18 FEBBRAIO 2005

dal Giornale di Vicenza

Le “visioni” per il mondiale coreano non furono un’invasione da codice
Si dirà addio ad “antenna selvaggia” grazie a una nuova legge regionale
20 marzo, il Vicentino va a piedi
Patatrac: a mezzanotte il Consiglio crea un buco nel bilancio comunale
Antenna, il comitato fa ricorso al giudice

Sono stati tutti assolti i sette disobbedienti finiti a processo per un’occupazione
Le “visioni” per il mondiale coreano non furono un’invasione da codice
I giovani del collettivo di estrema sinistra nel 2002 entrarono nella sede dell’ex Lanerossi

Le visioni del mondiale coreano all’interno dell’ex fabbrica Lanerossi ai Ferrovieri valgono l’assoluzione a sette giovani yabastini. Il giudice Agatella Giuffrida ha assolto per non avere commesso il fatto Francesco Pavin e altre sei suoi compagni che nell’estate 2002 avevano trovato uno spazio sociale per spettacoli e anche la visione su un maxischermo dei match mondiali. La pubblica accusa aveva chiesto di multare con 400 euro di multa il portavoce Pavin e il compagno Nicola Bagnara Milan per la sola invasione di edificio. Mentre per quanto riguarda l’ipotesi della violazione dei sigilli nessuno aveva visto che ci fossero. Non c’era il tribunale blindato come in altre occasioni, ieri mattina, per il processo a carico di un gruppo di dimostranti che si erano dati l’appellativo di “Collettivo ex Lanerossi” ed erano un’emanazione dell’ex centro sociale Ya Basta. In altri tempi per garantire la sicurezza durante lo svolgimento dell’udienza fu disposto un servizio d’ordine con carabinieri e polizia, ma ieri mattina non ce n’è stato bisogno. Nessun imputato si è presentato e l’udienza è scivolata via, intorno a mezzogiorno e mezza, facile. Il processo si è celebrato in camera di consiglio con il cosiddetto “rito abbreviato” alla presenza del giudice, del pm Paolo Pecori e degli avvocati Rosanna Pasqualini, Anna Maria Alborghetti di Padova e Francesco Pasquino. Escono a testa alta, dunque, il leader della sinistra antagonista Francesco Pavin, 24 anni, di Vicenza; Nicola Bagnara Milan, 25, di Bressanvido; Raffaele Fontana, 25, anch’egli Bressanvido; Luca Sartori, 36, di Thiene; Cristina Catapano, 30, di Mira (Venezia); Federica Ucci, 33 anni, di Vicenza, e il leader padovano dei disobbedienti Massimiliano Gallo, 30 anni. Tutti e sette dovevano rispondere di occupazione abusiva e violazione di sigilli. I fatti contestati risalgono al primo giugno 2002, nei giorni della contestazione che poi portò all’intromissione in sala Bernarda di palazzo Trissino durante il consiglio comunale quando le forze dell’ordine fecero smontare il presidio. I militanti sono accusati di aver occupato l’ex stabilimento Lanerossi, di proprietà della società Marzotto allestendo un palco per organizzare degli spettacoli. In quei giorni erano in corso i campionati mondiali di calcio in Corea e Giappone e venne fatta vedere una gara della nazionale italiana.


«Sì» all’unanimità ad una proposta di Achille Variati durante il varo della Finanziaria per il 2005
Si dirà addio ad “antenna selvaggia” grazie a una nuova legge regionale

