È stato ricevuto in contrà Gazzolle anche il nuovo
procuratore Nelson Salvarani
di Marino Smiderle
I complicati equilibri della geopolitica
internazionale passano per Vicenza. L’occasione per
riaprire una nuova fase nei rapporti tra l’Europa
pro-intervento in Iraq (Italia, in primis) e quella
contro (Francia su tutti) è offerta proprio dall’avvio
della Gendarmeria europea, con sede alla caserma
Chinotto. Questo embrione di difesa comune per il
Vecchio continente avrà il suo primo comandante nel
generale Gerard Deanaz, che nei giorni scorsi si è
incontrato con il prefetto di Vicenza, Angelo
Tranfaglia, per illustrare il piano di battaglia
dell’European Gendarmerie Force.
Già, un francese esordirà nel turno di comando (ci
sarà un cambio a rotazione tra i paesi promotori
dell’iniziativa) di questa forza considerata di vitale
importanza per la gestione delle emergenze
internazionali, Iraq compreso. Che a prenderne le
redini sia un funzionario di Chirac è significativo.
Era tutto previsto, o quasi, fin dal settembre scorso,
quando il ministro della Difesa, Antonio Martino,
presentò il progetto comune a Italia, Francia,
Portogallo, Spagna e Olanda. Così come era stabilito
che, accanto all’Eurogendfor, alla Chinotto trovasse
posto anche il Centre of excellence for the stability
police units (Coespu), guidato dal generale dei
carabinieri Pietro Pistolese, con l’obbiettivo di
provvedere, tra le altre cose, alla formazione dei
poliziotti iracheni.
«Questa nuova forza europea - aveva detto Martino al
momento della presentazione di Eurogendfor, a
Noordwijk, in Olanda - rappresenta un primo passo
verso l’idea di una Difesa comune».
Toccherà al gen. Deanaz avviare questa istituzione
chiave, che potrà essere utilizzata, alla bisogna,
anche da Nato e Onu quando in giro per il mondo si
dovessero verificare delle situazioni di emergenza. Si
comincia con un contingente di 800 uomini, composti in
prevalenza da carabinieri italiani e da uomini della
gendarmeria francese. Si tratta di corpi di polizia
che però fanno parte a tutti gli effetti della
struttura militare dei rispettivi paesi. Ed è proprio
l’accoppiata delle due competenze, di polizia e
militari, che rendono i corpi dei cinque paesi
promotori adatti ad intervenire in condizioni di
difficoltà e di guerriglia.
In particolare, l’Eurogendfor «avrà il compito di
esercitare azione di coordinamento, comando, controllo
e pianificazioni delle unità impiegate nelle aree di
conflitto dai cinque paesi per fronteggiare le
necessità connesse alle operazioni di sostegno della
pace». Che a coordinare il tutto, per cominciare, ci
sia un francese è un segno che parecchie cose sono
cambiate nello scacchiere internazionale.
Bush e Chirac, insomma, non sono più così "nemici"
come nei primi mesi della guerra in Iraq.
A Tranfaglia il gen. Deanaz ha illustrato i programmi
della struttura che è stato chiamato a comandare.
Tenuto conto delle due nuove agenzie militari di peace
keeping, e tenuto conto della presenza della caserma
Ederle (duemila americani sono in procinto di partire
per l’Afghanistan, dopo essere tornati dall’Iraq),
Vicenza è il centro più importante d’Europa per le
emergenze internazionali.
E dopo le questioni militari, il prefetto ha avuto
modo di occuparsi anche di questioni giudiziarie,
ricevendo in contrà Gazzolle il nuovo procuratore di
Vicenza, Nelson Salvarani, a cui ha augurato buon
lavoro. Anche la giustizia è un settore che avrebbe
bisogno di contingenti pronti per fronteggiare
l’emergenza cronica che lo caratterizza.
Un comitato spontaneo mobilita i vicentini per
liberare la Sgrena
Liberate Giuliana Sgrena. Il grido si leverà alto
anche da Vicenza: oggi pomeriggio, a partire dalle
16,30, un corteo spontaneo attraverserà il centro
storico della città per chiedere la liberazione della
giornalista del Manifesto, rapita dalle bande
terroriste di Baghdad.
«La voce di Giuliana è la nostra voce - scrivono gli
organizzatori del corteo - è la nostra voce, la voce
di chi si è sempre opposto alla guerra, alle
oppressioni, allo sfruttamento. Oggi saremo in piazza
con la nostra voce, con i nostri colori, con le nostre
bandiere». L’iniziativa è firmata da chi si è sempre
opposto alla guerra chiedendo il ritiro delle truppe.
Il Comune ha pagato gli operai del teatro
(p. e.) Rinviato il dibattito in Consiglio comunale.
Ma intanto ieri agli sportelli bancari di contrà
Battisti, come concordato con il Comune, finalmente
gli operai del cantiere del teatro di Vicenza hanno
ottenuto le paghe dei mesi di dicembre e gennaio, dopo
quattro settimane di sciopero. L’Ispettorato del
lavoro aveva fornito al Comune una lista di 29 operai
della Cogi di Firenze e della ditta milanese Elbostano
(sub-appaltatrice), e il Comune aveva stanziato 66
mila euro. Se ne sono presentati 28, ma «la cosa più
bella - spiega Antonio Toniolo, il segretario della
Fillea Cgil che segue la vicenda dall’inizio - è che i
dipendenti della Elbostano hanno deciso di dare 100
euro a testa per un loro collega, l’ultimo che era
arrivato il 20 gennaio e non aveva potuto lavorare per
lo sciopero». Gli operai ringraziano il lavoro della
Fillea Cgil. «Ma è stato importantissimo - rimarca
Toniolo - il ruolo dell’Ispettorato del lavoro,
dell’ufficio vertenze della Cgil, e del responsabile
del procedimento, il dirigente comunale Gianni
Bressan». La battaglia continua: è stata rinviata a
venerdì l’udienza davanti al giudice Dosi per i
singoli licenziamenti che aveva fatto la Cogi, e la
Cgil chiede che il Comune assuma temporaneamente gli
operai fino a poterli assegnare alla ditta che
prenderà in mano il cantiere: «Se il sindaco vuole
finire il teatro noi siamo con lui. Ma occorre dare
continuità anche a questi lavoratori».