20 MAGGIO 2005

dal Giornale di Vicenza

L’antenna le toglie il sonno Esplode il caso di via Rossi
Comunali, stop all’agitazione
Via libera al portavoce
La Caritas inaugura l’era del detenuto con curriculum
«Eccidio, la città ha fatto un passo avanti»

Sos elettrosmog. La protesta diventa subito interrogazione consiliare
L’antenna le toglie il sonno Esplode il caso di via Rossi
L’Arpav sta facendo verifiche. L’assessore: «Se occorre sarà spostata»

di Sandro Sandoli

A ragione o a torto i ripetitori di telefonia cellulare fanno paura e appena si riesce a buttare acqua sulla protesta di un quartiere si apre subito un nuovo contenzioso dall’altra parte della città. Infatti da alcuni mesi è stato risolto con il trasferimento dell’antenna sul consorzio agrario il problema di via Monte Zevio, con una diversa collocazione della postazione è quasi risolto il caso-Campedello (a palazzo Trissino assicurano: «L’antenna è effettivamente troppo “invasiva” e per la tranquillità dei cittadini sarà spostata»), sono vicinissime le soluzioni che porteranno serenità in contrà del Quartiere e nella zona dell’ex-cinema Roma, ma in questi giorni è scoppiato all’improvviso il caso-via Rossi. Stavolta però non ci sono comitati a tuonare contro il ripetitore, “truccato” da insegna, comparso qualche mese fa, finita la ristrutturazione, sull’hotel “La terrazza”, ex “Robinia”. Per ora ad accusare l’antenna di essere la causa di tutti i suoi guai fisici c’è solo Anna Bertinato, 65 anni, che abito in via Ferreto de’ Ferreti a un tiro di schioppo dall’albergo. «In linea d’aria a quaranta-quarantacinque metri - precisa - E con la camera da letto all’altezza del ripetitore». La lista dei problemi che gli sarebbero stati provocati dalle onde elettromagnetiche è piuttosto corposa: «Sono sempre stata sana come un pesce, non ho mai sofferto d’insonnia e dagli inizi di maggio la pressione da 120-75 m’è andata (a sbalzi) a 145-100, ma, quello che più mi preoccupa, è che di notte non sono più riuscita più a dormire: vado a letto stanca morta alle 23, dopo un’ora mi sveglio e non c’è più verso di chiudere occhio oppure mi riaddormento ma alle 3 sono sveglia di nuovo. Mi sento strana, come se il mio corpo fosse attraversato da scosse elettriche. Un paio di volte sono dovuta andare a dormire a casa di mio fratello e di mia figlia, di recente ho anche passsato quasi tutta la notte in macchina». Dei suoi problemi e, in prospettiva, di quelli che ai Ferrovieri potrebbero essere lamentati da tutti coloro che hanno casa attorno all’hotel “La terrazza”, si sono già fatti carico con una interrogazione al sindaco Hüllweck e all’assessore Franzina alcuni consiglieri di opposizione (primo firmatario Sandro Guaiti e a seguire Ubaldo Alifuoco, Marino Quaresimin e Giovanni Rolando), i quali sollecitano lo smantellamento immediato dell’impianto di telefonia mobile di via Rossi, chiedono quali siano le caratteristiche tecniche dell’antenna e domandano se non si ritenga indispensabile imporre un blocco di tutte le nuove istallazioni e di approvare con urgenza un regolamento urbanistico per i nuovi impianti che tenga conto in via proritaria del diritto alla salute di tutti i cittadini. Ma qualcosa s’è mosso. Dopo che Anna Bertinato è andata a raccontare in Comune e all’Ulss quello che le succede, in via Ferreto de’ Ferreti sono arrivati i tecnici dell’Arpav, che le hanno piazzato in camera da letto un misuratore di campi magnetici, per accertare se le onde emesse dal vicino ripetitore abbiano intensità superiore o inferiore ai 6 volt-metro che costituiscono il limite di legge: la verifica durerà qualche settimana e nell’attesa del responso dell’Arpav, per non aggiungere elettricità ad elettricità lei ha staccato il frigo, la televisione e due cordless. Intanto continua a fare esami su esami, ma finora, a parte gli sbalzi di pressione, non le è stato riscontrato niente di anomalo. Ma precisa: «Continuo a svegliarmi di notte e prima di appisolarmi di nuovo passano ore». A palazzo Trissino quello di via Rossi è già uno dei casi scottanti che vengono seguiti con attenzione. Dice l’assessore Franzina: «In città le antenne sono 130, nessuna però supera la soglia dei 6 volt-metro e quindi tutte rientrano nei limiti stabiliti dalla legge nazionale e da quella regionale. Questo però non ci esime dal prendere in esame tutti i problemi che ci vengono segnalati: verifichiamo, chiediamo misurazioni all’Arpav e sollecitiamo lo spostamento del ripetitore anche se i malesseri denunciati sono di origine psicologica: anche questo, infatti, è un buon motivo per intervenire, appellandoci al protocollo d’intesa, firmato circa un anno e mezzo fa, tra il Comune e i quattro gestori nazionali di telefonia mobile: un accomodamento l’abbiamo sempre trovato». Invece Franzina esclude fin d’ora che si possa imporre, come chiedono i firmatari dell’interrogazione, lo smantellamento della postazione di via Rossi e il blocco di tutte le nuove installazioni: «Possiamo chiedere solo una diversa ubicazione, se non superano i 6 volt-metro sono a norma di legge, per cui sull’eliminazione di una postazione il gestore non ci sentirebbe perché significherebbe lasciare una zona senza campo e provocherebbe le proteste di chi invece il telefonino lo vuole usare».


