Il sindaco sarà all’estero e Sarracco, dopo i fischi di un anno fa, ha rinunciato
di Gian Marco Mancassola
Se si potesse fare un annuncio sui giornali, probabilmente suonerebbe più o meno così: «Festa della Liberazione: cercasi oratore ufficiale disperatamente». A una settimana dalle celebrazioni del 25 aprile, il Comune non ha ancora indicato il nome della persona che rappresenterà l’Amministrazione con la fascia tricolore durante la tradizionale cerimonia che ogni anno viene organizzata in piazza dei Signori, per rendere omaggio alla Resistenza e alla liberazione dall’occupazione nazista.
Da giorni a palazzo Trissino ci si interroga sul da farsi, ma ancora non è stata trovata una soluzione al delicato rebus, tanto che il capo di gabinetto Daniele Andreose avrebbe dato l’ok per spedire gli inviti senza la designazione del rappresentante del Comune. Ma per capire i contorni di quello che rischia di trasformarsi nel tormentone di primavera, bisogna fare un passo indietro e tornare alla gazzarra di un anno fa, riavvolgendo il nastro di un film fatto di fischi e insulti che rovinarono la festa per il sessantesimo anniversario della Liberazione. Causa impegni fuori Vicenza, infatti, il sindaco Enrico Hüllweck delegò a salire sul palco con la fascia tricolore il presidente del consiglio comunale Sante Sarracco. Non appena si diffuse la notizia, da sinistra si misero in preallarme no global ed estremisti che contestavano il passato missino di Sarracco, eletto in sala Bernarda sotto le insegne di Alleanza nazionale.
Nonostante i venti di guerra della vigilia, Sarracco non rinunciò a essere presente in Piazza nel fatidico giorno. Non fece però in tempo ad aprire bocca, che una parte del pubblico lo ricoprì di fischi assordanti, di “Bella ciao” e di “fascista”, nel tentativo di zittirlo, in quella che ai più apparve una rappresaglia premeditata e organizzata con largo anticipo. Per la cronaca, l’officiante per tutta la durata del suo discorso si soffermò su valori comuni, senza mai pronunciare la parola “Resistenza”. Quel che ne seguì fu una lacerante spaccatura all’ombra della Quercia, con rese dei conti fra contestatori, convinti della bontà della loro strategia, e moderati, inorriditi dalla mancanza di spirito democratico e senso delle istituzioni, che avrebbe consigliato di far parlare Sarracco, ascoltare quanto aveva da dire ed eventualmente fischiarlo solo alla fine, non prima ancora di partire.
Agli annali è rimasta anche la frizione fra dirigenti diessini: il segretario cittadino Luca Balzi prese le distanze dai fischiatori, con parole che qualche compagno giudicò troppo pro-Sarracco, mentre la segretaria provinciale Daniela Sbrollini si limitò a convocare Balzi per ricevere delle spiegazioni sul suo comportamento, senza prendere le parti degli uni o degli altri.
L’eco della contestazione, evidentemente, si ode ancora oggi, a distanza di un anno. Anche perché si sta ripresentando il medesimo copione: il sindaco Enrico Hüllweck, infatti, non potrà salire sul palco perché da venerdì sarà all’estero per una decina di giorni. Bisogna, quindi, trovare un sostituto. In un primo momento, la fascia bianca-rossa-verde è stata offerta nuovamente a Sarracco, che però questa volta ha declinato l’invito: «Mi è sembrato inopportuno - confessa il presidente del consiglio comunale -. In ogni caso, avrei potuto dare la mia disponibilità, ma ho preferito confrontarmi con alcuni esponenti della maggioranza, concordando che sarebbe stato meglio delegare qualcun altro».
Una sorsata di benzina sul fuoco ce la potrebbe mettere anche il risicato e contestato esito della tornata elettorale: «Preciso che la decisione è stata presa prima di conoscere l’esito del voto», conclude Sarracco.
Chi pronuncerà, dunque, il discorso del 25 aprile in rappresentanza del Comune? Il toto-oratori è ufficialmente aperto.