di Antonio Di Lorenzo

Venezia. Addio “antenna selvaggia”. Una legge approvata all’unanimità l’altra notte dal Consiglio regionale cancella incertezze normative e dispute giudiziarie, affidando ai sindaci il pieno controllo - in materia urbanistica - sulla concessione di nuove antenne. Basta con il “silenzio assenso”, che in pratica consentiva alle antenne di spuntare come funghi, senza che neanche gli interessati si accorgessero di niente. D’ora in poi sarà il sindaco, attraverso una concessione edilizia, a dire “sì” o ”no” a una nuova antenna sul territorio comunale. Avrà lui l’ultima parola. E nessun altro. La nuova legge (tecnicamente è un “collegato” alla finanziaria regionale, approvata l’altra notte) è formata da due articoli ed è stata presentata dal consigliere della Margherita, nonché capogruppo di IpV, Achille Variati: ha ricevuto i voti di tutto il Consiglio regionale. In precedenza, il disegno di legge aveva ottenuto anche il parere favorevole della giunta regionale, per pronuncia in aula dell’assessore Chisso. Il pregio della nuova normativa è di fare chiarezza: finora, come detto, era sufficiente il “silenzio-assenso” del Comune per installare una nuova antenna per la telefonia mobile; d’ora in poi sarà necessaria una concessione edilizia vera e propria. Il che significa che il sindaco dovrà verificare la congruità della richiesta del gestore telefonico con le norme del regolamento comunale (che potrà avere un vero e proprio “regolamento per le antenne”) e decidere in un senso o nell’altro, a seconda che siano rispettati i vari limiti e distanze. Sono stati inseriti, quindi, due passaggi nella procedura: la verifica con il regolamento comunale e un vero e proprio provvedimento di concessione edilizia. Non sono innovazioni da poco. Il Veneto, infatti, è la prima Regione in Italia ad approvare questa normativa dopo il nuovo decreto Gasparri. E non è detto che tutto fili liscio. Sarà interessante vedere, detto per inciso, quale sarà il comportamento dello Stato di fronte a questa nuova disciplina: con questa legge, infatti, il Veneto è entrato in modo diretto nella disputa tra Stato e Regioni sulla competenza della materia urbanistica. Un settore che aveva già acceso discussioni: basti ricordare, al proposito, le polemiche sorte attorno al condono edilizio. Ora, la Regione Veneto ha nettamente ribadito che ritiene l’urbanistica materia di esclusiva competenza anche in fatto di antenne per telefonini. E lo Stato? Solleverà il conflitto di attribuzioni di fronte alla Corte Costituzionale? Si vedrà. Intanto, per i sindaci la nuova legge comporta qualche rischio: tra oggi e martedì la nuova disciplina sarà pubblicata sul Bur, cioé il Bollettino ufficiale della Regione, e avrà efficacia immediata. I sindaci, se non si informano in modo veloce e chiaro, rischiano di applicare ancora la vecchia normativa mentre è già entrata in vigore la nuova, con prevedibili pasticci e complicazioni. Per Variati, a margine dell’approvazione, anche una soddisfazione personale nell’ultima seduta del Consiglio regionale: tutti i capigruppo del centrosinistra gli hanno affidato l’incarico di parlare a loro nome, e alla fine lo hanno anche applaudito. Un riconoscimento di leadership.

Asproso boccia l’intesa coi gestori «Il Comune imponga regole vere»

Il Comune ha adesso poteri molto più chiari per le antenne? A spronarlo ci pensa subito il consigliere Ciro Asproso (Verdi), con un’interrogazione che mette sotto accusa il “protocollo d’intesa con i gestori della telefonia mobile”. «Lo stato di agitazione preannunciato dal comitato ’Vivi il quartiere’ di Campedello contro l’installazione del ripetitore di telefonia mobile della Tim, non è affatto un caso isolato», scrive Asproso, che ricorda che fu in seguito a una sua mozione che il Comune affidò al consulente «dott. Petrella l’incarico di addivenire ad un accordo con i gestori della telefonia mobile per limitare gli effetti della deregulation introdotta dal decreto Gasparri. L’idea era quella di redigere uno strumento di pianificazione che tenesse conto delle legittime richieste dei gestori, ma che tutelasse soprattutto i cittadini dai rischi connessi all’esposizione alle onde elettromagnetiche». Quel documento è arrivato «in sordina» in commissione Territorio, ma «tradisce nella sostanza molte delle aspettative originarie. Lascia irrisolti molti casi analoghi a quello di Campedello, non rispetta il principio di precauzione, è fallimentare quanto a coinvolgimento delle circoscrizioni e dei comitati di rappresentanza, è del tutto inefficace nei confronti dei gestori, che possono disapplicarlo senza incorrere in sanzioni». Il documento è accompagnato dalle misure dei livelli di campo effettuate in 30 punti del territorio comunale. «Ebbene: pur trascurando il fatto che non vengono indicate le distanze stimate tra la residenza e le Stazioni radio base, si riscontrano 22 postazioni che ricevono un campo elettrico massimo superiore al valore di 0,5 volt per metro, obiettivo di qualità già introdotto dal vecchio regolamento del Comune di Vicenza». Asproso quindi ricorda gli emendamenti introdotti nella Finanziaria regionale (vedi sopra): per le antenne occorre che il Comune rilasci il permeso di costruire e “la realizzazione di opere in assenza o in difformità dall’autorizzazione o del permesso è soggetta alle disposizioni del Titolo IV-Vigilanza sull’attività edilizia, responsabilità e sanzioni…”. Quindi rimarca «l’assoluta inutilità di un protocollo, che ben lungi dal rappresentare un punto d’intesa, viene aspramente criticato dall’opposizione e disconosciuto dai cittadini». In conclusione Asproso chiede «di disciplinare, mediante lo strumento urbanistico, l’installazione delle Stazioni radio base procedendo urgentemente alla redazione di un apposito regolamento».


