20 OTTOBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

La protesta di 5mila studenti.
Usa, cercansi casa disperatamente
THIENE.Blitz in consiglio sulle antenne

La protesta di 5 mila studenti
Lungo corteo fino alla sede Aim di S. Biagio «Paghiamo tanto per un servizio bus carente»
Uds e Coordinamento: «Bene così, siamo riusciti a risvegliare tutti»

di Anna Madron

Di fronte al numero di quanti ieri mattina hanno aderito allo sciopero studentesco, Uds e Coordinamento, le due sigle sindacali che hanno organizzato la giornata di mobilitazione, cantano vittoria. «La protesta è andata a segno - commentano soddisfatti i ragazzi - siamo riusciti a "risvegliare" gli studenti e spronarli a scendere in piazza per una causa che tocca tutti da vicino». Le ragioni del dissenso, che ieri hanno trattenuto fuori da scuola circa 5 mila studenti, sono più d’una, anche se sul piedistallo c’è quel servizio trasporti ritenuto all’unanimità troppo costoso, «una voce che incide pesantemente sul bilancio familiare, specie se ci sono più figli da mantenere». E poi i prezzi stellari dei libri di testo e ancora una riforma della scuola che a breve introdurrà nuove e controverse regole del gioco anche alle superiori. È per questo che ieri le strade del centro sono state prese d’assalto (con notevoli disagi per il traffico) da migliaia di ragazzi che da piazza Matteotti, comune punto di ritrovo alle 8.30 del mattino, hanno raggiunto contrà San Biagio. Lì, davanti alla sede delle Aim, gli studenti hanno urlato al megafono quello che pensano. Ad esempio che 300 euro per un abbonamento annuale non è poi una cifra da ridere, a fronte di un servizio trasporti che non è ritenuto all’altezza. «In particolare chi frequenta le scuole della cittadella degli studi, in via Astichello - osserva Anna Mascarello, studentessa del Fogazzaro ed esponente dell’Uds - lamenta collegamenti poco frequenti, sia per gli autobus che per le corriere Ftv, con il risultato che quelli che abitano fuori città rincasano ogni giorno ad orari impossibili». Tasto dolente anche quello delle preziosissime corse bis che hanno preso il via non il 13 settembre scorso, data di inizio d’anno scolastico in diversi istituti superiori della città, ma la settimana successiva, il 20, assecondando così il calendario regionale e non quello adottato dalle singole scuole. «E in quei sette giorni di 'vuoto' - sbottano gli studenti - per noi è stato il panico». Di qui la protesta di migliaia di giovani che ieri hanno deciso di incrociare le braccia disertando le aule. Al Fusinieri, tanto per rendere l’idea di come lo sciopero abbia fatto breccia, su 729 alunni soltanto 10 si sono presentati regolarmente a scuola. Al Lioy sono rimasti fuori in 620 su 760, mentre al Rossi su 1230 studenti 366 hanno seguito le lezioni e 864 hanno invece optato per la manifestazione. Mobilitazione di massa anche al Montagna dove su 1093 allievi, un migliaio ha preferito aderire al corteo studentesco che si è mosso compatto dietro un unico striscione: "Uniti contro la Moratti". A condividerne lo spirito anche i ragazzi del Fogazzaro (su 1150 iscritti 1000 non sono entrati in classe) e quelli del Pigafetta dove si sono registrati 512 assenti su 806. Numeri eloquenti per una giornata trascorsa senza intoppi e senza disordini, scandita da fischi, canti, slogan improvvisati contro «una riforma che non tutela la scuola pubblica» e un ministro che «di scuola sembra avere un’idea tutta sua». Alla fine appuntamento in Campo Marzo ad ascoltare musica ma anche a guardarsi attorno, commentare e tirare le somme di questa "prima importante protesta" di un altro anno scolastico che si annuncia caldo.


