19 OTTOBRE 2006

«Solo il Dal Molin va bene»
Un corteo di studenti fino alla stazione Ftv I pendolari della scuola ora vanno in strada

«Solo il Dal Molin va bene»

di Gian Marco Mancassola

«Nothing surprises me, non c’è nulla che mi sorprende: this is democracy, questa è la democrazia». Indossa la mimetica, il generale Frank Helmick, comandante della Setaf, e forse ci vorrebbe anche l’elmetto, perché questi sono i giorni più duri di questo mezzo secolo di convivenza fra vicentini e americani. Helmick è stato paracadutato a Vicenza da Washington soltanto tre mesi fa. «Sono nell’esercito da 30 anni», racconta Helmick, sposato con Melissa e padre di due figlie, Jane di 16 anni e Christina di 15. Nella sua carriera è stato in Iraq e ha frequentato i piani più alti di Washington. «Anche mio padre era nell’esercito, sono cresciuto con la passione per l’uniforme». Alla Ederle era transitato per tre anni anche alla fine dei favolosi Ottanta: «Tante cose sono cambiate nel frattempo e anche il mondo è molto cambiato», dice nel salottino del suo studiolo, circondato dal colonnello Salvatore Bordonaro, comandante italiano della caserma Carlo Ederle, dal maggiore Ryan Dillon, capo ufficio stampa del comando Setaf e dai consiglieri politici Felice Maselli e Vincent Figliomeni. Quando venne a Vicenza, nel 1986, a Berlino c’era ancora il Muro e a Mosca sventolava la bandiera dell’Urss. Vent’anni dopo, nell’ufficio rettangolare che ospita i comandanti americani che reggono le redini dei battaglioni americani di stanza a camp Ederle c’è una foto incorniciata, che ritrae il quartier generale dell’esercito americano nel giorno più terribile: è una veduta aerea del Pentagono poche ore dopo il disastro dell’11 settembre 2001. Ieri come oggi, però, Vicenza resta centrale nello scacchiere militare americano. A una settimana dal delicato voto in consiglio comunale sul progetto della nuova caserma all’aeroporto Dal Molin, il generale Helmick accetta così di farsi intervistare. «Molte cose sono cambiate, è vero, ma altre sono rimaste le stesse e mi riferisco alle eccellenti relazioni con la popolazione vicentina e con l’esercito italiano, anche grazie agli splendidi soldati che ho ai miei ordini».
- Ma chi sono i soldati americani che vengono assegnati a camp Ederle? Venire a Vicenza è una punizione per chi ha sgarrato, un rifugio per chi non si è distinto in America, o un premio per i migliori?
«L’Italia e Vicenza sono in cima alla lista delle località straniere in cui i soldati americani, anche quelli che escono dall’accademia militare di West Point, vorrebbero essere inviati. Vicenza è ritenuta un wonderful place, un luogo meraviglioso, a cui aspirano i migliori ufficiali, perché è circondato dalla cultura italiana. E posso assicurare che sono più quelli che vogliono rimanere, che quelli che se ne vogliono andare. I soldati di stanza alla Ederle sono molto giovani, hanno 20 anni, molti non sono sposati e restano qui per circa tre anni. Tutti hanno almeno il diploma delle scuole superiori, molti sono laureati».
