19 FEBBRAIO 2005

dal Giornale di Vicenza

SCHIO. I "no global" sul treno non pagano il biglietto.
Deanaz guida la Gendarmeria europea Il generale francese si presenta al prefetto
Un comitato spontaneo mobilita i vicentini per liberare la Sgrena.
Il Comune ha pagato gli operai del teatro.

I giovani di Libera Zone contro Trenitalia
I “no global” sul treno non pagano il biglietto

(m. sar.) Dopo i tentativi di blocco delle corse da parte di pendolari appiedati ed esasperati, adesso tocca allo “sciopero dei biglietti”. Per protestare contro le condizioni in cui girano i treni della linea Vicenza - Schio, il coordinamento scledense Libera Zone sta mettendo in atto una singolare protesta, il cui primo capitolo è stato scritto sabato scorso. Nel recarsi ad una manifestazione nel capoluogo contro il probabile arrivo di altri 2500 soldati americani nel Vicentino, una trentina di ragazzi del coordinamento legato ai movimenti “no global” è salita in carrozza e non ha volutamente pagato il biglietto. «Vogliamo riprenderci il diritto alla mobilità e soprattutto sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi che da anni colpiscono la tratta Schio - Vicenza - affermano quelli di Libera Zone in un comunicato diffuso. - Non c’è solo la mancanza di vagoni nelle ore di punta, ma anche scarsa sicurezza, una programmazione oraria che non ascolta le esigenze dei lavoratori e degli studenti ma privilegia solo le coincidenze con gli Intercity». Nonostante qualcosa si sia mosso in settimana, con il potenziamento dei treni del mattino, cui sono state aggiunte carrozze per non lasciare a terra i passeggeri da Dueville in poi, il coordinamento Libera Zone si dichiara pronto a battagliare e a mettere in atto altre forme di protesta: «Saremo presenti in massa alle iniziative del comitato “Un treno per Schio” per ribadire che il ruolo di Trenitalia al servizio del cittadino senza pensare al profitto come una comune impresa».


Deanaz guida la Gendarmeria europea Il generale francese si presenta al prefetto
È stato ricevuto in contrà Gazzolle anche il nuovo procuratore Nelson Salvarani

di Marino Smiderle

I complicati equilibri della geopolitica internazionale passano per Vicenza. L’occasione per riaprire una nuova fase nei rapporti tra l’Europa pro-intervento in Iraq (Italia, in primis) e quella contro (Francia su tutti) è offerta proprio dall’avvio della Gendarmeria europea, con sede alla caserma Chinotto. Questo embrione di difesa comune per il Vecchio continente avrà il suo primo comandante nel generale Gerard Deanaz, che nei giorni scorsi si è incontrato con il prefetto di Vicenza, Angelo Tranfaglia, per illustrare il piano di battaglia dell’European Gendarmerie Force. Già, un francese esordirà nel turno di comando (ci sarà un cambio a rotazione tra i paesi promotori dell’iniziativa) di questa forza considerata di vitale importanza per la gestione delle emergenze internazionali, Iraq compreso. Che a prenderne le redini sia un funzionario di Chirac è significativo. Era tutto previsto, o quasi, fin dal settembre scorso, quando il ministro della Difesa, Antonio Martino, presentò il progetto comune a Italia, Francia, Portogallo, Spagna e Olanda. Così come era stabilito che, accanto all’Eurogendfor, alla Chinotto trovasse posto anche il Centre of excellence for the stability police units (Coespu), guidato dal generale dei carabinieri Pietro Pistolese, con l’obbiettivo di provvedere, tra le altre cose, alla formazione dei poliziotti iracheni. «Questa nuova forza europea - aveva detto Martino al momento della presentazione di Eurogendfor, a Noordwijk, in Olanda - rappresenta un primo passo verso l’idea di una Difesa comune». Toccherà al gen. Deanaz avviare questa istituzione chiave, che potrà essere utilizzata, alla bisogna, anche da Nato e Onu quando in giro per il mondo si dovessero verificare delle situazioni di emergenza. Si comincia con un contingente di 800 uomini, composti in prevalenza da carabinieri italiani e da uomini della gendarmeria francese. Si tratta di corpi di polizia che però fanno parte a tutti gli effetti della struttura militare dei rispettivi paesi. Ed è proprio l’accoppiata delle due competenze, di polizia e militari, che rendono i corpi dei cinque paesi promotori adatti ad intervenire in condizioni di difficoltà e di guerriglia. In particolare, l’Eurogendfor «avrà il compito di esercitare azione di coordinamento, comando, controllo e pianificazioni delle unità impiegate nelle aree di conflitto dai cinque paesi per fronteggiare le necessità connesse alle operazioni di sostegno della pace». Che a coordinare il tutto, per cominciare, ci sia un francese è un segno che parecchie cose sono cambiate nello scacchiere internazionale. Bush e Chirac, insomma, non sono più così "nemici" come nei primi mesi della guerra in Iraq. A Tranfaglia il gen. Deanaz ha illustrato i programmi della struttura che è stato chiamato a comandare. Tenuto conto delle due nuove agenzie militari di peace keeping, e tenuto conto della presenza della caserma Ederle (duemila americani sono in procinto di partire per l’Afghanistan, dopo essere tornati dall’Iraq), Vicenza è il centro più importante d’Europa per le emergenze internazionali. E dopo le questioni militari, il prefetto ha avuto modo di occuparsi anche di questioni giudiziarie, ricevendo in contrà Gazzolle il nuovo procuratore di Vicenza, Nelson Salvarani, a cui ha augurato buon lavoro. Anche la giustizia è un settore che avrebbe bisogno di contingenti pronti per fronteggiare l’emergenza cronica che lo caratterizza.


