20 NOVEMBRE 2006

Schio/1. Nel pomeriggio in via Pasini Alex Cioni è stato colpito con sputi e pugni da un gruppo di giovani
Aggredito in pieno centro storico il collaboratore della Mussolini

di Mauro Sartori

Aggredito in pieno centro, nell’ora dello struscio, davanti a decine di testimoni. Alex Cioni, coordinatore regionale di “Azione Sociale con Alessandra Mussolini” è stato preso a sputi e colpito con un pugno da sedicenti esponenti dell’estrema sinistra. Un po’ di gonfiore e tanta rabbia per la vittima. È accaduto ieri pomeriggio alle 17.30 in via Pasini, davanti alle vetrine del negozio “Intimissimi”, nel momento forse di maggior concetrazione di folla domenicale nella zona pedonale cittadina. Secondo la ricostruzione della stessa vittima, che ieri sera non aveva ancora presentato denuncia e non è ricorso a cure mediche, tutto è avvenuto in maniera rapida. «Mi stavo dirigendo verso un bar di piazzetta Garibaldi quando sono stato affiancato da alcuni giovani che hanno dapprima cominciato ad insultarmi - racconta Cioni - poi dalle offese sono passati agli sputi. Ed infine uno di loro mi ha colpito con un pugno sulla gancia sinistra. Poi si sono altrettanto rapidamente dileguati». Il leader vicentino di Azione Sociale sostiene di aver riconosciuto almeno un paio di aggressori: «Fanno parte di movimenti “no global” e uno di loro, ne sono certo, aveva partecipato all’aggressione dello scorso anno a Pino Monaco». Episodio questo, verificatosi il 10 luglio 2005, ancora nella memoria di tutti. Il 43enne coordinatore pugliese dell’allora Alternativa Sociale, a Schio per partecipare alla commemorazione delle vittime dell’Eccidio organizzata dagli ex repubblichini, attraversò piazza Rossi, occupata da contromanifestanti di sinistra. Venne riconosciuto, gettato a terra e scalciato prima che intervenissero le forze della polizia a bloccare il linciaggio. Una telecamera filmò l’accaduto e permise di identificare i protagonisti. Monaco finì sotto i ferri dei chirurghi del De Lellis, rischiando di perdere per sempre l’uso dell’occhio sinistro, la cui orbita si era riempita di frammenti ossei. Nel 2004, tarda serata del 9 luglio, domenica del corteo degli ex repubblichini, c’era stata una rissa in Castello e ad avere la peggio era stato un giovane di sinistra. «Chi mi ha aggredito si nasconde dietro simboli pacifisti ma poi dimostra di agire sul piano della violenza più assurda - commenta Cioni - e spero che i politici scledensi, sempre bravi ad esprimere solidarietà, questa volta la rivolgano nei miei confronti, condannando simili gesti». L’attrito fra attivisti di Azione Sociale e Forza Nuova e movimenti della parte opposta come Disobbedienti e Libera Zone esiste da parecchio tempo. La scorsa settimana c’era stato un pomeriggio “caldo” con entrambe le parti a manifestare in piazza pro e contro il fossato “anti nomadi” ma non era accaduto nulla di allarmante. Alessandra Mussolini chiede «l’intervento deciso del presidente Prodi e del ministro Amato per spezzare questo filo di violenza insensata che sta minando le fondamenta democratiche del nostro Paese». Intanto sull’aggressione sta indagando il vicequestore Eduardo Cuozzo, capo della Digos.

Schio, gli sputi a Cioni
Quel filo di insensata violenza

Anche l’operosa Schio si scopre venata da un “filo di violenza insensata”, per usare le parole con cui Alessandra Mussolini ha commentato l’aggressione, ieri in pieno giorno e in centro storico, del rappresentante del suo partito di “Azione Sociale”. Anche la pacifica Schio, la punta dell’imprenditorialità vicentina, viene svegliata dal campanello d’allarme di un episodio tanto esecrabile, quanto emblematico. Bastano la differenza o la distanza ideologica per dare motivo di menare le mani e di sputare, gesto riassuntivo del disprezzo assoluto verso l’avversario? «Siccome la pensi diversamente da me, mi fai schifo persino come uomo». La verità in tasca dà il diritto di ergersi a giudici inappellabili. Certo, un pugno e un paio di sputi non sono chissà cosa. Anzi, sono poca cosa rispetto ai roghi e agli slogan di Roma, dove ancora si è insultata la memoria dei caduti di Nassiriya, e rispetto anche ai fatti di Padova, l’attentato incendiario alla sede di Forza Nuova e l’aggressione a colpi di spranga davanti a Radio Sherwood. Però la relativa limitatezza dell’episodio di Schio, peraltro non il primo, non diventi l’alibi per un’alzata di spalle. La violenza può covare sotto la cenere per molto tempo ed esplodere in modo irreparabile. Come prevenirla? Credendo nelle forze dell’ordine, cioè nello Stato, e nella legalità prima di tutto. Ma così non è, se la prima persona a cui si comunica l’aggressione è il proprio referente politico, anziché i carabinieri o la polizia. Così si corre anzi il rischio che qualcuno, malizioso ma non troppo, pensi che quegli sputi e quel pugno vengano strumentalizzati da chi li ha ricevuti come arma politica per rinfocolare l’odio ideologico. Meglio usare il buon senso. Meglio evitare che il “filo di violenza” si aggrovigli su se stesso e si trasformi in una tragica matassa inestricabile.