza Italia) Aspettiamo di conoscere garanzie e certezze dal sindaco, che le renderà note prima in un incontro di maggioramza e poi in consiglio. I suoi primi commenti positivi fanno propendere per un "sì" che i partiti della coalizione avevano comunque già annunciato. ANDREA PELLIZZARI (Forza Italia) Sì. Soprattutto quella relativa ai costi dell'insediamento che non saranno a carico della città. LUIGI POLETTO (Democratici di sinistra) Può darsi che il sindaco le abbia avute, a voce, per quanto riguarda costi, benefici, risarcimenti. Resta l'indisponibilità dei militari Usa a una sede diversa da quella del Dal Molin e questo fa supporre un futuro uso dell'aeroporto. VALERIA PORELLI (Forza Italia) Il sindaco dovrebbe averle avute. Le comunicherà in una riunione della coalizione e poi in consiglio comunale. MARINO QUARESIMIN (Margherita) Il sindaco ha sempre detto che voleva certezze da Roma sulle spese future per la base non a carico del Comune. Aspettiamo che le comunichi, se ci sono, in consiglio: finora siamo fermi a generiche comunicazioni verbali. VINCENZO RIBONI (Margherita) Se garanzie e certezze gli sono state date, il sindaco le indicherà. I termini esatti degli impegni garantitigli dal ministro non si conoscono ancora. GIANNI ROLANDO (Democratici di sinistra) L'unica certezza che abbiamo, stando alle cose dette dai comandi americani, è che il Dal Molin è l'unico sito che va bene per la nuova base. Perché? M. ELISABETTA ROSSI (Forza Italia) Dal tono di soddisfazione espresso dal sindaco direi proprio di sì: ora aspettiamo che specifichi i contenuti ai consiglieri. Se ha tirato di lungo le cose, è stato per avere queste certezze. FRANCESCO RUCCO (Alleanza nazionale) Da quello che si è capito, sì. Il sindaco si è fatto portatore delle esigenze della città. Il ministro ha fato le assicurazioni chieste. ALESSIO SANDOLI (Lega Nord) Dopo tutto il tiramolla per spartire le responsabilità, il governo dovrebbe aver dato al sindaco le conoscenze adeguate per far discutere il consiglio comunale. Bisognerà vedere se le garanzie sono precise. SANTE SARRACCO (Alleanza nazionale) Dalle indicazioni del ministro Parisi si ricava la conferma che nella nuova caserma non ci saranno armi speciali, ma solo dotazioni personali. Quindi è fugata la preoccupazione che il Dal Molin diventi una base operativa speciale. STEFANO SOPRANA (Vicenza Capoluogo) In realtà è impossibile avere garanzie reali. L'unica certezza che c'è e che, con un "sì" la base arriverà e poi si vedrà. La responsabilità è dell'Amministrazione Hùllweck che aveva detto e continua a dire "sì". GIUSEPPE TAPPARELLO (Alleanza nazionale) Lo sapremo dal sindaco. Le sue dichiarazioni ai mezzi di comunicazione sono state comunque eloquenti in senso positivo. Resta una riserva per il silenzio nel quale è rimasta avvolta tutta la vicenda in passato. Il sindaco e un assessore sapevano e agivano, il consiglio non era informato. CLAUDIO VELTRONI (Margherita) Non lo so: ascolteremo il sindaco. Le garanzie verbali delle quali ha finora parlato, le vorrei vedere messe per scritto. CARLA ZUIN (Vicenza Capoluogo) Assolutamente no. Da quello che si ricava dalle dichiarazioni del sindaco, non c'è certezza su nulla.
Qual è la contropartita più importante da chiedere per un "sì" alla base Usa da parte del consiglio comunale?
UBALDO ALIFUOCO (Democratici di sinistra) Se si va al "sì", che non auspico, bisognerà risolvere il problema della viabilità e prevedere interventi specifici nel Piano di assetto territoriale, con modifiche alle previsioni per il Pp10 di Laghetto. CIRO ASPROSO (Verdi) Su questo si discuterà più avanti. Non credo che un "sì" in sala Bernarda chiuderà la partita. Non è che il giorno dopo arrivino le ruspe al Dal Molin. MARIO BAGNARA (Udc-Unione democratici cristiani) La principale richiesta riguarda il fatto che Vicenza, ma anche Caldogno e Monticello per quanto riguarda la circonvallazione nord, non abbiano da sopportare futuri costi finanziari per nuova viabilità e nuove infrastrutture. SUNG AE BETTENZOLI (Gruppo misto) Non c’è niente che gli americani vogliano darci e che Vicenza non possa darsi da sola. Il problema è l'insediamento lì. Il degrado della qualità della vita è impagabile e non ci sono baratti possibili. DANIELE BORO' (Lega Nord) Il completamento della circonvallazione nord. PIERANGELO CANGINI (Margherita) Se il centrodestra dice "sì" alla base, contropartite adeguate non ce ne saranno mai abbastanza: si destina per il futuro una fetta di città a usi militari e lo stesso parlare di essere ripagati con qualcosa mi pare molto triste. LIVIA COPPOLA (Alleanza nazionale) La soluzione non onerosa per il Comune del problema molto grave della viabilità in tutta la zona. GIANNI CRISTOFARI (Democratici di sinistra) Se si dovesse andare verso il "sì", l'Italia non è più nella condizione di paese che ha perso una guerra, come al tempo degli accordi per le prime basi Usa mezzo secolo fa. Quindi nessun tipo di spesa né direttamente a carico di Vicenza né indirettamente a carico della comunità con forniture gratis o altro. MANUELA DAL LAGO (Lega Nord) Il finanziamento di tutti i lavori stradali che dovranno ridurre al minimo il disagio derivante dal futuro insediamento. ORNELLA DAL LAGO (Forza Italia) Far realizzare, senza spese per il Comune, tutte le infrastrutture e le strade che serviranno alla nuova base. ANTONIO DAL SANTO (Lega Nord) Infrastrutture e strade per far fronte al traffico che aumenterà. FIORENZA DAL ZOTTO (Forza Italia) Non si tratta di una singola contropartita da preferire per poter dare un "sì" convinto ci vuole chiarezza sul complesso di quello che serve per ospitare la base evitando un forte impatto sui quartieri e la città nel suo complesso. ANTONIO DALLA POZZA (Democratici di sinistra) Che contropartite possono esserci per una parte di città perduta per sempre e per la presenza di un'entità che impatta pesantemente con l’ambiente e il traffico, non paga Ici, accoglierà al suo interno i militari senza che ci siano più case da affittargli? Davvero gli Usa spenderanno 40 milioni di euro per la nostra circonvallazione nord? GIANFRANCO DORI (Forza Italia) Risolvere i problemi derivanti dall'impatto viabilistico e ambientale. Quelli della sicurezza non esistono: la base Usa anzi è un'occasione per la città per avere maggiori controlli. VALENTINA DOVIGO (Democratici di sinistra) Continuo a sperare su un "no" del consiglio. Le contropartite non bilancerebbero comunque i rischi per la sicurezza e l'impatto ambientale. FRANCA EQUIZI (Gruppo misto) Non c’è contropartita che ripaghi l'utilizzo dell’aeroporto come grande base militare. Possiamo avere una bella strada, ma come si misurerà in futuro un insediamento che prevede di utilizzare da solo metà di tutta l'acqua che consuma la città? EMILIO FRANZINA (Rifondazione comunista) Non si deve parlare di