21 GENNAIO 2005

dal Giornale di Vicenza

Vicenza est, la Setaf punta a un maxi-parking per trasportare i militari alla Ederle in navetta
«Il teatro lo finisco io Via chi ha scioperato»
Stop per una settimana
Forza Nuova mobilitata in difesa del prof sospeso
Permessi di soggiorno, Vicenza azzera i tempi: solo dieci giorni
Polizia fra le roulotte, censiti 98 nomadi

Vicenza est, la Setaf punta a un maxi-parking per trasportare i militari alla Ederle in navetta

(p. e.) Un mega-parcheggio accanto al casello di Vicenza est per ospitarci centinaia di auto di militari e dipendenti della caserma Ederle. E un bus-navetta che li porti poi ogni giorno fino al vecchio ingresso principale di viale della Pace. È questo il progetto presentato in Comune dalla Setaf, che ha già avuto un primo ’sì’ dalla giunta, su proposta dell’assessore all’urbanistica Maurizio Franzina. «È stata presa una decisione di massima - spiega - anche se l’iter adesso è tutto da fare». In sostanza, il governo degli Usa ha stipulato una convenzione con i proprietari di una serie di campi agricoli accanto al casello, in via Primo Maggio (dove già ci sono strutture della Setaf): l’area agricola, di 26 mila metri quadri, è per due terzi in Comune di Vicenza e per un terzo in Comune di Torri di Quartesolo: potrebbe diventare un parcheggio da ben 600 auto. Il progetto nasce per garantire una maggiore sicurezza ai militari della Ederle (tutte le auto concentrate in un parking sorvegliato) e per il Comune significa anche «un chiaro vantaggio dal punto di vista del traffico, con un unico mezzo di trasporto - sottolinea Franzina - al posto di centinaia di auto in moto nell’area di viale della Pace» . Ci vorrà però tempo per la variante. A Torri (anche lì occorre una variante) l’assessore all’urbanistica Lorenzo Altissimo conferma contatti avuti «qualche mese fa con rappresentanti della Setaf. Abbiamo fatto presente che siamo interessati a capire se si potesse pensare ad esempio anche a un utilizzo domenicale del parking, con bus-navetta per le Piramidi. Attendiamo che si rifacciano vivi per verificare la proposta».


«Il teatro lo finisco io Via chi ha scioperato»
Scontro a distanza in Comune tra operai e titolare della Cogi