Vertice in prefettura
Comunali, stop all’agitazione
C’è un accordo Trovata l’intesa sul part-time dei vigili e del settore scolastico. Entro maggio la Giunta dovrà esaminare la proposta

(g. m. m.) Si avvia verso l’accordo il braccio di ferro fra Amministrazione comunale e sindacati che aveva portato allo stato di agitazione dei dipendenti del municipio e al blocco degli straordinari. Decisiva è stata la mediazione del prefetto Angelo Tranfaglia, che ieri ha convocato le parti per un lungo vertice al termine del quale è stata abbozzata un’ipotesi di accordo che ha portato alla sospensione dello stato di agitazione. Oltre alla delegazione sindacale, all’incontro hanno partecipato l’assessore Michele Dalla Negra e il direttore generale del Comune Umberto Zaccaria. Tre i punti salienti del confronto: il part-time per i vigili e per il settore scolastico, e il rifinanziamento del fondo di produttività, che molti definiscono una sorta di “quattordicesima” del dipendente comunale. Per i primi due punti è stato trovato l’accordo già ieri, con il riconoscimento di percentuali e formule specifiche di part-time per il personale addetto ai due settori. Per il fondo di produttività, il prefetto ha avanzato una proposta per la quale il fondo 2004 resta immutato per una serie di vincoli normativi. Ogni ipotesi di risorse aggiuntive si riversa quindi sul 2005. Dalla Negra si è impegnato a portare la questione in Giunta entro fine mese, quindi si potrebbe riaprire il tavolo delle trattative per la distribuzione dei nuovi fondi.


Nel triennio il Comune spenderà 250 mila euro per il giornalista “ad personam” del sindaco L’opposizione contestava l’utilità della figura
Via libera al portavoce
La maggioranza (pur tra i mugugni) resiste per 18 a 16