contropartite: qui c’è una città che si vende l'anima e ipoteca cento anni di futuro. Chi governa la città dovrebbe sentire come un sopruso la decisione di costruire qui una nuova base militare, e invece è pronto ad approvare. IVO FURLAN (Forza Italia) La cosa più importante è avere la certezza che la nuova caserma non andrà a interferire con l'attività dell'aeroporto civile. GABRIELE GALLA (Forza Italia) La realizzazione integrale, con spese non a carico del Comune, delle infrastrutture viarie, compresa una nuova circonvallazione nord. CHIARA GARBIN (Gruppo FI, dirigente del Movimento Ppe) Risolvere il problema della viabilità con la costruzione della circonvallazione nord. GIOVANNI GIULIARI (Vicenza Capoluogo) Non si parla di contropartite, perché si deve dire "no", per una città sicura e per evitare l'impatto sul tessuto urbano della caserma. Non è in discussione l'amicizia con gli Usa: la situazione non è quella di 50 anni fa e a un vero amico un "no" si può dire. SANDRO GUAITI ( Margherita) Con l’ubicazione al Dal Molin non ci sono contropartite che compensino il danno ambientale e il disagio per i quartieri. MARIO LUCIFORA (Forza Italia) Integrare la rete viaria attuale per rispondere all'accresciuta circolazione automobilistica. LUCIA MASCOTTO (Forza Italia) Provvedimenti per la sicurezza e interventi per risolvere il carico di traffico. LUCA MILANI (Alleanza nazionale) La sistemazione delle infrastrutture e della viabilità senza spese a carico del Comune. DINO NANI (Forza Italia) Un sistema viario che riduca al minimo il disagio nella zona. Ci saranno da fare considerazioni anche per il contemporaneo insediarsi della base militare al Dal Molin e del nuovo Pp10 a Laghetto. ANDREA PELLIZZARI (Forza Italia) Nel documento che il centrodestra porterà in consiglio per il "sì" alla base il punto principale sarà quello della limitazione dell'impatto ambientale e viabilistico. LUIGI POLETTO (Democratici di sinistra) Prima valutiamo il "se" dell'insediamento: poi chi dirà "sì" potrà mostrare quali contropartite riesce davvero a ottenere. Intanto il punto è: ci stiamo rendendo conto dell'impatto ambientale e dei problemi di sicurezza che ci saranno in città? VALERIA PORELLI (Forza Italia) Mettere in ordine la situazione viabilistica in una zona già molto difficile e che verrà caricata di altro traffico. MARINO QUARESIMIN (Margherita) Più che una contropartita, ci vuole una certezza: che il Dal Molin non sarà, fra quattro-cinque anni, anche un aeroporto militare. Il fatto che gli Usa non valutino la possibilità di un altro sito dovrebbe far ipotizzare intenzioni che al momento non vengono messe in chiaro. VINCENZO RIBONI (Margherita) La sistemazione della viabilità in una zona già molto congestionata. GIANNI ROLANDO (Democratici di sinistra) Finché è in discussione il "se si farà", non si parla di contropartite per la nuova base militare. Nessuna forza politica in città aveva nel suo programma contropartite per un nuovo insediamento al Dal Molin. M. ELISABETTA ROSSI (Forza Italia) La soluzione senza spese per Vicenza dei problemi viari, compresa anche la costruzione della circonvallazione nord. FRANCESCO RUCCO (Alleanza nazionale) L’amministrazione americana deve farsi carico della soluzione dei problemi viabilistici in zona, venendo anche incontro finanziariamente alla necessità di costruire una nuova circonvallazione nord. ALESSIO SANDOLI (Lega Nord) Più che di contropartite, che riguardano gli interventi a carico dello Stato sulla viabilità e le infrastrutture, è importante ottenere la certezza che l'aeroporto non sarà usato in futuro per voli militari. SANTE SARRACCO (Alleanza nazionale) Tutti i costi per nuova viabilità, servizi e impianti, oltre che per lo spostamento del campo di rugby devono essere a carico o dell'amministrazione Usa o del governo italiano. Hùllweck l'ha già detto al ministro e ha dichiarato di aver avuto risposta positiva. STEFANO SOPRANA (Vicenza Capoluogo) Con una battuta direi: l'unica contropartita sarebbe… fare la base altrove. Con più concretezza: bene che tanti chiedano impegni per la viabilità, ma un insediamento così importante deve arrivare dopo e non prima che ci sia la nuova viabilità in zona. GIUSEPPE TAPPARELLO (Alleanza nazionale) Serve un impegno preciso dello Stato sulle soluzioni, non a carico di Vicenza, per la viabilità nella zona nord della città. CLAUDIO VELTRONI (Margherita) Ci sono gli indirizzi del Piano di assetto territoriale che parlano chiaro: se si fa urbanistica nuova, deve essere urbanistica perequativa, cioè con benefici pubblici concordati col Comune. Anche per una caserma da 400 mila metri quadrati. CARLA ZUIN (Vicenza Capoluogo) La sicurezza della città rispetto al terrorismo e la sostenibilità urbanistica e viabilistica sono la materie in cui servono garanzie, che ancora non vedo. E comunque spero ancora che la base non arrivi.
Se il consiglio comunale votasse "no" - capovolgendo i numeri calcolati in base agli schieramenti noti - che cosa deciderebbe il governo?
UBALDO ALIFUOCO (Democratici di sinistra) L’insistenza con cui il ministro chiede il parere del consiglio comunale implica la volontà di rispettare quello che dirà Vicenza. Sennò questa insistenza non si comprenderebbe. CIRO ASPROSO (Verdi) Sarebbe assurdo che decidesse diversamente, dopo aver chiesto un parere per mesi. Ma il consiglio come può esprimersi? La base Usa non è stata materia di campagna elettorale: dei patti segreti del governo Berlusconi con gli americani sapeva solo il sindaco. MARIO BAGNARA (Udc-Unione democratici cristiani) Sarebbe costretto, suo malgrado forse, a dire "sì" in base agli accordi internazionali che legano l'Italia agli Stati Uniti. SUNG AE BETTENZOLI (Gruppo misto) La parola definitiva è sempre di Roma e noi ributteremmo la palla a Roma. Se dovesse succedere, ma penso che vincerà il "sì", spererei che il governo ne tenesse conto. DANIELE BORO' (Lega Nord) Premesso che il nostro sarà solo un parere che, come riferito dal sindaco, il ministro prenderà in considerazione, penso che il governo dirà comunque "sì". PIERANGELO CANGINI MargheritaNon so. Il governo attuale è stato messo in una situazione tale che non saprei dire. Alla Maddalena una base viene smantellata su richiesta della comunità locale. Vicenza, se non dice "no", rischia di diventare una specie di indennizzo agli Usa. LIVIA COPPOLA (Alleanza nazionale) Andrà avanti sulla strada del "sì". È vero che Parisi aspetta il parere di Vicenza, ma ha il sindaco ha riferito che conviene sul fatto che non c'è il tempo per un referendum: e se si voleva una consultazione definitiva della comunità, era questo l'unico strumento possibile. GIANNI CRISTOFARI (Democratici di sinistra) Con un "no" di Vicenza il governo sarebbe forse in imbarazzo, visti gli accordi avviati dal governo precedente, ma si è impegnato a rispettare