- Lei è qui da soltanto tre mesi e si è trovato ad affrontare la situazione più delicata di questo mezzo secolo di americani a Vicenza. Si aspettava di incontrare tutti questi problemi oppure hanno mandato proprio lei per risolverli?
«Sarò onesto: sono molto ottimista per questo problema, che a noi non piace chiamare problem, ma process. Devo dire, comunque, che ero preparato: a Washington, prima di inviarmi a Vicenza, mi avevano spiegato cosa avrei dovuto affrontare».
- In vista del voto in consiglio comunale le autorità vicentine temono che le manifestazioni di piazza possano sfociare in scontri. Avete paura di queste proteste contro il vostro progetto?
«Non ne sono sorpreso per niente. In democrazia bisogna mettere in conto questo tipo di reazione. È la democrazia nella sua parte essenziale. Anche a noi interessa molto l’esito del dibattito in consiglio comunale».
- Di recente è stato reso noto un progetto alternativo, promosso dalla Provincia, che punta a trasferire il nuovo insediamento da un’area problematica come l’aeroporto Dal Molin ai campi agricoli di proprietà privata che si trovano davanti alla Ederle, sull’altro lato di via Moro. In apparenza sembrerebbe una soluzione a voi più favorevole. Perché allora insistere sull’aeroporto? Why Dal Molin?
«Non è un’idea preconcetta. Semplicemente, è l’area di proprietà del demanio militare oggi più vicina alla Ederle. Se ci fosse un’area demaniale più vicina, magari adiacente alla Ederle, per noi sarebbe l’ideale. Ma non è così».
- Molti osservatori sospettano che in realtà vi interessi l’utilizzo della pista di volo. È così?
«Ancora una volta diciamo che non ci interessa in alcun modo la pista, che rimarrà sotto il totale controllo delle autorità militari e civili italiane. Voglio essere il più onesto possibile. Né all’interno della caserma ci saranno carri armati, missili, armi nucleari, aerei spia: il Dal Molin non sarà utilizzato come base di partenza per alcun tipo di operazione militare».
- Ma quali standard di sicurezza può dare una caserma che si trova accanto a una pista di volo su cui può atterrare anche il più piccolo Piper, che volando sopra la base può fotografare l’insediamento militare, con il rischio che qualunque attentatore o pilota maldestro possa schiantarsi sugli alloggiamenti dei soldati?
«L’unica risposta è che non so cosa accadrà domani. Penso agli attentati dell’11 settembre: nemmeno la mente più fantasiosa avrebbe potuto pensare a una cosa del genere. Posso solo dire che ho la massima fiducia nelle forze militari e nelle forze dell’ordine italiane, che hanno sempre garantito la massima sicurezza sia dentro che fuori al Ederle».
- Lei dice di essere ottimista rispetto all’operazione Dal Molin. Ha delle valide ragioni per esserlo?
«Lo sono per natura».
- Se verrà siglato l’accordo, Vicenza si aspetta almeno una compensazione, per adeguare le infrastrutture della zona a nord del capoluogo. Lei non è un politico, a cui spettano queste decisioni, ma cosa può anticipare? Cosa farete per la città?
«Stiamo lavorando molto duramente con le autorità locali e nazionali per ridurre al minimo l’impatto della nuova caserma. Sono certo che troveremo una good solution».