Stelle e strisce. Nei prossimi anni la comunità americana di Vicenza è destinata a raddoppiare
Usa, cercansi case disperatamente
Anche un annuncio economico per 203 alloggi residenziali

di Marino Smiderle

A parlare sono i numeri. Nel giro di pochi anni gli americani a Vicenza saranno il doppio di quelli che sono adesso. E per americani si intendono i soldati, i dipendenti civili della Setaf e le rispettive famiglie. Se oggi sono intorno a 10 mila, tra un paio di anni arriveranno a quota 20 mila. Logico che a Vicenza e nei comuni limitrofi si stiano cercando sistemazioni logistiche adeguate per la nuova invasione. Tutto parte dall’annuncio di Bush dell’agosto scorso. Il presidente degli Usa rivelava che 70 mila soldati e 100 mila famigliari sarebbero stati trasferiti dall’Europa e dall’Asia negli Stati Uniti. Il tutto in un arco temporale di dieci anni. Questo grande movimento comincerà probabilmente tra un paio d’anni, come ha precisato il generale B.B. Bell, comandante delle forze armate americane dell’Europa. In ogni caso, la domanda è: se ci sarà un ritiro di 70 mila soldati, come mai per Vicenza è previsto il raddoppio delle presenze a stelle e strisce? In questo momento in Europa sono stanziati 62 mila soldati americani, suddivisi in più di 200 installazioni militari raggruppate attorno a 15 comunità, la maggior parte delle quali in Germania. Il generale Bell ha dichiarato che, nei prossimi anni, gli effettivi in servizio in Europa «saranno più di 20 mila ma meno di 30 mila». E quelli che rimarranno saranno concentrati in cinque grandi comunità, tre delle quali sono già state scelte: Kaiserslautern (nel cui distretto ha sede la base aerea di Ramstein), Grafenwoer/Hohenfels (sedi di importanti centri di addestramento) e Vicenza (sede della strategica 173ª Brigata aviotrasportata). Dunque, Vicenza diventa vitale per l’esercito americano, e in questo contesto si spiega il nuovo battaglione di parà che si aggiungerà al 503° (The Rock) e al 508° (Red Devils). È da quando è diventato comandante della Setaf, il gen. Jason Kamiya deve fare i salti mortali per preparare il terreno ai nuovi arrivi. A dir la verità, sono diversi anni che per la Ederle sono stati previsti potenziamenti importanti. Il bilancio della Difesa americana ha stanziato circa 70 milioni di euro per la costruzione di nuovi alloggi all’interno, per il miglioramento delle strutture e per provvedere alle spese d’affitto di alloggi privati a Vicenza e nei comuni limitrofi. Proprio in questi giorni è comparso un annuncio economico sui giornali in cui «il governo degli Stati Uniti sollecita offerta per la locazione di 203 alloggi residenziali... situati entro un raggio di 30 minuti durante l’ora di punta dalla caserma Ederle». «L’offerente - chiarisce l’annuncio - dovrà progettare, finanziare e costruire le unità abitative su terreni interamente di suo controllo, e sottoscriverà con il governo degli Usa un contratto di costruzione per locazione (build to lease)». Dalla Ederle fanno sapere che questo progetto era in stand by da tre-quattro anni e che quindi non è direttamente collegato all’arrivo dei 2.300 parà. Semmai, direttamente collegato al potenziamento delle forze armate americane a Vicenza è la questione dell’aeroporto Dal Molin. Gli immobili già occupati dal personale Nato della V Ataf potrebbero risolvere gran parte dei problemi logistici degli americani; e in più si troverebbero a disposizione una pista che, nonostante la presenza di Aviano, potrebbe far loro molto comodo. Sono in corso trattative serrate, ma ambienti vicini al sindaco Enrico Hüllweck, che ha avuto contatti diretti con Silvio Berlusconi recentemente, danno ormai per concluso l’accordo. Grazie al budget a disposizione, gli americani concederebbero qualche aiuto per l’acquisto delle attrezzature necessarie a far partire la parte civile dell’aeroporto. Tanta, tantissima, carne al fuoco. Che verrà portata a cottura completa nel 2006, quando i parà della 173ª saranno tornati a Vicenza dall’Afghanistan, dove presteranno servizio a partire dalla prossima primavera per un anno intero.