il parere della comunità e lo farà. Gli stessi americani hanno sempre detto di volerlo tenere in conto: un "no" di Vicenza sarebbe elemento sufficiente per fermare il progetto. MANUELA DAL LAGO (Lega Nord) Dovrebbe essere Prodi a dire prima quello che succederebbe. Ma penso che alla fine il governo dirà comunque "sì": non mi pare facile che l’"amico D’Alema" vada a dire di no all’"amica Rice". ORNELLA DAL LAGO (Forza Italia) Continuerà sulla strada del "sì". ANTONIO DAL SANTO (Lega Nord) Farebbe arrivare lo stesso la base americana. FIORENZA DAL ZOTTO (Forza Italia) Cambierà poco. La decisione è presa ed è assurdo che, dopo il precedente discorso di Parisi sul silenzio-diniego, adesso il ministro chieda ai consiglieri un parere generale non vincolante. ANTONIO DALLA POZZA (Democratici di sinistra) Il ministero ha sempre scritto e detto che valuterà anche in base alla scelta di Vicenza. Un "no" dovrebbe valere un "no". GIANFRANCO DORI (Forza Italia) Deciderebbe lo stesso per il "sì", a meno che non sia ricattato dai partiti di sinistra. VALENTINA DOVIGO (Democratici di sinistra) Ci sarebbe un ripensamento del governo rispetto alle richieste dei militari americani. FRANCA EQUIZI (Gruppo misto) Con un "no" credo sarebbero in difficoltà sia il governo sia gli americani: avrebbero una grande difficoltà a mandare avanti un progetto sgradito alla città. EMILIO FRANZINA (Rifondazione comunista) Un "no" del consiglio sarebbe un elemento in più di valutazione per il governo, per superare la sua politica incerta e fermare il progetto della nuova base. IVO FURLAN (Forza Italia) Dirà "sì" lo stesso, perché un "no" di Vicenza non sarebbe comunque una scelta di livello pari a quelle da prendere a livello nazionale per problemi di sicurezza nazionale o per accordi internazionali. Ci sono motivazioni che vanno oltre le scelte urbanistiche della città. GABRIELE GALLA (Forza Italia) Il governo direbbe lo stesso di sì al progetto della base americana. CHIARA GARBIN (Gruppo FI, dirigente del Movimento Ppe) Credo che dirà "sì" comunque. Ma si aspetta un "sì" di Vicenza per poter dire "sì" agli americani. GIOVANNI GIULIARI (Vicenza Capoluogo) Non do per scontato un "no" del ministro nel caso di un "no" del consiglio. In tutta la questione c'è stata ambiguità. E pesa enormemente, in questa valutazione, il silenzio del ministro degli esteri D’Alema. SANDRO GUAITI (Margherita) Il governo ne terrebbe conto. Ma il fatto è che terrà conto anche del "sì", decidendo favorevolmente, pur se la città non è mai stata consultata ufficialmente con un referendum. MARIO LUCIFORA (Forza Italia) Deciderebbe ugualmente per il "sì", in nome dell'interesse nazionale, superiore al parere di una realtà pur importante com'è la comunità di Vicenza. LUCIA MASCOTTO (Forza Italia) Non lo so. La prassi dovrebbe essere che il governo confermerà il "sì", visto che c'erano già accordi presi. LUCA MILANI (Alleanza nazionale) Sarebbe un problema per il governo, che è orientato per il "sì". DINO NANI (Forza Italia) In un'area demaniale il governo può procedere indipendentemente dal parere del consiglio comunale. ANDREA PELLIZZARI (Forza Italia) Darebbe lo stesso il consenso, perché questo implicano gli accordi tra governi, e non ci faremmo solo una brutta figura. LUIGI POLETTO (Democratici di sinistra) Sceglierebbe il "no". VALERIA PORELLI (Forza Italia) Approverebbe lo stesso il nuovo insediamento. Sta solo tentando di scaricare sul Comune una scelta già fatta. MARINO QUARESIMIN (Margherita) Un "no" metterebbe il governo forse in una situazione difficile, visto l'eredità di accordi che si è ritrovato, ma lo indirizzerebbe a chiedere agli americani di trovarsi un'altra sede. VINCENZO RIBONI (Margherita) Il governo terrà conto delle indicazioni di Vicenza, dopo aver confermato che l'alleanza con gli Usa non è certo in discussione. GIANNI ROLANDO (Democratici di sinistra) Se Vicenza dice "no", e la voce definitiva sarebbe solo quella di un referendum, il governo Prodi dirà "no". Ha riaperto per questo una questione che il governo Berlusconi aveva già chiuso con il consenso dell'Amministrazione Hüllweck. M. ELISABETTA ROSSI (Forza Italia) Direbbe agli americani: "Siamo amici, avremmo voluto, ma Vicenza ha detto di no". Che è quello che il governo sperava succedesse fin dall'inizio. Ma ho il sospetto che questo governo, non quello di Berlusconi, abbia già detto "sì". FRANCESCO RUCCO (Alleanza nazionale) Di sicuro il governo terrebbe conto del parere negativo del Comune, dopo quello che Parisi ha detto: e sarebbe una brutta gatta da pelare per lui. ALESSIO SANDOLI (Lega Nord) La sensazione è che tutto sia già deciso per il "sì". La competenza è del governo. Il governo dirà "sì". SANTE SARRACCO (Alleanza nazionale) Il governo si troverebbe in grosse ambasce per decidere: penso che sceglierebbe per il "no". Ma non può essere il consiglio comunale di Vicenza a dover decidere su una scelta che è di politica militare internazionale. STEFANO SOPRANA (Vicenza Capoluogo) Se Vicenza dice "sì" agli impegni del passato governo, quello attuale non può che confermare. Ma se c'è il "no", dopo che ci è stata chiesta un’indicazione, verificheremo tutti il livello di responsabilità e rispetto dei cittadini di Vicenza. GIUSEPPE TAPPARELLO (Alleanza nazionale) Anche con un "no" di Vicenza, il progetto andrà avanti lo stesso. CLAUDIO VELTRONI (Margherita) Il governo si orienterà a dire "no". Il che sarebbe coerente con il programma dell’Unione che parla di ridurre le servitù militari in tutto il paese. CARLA ZUIN (Vicenza Capoluogo) Il governo ha detto che terrà conto della scelta di Vicenza: non potrebba far finta di nulla, se ci fosse un "no". D’altronde, se Parisi avesse già deciso in base agli accordi del governo Berlusconi, perché chiedere e aspettare il parere della città?
Si poteva arrivare prima al dibattito e al voto in sala Bernarda?