Tenta di uccidersi in cella
È stato salvato detenuto di 29 anni. «Sono disperato»
Ha tentato di uccidersi in cella la notte di Pasqua. Fortunatamente è stato lanciato l’allarme e i poliziotti penitenziari lo hanno soccorso, allertando il 118. Il giovane vicentino è stato portato in ospedale e medicato. Aveva cercato di tagliarsi le vene ed ha perso molto sangue, ma ora, almeno dal punto di vista fisico, si sta riprendendo.
Quanto accaduto verso le 2 della notte fra sabato e domenica ripropone il problema della disperazione fra le mura della casa circondariale S. Pio X. Nei mesi scorsi si erano verificati alcuni episodi drammatici, e un immigrato albanese si era tolto la vita. Più volte i volontari di alcune associazioni, “Utopie fattibili” in primis, avevano sollecitato la necessità di trovare un rimedio. «Gli episodi di autolesionismo sono abbastanza ricorrenti in un carcere - aveva spiegato in occasione del decesso del detenuto Claudio Stella, presidente dell’associazione - proprio per le condizioni di grande prostrazione in cui i detenuti sono costretti a vivere. Oltre tutto, i dati nazionali sui suicidi sono allarmanti perché indicano un aumento». Tra le cause, anche l’eterogeneità della popolazione carceraria. Le differenze sono sempre più pronunciate. Gran parte dei carcerati sono stranieri. «Anche Vicenza non sfugge a questa regola - continua Stella - e non c’è verso di invertire la tendenza in presenza di una politica edilizia carceraria che non affronta questo problema».
Il giovane vicentino, finito nei guai nell’ambito di un’indagine della polizia, aveva spiegato il suo dramma a coloro che lo hanno salvato con poche parole: «Sono disperato». Non ha precisato i motivi del suo stato d’animo di prostrazione, ma non è un caso che abbia scelto la notte di Pasqua, un’occasione di serenità e speranza anche per chi non crede. Lui la speranza ha detto di averla persa.
Ora, per riprendersi, ha bisogno di un sostegno morale che lo aiuti a sconfiggere il tarlo e a riprendersi, pronto a costruirsi una vita al S. Pio X e poi all’esterno.
Presto sui banchi prodotti rimasti invenduti ma ancora utilizzabili
di Cristina Troncia
Sta per aprire i battenti a Vicenza il “Last Minute Market”. Non è una nuova catena di supermercati, anche se le innumerevoli aziende della grande distribuzione, di cui la provincia è ormai satura, avranno un ruolo primario nella realizzazione del progetto.
Si tratta, infatti, di un'iniziativa di solidarietà su vasta scala, che mira a recuperare gran parte dei prodotti rimasti invenduti, ma ancora utilizzabili, nei venticinque supermercati e ipermercati di grosse dimensioni sparsi nel territorio vicentino.
«L'idea di fondo è riutilizzare quelli che oggi sono veri e propri rifiuti, prodotti destinati al macero, perché non vendibili sugli scaffali, ma assolutamente commestibili e utilizzabili. Si tratta di generi alimentari che potrebbero trasformare l'esistenza di persone che, anche nella nostra provincia, vivono alle soglie della povertà».
A parlare è Giuseppe Pederzolli, vice presidente del Consorzio Prisma, che riunisce una cinquantina di enti sociali che operano in provincia non a scopo di lucro, ma per tendere una mano a chi ne ha bisogno.
Come vi è venuta l'idea di recuperare dai supermercati la merce ancora buona da mangiare, ma che rimane invenduta, perché in eccedenza o perché rovinata o prossima alla data di scadenza?
«Abbiamo preso come spunto il “Last Minute Market”, un'iniziativa ideata da un professore di Bologna e che sta prendendo piede in diverse regioni d'Italia. Da tempo il Consorzio Prisma stava riflettendo sull'opportunità di realizzare un progetto analogo, ma abbiamo dovuto far fronte ad alcune difficoltà organizzative».
Quali sono i problemi da risolvere per mettere in piedi un sistema di riciclo di questo tipo?
«Innanzitutto il nostro programma avrebbe respiro provinciale, coinvolgendo molti centri della grande distribuzione, dislocati nell'alto vicentino, nel bassanese e a Vicenza. Questo implica la necessità di avere a disposizione almeno tre celle frigo molto ampie, dove stoccare giornalmente i prodotti recuperati dai negozi. Da lì partirebbero, poi, i mezzi che dovrebbero ridistribuire il cibo alle mense per i poveri, alle famiglie che ne hanno bisogno, agli enti, alle cooperative».
