Nomadi: è sgombero
La giunta decide di mandare via gli Halilovic
di Silvia Maria Dubois
«L’Amministrazione procederà ugualmente con lo sgombero». La vicenda sulla residenza rilasciata agli Halilovic, famiglia rom stanziata abusivamente sul terreno agricolo di via Nicolosi, dopo le polemiche sembra avviarsi al suo epilogo. «Lo sgombero ci sarà, la giunta ha dato la sua autorizzazione proprio ieri - racconta il vice sindaco Valerio Sorrentino - certo, l’assessore agli uffici anagrafici Michele Dalla Negra ci ha spiegato come quel certificato sia stato rilasciato in base alla legge, ma questa famiglia di nomadi è registrata come “senza fissa dimora” dunque non è gente propriamente residente a Vicenza».
Una puntualizzazione che sembra avere delle conseguenze importanti. «Visto che non sono persone che risultano residenti nella nostra città, il nostro Comune, nei loro confronti, non ha nessun obbligo - prosegue Sorrentino - , e così non gli spetta la presa in carico dei minori che vivono lì. Ora aspetteremo che le scuole finiscano per permettere a questi bambini di concludere la frequenza. E poi, da metà giugno, si potrà procedere con lo sgombero».
Tutto risolto, dunque? Sembra di sì, ma al vice sindaco qualcosa ancora non è chiaro. «Rimango dubbioso su come si è comportata l’anagrafe in questa faccenda - precisa Sorrentino - ; ripeto che non capisco perchè si sia imboccata questa strada, sapendo della volontà di sgombero espressa più volte dall’Amministrazione. Il rischio di queste situazioni, infatti, è quello di creare un pericoloso precedente e di agire sì a norma di legge, ma senza pensare innanzitutto alla tutela dei cittadini. Se la prossima volta ci arrivano cinquanta montenegrini e chiedono residenza in piazza dei Signori, che facciamo?».
Ma lo sgombero dei nomadi non è stata l’unica iniziativa sul fronte della sicurezza che ieri è stata discussa e approvata in giunta. «È stato finalmente deciso di procedere per assicurare alla cittadinanza i vigili di quartiere - racconta il vice sindaco - ;fra poco si preparerà il bando di assunzione per venti vigili, in modo da poter garantire, anche nelle zone residenziali, la stessa sicurezza che ora vige in centro da quando, fra l’altro, gli agenti non girano più da soli, bensì in coppia, per poter intervenire subito e in maniera più incisiva».
«Credo che questa sia una delle vittorie più grandi che si porta a casa Alleanza nazionale - conclude Sorrentino - e soprattutto il traguardo più importante raggiunto in pieno accordo col sindaco, dopo la crisi».
I giovani? Sono legati alla famiglia
ma parlano con gli amici. D’amore
Balestra: «Si privilegia il dialogo rispetto alla produttività imposta dalla società»
di Anna Madron
Hanno un rapporto conflittuale con la famiglia, dedicano molto tempo a “chiacchierare” con gli amici e vorrebbero avere più soldi in tasca, anche se al denaro non sembrano dare troppa importanza, almeno a parole.
Sono gli adolescenti vicentini, così come li ritrae un’indagine sui rapporti generazionali promossa dal Movimento per la difesa del cittadino consumatore, in collaborazione con l’assessorato ai Servizi sociali del Comune.
Obiettivo: fotografare i ragazzi tra i 14 e i 20 anni, facendo emergere atteggiamenti, idee, disagi e prospettive di una generazione ipecriticata, dal presente difficile e dal futuro incerto.
A vuotare il sacco sono stati 278 studenti di sei scuole superiori (Fusinieri, Fogazzaro, Lampertico, Montagna, Quadri e Boscardin) ai quali tra novembre e dicembre scorsi è stato distribuito un doppio questionario, in parte riservato alle famiglie, tra le quali 172 hanno risposto all’appello.
Tantissime le domande che spaziano dai rapporti affettivi ai motivi di litigio in casa, dalla gestione del tempo libero agli argomenti di conversazione con i genitori e i coetanei, dai problemi irrisolti nel proprio quartiere alle insoddisfazioni più profonde.
Sorprese? Nessuna, dal momento che i risultati dell’indagine rispecchiano in pieno quelli nazionali che tratteggiano adolescenti inquieti ma attaccati alla famiglia, assetati di dialogo e tormentati dal tempo che non basta mai.
Il 36% del campione vicentino dichiara infatti che il papà «è sempre occupato», anche se «pronto ad aiutarmi quando ho bisogno» (75%).
