18 SETTEMBRE 2005

dal Giornale di Vicenza

Moschea, il Comune indichi un sito adatto»
«Taxi, no agli extracomunitari»
E Abalti “ordina” a Amcps le finestre col vetro camera

Il difensore civico interviene sul capannone di Ponte Alto
«Moschea, il Comune indichi un sito adatto»
Controlli dell’Edilizia privata nel centro di via dei Mille

di Gian Marco Mancassola

«La moschea? Il Comune, non aspetti, giochi d’anticipo e indichi il luogo di preghiera più adatto per la popolazione musulmana». Interviene anche il difensore civico Massimo Pecori sul dibattito nato in settimana intorno al progetto di dare vita a una nuova moschea - o centro culturale islamico - in via Vecchia Ferriera, nella zona di Ponte Alto. Nei giorni scorsi era trapelata la notizia che l’ufficio tecnico comunale aveva dato il via libera a un intervento di manutenzione in un capannone della zona. Nelle intenzioni dei richiedenti, però, non c’è l’obiettivo di servirsi del capannone come magazzino, ma di trasferirvi le attività del centro avviato in via dei Mille, nella zona di S. Felice. In municipio, tuttavia, l’assessore all’Edilizia privata Michele Dalla Negra ha sollevato una serie di dubbi sulla destinazione urbanistica dello stabile: sul Piano regolatore è un magazzino, quindi niente moschea. Il difensore civico analizza la questione: da un lato il Comune fa bene a rilevare gli elementi di contrasto con il Prg, dall’altro non può rimanere con le mani in mano. Piuttosto, dovrebbe aprire un dibattito per arrivare a individuare in città l’area più idonea per ospitare la moschea. Il modello cui si ispira Pecori - che per inciso, alle ultime elezioni è stato candidato con l’Udc, vale a dire l’Unione dei democratici cristiani - è Roma: nella città eterna hanno anticipato l’insorgere di problemi di convivenza, hanno lavorato sulla programmazione e hanno individuato l’area migliore per costruire la “grande moschea”. Secondo i portavoce dell’associazione “Ettawba”, la necessità di trasferirsi a Ponte Alto nasce dal fatto che «in via dei Mille siamo stretti. E poi è meglio anche per il quartiere. Centinaia di persone che si raggruppano in un’area così stretta come in via dei Mille è un problema. Con il centro islamico in via Vecchia Ferriera ci guadagnerà la città». «Dal punto di vista urbanistico - argomenta Pecori - non c’è dubbio: la moschea in quella zona non è compatibile. Ma è altrettanto evidente che in via dei Mille emerge una domanda di nuovi spazi. Prima o poi accadrà che verrà individuata un’area urbanisticamente compatibile, ma potrebbe essere in una zona che provoca rischi di convivenza. Si giochi d’anticipo, allora, e si dia avvio a un dibattito, tenendo ben presente il diritto sacrosanto, garantito dalla Costituzione, di poter praticare il proprio culto. L’azione più intelligente è studiare il luogo migliore». Pecori respinge la logica che induce a fare di tutte le erbe un fascio e l’equivalenza “musulmani=fondamentalisti”: «Fino a prova contraria, chiedono di pregare. Non ci si può tirare indietro all’infinito». Di qui l’idea: se deve essere programmazione, si prenda il toro per le corna, individuando l’area nel cosiddetto Pat, il piano di assetto territoriale che rappresenta lo strumento urbanistico della nuova legge regionale. In altri termini: meglio prevenire, che curare. In realtà, di fronte alla proposta di Pecori molti in città stanno già agitando lo spettro dei problemi sorti per la ricerca di un terreno da riservare al campo nomadi unico: tutti lo chiedono, nessuno lo vuole vicino a casa sua. Nel frattempo, a proposito di incompatibilità urbanistiche, l’assessore Dalla Negra ieri confermava che un team di tecnici comunali ha eseguito un sopralluogo nell’attuale centro di via dei Mille, per capire «che tipo di attività vi vengono svolte e se sono compatibili con la destinazione degli edifici». Domani l’assessore esaminerà la relazione tecnica. Sulla vicenda della moschea di via Vecchia Ferriera, poi, Dalla Negra si limita a dire: «Stiamo a vedere cosa succede. Io al momento non ho nulla in mano, se non una richiesta di adeguamento di un capannone. Non posso certo fare il processo alle intenzioni. Apprendo che dicono di essere più furbi di noi, vedremo cosa faranno. Una cosa è chiara: quello che è dovuto, è dovuto. Ma quello che non è dovuto, non è dovuto». Ci sono, anche se pochissime, le aree ancora libere che il Piano regolatore di Vicenza destina come «zone per attrezzature religiose» e che vengono citate nella «variante al Piano regolatore generale per la modificazione degli articoli 24 e 25», ovvero quelli che riguardano le aree per attrezzature pubbliche, varata cinque anni fa. Ferrovieri-S. Agostino. C’è un’area da 9500 metri quadri che si trova nella zona del nuovo quartiere di S. Agostino. Dall’altra parte della strada, per intendersi, rispetto al supermercato, appena all’interno della rotatoria che si affaccia su viale S. Agostino. In realtà il Comune ha spesso discusso di nuove destinazioni, sempre pubbliche, da dare a questa area, partendo dal presupposto che all’inizio era stata pensata per dare un’altra parrocchia alla città ma che oggi questo problema non si pone più. Di certo nessuno ha mai parlato di destinazione da sfruttare per far sorgere strutture destinate ad altre religioni. Via Palli (zona piscine). C’è un’area da oltre 13 mila metri quadri che è stata in parte già utilizzata per la costruzione della sala dei testimoni di Geova. Negli anni scorsi fu presentata anche richiesta per riclassificare la zona in residenziale, per la parte appunto ancora non realizzata. Riviera Berica. C’è ancora un’area che risulta ufficialmente destinata ad attrezzature religiose: si tratta di 2 mila metri quadri di area di proprietà comunale presenti a Campedello, lungo la statale della Riviera Berica.


