Da oggi s’inizia lo sgombero del cantiere dal materiale della Cogi
di Chiara Roverotto
Teatro, s’ingrana la quarta e si comincia a “smontare”. Oggi partirà l’ordine di togliere le gru dal cantiere del teatro e di rimuovere tutto il materiale appartenente alla Cogi, l’impresa di Firenze che aveva vinto l’appalto, poi rescisso dalla giunta comunale.
Anche gli ultimi termini, relativi al contraddittorio per l’attribuzione delle proprietà all’interno dell’area di viale Mazzini, sono scaduti per cui sia il direttore dei lavori, sia il responsabile del procedimento per conto del Comune intendono dare un’accelerata alla procedura in modo che la Vittadello, che non ha ancora formalmente firmato il contratto ma che sta visionando i progetti sulla base di quanto è stato costruito finora, possa cominciare a lavorare rispettando i termini che il sindaco aveva previsto, cioè entro il prossimo mese.
Sul materiale all’interno del cantiere in realtà esistono due versioni: la prima che si tratti di attrezzature in leasing per cui pare che la Cogi si stia mettendo in contatto con la Vittadello Intercantieri di Limena per mantenerle e per discutere sul passaggio dei pagamenti; l’altra è meno possibilista e vuole che siano già state contattate le Amcps affinchè si occupino del cantiere, poi spetterà a loro chiamare un ditta, magari più esperta nello smontaggio delle gru. «Siamo già stati allertati - conferma il direttore, il geom. Ledda - aspettiamo ordini da parte del Comune...».
L’elenco di tutto il materiale, consistente in tubi di ferro, gabbie per il cemento, legno per le impalcature, oltre ai vari container è stato censito sia dal direttore dei lavori che dai collaudatori in corso d’opera (Vitaliani, Bocus e Chiappini) che hanno fatto un sopralluogo quindici giorni fa, quando era in programma il contraddittorio tra l’impresa e il Comune.
«Contiamo di liberare il cantiere in tempi rapidissimi - dice il direttore dei lavori, l’ing. Mario Gallinaro - massimo nell’arco di un paio di settimane. Nel frattempo la Vittadello, che dovrà partire dal dodicesimo stato di avanzamento dei lavori, visionerà quanto è stato fatto e presenterà un cronoprogramma sul quale dovremmo poi discutere sia sui tempi, sia sulla forza lavoro che dovrà esserci all’interno del cantiere per dare quell’impulso necessario per portare a termine l’opera in un paio d’anni se non ci saranno altri intoppi. Al riguardo sono ottimista, la Vittadello ha una storia decennale alle spalle e non credo che avremo i problemi che abbiamo avuto con la Cogi, si tratta solo di valutare quanto è stato fatto finora. Del resto sono stati controllati solamente i progetti, poi seguiranno i sopralluoghi e alla fine si arriverà alla firma del contratto per cui entro maggio vedremo sicuramente operai al lavoro in viale Mazzini».
«La firma del contratto da parte della Vittadello - spiega l’assessore ai lavori pubblici Carla Ancora - avverrà dopo la valutazione dei costi per la rimessa in moto del cantiere, questo è l’ultimo ostacolo, poi tutto ripartirà per la costruzione di un’opera che la città attende da oltre sessant’anni». Scongiurata l’ipotesi di un nuovo appalto che avrebbe bloccato il cantiere per almeno otto mesi, la seconda ditta in graduatoria ha accettato, anche se di fatto non ha ancora firmato un contratto, ma solamente per questioni puramente procedurali.
La rescissione dell’appalto con la Cogi ha portato via più tempo del necessario, senza contare che il cantiere è bloccato dal 20 gennaio. Da quando l’amministratore unico dell’impresa fiorentina, Coccimiglio, decise di licenziare alcuni operai perché avevano scioperato dopo non aver percepito lo stipendio. Ne seguì una causa vinta dai legali della Cgil e che da quel giorno dipendenti e sindacalisti presidiarono il cantiere. Ma di problemi in tribunale ce ne sono stati altri, la scorsa settimana l’avv. Barbara Borin ha presentato un’ingiunzione di pagamento per le buste paghe di febbraio che il Comune non aveva ancora liquidato. Il giudice del lavoro ha accettato l'ingiunzione che è arrivata in Comune proprio in questi giorni. «Di questa faccenda si occupa l’ufficio legale - precisa l’assessore Ancora - ma credo che la situazione sia tutta da valutare».
Hüllweck, processo breve
Non sfileranno assessori, la moglie e Gilberto Baldinato
(i. t.) Il sindaco di Vicenza Enrico Hüllweck non si farà processare in pubblico perché avrebbe cercato di coprire il suo assessore al Personale Gilberto Baldinato alle prese con alcune dipendenti comunale che l’attizzavano.
Ieri mattina con il preannunciato rinvio dell’udienza davanti al giudice Giovanni Biondo perché non poteva essere presente il difensore e amico di partito Niccolò Ghedini alle prese con una riunione in Parlamento, si è appreso che il primo cittadino si farà giudicare con il rito abbreviato. Questo vuol dire che il botta e risposta tra il pubblico ministero Paolo Pecori e la difesa avverrà a porte chiuse e l’imputato, in caso di condanna, beneficerà della riduzione di un terzo della pena.
