Case popolari, in 900 nella lista d’attesa
«Lo stop ai Piruea allungherà i tempi»
di Eugenio Marzotto
È una delle tante conseguenze, sembra, provocata dall’affossamento dei Piruea. Se poi ci mettiamo la situazione di attesa per quanto riguarda invece il Pp10, il danno è doppio.
Così quelle 889 domande di alloggi popolari resteranno lì ferme, senza nessuna assegnazione, per tanto, tanto tempo.
In tutto almeno 250 appartamenti che non verranno costruiti per almeno due anni. A confermarlo è lo stesso assessore ai servizi sociali Davide Piazza che quasi sconsolato ammette: «Abbiamo dovuto fermare tutto, peccato. Era stata prevista una volumetria del 10% sul totale edificabile dei Piruea, invece...».
Così gli uffici dell’assessore dovranno riscrivere la programmazione e affidarsi ora ai Pat, assegnando le stesse aree con strumenti urbanistici diversi e considerando aree di edilizia economica popolare. Peccato, che per realizzare lo stesso numero di appartamenti attraverso i Pat ci vorranno almeno due anni, mentre 889 famiglie stanno aspettando un alloggio. Subito.
Eppure c’è una novità rispetto agli anni passati;
il numero delle famiglie in difficoltà si è ridotto di quasi settanta richieste. Nel 2004-2005 erano state 960, un anno prima ben 985. Un record.
Ma due anni dopo le cose non sono cambiate in modo sostanziale se si considera che di fronte a una domanda di quasi 900 case, l’offerta si ferma a 130 appartamenti, considerando che gli altri 120 alloggi sono tutti programmati nella zona di Laghetto.
«Speriamo almeno che il Comune non perda il rifinanziamento regionale di 8 milioni di euro - interviene il consigliere Ds Antonio Dalla Pozza -. Spero che l’assessore si faccia sentire in Regione. C’è tempo fino al 30 agosto per la richiesta, se un Comune capoluogo come Vicenza fallisse sarebbe scandaloso».
Spulciando sulle cifre poi, emerge che delle 889 famiglie che hanno avuto accesso alla graduatoria per l’assegnazione degli alloggi, un terzo sembra essere composto da nuclei familiari stranieri, un altro terzo da anziani e il rimanente numero da famiglie numerose.
Si tratta di nuclei che hanno redditi minimi, famiglie in cui vivono portatori d’handicap o che devono convivere con altri disagi. Senza contare chi proprio non ce la fa più a pagare l’affitto e deve fare i conti con lo sfratto.
«Sia chiaro - precisa l’assessore Davide Piazza - non vivono sotto i ponti, magari sono costretti a fare i conti con condizioni igienico sanitarie difficili, ma almeno una casa ce l’hanno».
E sempre l’assessore annuncia che la Regione ha stanziato un fondo da 900 mila euro per aiutare le famiglie che faticano a pagare il canone mensile. Anche qui però bisognerà mettersi in fila, all’interno di una graduatoria ben precisa e lunga parecchie pagine.
«Il dato che però emerge è che le richieste di alloggi popolari sono diminuite - commenta Piazza -. Forse il fenomeno si spiega perchè il prezzo degli affitti privati sono in calo, ma conta anche la consapevolezza di molti di non poter accedere alle case popolari. E in ogni caso 120 alloggi sono stati costruiti».
Il problema casa adesso passa per il tavolo della giunta. Il passaggio lo conosce bene l’assessore ai servizi sociali che annuncia: «Dovremo impostare tutto con logiche nuove, al collega Zocca l’ho già detto. Attraverso il Pat dovremo tenere conto di aree Peep per arrivare a quota 250 alloggi».
«Il problema è un altro - attacca invece Dalla Pozza - in otto anni questa amministrazione non ha mai portato in commissione un piano organico di edilizia popolare e gli stessi Piruea dedicavano agli alloggi scarse cubature. Piazza mente, sapendo di mentire».
Scontro Forza Italia e An: niente numero legale
(g. m. m.) Scoppia la bufera nel centrodestra e il voto sul bilancio consuntivo salta, slittando con tutta probabilità a settembre, ben oltre il termine ordinatorio del 30 giugno. Ai tempi supplementari, dunque, proprio come il gol di quel Fabio Grosso di cui l'assessore al Bilancio - neanche fosse un presagio - ostentava sulla propria seggiola la maglietta azzurra di campione del mondo.
Il crack del consiglio è andato in scena al momento delle votazioni sugli ordini del giorno; il malanno, ancora una volta, si chiama numero legale, che la maggioranza non è riuscita a garantire.
La bagarre è stata originata a causa del presunto accordo concluso fra Forza Italia e l'ex leghista Franca Equizi, la voce più acida contro l'amministrazione comunale. Quando quelli di Alleanza nazionale si sono resi conto che alcuni ordini del giorno della consigliera venivano approvati con il contributo forzista, hanno chiesto l'intervento del sindaco Enrico Hullweck, i cui inviti alla scuderia azzurra sono rimasti inascoltati. La reazione più dura è stata allora quella di Giuseppe Tapparello, che non ha partecipato alla votazione, facendo mancare il quorum.
E dire che l'opposizione si era impegnata a garantire almeno una presenza in sostituzione di Francesco Rucco, assente per motivi personali. Al secondo appello, eseguito in fretta e furia dal presidente Sante Sarracco, Tapparello è rientrato, ma è mancata la Equizi, alla faccia di ogni presunto accordo.
A quel punto si è scatenato un vivace battibecco fra Sarracco e Tapparello, con il primo ad accusare il secondo di irresponsabilità, urlando: «O te ne vai tu o me ne vado io. Vergogna». Lo stesso capogruppo aennista Luca Milani, a bocce ferme, prende le distanze da Tapparello: «Condanno chi è andato a fare accordi con la consigliera, ma stigmatizzo anche il comportamento di Tapparello: non era quello il momento per colpi di testa». Parole simili a quelle dell'on. Giorgio Conte: «Se è indecente e deprecabile l'atteggiamento di Forza Italia, censuro anche il comportamento di Tapparello».
Tapparello si difende: «La dignità politica per me è votare senza i condizionamenti di accordi sotto banco, altrimenti è anarchia. È una questione di morale politica. Ho solo voluto mettere in risalto il compromesso di FI». «Io non faccio politica contro qualcuno - replica il capogruppo forzista Andrea Pellizzari -. Alcuni ordini del giorno erano condivisibili. Si chiedeva in cambio un atteggiamento non ostruzionistico. È molto più assurdo chi decide che non si vota a priori».
Ma il bilancio, a questo punto, che fine farà? «Non ci sono problemi, si voterà a settembre», afferma l'assessore Zocca.