La protesta. Provocazione di Luigi Bastianello, ex consigliere comunale leghista: «Stanchi di lavorare senza difese»
«Taxi, no agli extracomunitari»
In appena venti giorni, tre tassisti aggrediti da clienti stranieri

di Silvia Maria Dubois

«Rifiutiamoci di offrire il servizio agli extracomunitari». È la provocatoria protesta lanciata dal tassista Luigi Bastianello, ex consigliere comunale leghista, dopo due giorni trascorsi fra gli uffici della polizia e il pronto soccorso e una prognosi di sette giorni per contusioni. Bastianello è l'ultimo dei tre tassisti vicentini aggrediti da clienti extracomunitari in soli venti giorni. Due hanno già sporto denuncia, uno no, un po' per la paura di ritorsioni, un po' per una forma di pudore. Nel frattempo, uno dei tre, l'agguerrito Bastianello, ha deciso di rompere il silenzio e dar vita alla sua protesta. Dopo aver raccontato i fatti, naturalmente. «Giovedì sera, verso le 21, sono stato chiamato in via Marco Polo da un cliente dalla chiara provenienza dell'Europa dell’Est - racconta il tassista -; durante il tragitto questi ha dato evidenti segni di alterazione immotivata: voleva insegnarmi quale percorso prendere, criticava tutto senza motivo. All'improvviso ha voluto scendere in piazza Biade e lì ha cominciato ad offendermi pesantemente. Non ho fatto in tempo ad uscire dall'auto per chiedergli spiegazioni che mi ha preso per la camicia, sputandomi in faccia. Lì ho cercato di difendermi e reagire, ma mi ha buttato a terra, riempiendomi di calci in testa. Da un bar sono accorse delle persone in mio aiuto, ma lui si era dileguato». Bastianello racconta anche i due episodi precedenti che hanno colpito i colleghi che ora chiedono di non comparire sulla stampa in attesa del da farsi. «A fine luglio un altro tassista è stato picchiato da due donne extracomunitarie che lo avevano chiamato a vuoto - prosegue l'ex consigliere leghista -; un altro collega, dopo pochi giorni, ha subito un'aggressione per mano di un energumeno straniero davanti alla stazione. Sempre senza motivo. Sembrava ci fosse una sfumatura di esecuzione punitiva in quel gesto, è per questo che ora hanno tutti paura di reagire». Per Bastianello, invece, è arrivata l'ora della protesta. «Siamo stanchi di fare questo lavoro completamente senza difese - spiega il tassista che, nel frattempo, ha già parlato con l'on. Stefani il quale ha subito avvisato il prefetto Tranfaglia -: chiedo che la nostra cooperativa sia coinvolta a pieno nel dibattito e chiedo che le autorità si interessino al problema, prendendo provvedimenti anche a livello parlamentare». Nel frattempo si propone una forte forma di contestazione per attirare l'attenzione su ciò che è accaduto. «Propongo ai colleghi di rifiutare il servizio agli extracomunitari, o perlomeno a tutti quegli stranieri che, già in un primo momento, sembrano essere poco affidabili o dar segni di violenza - lancia il tassista -: questa non vuole essere una forma di discriminazione, bensì un segnale forte del nostro pericolo. Le aggressioni che abbiamo subito sono un fatto gravissimo e per di più avvenuto in pieno centro, nel salotto buono della città, ad un orario dove tutti i cittadini avrebbero il diritto di poter girare tranquilli». Nei prossimi giorni Luigino Bastianello contatterà anche il sindaco Enrico Hüllweck e la presidente della Provincia Manuela Dal Lago. «Arrivato a 65 anni e con 35 di esperienza sulle spalle - conclude amareggiato - non mi era mai capitato che un giovane mi sputasse sulla faccia e avesse la freddezza di prendermi a calci in testa. Questa offesa dolorosa che sento dentro da giovedì sera non me la potrà mai togliere nessuno, purtroppo. E credo che per i colleghi colpiti sia lo stesso».


