21 GIUGNO 2005

dal Giornale di Vicenza

Riforma Moratti, Vicenza insorge
Bar, addio definitivo al “coprifuoco”

A settembre nuova mobilitazione contro il testo approvato in maggio dal Consiglio dei ministri
Riforma Moratti, Vicenza insorge
“Coordinamento scuole” in subbuglio Bocciata la nuova bozza del documento

di Anna Madron

Hanno organizzato volantinaggi e assemblee, coinvolto genitori e pensato ad azioni di protesta da mettere in atto a settembre, non appena inizierà il nuovo anno scolastico. Sono gli insegnanti che fanno parte del Coordinamento scuole di Vicenza (coordinamscuolevi@libero.it), movimento che riunisce prof di tutta la provincia, convinti che dalla riforma del ministro Moratti non uscirà affatto una scuola migliore. «Non per questo - tengono a precisare - intendiamo passare per conservatori, sostenendo che in quella attuale non c’è nulla da cambiare, ma quanto si legge nel decreto legge, la cui bozza è stata approvata il 27 maggio scorso dal Consiglio dei ministri, non è certo sinomino di una scuola di qualità». A sottoscrivere il dissenso sono gli istituti che fanno parte del Coordinamento: Fogazzaro, Boscardin, Quadri, Da Schio, il comprensivo 3 Scamozzi, l’Istituto d’arte di Nove, l’Itc Pertile di Asiago e l’Itis Marzotto di Valdagno. Tra questi, Fogazzaro e Da Schio hanno approvato in collegio docenti un documento fitto di obiezioni, sottoscritto quasi all’unanimità, mentre al Boscardin sono state raccolte nei giorni scorsi 63 firme di insegnanti nettamente contrari. A snocciolare i motivi di preoccupazione di fronte al futuro dell’istruzione pubblica sono, in rappresentanza del Coordinamento, Maria Parrino e Giulia Ferro Milone, insegnanti del Fogazzaro e Claudia Rancati, docente di discipline plastiche al Boscardin. Per cominciare l’indice viene puntato sull’informazione «che su una questione tanto importante è stata - sostengono le insegnanti - palesemente scarsa, imprecisa e fornita in modo frammentario». A ruota seguono poi l’introduzione di un sistema a due canali nettamente differenziati, i licei e l’istruzione professionale, «che prefigura una separazione difficilmente colmabile tra studenti che potranno proseguire il loro percorso formativo nell’università e studenti ai quali tale opportunità sarà di fatto preclusa». E ancora l’obbligo scolastico che il nuovo sistema abbassa a 14 anni, «consentendo che esso possa essere assolto anche all’interno di percorsi di alternanza scuola-lavoro. Ciò comporterà una riduzione del tempo dedicato alla scuola, a vantaggio di una disponibilità occupazionale che ci sembra inopportuna e prematura». In entrambi i sistemi «diminuiscono inoltre le ore dedicate agli insegnamenti di base: italiano, matematica e perfino inglese; la possibilità di scelta tra le materie opzionali risulta solo teorica e non è chiaro come le scuole potranno gestire e soddisfare le varie richieste». Anche l’ingresso di esperti esterni suscita perplessità, «perché non si comprende chi garantirà la loro qualifica e come queste nuove figure si possano inserire nel consiglio di classe senza danneggiarne la collegialità». Infine il finanziamento e l’organizzazione dell’istruzione professionale, affidato interamente alle regioni, «dovrà fare i conti con interessi puramente localistici che inevitabilmente si produrranno». Osservazioni di cui si fanno portavoce anche i genitori. «All’ultimo consiglio di Interistituti - spiega Giuliano Gatto, presidente del Consiglio di’Istituto del Da Schio e vicepresidente di Interistituti, l’organismo che riunisce le rappresentanze di genitori, alunni e insegnanti di tutte le scuole - sulla riforma sono emersi più dubbi che certezze. Ci chiediamo cosa succederà se i professionali passeranno sotto la Regione che già tarda, ad esempio, a finanziare i corsi professionalizzanti, costringendo le scuole ad anticipare i fondi. La realtà è che i finanziamenti sono sempre più esigui e nella scuola si respira aria di grande precarietà».


Bar, addio definitivo al “coprifuoco”
La commissione boccia la bozza di ordinanza. L’ass. Gallo: «No comment»

(g. m. m.) «No comment». Se ne va così, senza dire una parola, l’assessore allo sviluppo economico Ernesto Gallo, dopo aver difeso strenuamente i principi che hanno ispirato la bozza di ordinanza sugli orari dei locali pubblici. L’aula in cui è andato in scena il processo all’ordinanza-tormentone sul ventilato coprifuoco alle 24 è stata ieri pomeriggio la quarta commissione consiliare “Sviluppo”. Dopo due ore di fuoco incrociato, sentenze non ne sono state emesse, ma a difesa del provvedimento non si è levata alcuna voce. Anzi: soprattutto dalla maggioranza sono piovute richieste di desistere dal progetto. Alla riunione erano presenti anche i referenti delle associazioni di categoria, che avevano avviato il confronto sulle nuove disposizioni, e l’assessore al turismo Pietro Magaddino, che sin dall’inizio aveva manifestato la sua contrarietà. Alla base della bozza c’era il tentativo di dare più potere al Comune nelle controversie sui livelli di rumorosità: chiusura imposta alle 24, con deroghe per tutti fino alle 2, ma anche con la possibilità da parte del Comune di ritirare le deroghe in caso di violazioni delle regole. «È stato un incontro costruttivo - commenta alla fine il presidente della commissione, Mario Bagnara, dell’Udc come Gallo -. In conclusione è stato avanzato l’invito a rivedere il tutto e a non procedere su questa linea, ritenuta non risolutiva dei problemi del centro. L’attenzione è quindi stata spostata su quello si pensa sia il vero problema e cioè la necessità di maggiori controlli sull’ordine pubblico. Di qui l’invito a operare in base alle regole già in vigore». E se ci sono problemi con la turnazione dei vigili - è stata la proposta del vicepresidente, il diessino Antonio Dala Pozza - si sfrutti la soluzione delle “pantere”, le guardie private già assoldate per controllare Campo Marzo. Al termine della riunione non c’è stata alcuna votazione formale, ma il messaggio è stato chiaro: se il provvedimento dovesse essere discusso in consiglio comunale, verrebbe demolito. Proprio in questi giorni, d'altra parte, sul tavolo della Giunta era arrivata anche un’interpellanza della consigliera di Forza Italia Maria Elisabetta Rossi, che riepiloga la successione degli eventi: prima la proposta eclatante di sindaco e assessore, poi la reazione durissima di categorie e gestori, infine «una marcia indietro poco edificante» su un provvedimento «restrittivo varato in un momento di crisi economica». La Rossi fa notare di passaggio che «situazioni imbarazzanti di tale genere purtroppo si sono già verificate in questa Amministrazione. Ricordo fra le altre la minaccia del sindaco di ridurre lo stipendio agli assessori, conclusasi con un nulla di fatto». Di qui la richiesta che «qualora debba essere adottato un provvedimento che già a priori si intuisce possa esercitare vivaci reazioni fra la gente o un forte impatto mediatico, si attuino tutti quegli accorgimenti che una situazione delicata richiede». Ad esempio, «una condivisione reale, non solo formale, fra i componenti della Giunta», oppure «incontri preventivi con i cittadini o le categorie».