UBALDO ALIFUOCO (Democratici di sinistra) Siamo in ritardo di tre anni: ci volevano discussione chiara e voto preciso fin da quando Hüllweck ha saputo del progetto americano. Aspettiamo di vedere il dossier, tuttora segreto, in cui devono pur esserci gli atti di tutti i contatti tra il sindaco, l’assessore Cicero, gli Usa e il governo Berlusconi. CIRO ASPROSO (Verdi) Sì, ma non sarebbe cambiato niente: il giudizio dev'essere della città con un referendum. MARIO BAGNARA (Udc-Unione democratici cristiani) Prima non si poteva, per mancanza di informazioni e certezze, ma ora è urgentissimo farlo. SUNG AE BETTENZOLI (Gruppo misto) Si poteva votare molto tempo fa, ma soprattutto c'è stato tutto il tempo perché fosse l'intera città a esprimersi. Non si è voluto che questo avvenisse. DANIELE BORO' (Lega Nord) Un voto dato adesso o un voto dato sei mesi fa non cambia la situazione: quello di Vicenza è solo un parere non vincolante su una scelta strategica che è di competenza governativa. PIERANGELO CANGINI (Margherita) Sì, si poteva fare tutto prima, specie discutere fin dall'inizio, quando un assessore e un sindaco sapevano e non hanno detto nulla. Avremmo evitato, forse, l'arroventarsi del clima politico di questi giorni. LIVIA COPPOLA (Alleanza nazionale) No. Il sindaco è andato a Roma perché il governo aveva tergiversato. Adesso le cose appaiono più chiare e anche Vicenza può dare il suo parere. GIANNI CRISTOFARI (Democratici di sinistra) No, se si vogliono certezze tecniche e operative, che non ci sono ancora. Sì, se si voleva dare un parere generale. MANUELA DAL LAGO (Lega Nord) Sì, probabilmente si poteva arrivarci prima e meglio. L'errore è stato di chi, nell'Amministrazione, aveva notizie e conoscenze, ma non ha dato informazioni ai cittadini. ORNELLA DAL LAGO (Forza Italia) Prima mancavano le condizioni. Adesso le cose si sanno meglio. ANTONIO DAL SANTO (Lega Nord) Non si poteva. Se avessimo detto un "sì" alla cieca e poi arrivavano armamenti pesanti, non avremmo più potuto dire niente. FIORENZA DAL ZOTTO (Forza Italia) Non so. Di sicuro non ha senso che prima dal voto di un singolo consigliere potesse dipendere la sorte di una vicenda tra governi di Usa e Italia; e che ora veniamo consultati per dire un "sì" o un "no" sul cosiddetto impatto sociale. Compito dei consiglieri e conoscere e intervenire su cose specifiche. ANTONIO DALLA POZZA (Democratici di sinistra) Visto che i fatti nuovi… sono quelli di prima, e cioè non è cambiato nulla in due mesi, si poteva decidere già qualche settimana fa. GIANFRANCO DORI (Forza Italia) No, prima dell'incontro a Roma non c'era nessuna certezza. VALENTINA DOVIGO (Democratici di sinistra) Un dibattito e un voto dovevano esserci prima, per poter esprimere l'ampiezza e la consapevolezza del "no". FRANCA EQUIZI (Gruppo misto) Sì, perché in tutto questo tempo non ci sono stati fatti davvero nuovi. Ma il consiglio non può essere il solo a pronunciarsi: nessuno di noi ha un mandato, perché non era un tema della campagna elettorale. L'unica risposta vera è il referendum. EMILIO FRANZINA (Rifondazione comunista) La discussione doveva essere fatta molto tempo fa, quando l'Amministrazuione Hüllweck ha invece tenuto nascosto quello che stava succedendo. IVO FURLAN (Forza Italia) No. Rischiavamo di dare un voto solo ideologico, Usa-sì, Usa-no. Invece il problema è tecnico e, in questo ambito, ora Vicenza può chiedere "base sì, ma a quali condizioni?". GABRIELE GALLA (Forza Italia) La discussione poteva essere fatta prima, ma non avrebbe avuto la completezza di elementi di giudizio che sono adesso a disposizione. CHIARA GARBIN (Gruppo FI, dirigente del Movimento Ppe) Si doveva discutere molto tempo fa, quando Hüllweck e l'assessore Cicero hanno avuto le prime informazioni precise. GIOVANNI GIULIARI (Vicenza Capoluogo) Si doveva arrivare a discutere prima e con un percorso più lineare, senza nascondere informazioni. Quando le cose partono male, come le ha fatte partire l'Amministrazione, rischiano di finire male. SANDRO GUAITI (Margherita) Lo scaricabarile tra Roma e Vicenza ha fatto perdere molto tempo su un problema che era stato tenuto troppo tempo nascosto. Si poteva decidere prima. MARIO LUCIFORA (Forza Italia) No. Ci sono state finora tante posizioni, più o meno motivate. E c'era più ideologia che informazione. Ma era difficile farsi un’idea precisa, senza avere un'indicazione dal governo. LUCIA MASCOTTO (Forza Italia) Forza Italia aveva già espresso il "sì": con gli elementi chiarificatori possiamo adesso rafforzare la scelta. LUCA MILANI (Alleanza nazionale) No. Prima dell'incontro a Roma le condizioni mancavano. Le conoscenze e i tempi sono maturi adesso. DINO NANI (Forza Italia) Discussione e voto in consiglio sono giusti a desso: prima si votava su che cosa. Per un orientamento generale della città, invece, forse un referendum fatto due-tre mesi fa avrebbe permesso un miglior pronunciamento. ANDREA PELLIZZARI (Forza Italia) Si poteva discutere e votare molto tempo fa, fin dal primo momento in cui la questione si è posta: il sindaco ha voluto essere prudente e cercare informazioni, adesso ci siamo. LUIGI POLETTO (Democratici di sinistra) Si dovevano affrontare le cose prima, negli anni in cui il governo Berlusconi ha girato la richiesta degli americani all'Amministrazione Hüllweck, che ha tenuto tutto sotto silenzio. VALERIA PORELLI (Forza Italia) Il tempo giusto è adesso, dopo che il sindaco ha incontrato il ministro Parisi e ha chiarito le competenze rispettive del governo e del Comune. MARINO QUARESIMIN (Margherita) Prima o adesso, non è questo che conta, in questo scorcio di tempo. Il fatto grave è stato il silenzio durato anni sulle operazioni in corso tra militari Usa, governo Berlusconi e Amministrazione Hüllweck. VINCENZO RIBONI (Margherita) Adesso o pochi giorni fa, poco cambia. Ma se ci fosse stata subito trasparenza, invece che segretezza, la popolazione avrebbe potuto discutere approfonditamente e esprimersi con un referendum. GIANNI ROLANDO (Democratici di sinistra) Si doveva discutere prima e non nascondere le carte, lasciando che l'assessore Cicero andasse su e giù da Roma. E non si dica che il sindaco non sapeva. M. ELISABETTA ROSSI (Forza Italia) Sì, si poteva fare tutto prima, bastava che il governo si prendesse le sue responsabilità: avremmo confermato prima il "sì" che daremo la settimana prossima. FRANCESCO RUCCO (Alleanza nazionale) Con più buona volontà, soprattutto da parte del governo, si poteva anticipare. Peraltro resta da chiarire la trafila dei passaggi politici e burocratici degli anni passati, prima che il consiglio venisse a sapere del progetto nella primavera scorsa. ALESSIO SANDOLI (Lega Nord) Prima non c'erano le condizioni: solo adesso il sindaco può riferirci gli impegni presi dal ministro Parisi. SANTE SARRACCO (Alleanza nazionale) Assolutamente no. Prima doveva pronunciarsi il governo. Dall'incontro di Hüllweck a Roma si ricava che l'ha fatto. Ora Vicenza può dare un parere e chiedere di concordare le condizioni. STEFANO SOPRANA (Vicenza Capoluogo) Non si tratta di prima o di dopo in consiglio comunale. L'unica vera consultazione di Vicenza è quella da fare attraverso un referendum o una consultazione ufficiale da parte del Comune. GIUSEPPE TAPPARELLO (Alleanza nazionale) Sì. Ma soprattutto è inammissibile che tutto il pateracchio sia venuto fuori solo in maggio-giugno. Con più trasparenza ci sarebbe stata anche la possibilità di un consenso più motivato. CLAUDIO VELTRONI (Margherita) Si poteva soprattutto dare prima le informazioni vere e corrette, che sono state tenute nascoste: ci sarebbe stato un dibattito ampio e si faceva in tempo a svolgere un referendum. Nel quale sicuramente vincerebbero i "no". CARLA ZUIN (Vicenza Capoluogo) Sì, le cose non sono cambiate da qualche settimana fa.


