19 NOVEMBRE 2006

Usa disponibili a cambiare il progetto
ARZIGNANO.“Troppi” gli stranieri a scuola Classi ridotte alle elementari

Usa disponibili a cambiare il progetto
Le alternative ci sono: gli edifici ex Nato all’aeroporto, o via Moro

di G. M. Mancassola

Le sirene romane e vicentine raccontano che gli americani stanno lanciando segnali di disponibilità a modificare il progetto divenuto un caso nazionale. È una nenia intonata sottovoce, durante riunioni e telefonate riservate con i vari protagonisti dell’intricatissima vicenda. Il tam tam è stato avviato in settimana dal sindaco Enrico Hüllweck, che ha dato notizia di un colloquio con i vertici statunitensi propedeutico a un incontro tecnico che si dovrà tenere nei prossimi giorni: sul tavolo c’è il tentativo di individuare nuove soluzioni per attutire l’impatto sulla viabilità. Il sindaco era stato esplicito: «C’è la disponibilità degli americani a modificare il progetto». Sulla medesima lunghezza d’onda è sintonizzato anche l’on. Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur alla Camera, in questi giorni grande protagonista sui media nazionali per la matassa della Finanziaria. La visibilità acquisita da Fabris e il suo dinamismo nel mostrarsi favorevole a ricercare un sito meno impattante lo hanno promosso, agli occhi degli alleati americani, a interlocutore privilegiato per la delicata trattativa. «Ho anch’io la sensazione che gli Usa siano disponibili a modificare il loro piano. Si stanno rendendo conto che la situazione è più complicata del previsto, c’è una presa d’atto realistica che l’attuale progetto comporta alcuni importanti problemi da risolvere», spiega Fabris, che in settimana ha avuto contatti sia con il ministero della Difesa sia con i vertici americani. Nei vari incontri, il deputato vicentino ha avuto modo di confrontarsi sui dettagli progettuali, invitando le parti a calare il progetto nel contesto urbanistico di Vicenza e di Caldogno. Secondo Fabris i risultati delle votazioni nei consigli comunali di Vicenza e Caldogno sono meno opposti di quello che sembra: «Da un lato Caldogno ha detto no, ma dall’altro il sì di Vicenza pone condizioni molto precise e pesanti - osserva il parlamentare berico -. Risulta chiaro a tutti che ci sono problemi da risolvere. Per queste ragioni al ministero ribadiscono che ci vuole tempo per affrontare tutti gli aspetti. E tuttavia, gli americani hanno tempi molto stretti: nella loro scaletta a gennaio vorrebbero fare le gare. Ecco allora che è in corso un’analisi più realistica, si stanno valutando ipotesi migliorative. Potremmo dire che la questione si sta trasferendo dal tavolo burocratico a quello più politico per cercare una mediazione». Fabris non ha mai nascosto di essere contrario al progetto ritagliato su misura per l’area che si affaccia su via S. Antonino, dove si sprigionerebbe un impatto troppo pesante sotto tutti i punti di vista. Sarebbe invece favorevole a ipotesi alternative: «Continuo a pensare a Vicenza est o almeno uno spostamento sull’altro lato dell’aeroporto». Gli americani si dicono quindi disponibili a ragionare sul loro progetto. Il primo obiettivo è riunificare la brigata degli Sky soldiers a Vicenza; in subordine, l’area che meglio si presta alle loro esigenze è quella del Dal Molin, lato S. Antonino: non bisognerebbe demolire, né servirebbero complessi passaggi burocratici, come la trasformazione urbanistica, perché si tratta di area demaniale. Una possibile alternativa è quella proposta dalla Provincia: l’acquisizione dei terreni privati di via Moro, vicini alla caserma Ederle. L’operazione appare però complicata e crea perplessità per la tempistica e per i costi sia al comando Setaf sia a Roma. Una seconda ipotesi è quella di tornare al progetto originario, vale a dire sfruttare il settore già oggi militare del Dal Molin, quello che si affaccia sull’ultimo troncone di viale Ferrarin, che va a morire in un cul-de-sac lontano da case e strade. In quell’area ci sono gli edifici e gli hangar sfruttati dal comando Nato; lì aveva sede la V Ataf. Quella superficie ha le caratteristiche richieste dagli Usa: disporre di un’area già proprietà del ministero della Difesa. L’inconveniente è la necessità di dover provvedere a maxi-demolizioni, che allungheranno i tempi e produrranno nuovi costi. Nelle segrete stanze, la trattativa non è ancora chiusa.