Il caso è fin troppo noto. Nel gennaio 2003 scoppia pubblicamente la presunta attenzione per le gonnelle delle sottoposte dell’assessore Gilberto Baldinato. Ma già da tre anni, questa è l’accusa per la quale è tratto a giudizio, Hüllweck sarebbe stato informato delle supposte propensioni del suo fido collaboratore fin dai tempi dell’ordine dei Medici. Le lamentele delle donne avevano preso forma scritta il 31 gennaio 2000 allorché la dipendente comunale N.C. gli consegnò una lettera che avrebbe lasciato poco spazio ai dubbi (tesi accusatoria).
Ma secondo la procura il sindaco già da qualche tempo «era venuto a conoscenza a seguito di lamentele orali indirizzategli dalla dipendente G.P.» di quello che sarebbe avvenuto nella casa della trasparenza politica.
Hüllweck ha sempre respinto le accuse sostenendo che il quadro che gli era stato rappresentato non era così puntuale come adesso la procura vuol far credere.
Il pm Paolo Pecori, che quasi sicuramente al processo chiederà la condanna vista la mole delle testimonianze accusatorie raccolte dai carabinieri del luogotenente Barichello e del maresciallo Scuderi, come testimoni aveva citato oltre a tre dipendenti, l’ex segretario generale del comune Letterio Balsamo e i due ex consulenti legali e urbanistici di Hùllweck, rispettivamente Renato Ellero e Carlo Loro.
Ben più nutrita la lista dei testi a difesa del sindaco che era stata depositata nei giorni scorsi dall’avv. Ghedini. Si apre con gli assessori Carla Ancora e Michele Dalla Negra, prosegue con il parlamentare Pierantonio Zanettin, poi Pietro Magadino, Claudio Cicero, il vicesendico Valerio Sorrentino, Sandro Bordin, Stefano Barbi, Maurizio Franzina, Francesca Bressan, Ernesto Gallo, il presidente dell’ordine dei Medici Ezio Cotrozzi, Augusto Zen, la moglie e dirigente comunale Lorella Bressanello, Daniele Andreose, Leda Ghirardelli, Umberto Zaccaria, Alessandro Moscatelli, Renzo Casetto e, per ultimo, Gilberto Baldinato che a sua volta sarà processato tra un mese per violenza sessuale. Ma alla luce della scelta, il rito abbreviato, sgombera il campo dai testimoni perché la scelta non sarebbe stata sottoposta a condizioni di sorta. Il giudizio al quale sarà chiamato il dott. Biondo si formerà soltanto sulle carte delle indagini. Hüllweck, male che vada, punterà sulla prescrizione.
Cresce la povertà tra i valdagnesi
L’assessore: «Abbiamo pochi strumenti contro il disagio»
di Veronica Molinari
Il 50 per cento delle domande per l’assegno di maternità è di valdagnesi. Come pure un terzo delle richieste relative al contributo per l’affitto. La situazione, fotografata dall’Ufficio relazioni con il pubblico del Comune, mette in evidenza un disagio sociale che non interessa esclusivamente i cittadini extracomunitari. Sempre più spesso, a fare i conti con le difficoltà economiche sono i valdagnesi “doc”, che hanno beneficiato anche dell’assegno per il nucleo familiare. Un dato che avvalora quanto evidenziato anche recentemente dai volontari Caritas.
Giorgio Fassina aveva spiegato che in associazione «non arrivano solo extracomunitari, poiché condizioni di disagio riguardano anche valdagnesi».
Nel 2004 sono state 32 le domande per assegno di maternità di 278 euro al mese, di cui 14 di neo mamme valdagnesi. Sono, inoltre, pervenute 17 richieste per il contributo per le famiglie, di cui sette escluse per il superamento del limite dell’Indicatore della situazione economica equivalente. Tutte le domande, in questo caso, sono state presentate da residenti in città. Sono stati, poi, ritirati in collaborazione con la sezione servizi sociali i moduli relativi al fondo nazionale sostegno per l’affitto: in totale sono state consegnate 155 domande, di cui 141 ammesse al beneficio. Dei richiedenti, inoltre, uno su tre era valdagnese.
«Difficile commentare l'evidenza in modo ottimista - afferma Franco Visonà, assessore ai servizi sociali -. In questi anni la tipologia di utenti è cambiata. Prima chiedevano aiuto persone con situazioni “storiche” difficili. Oggi il tenore di vita può mutare da un momento all'altro. Sono tante le famiglie che improvvisamente si trovano ad essere monoreddito e non riescono più ad arrivare alla fine del mese. Ci troviamo a dover affrontare, infatti, sempre maggiori richieste da parte di valdagnesi. C’è una distribuzione equa tra le domande avanzate dai cittadini extracomunitari e quelli italiani: il disagio non fa più distinzioni di razza».
Oltre agli assegni di maternità e quelli per l'affitto, «abbiamo pochi strumenti per affrontare questi problemi». In definitiva, «si riesce a fronteggiare l'emergenza, ma non sempre con la stessa facilità si risolvono i problemi di condizioni cronicizzate». Stando a Visonà bisognerebbe cominciare a studiare il problema alla radice, mettendo in campo una sinergia di forza. «Quando è stato creato il contributo per l'affitto - conclude l’assessore - avevamo registrato una sensibile diminuzione delle richieste per il minimo vitale. Quel decremento è stato, però, un fenomeno del momento. Già, infatti, dall'anno successivo le domande sono aumentate, per poi tornare alle solite percentuali. La situazione economica generale è preoccupante».