Dal Molin, e il consiglio comunale impone il maxischermo in piazza
In aula solo 40 posti disponibili: 20 biglietti al comitato del Sì e 20 a quello del No

di G. M. Mancassola

Si profila un braccio di ferro fra il consiglio comunale e la prefettura sull'organizzazione del dibattito del secolo, quello che sala Bernarda ospiterà giovedì prossimo sul progetto della nuova caserma Usa al Dal Molin. La conferenza dei capigruppo, vale a dire l’organismo incaricato di decidere la scaletta dei lavori consiliari e le modalità di dibattito, si è riunita ieri per quasi due ore, approvando all’unanimità la proposta dell’opposizione di installare un maxischermo in piazza dei Signori. Come aveva dichiarato il sindaco Enrico Hüllweck e come ribadito durante il vertice in municipio dal presidente del consiglio comunale Sante Sarracco, c’è però da fare i conti con le indicazioni venute dalla prefettura, che vorrebbe evitare di moltiplicare i focolai di tensione. «Se non verrà installato il maxischermo si creerà un problema di ordine pubblico, perché si acuirà la tensione fra coloro che giovedì vorranno manifestare in piazza», incalza il Verde Ciro Asproso. «Speriamo non vi siano indicazioni contrarie dalla prefettura, perché l’assenza del maxischermo sarà elemento di tensione aggiuntiva», fa eco il diessino Luigi Poletto. «Ne parlerò con il prefetto al più presto», assicura Sarracco. La richiesta del maxischermo appare determinante per consentire al maggior numero di persone possibile di seguire l’atteso dibattito in sala Bernarda, dove potranno entrare soltanto 40 persone. Come spiega il presidente, gli ingressi saranno contingentati e autorizzati solo esibendo uno speciale pass: «Venti ingressi saranno assegnati al comitato del Sì, venti al comitato del No». Gli ammessi non saranno “schedati”, ma verranno indicati dai referenti dei comitati, con possibilità di turn-over durante la discussione. Questa è la decisione, che mira a corresponsabilizzare i due comitati, che sceglieranno i pochi privilegiati ammessi in aula. Niente privilegi o inviti speciali, dunque: né ai segretari di partito, né ai sindacati, nonostante da alcuni giorni i consiglieri, veri protagonisti della storica seduta, siano sottoposti a un pressing da parte di chi cerca di assicurarsi biglietti, prenotazioni di posti o “prevendite”, neanche si trattasse di un concerto rock. Per questa ragione, una prima forma di equilibrio, ieri pomeriggio, è stata raggiunta proprio intorno all’installazione del maxischermo: da una parte, soprattutto a destra, c’era chi premeva per blindare il palazzo e riunirsi a porte chiuse, dall’altra chi chiedeva di aprire al massimo il dibattito. L’equilibrio prevede ingressi contingentati, maxischermo e diretta televisiva. Il sindaco al mattino aveva aperto l’invito a tutte le emittenti televisive. Nel pomeriggio, anche i capigruppo hanno stabilito di proporre l’invito alle principali emittenti televisive e radiofoniche venete. Al momento, l’unica candidatura avanzata è quella di TvA Vicenza, che ha presentato un pacchetto che richiederebbe la modulazione degli interventi in aula assecondando le esigenze televisive. Ovvero, inizio alle 17.30 con novanta minuti di riprese in diretta così suddivisi: venti minuti per le comunicazioni del sindaco e sette minuti a testa per i dieci capigruppo. Poi la diretta verrebbe interrotta nella fascia dei telegiornali serali, per essere ripresa al momento del voto sugli ordini del giorno. Nel frattempo, in aula verrebbe dato spazio a tutti i consiglieri, con dieci minuti a testa di interventi. Così impostato, contando anche le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno, il dibattito rischia di dilungarsi per sei, sette ore: una maratona al microfono. Luca Milani, di Alleanza nazionale, ha suggerito anche di contattare un operatore per la trasmissione via internet dell’intero evento, senza interruzioni pubblicitarie, a costi minimi. Chi rischia di restare escluso, ad esempio, è il sindaco di Caldogno Marcello Vezzaro, che aveva avanzato la richiesta di partecipare. «La decisione sul Dal Molin avrà forti ricadute sul nostro territorio: vogliamo conoscere come stanno le cose - afferma -. Negli scorsi mesi non siamo mai stati coinvolti in un processo decisionale di cui avremmo invece dovuto essere parte in causa. Eppure la zona interessata dal progetto è situata ai confini del nostro comune e l'impatto ambientale e viabilistico avrà ricadute dirette su Caldogno e i suoi cittadini. Ma non si tratta solo della nostra città: sono stati proposti siti alternativi e subito sono stati bocciati in quella che rischia di diventare una decisione che ci viene imposta dall'alto e da lontano, senza consultazione e possibilità di intervento da parte di chi vivrà nella propria vita quotidiana le conseguenze di questa scelta. Non possiamo accettare una decisione unilaterale».