Corteo in centro oggi pomeriggio
Un comitato spontaneo mobilita i vicentini per liberare la Sgrena

Liberate Giuliana Sgrena. Il grido si leverà alto anche da Vicenza: oggi pomeriggio, a partire dalle 16,30, un corteo spontaneo attraverserà il centro storico della città per chiedere la liberazione della giornalista del Manifesto, rapita dalle bande terroriste di Baghdad. «La voce di Giuliana è la nostra voce - scrivono gli organizzatori del corteo - è la nostra voce, la voce di chi si è sempre opposto alla guerra, alle oppressioni, allo sfruttamento. Oggi saremo in piazza con la nostra voce, con i nostri colori, con le nostre bandiere». L’iniziativa è firmata da chi si è sempre opposto alla guerra chiedendo il ritiro delle truppe.


Rinviato intanto il dibattito in sala Bernarda
Il Comune ha pagato gli operai del teatro

(p. e.) Rinviato il dibattito in Consiglio comunale. Ma intanto ieri agli sportelli bancari di contrà Battisti, come concordato con il Comune, finalmente gli operai del cantiere del teatro di Vicenza hanno ottenuto le paghe dei mesi di dicembre e gennaio, dopo quattro settimane di sciopero. L’Ispettorato del lavoro aveva fornito al Comune una lista di 29 operai della Cogi di Firenze e della ditta milanese Elbostano (sub-appaltatrice), e il Comune aveva stanziato 66 mila euro. Se ne sono presentati 28, ma «la cosa più bella - spiega Antonio Toniolo, il segretario della Fillea Cgil che segue la vicenda dall’inizio - è che i dipendenti della Elbostano hanno deciso di dare 100 euro a testa per un loro collega, l’ultimo che era arrivato il 20 gennaio e non aveva potuto lavorare per lo sciopero». Gli operai ringraziano il lavoro della Fillea Cgil. «Ma è stato importantissimo - rimarca Toniolo - il ruolo dell’Ispettorato del lavoro, dell’ufficio vertenze della Cgil, e del responsabile del procedimento, il dirigente comunale Gianni Bressan». La battaglia continua: è stata rinviata a venerdì l’udienza davanti al giudice Dosi per i singoli licenziamenti che aveva fatto la Cogi, e la Cgil chiede che il Comune assuma temporaneamente gli operai fino a poterli assegnare alla ditta che prenderà in mano il cantiere: «Se il sindaco vuole finire il teatro noi siamo con lui. Ma occorre dare continuità anche a questi lavoratori».