L’identikit sociologico dei punkabbestia è pronto Ora andrà in prefettura
È ormai definita l’indagine sociologica sul fenomeno dei punkabbestia.
L’approccio “light” era stato deciso in estate, dopo una serie di episodi che avevano provocato una certa dose di allarmismo in città, accendendo i riflettori sullo stile di vita ai margini della società condotto da alcuni giovani, chi in solitudine, chi in gruppo, che vivono di espedienti, dormendo all’aperto e accompagnandosi con cani.
Dopo un vertice fra Comune e forze dell’ordine in prefettura, si era deciso di affiancare l’azione repressiva con un’indagine sulle origini, le abitudini, le ragioni che hanno spinto questi ragazzi ad abbracciare uno stile di vita tanto radicale. Ieri si è tenuto un nuovo incontro coordinato dall’assessorato agli Interventi sociali, cui hanno preso parte anche rappresentanti delle forze dell’ordine e Ulss.
Come spiega l’assessore Davide Piazza «siamo a buon punto, ora attendiamo l’esito della parte di ricerca affidata al Sert e poi consegneremo tutto in prefettura. Sono soddisfatto, ci sono dati utili per tracciare un profilo attendibile di questi ragazzi».
Verso la cassa integrazione
Lanerossi, la fine sempre più vicina
di Marco Scorzato
Chiusura definitiva della Lanerossi, con due anni di cassa integrazione speciale per i lavoratori. È quel che si profila con sempre maggiore concretezza dopo l’incontro di ieri a Roma, nella sede del ministero del lavoro e delle politiche sociali, dove rappresentanti dell’azienda e sindacati si sono confrontati davanti al sottosegretario Maurizio Sacconi ed ai rappresentanti di Provincia e Regione. Per avere certezze, comunque, bisogna ancora attendere, visto che l’incontro è stato interlocutorio e che le parti in causa torneranno a discutere il 28 ottobre prossimo a Valdagno.
Si sono delineati, in ogni caso, alcuni punti importanti. Il primo, da cui dipendono gli altri, non è corrisponde certo alle speranze dei lavoratori. Nemmeno davanti al viceministro, l’azienda ha fatto passi indietro rispetto alal decisione presa alla fine di agosto: il sito produttivo sceldense sarà chiuso e a nulla sono valse le proposte di Cgil, Cisl e Uil, reiterate ieri, di garantirne la sopravvivenza, anche temporanea.
D’altra parte, tuttavia, dal sottosegretario Sacconi sono giunte alcune aperture alle istanze sindacali: innanzitutto, la disponibilità del governo a ragionare su 2 anni di cassa integrazione. Quest’ipotesi è tecnicamente possibile solo in caso di chiusura definitiva dello stabilimento.
I sindacati, che erano presenti a Roma con i delegati nazionali Sergio Spiller (Cisl), Teresa Bellanova (Cgil) e Pasquale Rossetti (Uil), oltre che con i rispettivi rappresentanti territoriali Mario Siviero, Renato Omenetto e Antonio Visonà, hanno incalzato Sacconi sulla questione del piano industriale dell’azienda.
«Vogliamo prospettive per il futuro produttivo ed occupazionale anche per lo stabilimento di Valdagno - dice Renato Omenetto della Cgil -. Il viceministro l’ha capito e ha chiesto ai dirigenti della Marzotto, Stefano Sassi e Massimo Lolli, di presentare un piano di rilancio che sappia aggredire i mercati, per tornare competitivi e garantire un futuro occupazionale anche nel Vicentino».
Quello del piano industriale, giunti a questo punto, è ormai il punto centrale, tanto che su questo punto hanno insistito pure l’assessore provinciale al lavoro Giulio Bertinato ed il dottor Romano, in rappresentanza dell’assessore regionale Elena Donazzan.
«Noi speravamo che l’azienda rivedesse la sua posizione in merito alla chiusura dello stabilimento di Schio -prosegue Omenetto -. D’altra parte siamo soddisfatti delle aperture sul fronte degli ammortizzatori sociali».
Per Mario Siviero, della Cisl, l’incontro di ieri a cui ha partecipato anche Roberto Franco, responsabile dei centri per l’impiego del Veneto, è stato solo «esplorativo». «Attendiamo con ansia - aggiunge- l’incontro del 28 ottobre: dalla decisione definitiva su Schio, che ormai pare irrevocabile, diepnderanno gli ammortizzatori sociali. E soprattutto vogliamo sapere il destino di Valdagno, sul cui futuro, a tutt’oggi, l’azienda non ci ha dato alcun numero».