Lotta allo smog. Ieri a palazzo Nievo la prima riunione del “Tavolo tecnico zonale” coordinato dalla Provincia
I sindaci devono fare un piano, e si comincia da una domenica ecologica: la data potrebbe essere unica ma Montecchio si è già attivato prima degli altri

20 marzo, il Vicentino va a piedi

di Piero Erle

Meglio segnarsela subito sul calendario: il 20 marzo potrebbe essere la prima ’domenica ecologica a piedi’ di tutti (o quasi) i maggiori centri del Vicentino. È questa la proposta concreta emersa dalla prima riunione ufficiale ieri del “Tavolo tecnico zonale” convocato dalla Provincia a palazzo Nievo. Sono i primi difficili passi dell’attuazione del Piano di tutela-risanamento dell’aria della Regione entrato in vigore un paio di mesi fa. Il Piano in realtà lascia in trincea sulla lotta alle polveri e allo smog i sindaci: sono i Comuni in fascia “A”, che cioè devono risanare l’aria, a dover elaborare un piano di azione da sottoporre all’approvazione della Provincia. E visto che alla Provincia spetta un ruolo di coordinamento e di intervento solo in caso di inerzia dei sindaci (la Regione si è riservata solo un ruolo di indirizzo-sorveglianza), l’assessore all’ambiente Walter Formenton ha messo attorno a un tavolo i Comuni, con le Ulss e l’Arpav, per invitare i sindaci di fascia “A” e “B” a muoversi. Quindi ieri oltre a quello di Vicenza si sono seduti al tavolo i rappresentanti dei Comuni di Bassano (vedi pag. 31) , Schio, Valdagno (pag. 28), Arzignano, Montecchio Maggiore e anche Thiene, che è in fascia “B” ed è tenuto quindi a varare comunque un Piano di risanamento. L’incontro - spiega l’assessore Formenton, che ha già riunito anche i Comuni dei cinque Circondari in cui è divisa la provincia per affrontare la questione inquinamento - è servito prima di tutto a istituire il Tavolo, con un suo regolamento operativo. E poi a mettere a fuoco la prima sfida: l’elaborazione del “Piano di azione” da parte dei singoli Comuni, anche per evitare che sindaci e assessori siano chiamati in causa dai magistrati per inerzia di fronte alla situazione dell’inquinamento dell’aria. Siamo a metà febbraio, e quindi mancano poche settimane alla fine della stagione peggiore per l’inquinamento, quella invernale, per cui non ci sono i tempi per varare questi piani. La Provincia ha suggerito ai sindaci di mettere a punto un piano-stralcio con le prime indicazioni operative (in parte già attuate) che riguardano ad esempio il lavaggio strade, l’adozione del bollino blu, un’ordinanza sul tipo di quella già adottata da Vicenza che vieta la zona centrale della città alle auto non catalizzate e ai vecchi diesel per due giorni la settimana. Da parte loro però anche i Comuni hanno rivolto due richieste precise alla Provincia. Primo, una delibera che dia gli indirizzi ai Comuni su cosa prevedere nel vero e proprio Piano di azione che dovrà essere operativo per il prossimo inverno (e che appunto poi dovrà essere approvato dalla Provincia): «Consulterò la giunta provinciale per vedere come rispondere a questo tipo di richiesta. Intando attenderò di ricevere questi piani-stralcio che i Comuni, così ho suggerito, dovrebbero varare entro una trentina di giorni», spiega Formenton. La seconda richiesta da parte dei grandi centri urbani (Vicenza, Bassano, Valdagno, Schio) è che le azioni anti-smog che vengono approvate siano fatte proprie anche dai piccoli Comuni confinanti. Naturalmente ogni Comune è sovrano, ma anche su questo problema è stata chiesta una presenza di coordinamento della Provincia. Infine l’unico obiettivo concreto emerso per ora sul tavolo: organizzare una ’domenica ecologica’ di sensibilizzazione, senza traffico, in contemporanea nei centri vicentini. Il Comune di Vicenza ha già indicato il 20 marzo, e gli altri centri potrebbero seguirlo. Tutti tranne uno, e cioè l’unico che si è già mosso per dare un segnale anti-inquinamento: Montecchio Maggiore ha già chiuso i suoi centri al traffico il 13 febbraio e lo rifarà il 13 marzo. «I cittadini sanno già del 13 marzo, per cui mi è difficile spostare la data. Sentirò se almeno Arzignano - commenta il sindaco Maurizio Scalabrin - può fissare la domenica ecologia il 13, altrimenti valuteremo cosa fare». Intanto ieri è stata annunciata per venerdì 25 febbraio alle 17.30 una nuova manifestazione anti-smog al rondò dell’Albera: il comitato dei residenti annuncia un sit-in “in strada per la vita”.