Preoccupazione per l’adunata di disobbedienti attesa per giovedì prossimo. Allertati prefetto, questore e ministero dell’Interno
Ds: «No a ogni protesta violenta»
Asproso (Verdi): «Ma il Consiglio non ha la necessaria legittimità»

(g. m. m.) C’è grande preoccupazione per il tenore delle manifestazioni di piazza che accompagneranno il dibattito sul progetto Dal Molin di giovedì 26 ottobre in consiglio comunale. Il tam tam sta saltellando da un computer e un cellulare all’altro. I leader dei movimenti dosobbedienti si stanno organizzando. Tutto può accadere e per questo martedì si dovrebbe tenere un vertice per coordinare il servizio di sicurezza, in municipio e in piazza. Nel frattempo si studia il modo migliore per consentire ai vicentini di seguire l’evento: la proposta è di installare maxischermi o addirittura prendere in affitto alcune sale cinematografiche. In ogni caso in sala Bernarda non entreranno più di 40 persone, solo con biglietti numerati. Fra i più preoccupati per la piega che possono prendere gli eventi ci sono i Democratici di sinistra, che ieri hanno preso posizione con una nota ufficiale del segretario cittadino Luca Balzi. «La segreteria cittadina dei Ds, in stretto raccordo con la segretaria provinciale Daniela Sbrollini, ha convocato un direttivo cittadino straordinario per lunedì 23 ottobre nella sede del partito in via Mercato nuovo 11. All'incontro sono stati invitati tutti i componenti l'esecutivo provinciale del partito , la nostra parlamentare on. Lalla Trupia, il nostro segretario regionale on. Cesare De Piccoli e tutto il gruppo consigliare comunale. Contiamo di uscire dalla riunione con un mandato preciso al nostro gruppo consigliare, ribadendo la ferma contrarietà al progetto Dal Molin. La segreteria cittadina auspica che tutte le forze politiche della città lavorino affinché giovedì prossimo il consiglio comunale possa democraticamente discutere e votare». «Auspica inoltre - si legge ancora nella nota - che le manifestazioni di contrarietà al progetto siano figlie del lavoro straordinario che il comitato per il No ha svolto fino a questo momento. Quindi se ci saranno, dovranno essere manifestazioni pacifiche e non violente coerentemente con i valori del movimento per la pace e delle istanze finora portate avanti dai cittadini del comitato per il no. L'Italia tutta giovedì potrà conoscere due Vicenza, una forte pacifica non violenta e laboriosa, un'altra estranea alla cultura della città del Palladio fatta di scontri e di violenze». Per questo ieri mattina Balzi ha contattato il prefetto, il questore e il viceministro dell’Interno Marco Minniti, «manifestando loro la disponibilità del partito a lavorare affinché sia un pomeriggio di confronto politico, nel rispetto dei cittadini e di quei poliziotti e carabinieri che per una inadeguata paga verranno a Vicenza a garantire l'ordine e la sicurezza pubblica». Dai Verdi, con il consigliere Ciro Asproso, viene invece la proposta di dare vita a un’istruttoria pubblica per coinvolgere i cittadini: «È mia ferma convinzione che questo consiglio comunale non abbia la necessaria legittimità elettorale per decidere su un argomento tanto delicato - spiega - specie in mancanza di avallo popolare. Per questo motivo, ritengo indispensabile incoraggiare la campagna referendaria e attenderne l'esito. Oltre a ciò, suggerirei di utilizzare anche altre forme di coinvolgimento dei cittadini, propedeutiche al voto consiliare, quali l'istruttoria pubblica. Lo Statuto prevede che nella formazione di atti amministrativi di carattere generale l’adozione del provvedimento finale possa essere proceduta da istruttoria pubblica, come si fece in passato per il Piano urbano del traffico. Questa si svolge nella forma di pubblico contraddittorio, cui possono partecipare, per il tramite di un esperto, oltre alla giunta, ai gruppi consiliari, anche associazioni e comitati di cittadini». Sarebbe questa, secondo Asproso, la soluzione migliore, piuttosto che affidarsi a un voto con uno scarto minimo, figlio di posizioni ideologiche.

L’interrogativo dell’on. Fabris (Udeur)
«Ci dicano perché proprio l’aeroporto»

(g. m. m.) “Why Dal Molin?”, ovvero “perché proprio il Dal Molin?” non è soltanto la domanda dell’uomo della strada. È anche l’interrogativo che l’on. Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur alla Camera, ripete da giugno. Il deputato vicentino ha sempre sostenuto di essere contrario all’ipotesi del nuovo insediamento militare al Dal Molin, perché ritenuto inadatto, ma di essere tendenzialmente favorevole ad altre soluzioni. Ad esempio, l’alternativa di Vicenza est, delineata da alcuni esponenti di Forza Italia e più di recente dalla Provincia con la presidente Manuela Dal Lago. Fabris non sente il bisogno, come altri colleghi dell’Unione, si chiedere al ministro della Difesa Arturo Parisi l’esatta interpretazione del faccia a faccia con il sindaco Enrico Hüllweck. «Parteciperò all’incontro, ma quanto emerso è in linea con quello che sostengo da tempo e corrisponde alla posizione del Governo - spiega Fabris -. In realtà, a mio avviso, il vero punto da chiarire in vista del dibattito in consiglio comunale è perché gli americani si ostinano a dire che va bene il Dal Molin e soltanto il Dal Molin. Se è solo un acquartieramento, perché serve un’area vicina a una pista di volo? Questa è la vera sfida dei prossimi giorni, capire questa scelta. La mia domanda, però, non è di oggi: è dall’inizio della scorsa estate che chiedo spiegazioni. E credo che il centrosinistra debba cogliere in pieno questa opportunità: pretendere la verità sull’effettivo utilizzo della nuova base. Ovvero: perché va bene al Dal Molin e non va bene altrove?».