di Gian Marco Mancassola

«Tutti gli operai che hanno scioperato saranno licenziati». Il nuovo teatro e il suo fardello di dure polemiche ha messo piede ieri in municipio, dove una delegazione degli operai impiegati nel cantiere più importante della città hanno sfilato nella sala del consiglio comunale per manifestare in silenzio il loro disagio per il rapporto con l’impresa appaltatrice, la Cogi. La speranza era di poter avere un colloquio con l’assessore ai lavori pubblici Carla Ancora, che tuttavia ieri era assente. È stata quindi improvvisata una conferenza stampa con alcuni esponenti dell’opposizione per chiedere il rispetto dei diritti dei lavoratori. Poco dopo a palazzo Trissino è arrivato anche l’amministratore della Cogi, Giuseppe Coccimiglio, che ha dato vita a una controconferenza, annunciando provvedimenti pesanti.
Gli operai erano in sciopero dalle 12 perché ancora non avevano visto le paghe. Quindi, alle 17 si sono avviati verso il municipio, guidati dal sindacalista della Fillea-Cgil Antonio Toniolo. «Non ricevere la paga nei tempi concordati è un fatto scandaloso - attacca il consigliere diessino Ubaldo Alifuoco - perché è un diritto fondamentale di chi lavora ricevere lo stipendio e non essere messo nelle condizioni di ricorrere alla protesta, quasi fosse fisiologico. Per questo vogliamo manifestare loro la nostra solidarietà. Non ci sono più scusanti: siamo in presenza di un interlocutore inaffidabile». «È doveroso far rispettare le scadenze nei pagamenti degli operai, delle ditte, di Aim - rincara Marino Quaresimin, capogruppo della Margherita -. Chiediamo che venga rispettato il contratto stipulato tra Comune e impresa e che venga recuperato il ritardo accumulato». Quaresimin e Ciro Asproso dei Verdi rilanciano quindi la proposta, prevista nel capitolato d’appalto, che di fronte ai ritardi o ai mancati pagamenti, sia il Comune a pagare gli stipendi. «Questi operai si sono addirittura comprati le scarpe anti-infortuni, che avrebbero dovuto essere acquistate dalla ditta - chiarisce Toniolo -. Abbiamo atteso fino alle 17, nella solita commedia dei pagamenti degli stipendi. Poi ce ne siamo andati. Addirittura ci hanno telefonato per dirci che avevano fatto aprire una banca apposta per pagare gli stipendi dopo le 17». Ma gli operai non sono tornati indietro ed eventualmente incasseranno oggi. Pochi minuti dopo, nella stanza di fronte, si è palesato l’amministratore della Cogi, Giuseppe Coccimiglio, che ha parlato alcuni istanti con il sindaco Enrico Hüllweck e l’assessore all’urbanistica Maurizio Franzina, per poi rilasciare dichiarazioni di piombo. «Sarà la Cogi a completare le opere: che questo piaccia o meno all’opposizione. Non ho ricevuto alcun favore per ricoprire questo ruolo, che mi è stato assegnato per legge. In caso contrario, ci saranno problematiche giuridiche immani», attacca Coccimiglio, cui il direttore dei lavori Mario Gallinaro ha inviato una lettera-ultimatum fissando per metà febbraio la verifica del cantiere. «Non ci sono ritardi nei lavori», ribatte Coccimiglio: «Ci deve essere riconosciuta una proroga di cinque mesi per problemi oggettivi: un tempo che, guarda caso, coincide con il presunto ritardo». Tre sarebbero i «problemi oggettivi» secondo l’amministratore della Cogi: circa un mese a causa del maltempo; due mesi trascorsi in attesa del via libera alla bonifica bellica; altri due mesi per le maxi-demolizioni degli edifici preesistenti, un tempo che aveva fatto slittare l’inizio degli scavi dall’estate all’autunno, stagione di piogge, con ulteriori ritardi. «Avremmo potuto chiedere la riserva, ma avrebbe significato perdere altri mesi - prosegue Coccimiglio -. Siamo stanchi delle strumentalizzazioni: questa proroga non è soggetta a interpretazioni». Sul caso dell’interruzione dell’energia elettrica da parte di Aim, Coccimiglio si limita a dire che ha ricevuto il fax di venerdì per pagare il lunedì successivo: «Non c’è stato il tempo nemmeno per esaminarlo», senza entrare nel dettaglio del pagamento e dell’ammontare effettivo. Poi l’annuncio, ripetuto per tre volte: «Tutti gli operai che hanno scioperato verranno licenziati per motivo grave. Bastano dodici ore di ritardo per strumentalizzare in questo modo». «Se si azzarda a farlo - è la replica a stretto giro di posta del consigliere Alifuoco - finirà davanti alla magistratura: bisogna che si ricordi che fortunatamente questo è uno Stato di diritto, dove il licenziamento è regolato dalla legge e il lavoro è un diritto conquistato, così come il diritto di sciopero. Il consiglio è di pagare i creditori e di rispettare i contratti, e non avrà alcun problema».