Una sperimentazione, quindi, che partirebbe già su vasta scala...
«Certo. Ed è la ragione per cui non possiamo pensare di basarci solo sul volontariato. Per questo, circa un mese fa, abbiamo presentato, affiancati dalla Caritas Diocesana Vicentina, che ci sta appoggiando nella realizzazione del “Last Minute Market”, una richiesta di finanziamento di ottantamila euro alla Fondazione Cariverona, che si è sempre dimostrata molto sensibile alle iniziative volte alla solidarietà. Siamo in attesa di una risposta».
Quanti pasti giornalieri sarebbe possibile recuperare, utilizzando a pieno regime un sistema di questo genere, nell'intera provincia?
«Abbiamo elaborato alcune stime, sulla base degli studi effettuati in Emilia Romagna dagli ideatori del progetto originario. I dati ipotizzati, che secondo noi non sono così lontani dalla realtà, sono impressionanti. Si parla di quattrocentonovanta tonnellate l'anno di merce recuperabile, raccolta ogni anno nei venticinque punti vendita della grande distribuzione (quarantamila metri quadri) presenti sul territorio. Anche togliendo un trenta per cento di "scarti", che non verrebbero gettati al macero, bensì destinati ai canili e ai gattili, il rimanente settanta per cento equivarrebbe a trecentoquaranta tonnellate di generi alimentari da ridistribuire a chi non ha nulla da portare in tavola. Sarebbero milleduecento pasti giornalieri: probabilmente anche più di quanto necessario. Lasciare che tanto cibo venga gettato al macero è un affronto alla miseria»
Chi sarebbero, sulla base del progetto del Consorzio Prisma, i destinatari di questi alimenti?
«Non solo immigrati, come purtroppo sono portati a pensare i cittadini più benestanti. Le situazioni di degrado, sia nel capoluogo che fuori città, hanno subìto un netto aumento negli ultimi cinque anni, dando a noi operatori del sociale la sensazione di essere tornati indietro di vent'anni. Penso alle donne sole con figli, che faticano a conciliare lavoro e famiglia; a chi perde il lavoro e non arriva più a pagare l'affitto a fine mese; a molti anziani, che vivono con la pensione minima e si devono accontentare di un solo scarno pasto al giorno; a chi attraversa momentanei periodi di difficoltà. Sono persone piene di dignità, che non vorrebbero dover chiedere aiuto».
Le associazioni e gli enti riceverebbero i prodotti gratis investendo così in altri servizi migliorando l’assistenza
La sfida è quella di trasformare lo spreco in risorsa
L’idea nata all’Università di Bologna consente alle aziende di risparmiare sullo smaltimento
L'idea è di una semplicità lampante. Trasformare lo spreco in risorsa. Questo è l'obiettivo dichiarato dei progetti Last Minute Market, nell'intento di creare un mercato dove, per favorire gli indigenti, non bisogna sprecare neppure un minuto e neanche un prodotto.
E il bello è che ci guadagnano tutti i partecipanti. Le attività commerciali, ovvero i supermercati, che donano i prodotti invenduti, riducono i costi di smaltimento dei rifiuti, traggono vantaggi fiscali, hanno bisogno di meno spazi e hanno un positivo ritorno di immagine, visto che partecipano a un'iniziativa di elevato valore etico e morale.
Le associazioni e gli enti beneficiari, come le mense per i poveri o le strutture residenziali per persone disagiate, ricevono i prodotti gratuitamente, risparmiando il denaro per migliorare l'assistenza fornita.
La pubblica amministrazione, nelle vesti di Comuni e Asl, e le società che smaltiscono i rifiuti diminuiscono i prodotti nelle discariche, forniscono un'assistenza migliore alle persone svantaggiate. Il tutto strutturato in maniera tale da garantire sempre la sicurezza delle merci e la finalità sociale dell'attività.
Le iniziative Last Minute Market sono il risultato dello studio di giovani ricercatori dell'Università di Bologna, coordinati dal preside della Facoltà di Agraria, Andrea Sagré.
Dal 1998, quando per la prima volta si pensò di recuperare a fini benefici i beni alimentari, rimasti invenduti per le ragioni più varie ma ancora perfettamente salubri, il progetto, si è materializzato, espandendosi a macchia d'olio in numerosi regioni d'Italia, e oggi si sta allargando anche al settore non alimentare.
