18 SETTEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Sì dei ministri alla gendarmeria Ue e ora vuole arrivare anche la Nato.
Nomadi, la rivolta di Vicenza Est.

Sì dei ministri alla gendarmeria Ue E ora vuole arrivare anche la Nato
Firmato l’accordo dopo il vertice in terra olandese Alla “Chinotto” i carabinieri di cinque stati europei La Eurogendfor veglierà i Paesi usciti dai conflitti

di Diego Neri

Un accordo destinato a creare una collaborazione duratura fra paesi europei sul fronte delle missioni di pace. Quello siglato ieri in Olanda fra i ministri della Difesa di Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Olanda prevede la nascita della Gendarmeria europea a Vicenza, con quartier generale alla caserma “Chinotto” che oggi ospita la Scuola allievi brigadieri dei carabinieri. Ma la struttura di via Medici potrebbe diventare anche, in un futuro non lontano, un centro di addestramento per i militari Nato. L’ipotesi di inserimento di soldati americani alla “Chinotto”, con la nascita di una duplice realtà sotto lo stesso tetto, è tutt’altro che remota.
La notizia del giorno resta comunque la creazione dell’Eurogendfor (Egf), un nuovo corpo militare specializzato in azioni di polizia, che porterà in città 900 militari provenienti dai cinque paesi europei già a partire dalle ultime settimane dell’anno. Dal 2005, poi, saranno pronti ad intervenire entro un mese dalla richiesta in qualsiasi parte del mondo in cui sia necessaria una forza di stabilizzazione e di pace, subito dopo le guerre o in situazioni a rischio.
«Questo accordo è una pietra miliare», ha detto il ministro della Difesa olandese Henk Kamp, presidente di turno: «Servirà a colmare il vuoto tra forze militari e forze civili di polizia». Quel vuoto, appunto, che in Italia è occupato dai carabinieri con un’esperienza che è già stata esportata in campo internazionale con la Msu (Multinational Specialised Unit).
Il nuovo corpo, che sarà perfettamente operativo entro la fine del 2005, avrà campo d’azione molto vasto: sarà a disposizione della Ue, ed esordirà probabilmente già a dicembre in Bosnia , ma potrà lavorare anche - ha spiegato il ministro Martino - in ambito Onu o Nato e per altre organizzazioni internazionali. «Si potrà usare Eurogendfor in molti casi, da una situazione di crisi di natura quasi militare fino ad una quasi normale in cui possa intervenire la polizia», dice il ministro della Difesa francese Michelle Alliot-Marie, definendo il nuovo corpo un primo esempio pratico delle «cooperazioni rafforzate» previste dalla Ue. La Egf «darà copertura a tutti gli aspetti di un’operazione di risposta ad una crisi» durante la fase iniziale assieme alla forza militare, durante quella di transizione (da sola o in collaborazione con i soldati veri e propri) e durante la fase di ritiro della componente militare per facilitare il passaggio di competenze alle autorità civili. Martino ha inoltre ricordato che questo potrebbe essere il primo passo per altri accordi bilaterali con paesi dell’Unione europea, come Grecia o Spagna, o anche con la Slovenia. Il contributo italiano alla Gendarmeria europea - secondo quanto previsto dal progetto dell’ottobre 2003 - sarà costituito da personale dell’Arma, già impegnate in Iraq, Kosovo, Bosnia e Eritrea. Le tabelle stilate nell’incontro di Noordwijk prevedono che a Vicenza lavorino stabilmente 29 ufficiali - il responsabile del nucleo Coespu dovrebbe essere il generale di divisione Pietro Pistolese - di cui 11 italiani. Il quartier generale sarà pronto nei primi mesi del 2005, anche se i preparativi sono già iniziati. Ma la presenza di militari alla "Chinotto" potrebbe non essere soltanto di natura europea. Se è vero infatti che durante la riunione in terra olandese è emersa la possibilità di aprire la Gendarmeria europea alla presenza anche di personale «di altri stati», è vero anche che la Nato avrebbe puntato la sua attenzione sulla struttura destinata a diventare l’ex Scuola dell’Arma. L’ipotesi di cui si parla da più parti è che gli Stati Uniti chiedano la possibilità di creare in sintonia con il comando Egf la nascita di un centro di addestramento anche per soldati americani, così da creare un unico polo staccato dalla Ederle. Ma, al momento, alla “Chinotto” sono attesi i 900 nuovi gendarmi europei.