di Antonio Trentin

Il centrodestra mugugna e perde qualche pezzo, ma alla fine resta solido quel tanto che basta a evitare lo “sgarbo” al sindaco: ieri sera - dopo un’altra ora e mezzo di discussione in aggiunta a quelle della settimana scorsa - è stato bocciato il documento dell’opposizione che contestava l’incarico da 83 mila euro annui per il nuovo portavoce ufficiale che assiste Enrico Hüllweck per “public relation” e rapporti con i mezzi di comunicazione. Un’ultima serie di giravolte nella Casa delle libertà e di ridislocazioni rispetto agli annunci e agli umori, e un paio di assenze nel centrosinistra, hanno salvato i numeri pro-portavoce e evitato la censura politica al sindaco: un atto che comunque sarebbe rimasto unicamente e tipicamente critico, perché effetti amministrativi diretti non erano possibili. E se serviva proprio ieri una dimostrazione sul peso e l’efficacia degli “ordini del giorno” di indirizzo politico votati in consiglio (anche dalla maggioranza) eccola qua: Hüllweck era stato “impegnato” anche dalla sua coalizione a togliere una poltrona di assessore dalla quattordici della sua giunta, ma la scadenza del giovedì è tranquillamente passata e non è successo niente. In attesa, è stata la malignità di provenienza leghista, che la pronosticata per l’addio all’incarico - la forzista Francesca Bressan - sia assumibile in Comune come dirigente del settore Pari opportunità di cui sta reggendo la guida politica. E torniamo al “colpaccio” che le minoranze e i dissidenti della Casa delle libertà hanno mancato. Va bene o non va bene che il capo dell’Amministrazione abbia aggiunto al suo staff un collaboratore che la legge gli consente di avere accanto - una figura presente in altri Comuni di destra e di sinistra - al costo di 250 mila euro in un triennio, come sommavano i cartelli polemici esibiti in sala Bernarda sui banchi dei Democratici di sinistra? In 16 hanno detto di “no”: i consiglieri di Ds, Margherita, Verdi, Vicenza Capoluogo (assenti un Ds e un Prc) con l’aggiunta dei due leghisti Equizi e Borò, tutti d’accordo nel bocciare non tanto la chiamata ad personam del giornalista ex-televisivo Fabio Carraro, ma l’importo a carico delle casse comunali sempre in difficoltà. Ma in altri 18 hanno detto “sì” in quello che è diventato una sorta di voto di fiducia personale al sindaco: tutta Forza Italia con eccezione di Ornella Dal Lago (astenuta) e di Chiara Garbin (presentatasi dopo la votazione); Mario Bagnara unico rappresentante dell’Udc; tre su cinque di Alleanza nazionale (Sarracco, Rucco e Coppola, quest’ultima rivedendo la precedente idea di astenersi, mentre il capogruppo Milani e il consigliere Tapparello si sono allontanati per non votare con l’opposizione); e tre su cinque della Lega Nord (Dal Santo, Manuela Dal Lago e Alessio Sandoli che con la capogruppo è rimasto a discutere fino a un attimo prima di schiacciare il bottone giusto). Trattandosi di un parere su una sua scelta diretta e su un collaboratore di fiducia, e pur tirato in ballo sull’entità della spesa, Hùllweck ha scelto la neutralità dell’astensione, dopo aver osservato l’autoconsegna del silenzio come già otto giorni fa. Un silenzio che sulla sostanza dell’incarico è stato mantenuto anche da quasi tutto il centrodestra. A parlare positivamente del lavoro del portavoce ufficiale è stato solo il democristiano Bagnara, che ha riferito un episodio personale extra-Comune. E chissà se è magari servito a convincere qualche dubbioso: «Da diverse settimane aspettavo un testo del sindaco per una pubblicazione della Fondazione Rumor - ha raccontato Bagnara - e dopo che è arrivato il portavoce in otto giorni l’ho avuto». Con questo primo “scorcio” aperto ufficialmente su quella che sarà l’attività del nuovo collaboratore del sindaco si è chiuso un dibattito di nuovo aspro sulle procedure. Il presidente consiliare Sarracco ha negato il voto segreto sul documento anti-incarico, appellandosi per la prima volta nella storia consiliare al principio dell’autotutela. Ds-Margherita-Verdi gli hanno preannunciato un ricorso al prefetto. Tra un attacco da sinistra (Asproso, Quaresimin, Cangini, Giuliari) con rinforzo leghista (Equizi) e un contrattacco dei forzisti Pellizzari e Rossi-Negri, gli argomenti-base non sono stati aggiornati rispetti a quelli già mandati a verbale un consiglio comunale fa: «Il sindaco spende una barca di euro per questioni di immagine personale»; «Può farlo perché la legge glielo consente». Due opinioni contrapposte che non cambieranno. Di rapporti tra informazione comunale e mass-media era tornata ad occuparsi, in avvio di seduta consiliare, la leghista Franca Equizi, che qualche giorno fa aveva chiesto dati sui rapporti retribuiti tra giornalisti e Amministrazione Hüllweck. Le ha dato parziale risposta l’assessore Dalla Negra, riferendosi ad alcuni assessorati che hanno dato risposta negativa sull’esistenza di attività commissionate e pagate, e riservandosi prossime e più complete informazioni. L’Equizi - in attesa di avere notizie esaurienti - ha evidenziato le cifre della collaborazione professionale retribuita nel 2004 dall’assessorato alle Politiche giovanili al pubblicista Luca Faietti, collaboratore anche del settimanale La Domenica di Vicenza e redattore per l’emittente TvA degli “speciali” del Comune: poco più di 16 mila euro per la cura del periodico Informacittà. Un incarico che già tempo addietro l’assessore Arrigo Abalti, competente nel settore, aveva annunciato concluso.