Blitz in Consiglio sulle antenne
Il comitato "Ponte dei Quarei" chiede un monitoraggio nell’area del traliccio. Il sindaco: «Non ci sono pericoli»
Clamorosa contestazione contro i ripetitori Omnitel al cimitero

di Dennis Dellai

Prima azione di "guerra" del comitato "Ponte dei Quarei", nato recentemente con l’intento di portare avanti alcune campagne in difesa dei diritti dei cittadini. Guerra si fa per dire, ovviamente, poichè il gruppo intende manifestare il suo dissenso in maniera pacifica, anche se con colpi a sorpresa. L’altra sera, c’è stato un primo blitz in consiglio comunale, mentre il "parlamentino" thienese discuteva una interrogazione sui ripetitori illustrata da Giovanni Tessari (Alternativa Democratica). Alcuni militanti del comitato hanno indossato una maglietta bianca con una lettera dell’alfabeto e si sono disposti in modo da formare la scritta "no antenne". Il riferimento è alla presunta pericolosità dei ripetitori, ma in particolare i cittadini hanno voluto attirare l’attenzione degli amministratori sul ponte radio telefonico "Omnitel" ubicato nei pressi del cimitero.
«Il ripetitore -afferma Gian Paolo Baggio, presidente del comitato- è stati potenziato con l’aggiunta di nuovi strumenti. Qualcuno ha preso l’iniziativa di misurare la potenza emessa? Pare di no. tanto, in termini di salute "paga sempre Pantalone". Noi andremo avanti con la strada del dialogo, ma se le nostre richieste non verranno accolte faremo di tutto per far rimuovere il pilone». Il sindaco, nel rispondere all’interrogazione e quindi indirettamente al comitato, ha assicurato che i livelli di irradiazione sono ampiamente nei limiti. «Fra l’altro -ha precisato Schneck- siamo forse l’unico comune in Italia ad aver acquistato uno strumento per la misurazione dei campi magnetici, nonostante la competenza di queste misure non sia nostra ma dell’Arpav. Questo per fare capire che siamo sensibili al problema e lo saremo sempre. C’è anche da dire, tuttavia, che la collocazione dei ripetitori non dipende dal Comune ma risente delle direttive nazionali». A sostegno di quanto riferito dal sindaco ci sono i verbali della polizia municipale, a cui è stato affidato l’uso del misuratore di campo. Le rilevazioni sono datate 29 settembre, 4 e 5 ottobre, e sono state fatte negli edifici scolastici e in alcune aree "sensibili" della città, fra cui quella dove è posizionato il traliccio "Omnitel" citato. Nel verbale si parla di valori sempre al di sotto della soglia di attenzione con «una minima presenza di campi elettrici con valori medi pari a 0.00 vm ed in un caso un’irrisoria presenza di valori di campo rilevata all’interno delle scuole elementari di Rozzampia, con valore medio pari a 0.07 V/m». Nonostante queste rassicurazioni, il comitato "Ponte dei Quarei" non si è ritenuto soddisfatto. «Noi chiediamo un monitoraggio continuo delle emissioni -afferma ancora Baggio- ma non fatto dai vigili, per quanto bravi possano essere. Le misure devono essere fatte da personale altamente specializzato, quindi da tecnici dell’Arpav o comunque delegati dall’agenzia per l’ambiente. Non ci si può improvvisare esperti quando c’è di mezzo la salute umana». Resta il fatto che l’amministrazione comunale, oltre ad aver ribadito l’assoluta sicurezza dei ripetitori presenti, si è detta pronta ad adottare provvedimenti anche drastici nel caso emergano reali situazioni di rischio. «Reali, però, e non figlie di un ingiustificato allarmismo» -ha ribadito il sindaco.