Ore 12: non ci sono gli stipendi E gli operai incrociano le braccia
L’assessore Ancora: «Attendo la relazione del direttore dei lavori Mario Gallinaro Alcuni ritardi sono fisiologici: la pioggia ha creato molti problemi alle fondamenta»

di Chiara Roverotto

Operai senza paga e quindi in sciopero dalle 12 di ieri. L’amministratore delegato della Cogi di Firenze, Giuseppe Coccimiglio nel cantiere di viale Mazzini non si è fatto vedere (salvo giungere poi in Consiglio comunale, vedi a lato) nemmeno per pagare gli operai e qualche altro sospeso (ristorante, bar - dove gli addetti consumano i pasti come prevede il contratto - bollette di luce e acqua con le Aim, versamenti contributivi alla Cassa edile e alla ditta subappaltatrice). I dipendenti, una ventina in tutto, hanno atteso fino alle 17 e poi si sono incamminati verso palazzo Trissino per protestare in Consiglio comunale. Una manifestazione pacifica che mette comunque in evidenza sia l’esasperazione dei lavoratori, che ogni mese non sanno se percepiranno lo stipendio, sia la ditta evidentemente in difficoltà. Da tre giorni il telefonino dell’amministratore delegato dell’impresa di Firenze suona a vuoto e nella sede della Cogi nessuna segretaria o funzionario sa dove sia. Pare che anche l’assessore ai Lavori Pubblici, Carla Ancora abbia tentato di mettersi in contatto con lui, ma senza alcuna risposta. Del resto, la lettera del direttore dei lavori era molto chiara. Non più tardi di una settimana fa l’ing. Mario Gallinaro ha praticamente lanciato un ultimatum all’impresa: o vengono eseguiti alcuni lavori di una certa consistenza, oppure bisognerà correre ai ripari vista la disorganizzazione - a detta dell’ing. Gallinaro - che regna sovrana in viale Mazzini. Il termine dovrebbe scadere il prossimo 13 febbraio; solo allora verrà fatta la verifica che all’inizio era stata fissata il 16 gennaio, data nella quale due anni fa venne aperto il cantiere. «A spetto la relazione dell’ing. Gallinaro - dice l’assessore ai Lavori pubblici, Carla Ancora - so che l’impresa sostiene che alcuni ritardi sono fisiologici, del resto le fondamenta del teatro sono molto profonde, la pioggia ha creato non pochi problemi e rallentamenti, soprattutto in passato. Per cui non credo sia facile quantificare in quanto consista di fatto il ritardo accumulato fino a questo momento ». Ma al di là dell’aspetto procedurale, di come avanza il cantiere, in questi mesi ci sono altre questioni di una certa importanza: le Aim hanno staccato la corrente, i pagamenti non avvengono in ottemperanza agli accordi presi. « Con le Aim - continua l’assessore - credo ci sia sia stato un disguido o meglio un equivoco, l’interruzione è durata una giornata, non di più. Poi, per quanto riguarda i pagamenti, l’impresa mi pare sia stata ripresa anche dal sindaco. Infine, i versamenti alla Cassa edile: se non arrivano i certificati al committente, cioè al Comune, dell’avvenuto pagamento, non viene riconosciuto lo stato di avanzamento dei lavori, per cui il problema non si pone. Diventa una questione procedurale che viene seguita dall’arch. Gianni Bressan. In passato ci sono stati problemi sotto questo punto di vista, durati comunque soltanto qualche giorno, alla fine i soldi sono arrivati ». Ciò non toglie che il ritardo sia comunque notevole. « Come dicevo all’inizio - ribadisce l’assessore Ancora - l’impresa espone ben altre considerazioni sull’argomento, sta di fatto che dopo la relazione del direttore dei lavori vedremo come regolarci. L’iter da seguire non sarà semplice, indipendentemente da quello che l’Amministrazione intenderà intraprendere ». Infatti, se dovesse essere rescisso il contratto con la Cogi dovrebbe essere contattata la seconda ditta che partecipò al bando oppure ne dovrebbe essere indetto uno di nuovo. Tempi? L’ing. Gallinaro ha dichiarato al nostro Giornale che in cinque mesi il Comune potrebbe farcela. Sta di fatto che la consegna del teatro, prevista dal contratto per l’inizio dell’anno prossimo, non è certo ipotizzabile. Nel frattempo, come si diceva all’inizio, ieri sera gli operai si sono presentati in Consiglio comunale. «Le maestranze sono in sciopero» ha dichiarato il segretario provinciale della Fillea Cgil, Antonio Toniolo. « Il sindacato - si legge in una nota - già il mese scorso aveva chiesto al sindaco di intervenire direttamente con il pagamento degli stipendi la prosecuzione dei lavori, ma nulla è cambiato ».


