20 MARZO 2005

dal Giornale di Vicenza

«Togliamo l’appoggio al sindaco»
La Mussolini perde peso ma non il gusto della sfida «Siamo noi l’alternativa»

Esplode lo scontro politico dopo l’ufficializzazione delle indicazioni per il cda della Fiera con l’esclusione di Conte e di Tonellotto
«Togliamo l’appoggio al sindaco»
I segretari di Forza Italia, An e Udc chiedono le dimissioni ai loro esponenti

di Piero Erle

Esplode la crisi politica sul caso Fiera. Ieri mattina in via dell’Oreficeria, proprio mentre migliaia di persone confluivano lì per l’ultimo week end di Tempolibero e tutti gli esponenti si ritrovavano nel salone attorno al ricandidato presidente Giancarlo Galan, negli uffici dell’ente fieristico giungevano le lettere inviate dalla Provincia e dal Comune con l’elenco dei 14 nuovi consiglieri che affiancheranno i due capi degli enti. Ed è scoppiato subito il caso, sia per l’esclusione (peraltro chiaramente annunciata nelle dichiarazioni delle ultime settimane) dei segretari dei partiti della maggioranza di centrodestra, sia per l’identità delle persone indicate dal sindaco e dalla presidente della Provincia. La tensione è via via cresciuta durante la giornata, fino a culminare nel botto a sorpresa uscito in serata: un documento firmato dai segretari provinciali Antonio Tonellotto (Forza Italia), Giorgio Conte (An) e Stefano Cimatti (Udc) che invitano tutti gli esponenti dei loro partiti a “revocare il sostegno al sindaco”. Il tono del documento è di una durezza inaudita. I tre segretari «prendono atto che le nomine decise per la composizione del nuovo cda dell’ente Fiera, salvo rare eccezioni, sono frutto di un’azione di bottega: ciò contrasta con la necessità di dare all’ente un adeguato equilibrio politico tra la politica e il mondo economico, equilibrio peraltro ritrovato solo dopo il 25 gennaio grazie all’azione svolta dai segretari provinciali e dalla dimostrata disponibilità delle categorie economiche. Non è accettabile che ora la parte politica, con i responsabili politici provinciali, sia vista come appestatrice e ridotta al rango di spettatrice». Il documento denuncia «incongruenza di pensiero», perché si doveva puntare al rilancio della Fiera in un’intesa tra politica ed economia e invece si tende ora «a estrapolare dallo stesso mondo economico situazioni di privilegio che nulla hanno a che vedere né con l’interesse generale rappresentato da una politica trasparente, né con gli interessi diffusi della realtà economica e categoriale vicentina». «È l’ultimo atto - prosegue il duro comunicato - nel quale il sindaco ha dimostrato il totale disinteresse dell’equilibrio della coalizione, peraltro presupposto fondamentale alla sua elezione». I tre segretari «ritengono che ci siano dignità politiche e personali che non possono sottostare a diktat o peggio a ricatti quali “altrimenti me ne vado a casa io!”». E a questo punto il comunicato firmato da Tonellotto, Conte e Cimatti passa dalle parole ai fatti, con un salto destinato comunque a creare una frattura tra quanto è accaduto fino a ieri mattina e quanto accadrà (o non accadrà) da oggi. Primo fatto: «Coerentemente con la necessità di ridare alla città il primato della politica e non un surrogato di egoismo, i segretari provinciali invitano i propri rappresentanti in seno al Consiglio comunale a revocare il sostegno al sindaco». Secondo fatto: «Invitano altresì i propri rappresentanti in seno alla giunta municipale a sospendere ogni attività amministrativa non partecipando ai lavori dell’esecutivo». Terzo fatto: «Anche gli amministratori delle aziende collegate sono invitati a rassegnare le dimissioni nelle mani delle segreterie dei partiti». Fine del comunicato. Non un commento di più. Chiaro che a questo punto bisognerà verificare se i tre generali che hanno dichiarato guerra hanno le truppe tutte con loro. Sul fronte di Alleanza nazionale, peraltro, Conte (che ieri ha vissuto parte della giornata a fianco del coordinatore nazionale Ignazio La Russa) aveva già sorpreso ieri gli scettici. È stato confermato infatti che nelle sue mani ci sono già le dimissioni di due assessori su tre (il vicesindaco Valerio Sorrentino e Arrigo Abalti) e soprattutto quelle del super-presidente dell’Aim Giuseppe Rossi, oltre che del consigliere Silvio Fortuna (industriale, ma indicato in Aim da An) e del consigliere dell’Amcps Giuseppe Siotto. Lo stesso capogruppo di An Luca Milani del resto già ieri pomeriggio richiamava anche quanto accaduto in giunta (il sindaco ha assegnato a Forza Italia il 14° assessore della sua giunta) e dichiarava che «An non ci sta a non vedere gli impegni rispettati da parte del sindaco: adesso basta, questa è l’ultima volta. E non ci vengano a dire che c’era un problema sul nome di Conte perché non si voleva più nominare in Fiera i segretari dei partiti, perché avevamo già indicato un’ipotesi alternativa. È tutto il partito che giudica inaccettabile il metodo adottato dal sindaco. Di fronte a una provocazione, perché nominare sei persone vicine a Forza Italia su sette è una provocazione, non staremo zitti». Ma perché la guerra al sindaco e non anche alla presidente Manuela Dal Lago? La risposta, fanno sapere i partiti, è proprio nelle nomine. Su quelle della Provincia, pare di capire, i tre partiti hanno meno da ridire.