I consiglieri Rolando e Guaiti lanciano la proposta di fare visita al ministro della Difesa
Nel centrosinistra si progetta la calata su Roma «Parisi consideri la necessità del referendum»

(g. m. m.) L’idea è già a cottura avanzata e sta per trasformarsi in una prenotazione dei biglietti per il viaggio in treno: la calata su Roma, destinazione il ministero della Difesa. Chiamarla “marcia” sarebbe di dubbio gusto, trattandosi di un’iniziativa a cui stanno lavorando alcuni esponenti ulivisti del consiglio comunale. Meglio chiamarlo sit-in, allora, che potrebbe prendere forma fra lunedì e martedì, al ritorno del ministro Arturo Parisi dall’Egitto, dove è in missione. Fermamente intenzionati a mettersi in viaggio sono il diessino Giovanni Rolando e Sandro Guaiti della Margherita, che si stanno guardando intorno per capire chi e quanti si unirebbero alla delegazione vicentina che vorrebbe cercare di presidiare palazzo Baracchini, armati di striscioni, bandiere e manifesti, in attesa di scambiare due parole con il ministro Parisi. L’iniziativa, a quanto pare, non è ben vista a Roma, dove temono una risonanza esagerata al sit-in di due esponenti del centrosinistra davanti a un ministero del Governo Prodi. «È importante che questo Governo abbia riaperto la questione “se” realizzare la nuova caserma - spiega Rolando - dopo che già il Governo Berlusconi aveva dato per scontata la sua costruzione. Aver subordinato il proprio assenso governativo al parere di accettabilità di Vicenza è stata ed è scelta apprezzabilissima. È pur vero, però, che una questione enorme come la base Usa che attiene al futuro della città e per le future generazioni non possa essere deliberata da un paio di consiglieri comunali, con una maggioranza e un’opposizione determinatesi al di fuori della questione. Occorre quindi ricorrere alla vera sovranità popolare: il popolo, con lo strumento del referendum». «Amichevolmente, friendly, dico che anche gli Usa dovrebbe convenire avere un’espressione più larga, più democratica. Perché insediarsi in una comunità che decide per il Sì o per il No con un paio di voti di scarto? Così penso che potrebbe essere utile che una delegazione di consiglieri di centrosinistra chiedessero un incontro a Parisi e andassero al ministero a Roma. Per ottenere che venga considerato il voto del referendum. Anche dal ministro».


Berlusconi, Bossi e Fini in piazza Vicenza capitale del centrodestra
Comincia alle 10 la manifestazione contro la Finanziaria del governo Prodi