L’iniziativa è cominciata da tre settimane con colloqui preliminari. Dopo aver verificato tutte le singole attitudini, ai detenuti che non abbiano più di due anni di pena da scontare verrà permesso di frequentare un tirocinio e poi di entrare a pieno regime lavorativo in un’azienda della provincia
La Caritas inaugura l’era del detenuto con curriculum

di Silvia Maria Dubois

Il lavoro rende liberi. Soprattutto se rappresenta un ritorno vero alla realtà. E’ questa la mission che sta alla base de “Il lembo del mantello”, l’ultimo progetto che la Caritas vicentina, attraverso la cooperativa Diakonia, assieme ad una collaudata rete di partner (fra cui, Api e Associazione Artigiani) riserva ai detenuti del San Pio X. Il fine è quello di accompagnare in un iter di formazione, disciplina ed assistenza, chi si appresta ad uscire dalla residenza penitenziaria e rischia di trovarsi senza un’occupazione, senza credibilità e senza possibilità alcuna di inserirsi di nuovo nella società. «Purtroppo il carcere, oggi, diventa sempre più il termometro dell’esclusione sociale - spiega don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas - ,un termometro che ci dà dei segnali forti che non possiamo restare ancora a guardare. La pena carceraria non può diventare una vendetta della società, deve essere un percorso di riabilitazione realizzato puntando al recupero di un soggetto che, altrimenti, una volta uscito si troverà tutte le porte chiuse». A chi è rivolta l’iniziativa: detenuti del carcere o in esecuzione penale esterna a cui rimanga da scontare una pena non supriore ai due anni. Possono essere italiani, ma anche stranieri, purché in possesso di un valido permesso di soggiorno. Non solo: l’iniziativa è rivolta anche ad ex detenuti (secondo quanto prevede la legge Smuraglia) privi di sostegno familiare. Sono esclusi dal progetto tossicodipendenti, irregolari e chi soffre di patologie psichiatriche croniche. «Non c’è nessuna intenzione di selezione a monte - precisa la direttrice del carcere Irene Iannucci - ,è solo che per questi soggetti sono già previsti altri progetti specifici di reinserimento». Le fasi del progetto: la realizzazione de “Il lembo del mantello” è cominciata il 1° maggio. In questa prima fase, che dura sei mesi, si procede con dei colloqui individuali per testare la motivazione e le caratteristiche personali dei soggetti. Soggetti che, una volta selezionati, cominceranno il loro tirocinio pratico, con una conseguente valutazione “sul campo” della reale attitudine al lavoro. Lì si formeranno le singole competenze e si affineranno le singole manualità, magari puntando su professioni sempre molto richieste come lo sono i tornitori, i saldatori e i fresatori. Questa esperienza, che può durare fino ad un anno, potrà svolgersi presso la cooperativa “Saldo&Mecc” che si trova all’interno del San Pio X, o presso un’azienda esterna. Se la seconda fase del progetto si conclude con un esito positivo, inizia l’inserimento lavorativo vero e proprio. Per gli ex detenuti e i detenuti in misura alternativa, sarà prevista la possibilità di usufruire di una struttura residenziale, dove viene garantita la presenza diurna e serale di un operatore. Quando il soggetto avrà raggiunto una certa autonomia, potrà accedere, su indicazione degli stessi opertori sociali che lo seguono, a degli appartamenti cosiddetti “di sgancio”, in piena indipendenza. Costi e scommesse: il costo complessivo del progetto, per i prossimi tre anni, è di 695 mila euro, dei quali il 30 per cento è a carico della Caritas. Nel frattempo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona ha finanziato il primo biennio con un contributo di 450 mila euro, grazie al quale si potranno portare a pieno regime lavorativo almeno 20 soggetti. Costi che potranno essere sostenuti e poi recuperati grazie proprio ai traguardi lavorativi raggiunti dagli stessi detenuti. «Sia chiaro che il nostro non è assistenzialismo - precisa Sandonà - : se, ad esempio, i lavoratori prenderanno 700 euro al mese, 250 li destineranno al progetto. Non solo: c’è chi li aiuterà a gestire il loro denaro e il loro tempo in maniera responsabile affinchè si inseriscano pienamente nel tessuto sociale circostante». La situazione odierna al San Pio X: attualmente i detenuti sono 266, e ognuno costa allo Stato almeno 500 euro al giorno. Le guardie, invece, sono 180. «Il carcere, oggi, è il posto dove convergono le problematiche più differenti - racconta la direttrice Irene Iannucci - , ci sono sempre più stranieri, con culture, religioni e mentalità diverse. È necessario, dunque, promuovere degli interventi sempre più specifici e dare delle risposte sempre più diversificate per ogni singola problematica».