Campo unico. Animata assemblea degli imprenditori di via Zamenhof per bocciare l’ipotesi
Nomadi, la rivolta di Vicenza est
Franzina fa dietrofront. Dal Lago: «Decidere in fretta»

di Gian Marco Mancassola

«No alla folle idea di collocare il nuovo campo nomadi unificato a Vicenza est». A capeggiare la rivolta di via Zamenhof ci sono imprenditori a bordo di Mercedes e consiglieri comunali della stessa maggioranza che quella proposta aveva avanzata. C’erano una cinquantina di convenuti, ieri pomeriggio, seduti ai tavoli del bar “Seven” per sparare ad alzo zero contro la relazione urbanistica confezionata per individuare un’area in cui realizzare il campo nomadi unico, dove concentrare le famiglie ospiti nelle aree di viale Cricoli e viale Diaz. Una relazione che ha infiammato una polveriera, rendendo nota a tutta la città una strada che fino a ieri pochi conoscevano, alle spalle del foro boario, vicino al villaggio americano, ma soprattutto di fronte ad alberghi, ristoranti, bar e un centinaio di aziende artigiane, molte delle quali orafe. Il solo annuncio dell’ipotesi, prima ancora di ogni decisione di Giunta, che non è mai arrivata e probabilmente mai arriverà, ha scatenato uno scontro tutto interno alla maggioranza, con protagonisti i due assessori proponenti, all'urbanistica Maurizio Franzina (Forza Italia) e agli interventi sociali Davide Piazza (Lega nord), contro il metodo dei quali si sono schierati il consigliere comunale Ivo Furlan, il consigliere provinciale Nereo Galvanin e il presidente della circoscrizione 3 Lucio Zoppello, tutti forzisti e tutti rappresentanti della zona e delle frazioni di Settecà, S. Pietro Intrigogna e Casale. I bene informati raccontano che gli umori, prima dell’assemblea, erano orientati a chiedere le dimissioni dei due assessori. Poi qualcuno ha predicato moderazione e il risultato è che ci si avvia a una raccolta di firme, dalla quale potrebbero scaturire la nascita di un comitato anti-campo nomadi e la richiesta di un incontro con il sindaco Enrico Hüllweck. Non sono rotolate teste, ma non è neppure finita a tarallucci e vino: i movimenti del Comune non sono piaciuti e verranno tenuti sotto tiro finché non verrà ufficialmente abbandonata la pista di via Zamenhof, «perché della coerenza di questi amministratori è meglio non fidarsi troppo».
«Troppi gli investimenti fatti su quell’area - hanno lamentato i promotori dell’iniziativa - per veder buttato tutto alle ortiche con una proposta insensata che avrebbe una ricaduta pesantissima sull’immagine e la sicurezza dell’intero comprensorio produttivo». In mezzo al pubblico oltre a Furlan, Zoppello, Galvanin, anche il deputato aennista Giorgio Conte e il presidente del consiglio comunale Sante Sarracco. Assenti consiglieri di opposizione ed esponenti della Giunta. E tuttavia l’assessore Franzina, che mercoledì ha vivacemente litigato in Giunta con il collega Piazza, fa capire che sono iniziate le operazioni di disarmo: «Probabilmente avevamo trascurato la forte presenza imprenditoriale e gli aspetti politici, economici, sociali, culturali, emotivi. Ora è iniziata una nuova fase di riflessione, con un tavolo di lavoro che coinvolgerà tutte le circoscrizioni, rimettendo in gioco tutta la città. Via Zamenhof? A questo punto mi sembra un’ipotesi chiusa». Sulla bilancia del repentino dietrofront probabilmente ha finito per pesare anche il vasto bacino di voti che Forza Italia ha incamerato da queste parti nell’ultima tornata elettorale. Senza dimenticare che i proprietari dell’area non avevano mai dato la disponibilità: «Ma questo non sarebbe stato un problema tecnico, poiché dal punto di vista urbanistico avremmo potuto acquisirla», conclude Franzina. Il rischio è che l’ora delle decisioni slitti perennemente a data da destinarsi, perdendo l’appuntamento con i contributi regionali, richiedibili entro gennaio. Per queste ragioni, ieri la capogruppo leghista Manuela Dal Lago ha ribadito «la necessità di individuare un’area per il campo unico in tempi brevi, poiché non è possibile mantenere i due attuali campi che sono fuori norma».