Call-center in via Gorizia Una petizione dei residenti
«Locale piccolo, gli immigrati faranno la fila e
creeranno problemi»
(m. e. b.) Via Gorizia, cittadini contro il call
center. Al civico 6 della stradina che collega via
Roma a piazza Castello sta infatti per essere aperto
un centro telefonico, come quelli già presenti in
viale Milano, dei quali i cittadini extracomunitari
usufruiscono per chiamare i perenti nelle rispettive
patrie. Prospettiva che ha allarmato i residenti della
zona che hanno depositato dagli avvocati Giovanni e
Paolo Bertacche una petizione indirizzata a ministero
delle Comunicazioni, Prefetto, Questore e al sindaco
Enrico Hüllweck.
«Questi centri - si legge nell’appello - attirano e
radunano gli extracomunitari che trovano occasione
della telefonata all’estero per incontro, svago e per
attività di scambio. Un vero punto di socializzazione
per gente che vive senza spazi collettivi e per la
quale radunarsi costituisce un bisogno vitale che si
esprime in piena libertà, con vivacità e senza
quell’autocontrollo che ci contraddistingue».
A preoccupare i residenti sono poi gli orari «con
prolungamenti fino a tarda notte a causa dei fusi
orari dei paesi cui sono indirizzate le chiamate», in
relazione anche alle dimensioni della strada «che -
osservano - non supera i 100 metri di lunghezza e 3 -
4 metri di larghezza, proprio nel cuore del centro
storico e raccoglie negozi, uffici e numerose
abitazioni. Il locale è infimo (circa 10 metri quadri)
e non può contenere che qualche persona, mentre tutti
gli altri devono attendere fuori, sulla strada.
Mettendo in conto il numero delle persone, la loro
tipica vivacità, l’assenza di spazi e delle
attrezzature più elementari (dovranno sedersi sui
gradini, sul muretto o per terra) è facile immaginare
quale “piazza” innaturale diventi la minuscola via
Gorizia».
I cittadini, che ricordano i disordini verificatisi
nei mesi scorsi nelle strutture analoghe di via
Firenze e via Napoli, chiedono quindi «a tutte le
autorità responsabili che non si conceda o si
impedisca che sia concesso il call center in via
Gorizia non presentando questa i requisiti minimi per
affollamenti, raduni prolungati e in ore notturne di
extracomunitari».
Situazione nei confronti della quale però l’assessore
alle attività produttive Ernesto Gallo dichiara di
«avere le mani legate».
«Per aprire un call center - spiega - basta una
domanda al ministero delle Comunicazioni. L’unica mia
possibilità è di far rispettare gli orari commerciali
a quei centri che decidono di affiancare alle chiamate
anche la vendita di prodotti». Senza aver poteri,
quindi, su quelli “puri”. «Sto comunque lavorando -
continua Gallo - per far regolamentare a queste realtà
sulle quali al momento non esiste una legislazione
precisa perché si tratta di un fenomeno recente.
Quello che sto chiedendo è che siano parificate ai
pubblici esercizi per quanto riguarda la zonizzazione
e la quantificazione, in modo da assicurare
un’armonica distribuzione sul territorio e farò di
tutto per ottenerlo al più presto».
La riforma penalizza l’educazione fisica «Salteranno il 30 per cento delle cattedre»
di Daniele Fattori
Sono stati un centinaio gli insegnanti di educazione
fisica della provincia che si sono dati appuntamento
nell’aula magna del Montagna, per un
incontro-dibattito sul tema: " Quale futuro per
l'Educazione Fisica nella riforma Moratti? ",
organizzato dall'Avief (Associazione vicentina
insegnanti educazione fisica). Il presidente
provinciale, prof. Sergio Cestonaro, ha sottolineato
l'impegno dell'associazione che, dalla sua nascita,
organizza progetti e incontri d'aggiornamento per la
categoria. Quindi, dopo l'intervento introduttivo
della prof. Santi, dirigente scolastico del Montagna,
il prof. Nicolai, coordinatore dell'Ufficio educazione
fisica al Csa di Vicenza e presidente provinciale del
Coni, ha espresso, a titolo personale, una severa
critica sulla parte della riforma inerente
l'educazione fisica, già operativa nei primi due cicli
dell'istruzione; ha invitato a tenere alta la guardia
per ciò che concerne la secondaria superiore, nella
cui ipotesi di bozza l'educazione fisica viene ridotta
a una sola ora settimanale obbligatoria.
Il prof. Cucco, presidente Capd e Lsm (Confederazione
delle Associazioni provinciali diplomati Isef e
laureati in scienze motorie), ha poi percorso le tappe
che hanno portato alla stesura di quella che il
ministero dell'Istruzione chiama appunto ipotesi di
bozza per la secondaria superiore.
«Al momento attuale - ha spiegato il prof. Cucco - si
parla di una sola ora obbligatoria curricolare di
scienze motorie e sportive nei licei, con la
possibilità che progetti di attività fisica e sportiva
possano essere scelti dagli studenti all'interno
dell'area opzionale-obbligatoria, nel primo biennio, e
opzionale-facoltativo, nel secondo biennio; nel quinto
anno la materia scompare. Tutto molto nebuloso per
l'istruzione professionale: originariamente non c'era
traccia dell'educazione fisica in alcun documento
ufficiale, poi è stata indicata un'ora settimanale,
non meglio specificata se obbligatoria, o facoltativa.