Il fronte del No annuncia una presenza massiccia in piazza dei Signori per il consiglio comunale
I deputati dell’Unione chiamano Parisi
«Non ci fidiamo del sindaco. Ci dia la sua versione dell’incontro»

Si annuncia una settimana caldissima, quella di preparazione al dibattito in consiglio comunale, densa di manifestazioni, incontri, appelli e vertici. Lunedì si incontreranno i Democratici di sinistra. All’inizio della prossima settimana il sindaco Enrico Hüllweck chiamerà a raccolta i consiglieri della maggioranza di centrodestra, per coordinare le mosse in sala Bernarda, per decidere il testo finale dell’ordine del giorno da mettere i voti e soprattutto per contare i voti di cui disporranno il Sì e il No. Prosegue, intanto, la mobilitazione del fronte del No, che martedì si è riunito a villa Lattes e che sabato, in una conferenza stampa, annuncerà nuove manifestazioni nei prossimi giorni. «L’assemblea che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di persone tra comitati, osservatorio contro le servitù militari, singoli cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni locali - si legge in una nota - valutati gli ultimi sviluppi inerenti la vicenda Dal Molin e il ventilato progetto della Provincia a Vicenza Est, ha ritenuto fondamentale continuare nella mobilitazione, individuando l'amministrazione locale e il governo nazionale come i soggetti responsabili dell'esito finale dell'intera vicenda. Si è deciso inoltre di lanciare, già dalla settimana prossima, un fitto calendario di iniziative di protesta in città, che culmineranno con una massiccia presenza giovedì 26 ottobre in piazza dei Signori in concomitanza con il consiglio comunale». E mentre dall’ala sinistra dell’Unione al Governo si rincorrono prese di posizione contrarie alla base e richieste di chiarimenti rivolti al Governo e al ministro della Difesa Arturo Parisi, i parlamentari dell’Unione Severino Galante, Lalla Trupia e Laura Fincato hanno già chiesto al ministro un incontro, da tenersi prima del consiglio comunale del 26 ottobre, «in modo da poter avere una interpretazione autentica del contenuto dell’ incontro Parisi-Hüllweck». I tre parlamentari sostengono, a differenza del sen. Stefano Stefani, di «non fidarsi» del resoconto fatto dal sindaco: «Ribadiamo che il Governo ha risposto ben quattro volte in aula sull’aeroporto Dal Molin ed il comunicato diffuso dopo l’incontro Parisi-Hullweck è molto chiaro ed è coerente ed in continuità con i fatti noti da sempre». E i fatti, a detta dei parlamentari, sono questi: «Nessuno nega l’amicizia Italia-Usa; nessuno nega che il governo Berlusconi ed il sindaco di Vicenza abbiano trattato con i militari americani l’ampliamento della base; nessuno nega che vi siano state chiare informazioni sul tipo di installazione e sulla richiesta di ubicazione da parte degli Usa, mentre il sindaco ha sempre tenuto nascoste alla città le cose che conosceva e che trattava; nessuno nega che su questa vicenda si debba esprimere la comunità vicentina. La differenza fra l’Unione, la Lega ed il sindaco consiste in una modalità di trasparenza e chiarezza e nella volontà di interpellare la città tutta. Chiediamo che il sindaco venga in consiglio comunale, noi saremo lì per dire No a questa base».