Sta prendendo piede, infatti, il "Last Minute Book", volto al recupero dei libri. Mentre sono allo studio tre nuovi programmi, denominati "Harvest", finalizzato a non sprecare la frutta e la verdura sugli alberi o nei campi; "Pharmacy" per il recupero di prodotti farmaceutici e di bellezza; "Waste" che, operando nelle isole ecologiche, ridonerà nuova vita ad oggetti e mobili. Nel veronese, invece, ha avuto un riscontro molto positivo la sperimentazione che ha coinvolto il recupero dei pasti in sovrappiù distribuiti nelle scuole. Un altro filone che potrebbe rivelare sviluppi interessanti.
Maggiori informazioni su tutte queste iniziative si possono trovare visitando il sito internet www.lastminutemarket.org
«I bus gratis di domenica non ci servono
E la divisa a scuola? Se la tenga Abalti»
«I ragazzi viaggiano tutti i giorni su mezzi inadeguati. Perché farlo anche nei festivi?»
di Anna Madron
Non sono piaciute agli studenti le dichiarazioni degli assessori Cicero e Abalti, in particolare sulla possibilità di usufruire gratuitamente degli autobus nei giorni festivi e sull'eventualità, contemplata dall'assessorato all’Istruzione, di adottare anche nelle scuole vicentine la divisa “antibullismo”.
Così l'Uds, l'Unione degli studenti, insorge e replica ai politici partendo dalla questione, sempre bollente, dei trasporti. «L'assessore alla Mobilità Cicero - afferma il portavoce Taddeo Mauro - ha fatto sì che la giunta comunale deliberasse che dal prossimo 2 maggio al 31 marzo 2007, grazie ad un contributo regionale di 370 mila euro, di domenica e nelle giornate festive si possa viaggiare sugli autobus Aim gratuitamente. Gli studenti, come tutti i vicentini, sono ormai abituati ad essere presi in giro dall’“assessore delle rotatorie” che anche in questo caso non si smentisce. Dopo anni di proteste studentesche per un servizio di trasporto pubblico di maggior qualità ad un prezzo inferiore e dopo anni durante i quali si è sempre ribadito che mancavano le risorse, finalmente la dimostrazione che a mancare non sono i soldi ma la volontà di venire incontro agli studenti, che, ricordiamo, sono i maggiori fruitori del servizio».
L'Unione degli Studenti dichiara dunque di essere "indignata" dalla delibera di giunta. «Gli studenti, oggi, viaggiano su autobus vecchi, sovraffollati, sempre in ritardo, a costi altissimi - attacca l'Uds - e l'assessore Cicero non trova di meglio che rispondere con gli autobus gratuiti nei giorni festivi. Ma non saranno certo gli studenti a godere di questa agevolazione: chi va a scuola ogni giorno viaggiando stretto come una sardina in scatola di certo non desidera farsi un giretto in bus anche la domenica».
Nel mirino dell'Uds anche l'assessore Abalti che «per gli studenti non ha fatto ancora nulla, a parte un concerto gratuito (due anni e mezzo fa) e la carta giovani (strappatagli a forza). L'assessore di Alleanza Nazionale si limita a qualche sparata ogni tanto per andare sulla stampa e per mantenere il consenso dei giovani del suo partito. La brillante trovata questa volta è quella di introdurre le divise per gli alunni dall'asilo alle medie. Non c'è molto da commentare. Come di consueto, le dichiarazioni di Abalti rimarranno solo parole. L'assessore deve spiegarci come, in una scuola in cui non ci sono nemmeno due banchi uguali, in una scuola in cui si pagano sempre più tasse, in una scuola senza aule, con finanziamenti insufficienti, si possa pensare di introdurre la divisa, ulteriore spesa per le famiglie che anche nella nostra città faticano ad arrivare a fine mese».
«Abalti, per una volta, dice la verità - conclude l'Uds - sostenendo che il modello di riferimento è quello delle scuole anglosassoni. Non dubitiamo che l'assessore pensi soprattutto alle scuole private, dal momento che si è uniformato al progetto politico del governo Berlusconi: la distruzione della scuola pubblica a favore della privata d'elite».