Più disponibile la mamma che nell’80% dei casi non solo «ha tempo per me», ma a dispetto di stress e sovraccarichi di lavoro «è allegra e scherza volentieri». Tutto sommato l’ambiente familiare risulta “piacevole”, come ha riferito Raffaella Massaro, del Cir di Padova, che ha curato l’indagine e che ieri mattina nella sala del Patronato Leone XIII ne ha illustrato i risultati, alla presenza di Angelo Ferro, Università di Verona, Erminio Gius, Università di Padova, Vincenzo Balestra, direttore del Sert, Franco Venturella del Csa, Andrea Guglielmi, delegato vescovile per l’Azione cattolica giovanile, Mario Zocche, presidente del Centro servizi per il volontariato e Davide Piazza, assessore agli Interventi sociali.
A coordinare gli interventi il presidente del Movimento per la difesa del cittadino, Ennio Picano, che ha fatto notare come «gli adulti, distolti dai ritmi incalzanti del quotidiano, finiscono per disinteressarsi dei giovani, tanto da interrompere ogni possibilità di dialogo». Anche se è solo il 13,8% degli adolescenti interpellati a dichiarare senza mezzi termini che «i genitori non mi ascoltano», mentre il 59,6% ammette che in famiglia silenzi e incomprensioni nascono perché «la pensiamo diversamente». Il bisogno di dialogo in ogni caso è forte, al punto che l’attività preferita alla quale si dedica «molto o abbastanza tempo» è proprio “chiacchierare” con gli amici (81,5%), passatempo che supera addirittura l’ascolto della musica, i videogiochi, i programmi preferiti in tv.
Con gli amici, dunque, si parla e gli argomenti principe sono in ordine di preferenze l’amore (63,1%), i problemi personali (56,8%), la scuola (51,9%), mentre lavoro e fede nelle conversazioni fra teen agers occupano gli ultimi posti (rispettivamente 15,7% e 4,5%), così come fanalino di coda risulta pure la politica che non sembra infiammare affatto gli animi.
Tanto da non comparire nemmeno nella graduatoria dei valori in cui al primo posto troviamo «andare d’accordo in famiglia», seguito da «avere amici», «andare bene a scuola», «avere un lavoro soddisfacente», «star bene economicamente», «non essere disoccupato», «rendersi utile agli altri», «credere in Dio», «guadagnare molto», «essere sempre alla moda» e infine «conoscere persone influenti».
E veniamo al disagio. Meno della metà degli intervistati (42,6%) afferma il più delle volte di sentirsi tranquillo e sereno, mentre gli altri parlano di insoddisfazione (18,4%), solitudine (13,8%), incomprensione (9,6%).
Il 47% ritiene inoltre che il malessere adolescenziale spinga a fare uso di sostanze stupefacenti, crei conflitti con i genitori (34,8%), crisi di identità (31,7%), depressione e pensieri di morte (31,4%). «È significativo che l’81,5% di questi ragazzi si incontra per “chiacchierare” - sottolinea Vincenzo Balestra - segno che viene attribuito un valore al dialogo e allo stare insieme in modo gratuito, semplicemente per scambiarsi idee, emozioni, pensieri. Si privilegiano insomma le relazioni sociali e affettive che nulla hanno a che vedere con la produttività imposta dalla società del benessere».
I giovani sembrano dunque rompere con il modello efficientistico ereditato dai genitori, anche se sarebbe interessante capire se e come cambierebbero le risposte senza cellulare in tasca, senza soldi e senza motorino pagati da papà. Resta comunque che la strada da percorrere, giovani e adulti insieme, è quella della ricerca del tempo “perduto”. «C’è troppa ansia per le prestazioni - conclude Balestra - e poca attenzione agli stati d’animo. Bisogna invertire la rotta, dedicare tempo e ascolto ai figli, privilegiando la qualità dei rapporti».
Che occorra “investire sui giovani” lo ha ribadito anche Angelo Ferro, docente di Politica economica all’Università di Verona, mentre Erminio Gius, docente di Psicologia generale all’Università di Padova, ha evidenziato come il relativismo etico, argomento tanto caro al neo pontefice Ratzinger, produca anche negli adolescenti profonde sofferenze, “autentici universi di dolore”.
A confidarlo sono gli stessi ragazzi: il 13,8% afferma infatti di sentirsi spesso «solo, senza sapere cosa fare e con chi stare», il 18% non riesce ad immaginare il proprio futuro e il 36% lo vede incerto, senza punti di riferimento. Percentuali a cui dedicare tempo e dialogo.