Gli elementi in nostro possesso - ha proseguito il
prof. Cucco - ci fanno dire che l'educazione fisica
perderà almeno il 30% dei posti in organico, vale a
dire 5 mila sulle 15 mila cattedre delle superiori.
Non è ancora la bozza definitiva, poiché il ministero
sembra voler acquisire ulteriori elementi di
approfondimento, ma non condividiamo, dal punto di
vista culturale, le scelte sinora operate. A nostro
fianco si è schierata anche l'Eupea (Associazione
europea di educazione fisica) che, con una lettera
indirizzata al ministro Moratti, ha voluto
sottolineare l'importanza dell'educazione fisica nel
processo educativo dello studente di qualsiasi ciclo
scolastico».
La categoria è seriamente preoccupata ed intende
mobilitarsi, sensibilizzando l'opinione pubblica sui
danni che produrrebbero le proposte inserite
nell'ipotesi di bozza e studiando idonee forme di
protesta per salvaguardare la professionalità e le
competenze acquisite dai docenti della materia . Al
termine dell'incontro è stato stilato e sottoscritto
un documento in cui l'Avief spiega i motivi della
netta contrarietà sui punti della riforma riguardanti
le prospettive dell'Educazione Fisica alle superiori;
il testo redatto formula inoltre, in modo sintetico e
sulla base di come sta evolvendo la disciplina in
parecchie nazioni europee, alcune proposte
migliorative
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Tre anni fa la mozione in Consiglio
di Silvia Maria Dubois
«Vicenza ha ancora paura di intitolare una via a
Sergio Ramelli?». Il quesito se lo pone Alleanza
Nazionale, dopo quasi tre anni dalla mozione approvata
dal Consiglio Comunale con la quale si deliberava
l'intitolazione di una strada al giovane attivista
morto con la testa fracassata dalle spranghe
dell'estrema sinistra il 13 marzo 1975.
«Mi auguro che alla luce delle nuove verità che stanno
emergendo in seguito ad una rivisitazione più serena
degli anni di piombo - spiega l'on. Giorgio Conte di
An - si possa procedere più speditamente al
riconoscimento di vittime come Sergio Ramelli, la cui
storia è una storia tutta italiana che non va
dimenticata».
«L'estinzione della pena per i tre militanti di Potere
Operaio, condannati per il tragico rogo di Primavalle
in cui perirono Virgilio e Stefano Mattei, di 22 e 8
anni, "colpevoli" di essere figli di un dirigente
locale del Movimento Sociale Italiano, riapre la
discussione sugli anni di piombo e sul valore delle
pene comminate, o delle condanne scontate, dopo
decenni da quei fatti sanguinosi- aggiunge Alberto
Rauli presidente provinciale di Azione Giovani - .Il
barbaro omicidio dei fratelli Mattei, per il quale i
tre condannati non hanno espiato la loro pena in
carcere, è una storia di mala giustizia».
«Con quale credibilità - argomenta- lo Stato combatte
oggi il terrorismo, sia esso di matrice politica o
religiosa, se la storia recente dimostra che basta
rifugiarsi in un paese che nega l'estradizione per
salvarsi anche dai crimini più efferati?».
«Ci auguriamo che sia fatta giustizia per l'omicidio
dei fratelli Mattei, anche alla luce dei nuovi
elementi emersi da un'intervista rilasciata da Achille
Lollo, uno dei tre condannati per il rogo - prosegue
il responsabile vicentino del movimento giovanile di
Alleanza Nazionale -.Auspichiamo che il ritorno agli
onori della cronaca di questa tragica vicenda, aiuti
tutti quanti a riflettere sugli anni di piombo quando
l'odio politico, le aggressioni, le uccisioni, erano
fenomeni tragicamente presenti sulla scena politica
italiana».
Il sindaco di Roma, certamente lontano politicamente
dalla famiglia Mattei, ha proposto l'intitolazione di
una via ai due ragazzi, mentre Vicenza è ancora ferma
alla mozione approvata nell'ottobre 2002 dal Consiglio
comunale di Vicenza con la quale si deliberava
l'intitolazione di una strada a Sergio Ramelli.
L'ipotetica via era stata individuata nel proseguio di
strada Paradiso, a Settecà, un prolungamento con
strada ciclabile che, però, vede allungarsi i suoi
tempi di realizzazione.
«E' ancora ben lungi dall'essere costruita.
Considerando i lunghi tempi tecnici che sicuramente
accompagneranno la realizzazione della strada in
questione, e per non perdere il senso che sottese
l'approvazione della mozione, invitiamo il Consiglio e
la Giunta comunale ad individuare soluzioni, e strade,
alternative - conclude Rauli - auspichiamo una veloce
risoluzione della questione, sia per rendere omaggio
ad un ragazzo simbolo di tutti gli innocenti che
persero la vita durante i tragici anni settanta, sia
per lanciare un monito alle generazioni presenti e
future, affinché lascino fuori dal confronto politico
l'odio e la violenza».
«Spero che la procedura nell'individuare una via
cittadina a questi protagonisti della storia italiana
diventi più snella e si liberi da ogni tabù - prosegue
Conte - .Se così non fosse, ogni forma di
rallentamento ci farebbe fare una brutta figura,
scaraventandoci all'indietro ed imprigionandoci ancora
dentro le contrapposizioni politiche ed ideologiche di
sempre. Quelle che per anni non ci hanno consentito di
analizzare i fatti con lucidità e serenità. Oggi,
invece, io mi auguro che a questa serenità si sia
arrivati».