di Marino Smiderle

I moderati vanno in piazza. Già questo sembrerebbe un ossimoro. Di più: i moderati scendono in piazza nella città più moderata d’Italia, già sacrestia d’Italia, ora bastione insuperabile del centrodestra, e di Forza Italia in particolare. Macché ossimoro, macché contraddizione: «Andare nelle piazze per protestare contro il governo è un diritto costituzionale - tuona Silvio Berlusconi, che ha accolto con entusiasmo fin da subito l’invito del vero organizzatore dell’evento, vale a dire il governatore Galan -. E non è un diritto solo quando i signori della sinistra ne profittano». Qualcuno dice che sono le prove generali per la nuova, e innovativa per i moderati, strategia della piazza. Ma, nello stesso tempo, è anche una vetrina che mette in mostra le crepe che si stanno allargando nello schieramento dell’opposizione. L’Udc, per esempio, che sarà presente solo con i quadri regionali e che non condivide questo modo di fare. «Io non ci sarò - tiene a far sapere il segretario Lorenzo Cesa -.Il ruolo dell’Udc è un altro». In compenso ci saranno Luigi D’Agrò, poco convinto, e l’ex ministro Carlo Giovanardi, molto più convinto. «I Nomadi cantavano: ’Noi non ci saremo’ - chiosa Roberto Maroni, capogruppo della Lega Nord alla Camera -. Chiedo scusa ai Nomadi per il paragone irriverente, ma il fatto che l’Udc non sarà a Vicenza è l’ulteriore conferma che la Cdl come l’abbiamo conosciuta non ci sarà più». In compenso alle 10 saliranno sul palco Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi, i tre leader di riferimento di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord. Proprio nel giorno in cui Fini aveva dichiarato (rettificando il tiro più tardi) che la leadership della Cdl di Berlusconi non era per niente scontata. Schermaglie che verranno dimenticate oggi, davanti al "popolo del polo", cinquemila o forse settemila persone attese in piazza dei Signori per protestare contro la finanziaria del governo Prodi. «Questa manifestazione non la capisco proprio - osserva Cesare De Piccoli, viceministro Ds dei Trasporti -. Per carità, pieno diritto di scendere in piazza per manifestare, ma forse dovrebbero ricordare che se siamo stati costretti a varare questa finanziaria è a causa della voragine nei conti pubblici che abbiamo ereditato dal precedente governo. E comunque abbiamo dimostrato che siamo pronti a cambiare qualcosa se ci presentano ricette migliori». Una tesi, questa, che molto probabilmente verrebbe sommersa dai fischi di una piazza arrabbiata come quella vicentina, veneta, stufa di pagare tasse sempre più alte. Ma non abbastanza da convincere Confindustria (anche se qualche industriale vicentino, a titolo personale, in piazza ci sarà) ad aderire alla protesta del centrodestra. Un po’ perché Massimo Calearo, presidente degli industriali vicentini, non vuole rimanere intruppato in logiche di partito e molto perché a palazzo Bonin Longare preferiscono mettere in campo qualche proposta alternativa e concreta (per poi magari portare a casa qualcosa, vedi il tetto dei 50 dipendenti per il trasferimento del Tfr all’Inps). Questione di punti di vista. «Noi saremo in piazza a Vicenza per rappresentare la voce di tutto il popolo veneto - afferma Roberto Ciambetti, segretario provinciale della Lega Nord - di tutti quei cittadini che sono indignati davanti a un governo che ha lavorato, sta lavorando e lavorerà contro chi lavora, dall’operaio al piccolo imprenditore, dal commerciante all’artigiano». Saranno, per una volta, sulla stessa lunghezza d’onda Alessandra Mussolini e Azione Sociale, col coordinatore regionale Alex Cioni. «Gli italiani onesti, chi lavora e chi combatte l'ingiustizia sociale, come Azione Sociale - afferma l’europarlamentare - hanno il dovere morale di partecipare e di essere al fianco del leader dell’opposizione Berlusconi e degli italiani che vogliono il Governo Prodi a casa, subito». I "cugini" di Forza Nuova manifesteranno contro la finanziaria ma ricorderanno al centrodestra che non vogliono «né finanziaria prodiana, né base americana», mettendo l’accento sul caso Dal Molin. Tornando alle divisioni, o meglio, alle puntualizzazioni, non si può non registrare quella di Rocco Buttiglione (Udc): «Noi non crediamo che le spallate della piazza possano far cadere Prodi. Semmai altre spallate, come quelle di Standard & Poor’s, possono dare fastidio al governo». E, per soprammercato, aggiunge: «Berlusconi ’cane pastore’ delle pecore del centrodestra non è stato un buon pastore, ed è meglio cambiare strada». In piazza, invece, ci sarà Gianfranco Rotondi, segretario della Democrazia cristiana per le autonomie, deciso a manifestare «contro una finanziaria dai mille volti che porterà l’Italia verso il baratro, bocciata da tutte le categorie e anche a livello internazionale dalle agenzie di rating». Ci sarà, ovviamente, anche tutto l’establishment di centrodestra del Vicentino, a cominciare dal padrone di casa, il sindaco Enrico Hüllweck, la presidente della Provincia, Manuela Dal Lago, e i parlamentari Pierantonio Zanettin (FI), Giorgio Conte (An), Stefano Stefani (Lega Nord), Alberto Filippi (Lega Nord). Parte da Vicenza la nuova strategia dell’opposizione, decisa di prendere a spallate il governo Prodi, cercando di provocare le crepe necessarie a farlo cadere. Oggi in piazza dei Signori i signori del centrodestra si conteranno. Sanno già in anticipo che da queste parti c’è il grosso del proprio elettorato e vorranno assicurarlo sulle intenzioni bellicose per i prossimi mesi. Come ha finemente ricordato l’on. Roberto Calderoli, segretario nazionale della Lega Nord citando l’Alberto Sordi del Borgorosso football club, «chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di...». Pare che Cesa e Casini non l’abbiano presa benissimo.

Polizia e Cc nel servizio d’ordine. La manifestazione è definita ad altissimo rischio
Il centro blindato per i tanti “big” più di 200 agenti presidiano la città
Previsti bus navetta gratuiti dallo stadio per evitare di intasare il traffico e i parcheggi

di Diego Neri

Una giornata difficile per il traffico e per girare in centro. Polizia e carabinieri controlleranno in massa tutte le zone di accesso al salotto buono della città, mentre i vigili urbani avranno il loro daffare per evitare intasamenti clamorosi alla circolazione. Il piano di sicurezza per affrontare l’arrivo dei big della politica e i manifestanti che invaderanno Vicenza per protestare contro la finanziaria è stato studiato a lungo ieri mattina in prefettura. Questore, comandante provinciale dei carabinieri e della finanza e rappresentanti del Comune si sono incontrati per studiare la linea d’urto ad una giornata che, per i nomi annunciati all’incontro in piazza dei Signori, viene definita «ad altissimo rischio». Nonostante i disobbedienti o altri gruppi della sinistra antagonista abbiano annunciato contromanifestazioni, l’imperativo è quello di evitare scontri e pertanto il questore ha chiesto rinforzi a Roma. Agenti e militari saranno più di un centinaio, ai quali se ne aggiungeranno almeno altrettanti delle scorte dei politici. Fin dalle 8.30, le pattuglie saranno in centro per un servizio d’ordine che in città non si vedeva da tempo per una manifestazione politica. Le contromisure assomigliano, tanto per dire, a quelle prese per Vicenza-Napoli della scorsa settimana. La prefettura attende alcune migliaia di persone. Fare stime è prematuro, spiega il capo di gabinetto della questura David De Leo, perché gli stessi organizzatori non si sono sbilanciati. Secondo le previsioni, comunque, in piazza si raduneranno almeno 7-8 mila persone, che giungeranno in città da tutte le regioni del Nord. Le decine di pullman previsti - molti dei quali messi a disposizione gratuitamente dalle segreterie di partito o dalle organizzazioni di categoria - saranno fatti parcheggiare in zona stadio, nel park di via Bassano. Da lì partiranno i bus navetta in direzione centro città. Chi arriva in macchina potrà invece lasciarla anche in via Cricoli. I vigili hanno deciso di non chiudere alcuna strada della cintura urbana. Ci sarà, questo sì, parecchia confusione in centro: corso Palladio sarà aperto - evento rarissimo - con contrà Cavour per le scorte dei politici, che ieri hanno comunicato in massa la loro presenza. Berlusconi sarà seguito da parecchi uomini: oltre ai gorilla privati, sarà scortato anche dalla polizia in quanto gode ancora del controllo dovuto ad un presidente del Consiglio (che decade un anno dopo la fine del mandato). Non ci saranno blocchi se non al momento del passaggio delle auto blu. La conclusione della manifestazione è prevista per le 13. Poi, il servizio d’ordine proseguirà fino a quando i partecipanti non lasceranno il centro. Nel frattempo le forze dell’ordine si augurano che non vi siano particolari forme di protesta. Pena, per i vicentini che il sabato amano lo shopping in centro, un caos ancora peggiore.