Stop per una settimana
Oggi si decide il blocco totale delle auto. Poche deroghe
Il traffico sarà probabilmente fermato dal 2 all’8 febbraio

di Gian Marco Mancassola

Auto ferme per una settimana: oggi sarà reso ufficiale il provvedimento da guinness dei primati. Non è uno scherzo, anche se la settimana coinciderà con gli ultimi giorni di Carnevale: l’arco di tempo del blocco totale dovrebbe essere compreso fra mercoledì 2 e martedì 8 febbraio. Il condizionale resta comunque prudenzialmente consigliabile, per ora. Le riserve verranno sciolte questa mattina durante una conferenza stampa convocata ieri sera dal sindaco Enrico Hüllweck. Con lui ci saranno gli assessori all’ecologia Valerio Sorrentino e alla mobilità Claudio Cicero, che renderanno noti i dettagli dell’ordinanza destinata a fermare la città per un tempo mai così lungo. Lo stop totale del traffico interesserà l’area in cui attualmente sono in vigore ogni giovedì e venerdì i blocchi ai vecchi diesel e non catalizzati (vedi cartina a destra) . Il perimetro è quindi disegnato per sommi capi dalla circonvallazione e dalla stazione ferroviaria. Nel momento in cui il sindaco Hüllweck aveva annunciato l’intenzione di richiedere il massimo intervento possibile si era ipotizzata anche la possibilità di ampliare la zona proibita o addirittura di estendere il blocco a tutto il territorio comunale; ma al termine di un tavolo tecnico si è escluso di ritoccare i confini del perimetro per permettere l’accesso ai parcheggi di interscambio. La fascia oraria dovrebbe articolarsi dalle 9 alle 18. Nessuna finestra all’ora di pranzo, quindi, ma massimo stop possibile, proprio come chiesto dal sindaco, per raggiungere il massimo obiettivo possibile: sia sul fronte della lotta alle polveri, sia sul fronte della lotta alle polemiche che arrivano dal centrosinistra e dalle associazioni ambientaliste. E di fronte al sospetto che una scorciatoia per fuggire dal blocco sia appellarsi alle deroghe, anche qui piomba la linea dura dell’Amministrazione comunale: le deroghe saranno limitate, molto più rispetto al recente passato o all’attualità dei blocchi ai vecchi mezzi. Quasi certamente non ci sarà nemmeno la possibilità di circolare con almeno tre persone a bordo, vale a dire il cosiddetto car-pooling. In soccorso ai vicentini per contenere i disagi arriverà comunque il calendario, che prevede in quei giorni le scadenze di carnevale, ma soprattutto alcuni giorni di vacanza da scuola: molti istituti, infatti, chiuderanno i battenti dal 4 all’8 febbraio, il martedì grasso. Il ritorno in classe e al traffico sarà quindi previsto per il mercoledì delle Ceneri. Nei sette giorni di stop totale è compresa anche una domenica: sarà questa una delle due domeniche ecologiche che dovranno essere organizzate entro la fine di marzo. Con tutta probabilità, quindi, non andrà in scena il blocco totale previsto per il 27 febbraio. Vicenza si prepara dunque a fermarsi per sette giorni, ormai unica speranza di riportare le polveri nei limiti previsti dalla norma, vale a dire 50 microgrammi di pm10 per metro cubo d’aria. Una soglia che nel 2005 non è mai stata rispettata. Nemmeno martedì, giorno della nevicata, e mercoledì, quando si erano instaurate condizioni favorevoli alla pulizia dell’aria. Mercoledì, infatti, la centralina di rilevamento dell’Arpav in viale Milano ha registrato 81 microgrammi. Si tratta del ventesimo giorno consecutivo fuori legge da S. Silvestro in poi. Nel 2005 non è ancora stata concessa una boccata d’ossigeno. Servirà una settimana intera senza auto per placare il polverone nocivo per la salute? A mali estremi, a quanto pare, estremi rimedi.