Il fronte del No marcia su Roma
Venerdì una manifestazione rumorosa sotto le finestre di Parisi

(g. m. m.) Tece e pignatte per far salire il No al Dal Molin americano fino ai piani alti di palazzo Baracchini, quartier generale del ministero della Difesa. Il popolo dei contrari si sta dando appuntamento nella capitale venerdì 24 novembre per una manifestazione a base di decibel sotto le finestre del ministro Arturo Parisi. È una delle iniziative che verranno messe in campo da qui al 2 dicembre, giorno della manifestazione nazionale programmata a Vicenza contro le servitù militari straniere nel Belpaese. Nel sito www.altravicenza.it si trovano le coordinate della calata su Roma: il treno da Vicenza partirà giovedì 23 in tarda serata, mentre il rientro è previsto nella notte fra venerdì 24 e sabato 25, quando all’Alfa hotel è organizzato un convegno contro il progetto statunitense. Al menù di azioni anti-Dal Molin aderiscono anche i consiglieri della circoscrizione 5 dei gruppi dei Verdi, Vicenza capoluogo, Ds e Margherita, che in un comunicato ribadiscono la loro assoluta contrarietà alla realizzazione di una nuova base militare in città. «Dovranno sorgere 10 palazzine alte 20 metri per ospitare almeno 2 mila soldati e quant’altro servirà come supporto logistico alle attività militari e al dispendioso stile di vita americano con consumi di acqua ed energia spropositati - si legge nella nota -. Tutto questo a Vicenza, in via Sant’Antonino. Abbiamo depositato al consiglio della circoscrizione 5 una mozione di contrarietà alla base che non ci è stato dato modo nemmeno di discutere; al di là di questo siamo solidali e partecipi all’azione dal basso che singoli cittadini, comitati e associazioni stanno producendo. Intendiamo manifestare tutto il nostro appoggio alle prossime iniziative previste a Roma e a Vicenza. La più imminente è la presenza a Roma venerdì 24: i vicentini sono chiamati a portare con “tece e pignatte” il rumore della loro protesta il più vicino possibile a chi è chiamato a prendere la decisione finale sulla nuova base».

Interrogazione del consigliere Furlan sull’impatto delle 220 villette
E il villaggio di Quinto agita FI «La viabilità ad est andrà in tilt»

Attenzione: da un’altra parte della cintura urbana vicentina, per qualcosa che avviene appena oltre i confini comunali, potrebbe scoppiare un altro caso-Usa. Certamente un mini-caso, rispetto a quello maxi del Dal Molin, ma comunque in grado di agitare le acque della politica. Tra l’altro muovendo l’interesse e la preoccupazione proprio di chi, come partito, è favorevole alla base statunitense all’aeroporto, cioè Forza Italia. Succede che rimbalzano su Vicenza gli effetti (solo temuti, per ora) del grande insediamento residenziale programmato dalle forze armate americane a Quinto Vicentino, presso Marola, praticamente al confine con il territorio del Comune capoluogo: le 220 villette da destinare a famiglie di militari della Caserma Ederle e affidate all’impresa Pizzarotti di Parma. E succede che a Vicenza Est ci si preoccupa degli effetti sul traffico lungo la direzione per viale della Pace, tenuto conto del fatto che la massima parte del tragitto riguarda proprio le strade di quella periferia cittadina. Si è fatto avanti il presidente forzista della Circoscrizione 3, Lucio Zoppello, che ha scritto in Comune, a Quinto Vicentino, al comandante della Setaf Frank Helmick e alla presidente della Provincia Manuela Dal Lago. Gli fa da sponda in questi giorni, per un rimbalzo del problema in consiglio comunale, il vicecapogruppo di Forza Italia Ivo Furlan. «Dalla stampa locale che ne dà scarsissimo risalto - scrive Furlan in un quesito all’Amministrazione Hüllweck - apprendo che il consiglio comunale di Quinto Vicentino, maggioranza e minoranza, pur con tutte le necessarie cautele, non avrebbe assunto una posizione pregiudizialmente contraria all’operazione. Se penso che in termini numerici l’insediamento dovrebbe essere sostanzialmente uguale a quello previsto per il Dal Molin, non posso che apprezzare la compostezza con la quale a Quinto Vicentino è stato affrontato il problema che, in proporzione agli abitanti, è indubbiamente di tutt’altro impatto rispetto alla Ederle 2». Ma il problema che riguarda Vicenza è, appunto, quello del carico automobilistico su un asse che già è molto gravato: le preoccupazioni del presidente della Circoscrizione, commenta Furlan, «sono senza dubbio fondate e pertinenti»: «Si scaricherà sulla parte est di Vicenza tutto il problema viabilistico che verrà a crearsi, dato che il naturale percorso Ederle-Villaggio americano sarà solo per meno del 5 per cento sul territorio di Quinto e il resto tutto su strade di Vicenza». «Non voglio entrare nel merito della scelta - prosegue il vicecapogruppo forzista riferendosi, per paragone, al documento con cui la maggioranza di centrodestra ha detto "sì" alla base Usa all’aeroporto - ma riproponendo le stesse argomentazioni contenute nell’ordine del giorno per il Dal Molin da noi inviato al ministro Parisi, ritengo che anche per questo nuovo insediamento debba essere fatta un’attenta valutazione congiunta tra i sindaci dei due Comuni, in modo che per quanto riguarda l’impatto viabilistico non entri dalla “finestra” di Quinto quanto con tanto accanimento vogliamo buttar fuori dalla “porta” del Dal Molin». In definitiva Furlan chiede che i due Comuni si coordinino, con il coinvolgimento anche della Provincia, per valutare insieme le conseguenze del progetto americano per il nuovo villaggio e per cercare «interventi compensativi» in tema urbanistico e viabilistico - del tipo dei molti e molto costosi ipotizzati per la zona di viale Sant’Antonino e della zona nord vicentina - da chiedere al comando americano.