«Eccidio, la città ha fatto un passo avanti»
Dalla Via: «No alle divisioni». La Fiamma: «Non ci riconosciamo nel patto»

(p. r.) Condiviso da molti dei protagonisti della guerra civile e degli strascichi che giungono fino ai giorni nostri, il documento di pacificazione firmato l’altro giorno in municipio da sindaco, rappresentanti delle associazioni partigiane e dei familiari delle vittime dell’eccidio del 7 luglio 1945, continua a far registrare pareri contrastanti. A prendere le distanze dal documento è, ad esempio, il Movimento sociale Fiamma tricolore, che non riconosce «i valori per i quali lottò la resistenza partigiana, che in molti casi, e non solo a Schio, si macchiò di sangue per imporre l'ideologia comunista che di libero e democratico aveva ben poco», e che rivendica anche «il diritto per i reduci della Rsi di manifestare in una città eletta a simbolo della persecuzione subita dai fascisti alla fine della guerra». Analoga è la posizione di un altro movimento di estrema destra, Alternativa sociale. «I famigliari delle vittime hanno tutto il diritto di sottoscrivere le intese che ritengono più opportune, ma non possiamo fare a meno di rilevare che tale accordo non aggiunge nulla di nuovo a quanto già dichiarato in questi anni - afferma Giampaolo Vicardi, segretario scledense di As -. La premessa sui presunti valori che legano oggi gli italiani, appunto l'antifascismo e la Resistenza, è stata arbitrariamente accettata senza se e senza ma dal comitato, ma in realtà la strage delle carceri è stato un crimine che andava condannato in quanto tale, senza premesse di quel tipo». «La città ha compiuto un grande passo avanti, che non viene svilito da considerazioni che possono essere più o meno strumentali - commenta il sindaco Luigi Dalla Via -. Si tratta in alcuni casi di considerazioni che ci si poteva aspettare, mentre nel caso dell’estrema destra sono affermazioni che rispondono ad altre logiche, che strumentalizzano cose che appartengono alla città. Personalmente sono molto soddisfatto del lavoro svolto dagli artefici del documento, che segna un risultato incontrovertibile».