La Mussolini perde peso ma non il gusto della sfida «Siamo noi l’alternativa»

(s. m. d.) «Non sopportano che noi esistiamo al di fuori del sistema? E noi andiamo avanti!». Alessandra mangia, ma non digerisce. La Mussolini è arrivata in città ieri, a tarda sera, per cenare con i suoi fedelissimi al Gran Caffè Garibaldi, assieme al segretario nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore, al candidato presidente per il Veneto di Alternativa Sociale Roberto Bussinello, al candidato e coordinatore locale Alex Cioni e ad una settantina di simpatizzanti. La Mussolini, ieri ancor più magra e slanciata in tacchi, jeans e giacca azzurra casual, sembra una delle rare persone che riescono ad essere deluse pur non perdendo la propria carica di rabbia. E di humor, naturalmente: «Dopo Francesco Storhacker, arrivano pure questi attacchi di Ignazio La Truffa a colpirci - esordisce la leader di Alternativa Sociale, commentando il polverone di commenti sollevato dall'esclusione della competizione elettorale del Lazio a cui si è aggiunta anche l'esclusione di una lista elettorale milanese - questi stanno agendo in autotutela del regime, non sopportano che ci siano forze politiche al di fuori del sistema». E confermando che alcune denunce sono già pronte a partire, la Mussolini ricorda che «oggi Alternativa Sociale ha depositato ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio: martedì saremo a Roma ad attendere che decideranno». Come anticipato a Milano nel pomeriggio, la nipote del duce preannuncia come «poi ci sarà uno scatenamento politico di AS nelle 13 regioni in cui siamo ancora presenti, anche se la campagna elettorale abbiamo dovuto riorganizzarla». Ma nonostante la rabbia e le battute sulla cronaca più calda, vissuta sulle proprie liste, non ci si dimentica di ricordare agli elettori su cosa punta il programma della super confederazione di AS: «Bisogna tornare a potenziare settori come la scuola, la sanità e la sicurezza - spiega la Mussolini - con la devolution si sta deresponsabilizzando progressivamente lo Stato su questi settori che, invece, al contrario vanno ripensati ed intensificati». E fra una portata e l'altra, mentre l'appetito ritorna, i pensieri indigesti si fermano all'ultimo annuncio battagliero lanciato ieri a tutta la nazione: «Il prossimo anno Alternativa Sociale si presenterà alle elezioni politiche al di fuori dei due poli - conclude la Mussolini - noi correremo da soli. E ricordo che siamo l'unica forza anti-sistema».