Manifestazioni davanti a scuole di città e provincia
Forza Nuova mobilitata in difesa del prof sospeso
Beschin: «Il docente di Piazzola è vittima di illegalità»

di Silvia Maria Du(x)bois

«Giù le mani dal professore!». Anche i militanti vicentini di Forza Nuova si mobilitano per difendere la posizione di Franco Damiani, il docente di italiano e storia sospeso dall'istituto superiore "Tito Lucrezio Caro" di Piazzola sul Brenta con l'accusa di aver professato alternative storiografiche non corrette e di aver preteso di rivendicare la religione cattolica come unica fede riconosciuta. Domani gli aderenti di Forza Nuova manifesteranno per tutta la mattinata davanti alle scuole cittadine Canova e Quadri e, contemporaneamente all'Itis di Valdagno e al comprensorio scolastico di Arzignano e Bassano. Nel pomeriggio, invece, presenzieranno col loro banchetto in centro, in contrà Cavour. Una giornata di pieno attivismo con lo scopo di far conoscere la vicenda ai vicentini e di stimolarne un conseguente riflessione. «Il professor Damiani, oltre all'ingiusto ed abnorme provvedimento disciplinare, sta subendo innumerevoli atti discriminatori e contrari alla legge - racconta il segretario provinciale di Fn Daniele Beschin - mentre si attende la data dell'udienza davanti al giudice del lavoro nel tribunale di Padova, l'amministrazione scolastica regionale, compiendo abuso di ufficio per il quale verrà presentata denuncia penale, si rifiuta di consegnare, contro ogni principio di diritto, la relazione ispettiva in base alla quale il docente sarebbe stato sospeso». Ma la catena delle violazioni, per Forza Nuova, sembrerebbe andare oltre. «Nonostante sia scaduto il termine per la notifica formale degli "addebiti" e nonostante la decadenza di diritto della sospensione - prosegue Beschin - la dirigenza scolastica locale si rifiuta di permettere il rientro in classe del professore. Quest'ultimo, poi, ha ricevuto un provvedimento di sospensione cautelare dall'insegnamento e, cosa ancor più grave, è stato privato del suo stipendio, sostituito da un "assegno familiare"». I militanti di Forza Nova, come scritto a chiare lettere sui volantini preparati, sabato presenzieranno fuori dagli istituti scolastici vicentini per indurre tutti ad una riflessione sulla vicenda di Damiani e «per sensibilizzare studenti e docenti sul pericolo di infiltrazioni politiche sinistroidi e dei poteri forti del sistema scolastico». «Chiediamo l'invio immediato degli ispettori ministeriali per comprendere se vi siano precise responsabilità di quanti hanno il dovere di applicare le leggi - conclude il segretario provinciale - invitiamo, inoltre, a non cedere alla violenza culturale di chi pretende di espellere dalla scuola chi non è ritenuto "omologato" ad un certo modo di pensare e, segnatamente, a chi manifesta visibilmente rispetto per la nostra tradizione cristiana».