Consigli sugli acquisti dell’assessore al direttore Ledda per due scuole
E Abalti “ordina” a Amcps le finestre col vetro camera
Infissi da 4 centimetri antisfondamento del costo di 180 mila euro

di Mauro Carrer

Forse non tutti sanno che l’assessore all’Istruzione Arrigo Abalti è un esperto in finestre. Intendiamoci, non di normali infissi, ma di serramenti con vetro camera speciali, vetri antisfondamento, tipo quelli delle banche. Roba di prima “classe” che costa anche parecchio. Quella di Abalti non è una passione amatoriale, tutt’altro. L’assessore parla con la competenza di un tecnico, cita a memoria benefici e prezzi dei vetri camera, discute di spessori, sigillature, fornitura e posa in opera. I suoi studi sui serramenti non si fermano a livello teorico: l’assessore ha deciso di mettere in pratica e verificare sul campo i vetri di sicurezza - così li chiama lui - installandoli in alcune scuole. In particolare, a beneficiare per primi della qualità dei nuovi infissi, nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria, sono indicate le elementari "Rodari" e la materna di via Turra dove gli attuali serramenti - questo è il parere di Abalti - sono del tipo a ghigliottina (si rischia il taglio della testa?), poco sicuri, non dotati di taglio termico, senza vetri camera e senza vetri di sicurezza. In poche parole i vecchi vetri andavano sostituiti. Un intervento che lo stesso assessore Abalti definisce “sperimentale”, salvo augurarsi che «una volta sperimentati i benefici derivanti dalla nuova applicazione si potrà ipotizzarne il montaggio anche in altri edifici scolastici». Detto e fatto. In una lettera datata 12 luglio 2005 e indirizzata a Gianfranco Ledda, direttore dell’Amcps, Abalti mette nero su bianco i suoi solleciti e in ben 24 righe di “consigli per gli acquisti” loda - con la convinzione di un piazzista di lungo corso - i vantaggi del VELTHEC RP, finestre particolari ad orientamento e sollevamento, ovvero «un vetro - sono parole dell’assessore all’Istruzione - che soddisfa le esigenze di sicurezza e di miglioramento della vivibilità dei locali che questo assessorato si è posto come obiettivo da raggiungere» . «Il VELTHEC - continua l’assessore Abalti nella sua lettera-depliant indirizzata al capo dell’Amcps Ledda - è un pannello isolante unito al perimetro dalla doppia sigillatura con interposta tenda alla veneziana, realizzato con le migliori tecnologie disponibili che rappresenta il risultato di una esperienza ventennale di produzione. Il vetro camera di spessore importante (cm.3,5 - 4) dovrà essere montato ovviamente su nuovi serramenti in alluminio anodizzato, realizzati con profili a taglio termico adatti a sostenerne il peso». L’assessore Abalti è un calvinista pratico: non c’è tempo da perdere. Lo scrive a Ledda e si raccomanda: «La fornitura e la posa dei serramenti dovrà essere realizzata con urgenza per rendere la scuola agibile e le opere completate entro l’inizio del prossimo anno scolastico». Ma il costo dell’intervento a quanto ammonta? «La spesa - è la perentoria indicazione di Abalti - dovrà essere contenuta entro la cifra di 180 mila euro». Non è dato sapere quante siano le finestre da sostituire con i nuovi vetri camera e “antiproiettile”, ma la cifra è comunque importante: più o meno 360 milioni delle vecchie lire, per dirla alla Bonolis. La lettera di Abalti a Ledda non è passata inosservata anche per la frase finale nella quale l’assessore all’Istruzione invita il direttore della municipalizzata a «affrontare la questione con la massima sollecitudine e dimostrare, anche in questa occasione le capacità operative che l’Amcps ha sempre dimostrato per il raggiungimento degli obiettivi posti da questa amministrazione».

(m. c.) La questione finestre che l’assessore Abalti “ordina” a Amcps, sempre per restare in tema di serramenti, spalanca una ... porta a diversi interrogativi. Al di là dell’indubbia competenza dell’assessore Abalti in tema di infissi, quali sono i margini di discrezionalità (e di opportunità) per cui un amministratore può orientare la spesa - in un settore delicato come quello della manutenzione straordinaria delle scuole - su un prodotto piuttosto che su un altro? E ancora, che senso ha il pressing nei confronti dell’Amcps con dettagliati “consigli” di acquisto e posa? È normale questo tipo di corrispondenza, sia per chi la scrive che per chi la riceve? Solo un frutto dell’hobbystico interesse dell’assessore Abalti sui serramenti? Comunque vada, se la sperimentazione prenderà piede, le scuole di Vicenza con quei vetri camera spessi 4 centimentri, saranno più isolate e protette di una filiale di banca. Tanto paga il cittadino.