Arzignano/1. Al plesso di Villaggio Giardino gli alunni extracomunitari sono il 43 per cento del totale
“Troppi” gli stranieri a scuola Classi ridotte alle elementari

di Nicola Rezzara

Nelle scuole elementari e medie della città gli studenti stranieri raggiungono percentuali da primato. In media uno studente su quattro è extracomunitario, ma la percentuale è destinata a salire per le continue iscrizioni che si susseguono ad anno scolastico già iniziato, conseguenti alla richiesta di residenza da parte di famiglie straniere che nelle aziende presenti sul territorio comunale e dei dintorni trovano lavoro tutto l’anno. La punta dell’iceberg è alla scuola di Villaggio Giardino con 63 stranieri su un totale di 147 alunni, pari al 43 per cento. A seguire la scuola elementare di San Rocco con il 27 per cento e la Fogazzaro di corso Mazzini con il 25 per cento. Per quanto riguarda le medie, nel plesso Motterle gli studenti extracomunitari sono 93 su 386 alunni (24 per cento), mentre allo Zanella 84 su 383 (22 per cento). La presenza di un così alto numero di alunni extracomunitari può creare problemi alla classe: molti di loro, infatti, hanno una limitata conoscenza della lingua italiana ed in alcuni casi faticano a capire anche le frasi più elementari. Se anche una banale comunicazione trova difficoltà ad essere compresa, l’ostacolo diventa insormontabile nel caso di lezioni complesse. Corsi di recupero ad hoc, sensibilizzazione dei genitori e riduzione del numero di alunni per classe sono, quindi, le armi con cui le scuole ed il Comune combattono le difficoltà linguistiche e d’inserimento degli studenti extracomunitari. «Era necessario porre rimedio a questa situazione - spiega l’assessore all’istruzione Antonio De Sanctis -. L’anno scorso abbiamo cominciato con un progetto sperimentale che ha avuto un buon successo e quest’anno sono già in atto alcuni interventi per colmare il gap comunicativo. Aiutare chi rischia di rimanere indietro per carenze linguistiche significa favorire l’intera classe». Il progetto ha avuto inizio con un censimento del livello linguistico degli alunni stranieri, classificati secondo il loro grado di comprensione in tre fasce: buona comprensione, conoscenza limitata e conoscenza minima o assente. Per gli studenti con conoscenze limitate o assenti sono stati creati corsi ad hoc: alle elementari sono attivi nel pomeriggio, facoltativi e richiedono il pagamento di una piccola quota. Alle medie, invece, vengono organizzate lezioni di italiano full immersion che gli stranieri frequentano al posto delle normali ore di lezione. «E’ inutile che chi non capisce l’italiano segua le lezioni di matematica» spiega l’assessore. Per far comprendere al meglio le caratteristiche del progetto e motivare gli alunni, da alcune settimane il Comune incontra i genitori extracomunitari con l’aiuto di mediatori culturali. Inoltre, alle elementari si è cercato di ridurre il numero degli alunni per classe per favorire il lavoro degli insegnanti: a Villaggio Giardino nessuna classe supera i venti alunni, che in certe sezioni non arrivano nemmeno a quindici; stratagemmi in grado di limitare il trasferimento dei bambini italiani in altre scuole da parte dei genitori preoccupati che i figli rimangano indietro. Un progetto che nelle intenzioni diventerà stabile anche per i prossimi anni, con un augurio: «Speriamo che i governi oltre a fare sanatorie pensino anche a finanziare i progetti scolastici per integrare gli studenti stranieri, al di là dell’appartenenza politica» conclude l’assessore De Sanctis.