Consiglio per l’immigrazione . Zanon: la Regione ha finanziato anche un altro progetto pilota
Permessi di soggiorno, Vicenza azzera i tempi: solo dieci giorni
L’annuncio del prefetto Tranfaglia: il servizio dei ’poli’ ha dato grandi risultati

(c. r.) Febbraio 2004: per ottenere un permesso di soggiorno gli stranieri dovevano attendere otto mesi. Febbraio 2005: basteranno dieci giorni. Parola del prefetto Angelo Tranfaglia che ieri, nel corso di una conferenza stampa dopo la conclusione del consiglio territoriale per l’immigrazione, ha dimostrato con i numeri la validità di un progetto portato avanti già da alcuni anni con il Comune, la Questura e le categorie economiche, con l’istituzione di sei poli per il servizio di segretariato sociale. In sostanza operatori di Vicenza, Arzignano, Bassano del Grappa, Chiampo, Schio e Tezze sul Brenta raccolgono i documenti che poi vengono trasmessi alla questura per tutte le procedure burocratiche che riguardano gli immigrati residenti del Vicentino. Solo nel 2004 le pratiche sono state oltre 28 mila, la maggior parte delle quali istituite dal servizio di Vicenza con un’incidenza del 40,5 per cento sul totale, considerando che nel Vicentino vivono oltre 57 mila e 200 stranieri di cui il 43,9 per cento rappresentato da donne e il 23, 3 per cento da minori. Dal primo di gennaio comunque il servizio è a pagamento: cinque euro per l’avvio delle pratiche come prevede una delibera del Comune di Vicenza. Alla conferenza stampa erano presenti anche il questore Dario Rotondi, gli assessori Alessandro Testolin per la Provincia, Davide Piazza per il Comune e Raffaele Zanon per la Regione. « Con questo tipo di progetti, realizzati per semplificare le procedure dei permessi di soggiorno e abbattere le lunghe attese, si applica veramente e con efficacia la legge Bossi Fini e si combatte la clandestinità, l’illegalità, si fa emergere il lavoro nero e si offre un servizio importante non solo agli stranieri, ma anche alle famiglie vicentine e alle aziende ». Così l’assessore ai flussi migratori della Regione ha definito il progetto messo in piedi nel Vicentino. Progetto che ha ricevuto recentemente alcuni finanziamenti. « Centocinquantamila euro per semplificare le procedure di gestione informatizzata nell’ufficio stranieri della questura di Vicenza e per puntare sull’integrazione . È un obiettivo primario delle politiche regionali - ha detto Zanon - passare dal governo dell’emergenza dei flussi migratori alla loro normalizzazione. In questo quadro è basilare applicare correttamente la legge Bossi Fini realizzando interventi di semplificazione delle procedure burocratiche relative ai permessi di soggiorno e all’inserimento lavorativo ». Inoltre, sono arrivati altri 160 mila euro per la realizzazione di un progetto pilota dal titolo “Si- stranieri: servizio informazione” rivolto ai giovani immigrati e in particolare all’integrazione tra la prima e la seconda immigrazione. Vicenza si conferma non solo la prima provincia del Veneto per numero di immigrati, ma diventa anche una sorta di “capitale” degli investimenti regionali. «D ue milioni di euro da ripartire in tutta la Regione - dice Zanon - serviranno per le politiche abitative e verranno gestiti con le Ater provinciali. Inoltre, alla Provincia di Vicenza sono stati affidati un milione e 900 mila euro da distribuire in tre anni per alloggi e formazione, altri 103 mila all’Ulss 6 per un progetto sui minori e 76 mila euro alla Camera di Commercio per migranti e imprese ». Formazione e integrazione sono le parole chiave di tutti gli investimenti della Regione anche se il problema casa rimane quello più importante. «M a anche gli imprenditori devono fare la loro parte come del resto prevede la Bossi-Fini - prosegue l’assessore -. Non stiamo pensando a ghetti, ma a progetti da realizzare su larga scala con l’aiuto dei Comuni» . E per quanto riguarda le quote d’ingresso, che proprio in questi giorni dovranno essere decise, l’assessore è stato chiaro: «B isogna uscire da questa logica, bisogna avviare progetti di formazione nei paesi di provenienza. La Regione ne ha avviati in Romania, Tunisia e sud-America, in questo modo si valorizzano le risorse esistent i» . Infine, il prefetto nell’ambito del dialogo interreligioso - richiesto dal ministro Pisanu durante l’estate « per favorire nel nostro paese, in un clima il più possibile sereno, il dialogo tra le religioni, in particolare con quella islamica e convivenza di culture diverse » - ha annunciato la costituzione di una speciale sezione del Gruppo di lavoro “integrazione socio-culturale” dedicata al dialogo con le confessioni religiose.