Trasporti
Un corteo di studenti fino alla stazione Ftv I pendolari della scuola ora vanno in strada
Manifestazione dei ragazzi della cittadella degli studi imbufaliti per il servizio delle corriere

di Anna Madron

Striscioni, cartelli, slogan e corteo. Gli ingredienti della protesta ci sono tutti, assemblati dagli studenti vicentini che questa mattina hanno deciso di manifestare contro il servizio trasporti. "Pessimo" lo definiscono senza mezze misure, come recitano i volantini che da qualche giorno girano di mano in mano e come riportano gli striscioni preparati alla vigilia di questa ennesima battaglia per conquistare mezzi pubblici più efficienti. La richiesta parte soprattutto dai ragazzi che affollano la cittadella degli studi, circa 3000 suddivisi tra Quadri, Canova, Montagna e Boscardin, dall'inizio dell'anno scolastico sul piede di guerra per il sovraffollamento delle corriere, oltre che per gli orari delle corse che spesso non collimano con quelli di entrata e uscita da scuola. «Si viaggia sempre in piedi - attacca Matteo Sartori, rappresentante d'istituto, quinto anno del Canova - ogni giorno ci sono compagni che vengono a lamentarsi con noi rappresentanti della situazione chiedendoci di intervenire». Detto fatto. Questa mattina il corteo partirà proprio dalla cittadella per dirigersi in piazza Matteotti e da lì risalire corso Palladio. Ma la meta non è il centro storico, quanto la sede delle Ftv, in viale Milano. Lì gli studenti si fermeranno chiedendo un colloquio con i responsabili dell'azienda di trasporto da tempo sotto accusa, insieme ad Aim, per una gestione delle corse che non combacia con le esigenze degli alunni. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso si chiama istituto Rossi. «Da quando è stato posticipato alle 13,30 l'orario di uscita, le cose sono peggiorate - incalza Sartori - infatti le corriere che partono dall'istituto tecnico di via Legione Gallieno arrivano in cittadella già sovraffollate, tanto che più di qualcuno rimane a terra o, nella migliore delle ipotesi, è costretto a viaggiare come una sardina». Lo confermano anche alle Ftv. «In effetti il Rossi con il cambio di orario ha sparigliato le carte - ammette il direttore di Ftv Francesco Gleria - d'altra parte la preside ci ha chiesto se era possibile posticipare l'uscita e insieme ad Aim abbiamo acconsentito, anche se effettivamente questo ha peggiorato la situazione». Morale, il disagio aumenta. «Ci sono ragazzi che abitano a Crespadoro - riprende il rappresentante del Canova - che arrivano a casa non prima delle quattro del pomeriggio, ovviamente stanchi morti e con i compiti da fare», come verrà riferito stamattina dalla delegazione composta dagli alunni del Canova, Boscardin, Montagna, mentre ancora in forse è la partecipazione del Quadri per via di un'assemblea d'istituto fissata da tempo. In ogni caso il problema tocca da vicino tutte le scuole della cittadella, oltre agli altri istituti della città, uno su tutti il Fusinieri dove il preside Gaggino firma ogni mattina decine di ingressi posticipati per i minuti persi nel viaggio di andata in corriera. Ma c'è anche chi, al contrario, è costretto ad arrivare in classe in netto anticipo. «Abito a Montecchio Precalcino - spiega Fabio Todesco del liceo Quadri, unica scuola della città in seconda fascia, dove le lezioni cominciano alle 8,20 - e c'è una sola corriera che parte alle 7 per arrivare a Vicenza alle 7,30, un'ora prima che suoni la campanella». Disagi anche questi che alimentano la protesta nei confronti Ftv, l'azienda che oggi conta 16.000 abbonamenti studenteschi (contro i 16.300 dello scorso anno) e che ogni mattina mette in campo 190 corriere per servire 55 istituti scolastici in 22 comuni della provincia. «In questi giorni - conclude Gleria - ci stanno pervenendo tutti gli orari definitivi delle scuole, in base ai quali verrà tarata l'offerta dei trasporti: già da oggi, ad esempio, parte una corsa diretta che porta nella Valle dell'Agno e Chiampo, una delle zone più calde per numero di studenti che vi risiedono. Cercheremo dunque di intervenire per migliorare certe situazioni e sicuramente ascolteremo le istanze degli studenti. Una cosa però è certa: il problema dei trasporti è complesso e va gestito entrando in una logica di compatibilità tra aziende e scuole. Altrimenti, se ogni istituto si sente autorizzato a procedere per la propria strada, non si verrà a capo di nulla».