Mercoledì è atteso lo sgombero in via Nicolosi, si teme per il destino dei sei minori
Un campo unico per i nomadi
Sorrentino preoccupato per il rischio sovraffollamento

di Eugenio Marzotto

Un campo nomadi unico per la città? Forse. Valerio Sorrentino, assessore alla sicurezza apre all’ipotesi di uno spazio comunale per le comunità rom e sinti sparse per Vicenza e nello stesso tempo si prepara allo sgombero di via Nicolosi di mercoledì prossimo, giorno in cui scade l’ordinanza firmata dal sindaco all’indirizzo del nomade Ibraim Halilovic proprietario del tanto contestato terreno su cui un’intera famiglia e dei minori vivrebbero in condizioni igienico sanitarie pessime. Potrebbe essere il giorno della verità, visto che Halilovic non sembra avere intenzione di fare ricorso al Tar, provvedimento che gli garantirebbe almeno tre settimane per sparigliare le carte e andare all’ennesima mediazione con il Comune. «Noi siamo pronti - spiega Sorrentino - del resto la situazione in quel campo è insostenibile». Condizioni igienico sanitarie precarie, sei minori a rischio, camper e roulotte che arrivano e sostano nella notte. Tanto basta per prendere provvedimenti. «Ai bambini ci penseranno i servizi sociali - aveva dichiarato Sorrentino - il Comune non lascia per strada nessuno». Ma era stata la Provincia, nei giorni scorsi ad attaccare il Comune. L’ennesima disfida Dal Lago-Hüllweck. Il dipartimento territorio e ambiente di palazzo Nievo ha spedito qualche giorno fa una lettera al Comune in cui chiede chi siano i proprietari dei terreni e la destinazione urbanistica della zona. Ma soprattutto se sia stata deliberata un’apposita variante allo strumento urbanistico come indicato dalle legge regionale. Tutte questioni che Sorrentino liquida così: «Se l’intenzione della Provincia è quella di mettere ordine sulla questione nomadi, io sono assolutamente d’accordo, anche perchè i campi di viale Diaz e via Cricoli rischiano di diventare aree esplosive, con un problema di sovraffollamento che cresce ogni giorno che passa. Non sono mai stato d’accordo sul pagamento di una tariffa da parte delle famiglie nomadi stanziali, perchè in questo modo si legittima la loro presenza, ma nello stesso tempo trovo che si debba trovare uno spazio unico dove far convivere tutti i nomadi. È un’ipotesi su cui stava lavorando lo stesso ex assessore Piazza e che prima o poi dovremo affrontare». Non manca poi la stoccata polemica alla Provincia e quindi alla sua presidente che aveva ricordato come roulotte e simili divengono automaticamente abuso edilizio. «Scopre l’acqua calda - attacca l’assessore - l’ordinanza di demolizione è stata fatta più volte senza sortire effetti, ecco perchè è arrivata quella con riferimento alle pessime condizioni igienico sanitarie, era l’unico modo per far chiudere quel campo». Insomma, l’idea di fondo è quella che sui campi nomadi andrebbe rivisto tutto, scontrandosi però sul solito dilemma politico-amministrativo. «I nomadi non li vuole nessuno. Dove troviamo lo spazio adatto?». Così un Sorrentino più realista del re. E ora l’attenzione è tutta spostata su mercoledì, il giorno del possibile sgombero con l’incognita bambini e la domanda che assilla le associazioni di volontariato. Che fine faranno i minori? «Siamo pronti - spiega l’assessore agli interventi sociali Patrizia Barbieri - il Comune ha a disposizione residenze protette e può offrire alloggi per casi come questo. In ogni caso i bambini non sono abbandonati, ci sono un padre e dei fratelli maggiori che finora hanno pensato a loro».


«Sul pullman come le sardine» Studenti e prof attaccano le Ftv

di Veronica Molinari

Venti chilometri da incubo. Studenti stanchi di dover pagare per viaggiare in piedi. E ad ogni frenata si rischia di perdere il precario equilibrio conquistato a gomitate. Il giorno dopo il maxi sciopero studentesco per i disagi con le corse Ftv, la protesta si estende agli studenti della città per l’estenuante quotidiana odissea da Valdagno a San Vitale-Montecchio Maggiore. «Non sono state ascoltate le nostre richieste per organizzare meglio il trasporto» è il coro dei pendolari, di cui si fa portavoce Nicodemo Gasparotto, preside del liceo. D’altra parte, stando al direttore generale delle Ftv, Francesco Gleria, «pagare l’abbonamento non significa automaticamente trovare posto a sedere». In ogni caso, il massimo dirigente conferma che «l’azienda è sempre disponibile al dialogo». Intanto il disagio sta diventando sempre più consistente, stando alle lamentele dei ragazzi e del dirigente scolastico. I problemi in particolare riguardano la corriera che arriva già sovraffollata alle 13.10 alla stazione delle Ftv di Valdagno, dopo aver caricato gli studenti dell’Istituto alberghiero di Recoaro Terme. «Come ogni anno dopo l’assestamento definitivo degli orari scolastici - spiega Gleria -, studiamo i piani di carico, ossia le reali esigenze di ogni tratta. Rimane, comunque, la nostra disponibilità ad intervenire laddove si verifichino situazioni d’emergenza. Attualmente non sono previste corse aggiuntive. È invece necessario che gli studenti si spartiscano meglio e non pretendano di usufruire per forza di un’unico orario». Ma in ragazzi non ci stanno. «Una cosa è stare in piedi, un’altra rimanere ammassati anche dove i cartelli sbandierano i divieti di sostare - replicano Julia Cecchetto e Liliana Cimatti, che si fanno portavoci del malcontento studentesco -. Abbiamo scritto alle Ftv senza ottenere alcuna risposta. Per venire a scuola a Valdagno da Creazzo paghiamo 470 euro all’anno: non pretendiamo la comodità, ma almeno la sicurezza. E se decidiamo di perdere la corsa delle 13.10, quella successiva delle 13.25 è peggio: arriva da Recoaro già al limite di carico». A sostenere i propri studenti in una battaglia che si protrae dall’inizio delle lezioni interviene il dirigente Gasparotto: «Non siamo stati interpellati dalle Ftv come responsabili d’istituto per concordare almeno in linea di massima orari che riescano a conciliare le diverse esigenze - spiega -. Avevamo chiesto anche in passato l’introduzione di due corse supplementari da San Vitale a Valdagno. Negli anni, infatti, il numero di studenti pendolari è aumentato considerevolmente, ma quello delle corse è rimasto invariato. Così i genitori protestano e l’azienda di trasporto si giustifica con la mancanza di risorse». I dirigenti scolastici cercano di risolvere la questione come meglio possono, come conferma Adriana Campesan dell’Itisvem: «Abbiamo rilasciato a molti ragazzi permessi per terminare le lezioni in anticipo per non perdere la corriera - spiega -: gli orari delle corse sono sfasati ed i mezzi sovraccarichi. Bisognerebbe avviare uno studio sulla reale provenienza degli studenti per capire come organizzare i trasporti».