Blitz in via Cricoli e in via Diaz, oltre che a Motta di Costabissara, Mason, Rosà e Dueville. La metà delle persone identificate è già nota alle forze dell’ordine. Operazione estesa a tutto il Veneto con 120 agenti impegnati
Polizia fra le roulotte, censiti 98 nomadi
Controlli all’alba nei campi di città e provincia, con fotosegnalamenti e verifiche

di Diego Neri

Un blitz di prima mattina che potrebbe portare informazioni utili agli archivi e alle indagini della questura. Verso le 7 di ieri, in contemporanea con i colleghi di Padova, Verona e Treviso, la polizia vicentina ha iniziato un controllo a tappeto di sei campi nomadi della città e della provincia per identificare chi vi abita. Verso le 14, ad operazione conclusa, erano state controllate 98 persone, di cui 47 già con precedenti di polizia, gran parte delle quali sono state fotosegnalate. Una banca dati che potrebbe dare importanti indicazioni su alcune inchieste che la polizia sta svolgendo in merito a furti e rapine, poiché spesso alcune famiglie di giostrai che vivono nei campi sono state al centro di indagini per reati di questo genere. Il blitz di ieri mattina rientra infatti nell’attività di prevenzione alle rapine con armi che, negli ultimi mesi, ha visto tutte le Squadre mobili del Veneto impegnate assieme. A Treviso un giostraio, Emanuele Crovi, 32 anni, è stato arrestato perché deve scontare 22 mesi di reclusione per una serie di assalti in banca scoperti proprio dalla polizia vicentina un paio di anni fa. In tutto il Veneto sono stati 14 i campi nomadi controllati, sei nel Vicentino. Complessivamente hanno lavorato 120 agenti, anche della polizia scientifica dei reparti prevenzione crimine del Veneto e dell’Emilia Romagna, in un’operazione pianificata dal servizio criminalità organizzata della questura di Venezia, ed è stata coordinata dal servizio centrale operativo di Roma. In città la polizia si è presentata in via Cricoli e in via Diaz, mentre in provincia è toccato ai gruppi di zingari stanziali che vivono in via IV Novembre a Motta di Costabissara, in via Colombare a Mason, in via Vecchia a Rosà e infine dietro la chiesa di Passo di Riva a Dueville, dove sono accampate alcune giostre. Gli inquirenti, coordinati dalla Squadra mobile del commissario Michele Marchese, non hanno trovato nessuno con pene da scontare, nè refurtiva o materiale sospetto. Ma hanno voluto controllare soprattutto chi abita in ciascun campo, perché la mobilità fra i nomadi è frequente. Fra gli adulti sono stati identificati anche molti bambini. Sono state scattate foto segnaletiche e prese alcune decine di impronte digitali da confrontare con quelle contenute negli archivi. Il “censimento” è durato parecchie ore ma i poliziotti non hanno mai incontrato resistenza. Sono stati verificati anche i documenti relativi ad automobili, roulotte e camper di ciascun campo nomadi controllando a chi appartengano e chi viva all’interno di ciascuno. Nessuno è stato portato in questura. «Si è trattato di un servizio di prevenzione importante - ha precisato il commissario Marchese - perché ci permette di avere una serie di dati di riferimento in merito ad ogni attività che ha a che fare con i nomadi. Spesso è difficile avere su di loro informazioni precise poiché si muovono molto sul territorio. Per alcuni mesi ora avremo, grazie anche al lavoro nelle altre province, un quadro preciso su una realtà poco conosciuta come quella dei giostrai».