Ftv aggiunge una corriera per Chiampo, ma questo non blocca la manifestazione di protesta oggi a Vicenza
A sorpresa spunta una corsa bis Resta il malumore degli studenti

di Nicola Rezzara

«Questa mattina sembrava un miraggio. Quando ero già sulla corriera per Trissino se ne è fermata una vuota diretta a Chiampo. Non ci ho pensato un attimo ed ho subito cambiato mezzo». Alessio, 14 anni studente del Canova, ieri è arrivato a Chiampo alle 14.15, mezz’ora prima del solito, con una corriera diretta partita dal piazzale della sua scuola pochi minuti dopo le 13. Non accadeva dallo scorso anno scolastico. Fino al giorno prima era costretto a prendere la corriera diretta a Trissino, per poi fare due cambi ad Alte e Chiampo per raggiungere la sua casa di Arso dopo le 15. Un’improvvisa decisione delle Ftv - dopo le proteste dei giorni scorsi per il sovraffollamento sui mezzi - ha aggiunto, ieri mattina, la corsa diretta per Chiampo, che era stata precedentemente soppressa, riducendo così i tempi di percorrenza degli studenti provenienti dalla cittadella degli studi del capoluogo. Una soluzione sperimentale dell’ultima ora, annunciata soltanto in mattinata da Antonio Carollo, dirigente del settore movimento delle Ftv; mentre si profila la manifestazione di protesta degli studenti stamattina alla stazione delle Ftv di Vicenza. «Abbiamo presente il problema degli studenti che devono fare un cambio di corriera in più. In questi giorni sperimenteremo delle soluzioni alternative» dice il dirigente delle Ferrotramvie. Ma i problemi rimangono, soprattutto per il numero limitato di mezzi a disposizione. «Purtroppo non abbiamo mezzi fermi da dirottare sulle tratte più frequentate - spiega Carollo -. Questo vuol dire che se aumentiamo i mezzi per una corsa, dobbiamo toglierli da un’altra. Stiamo cercando di monitorare l’affluenza in tutta la provincia per calibrare gli interventi». Molti studenti si chiedono perché le Ftv non si siano organizzate per tempo, dovendo ricorrere ad interventi d’emergenza ad anno scolastico ormai iniziato. Per Carollo è mancato il dialogo con le scuole: «Abbiamo avuto l’elenco completo degli orari scolastici solo il 9 ottobre scorso e non è facile organizzare tutto al meglio in così poco tempo. Prima avevamo cercato un accordo con l’assessore Cicero e le scuole, ma poi gli istituti hanno fatto quello che volevano» «Oggi, per esempio, abbiamo saputo dal giornale che il “Fusinieri” avrà dei rientri pomeridiani - continua il dirigente delle Ftv -. Se ci comunicassero le cose per tempo potremmo organizzare meglio le corse». E Carollo risponde anche gli studenti che questa mattina manifesteranno contro le Ftv: «Per viaggiare tutti seduti, come chiedono, l’abbonamento dovrebbe costare sei volte la cifra attuale. Noi cerchiamo comunque di ridurre i disagi. Proteste, come quella prevista stamattina, mettono solo pressione e non aiutano a risolvere il problema». Questa mattina alle 8.15 avrà inizio una manifestazione organizzata dagli studenti delle scuole “Canova”, “Quadri”, “Montagna” e “Boscardin” che dalla cittadella degli studi di Vicenza raggiungeranno la stazione Ftv per far sentire la loro protesta.