Colpo di scena e maggioranza allo sbando. Scontro anche tra Zocca e Magaddino
Patatrac: a mezzanotte il Consiglio crea un buco nel bilancio comunale
Passa un emendamento per le scuole cattoliche, ma prende i soldi dai contratti dei dirigenti

di Gian Marco Mancassola

Il bilancio non è ancora stato approvato e già rischia di aprirsi il primo “buco”, con la possibilità cioè che la stessa intera delibera sia irregolare prima ancora di nascere. La bagarre è esplosa prima di mezzanotte, dopo cinque ore di dibattito, quando uno dietro l’altro sono passati i primi cinque emendamenti, con la maggioranza incapace di fare quadrato e serrare le fila. Fra questi un documento presentato dall’opposizione, che otteneva di rimpolpare il contributo alle scuole cattoliche associate Fism con altri 60 mila euro, oltre ai 100 mila inseriti in bilancio e altri 93 mila previsti da un altro emendamento della maggioranza. In tutto 250 mila euro, più o meno la cifra garantita nel 2004. Il problema, però, è l’emendamento dell’opposizione: per dare 60 mila euro al Fism se ne tolgono altrettanti al capitolo dei contratti dei dirigenti a tempo determinato. Ma i contratti sono già stipulati, quindi con il ’sì’ si crea un debito fuori bilancio, quindi il bilancio non è veritiero. La Finanziaria comunale non si regge più. Il centrosinistra esulta, soprattutto l’ala cattolica, per il risultato ottenuto. La maggioranza, invece, va in tilt: all’emendamento era stato apposto il parere contrario dei dirigenti. Con l’opposizione hanno votato i leghisti presenti, Mario Bagnara dell’Udc e un nutrito gruppetto di forzisti (D’Amore, Mascotto, Rossi, Lucifora, Porelli). Assenti al momento del voto il presidente Sante Sarracco e il sindaco Enrico Hüllweck. «Mai vista una cosa del genere», è stato il lapidario commento dell’assessore al personale Michele Dalla Negra. Probabilmente servirà una variazione di bilancio un secondo dopo l’approvazione dei conti civici. A tarda ora arrivava la richiesta di sospendere la seduta. Questa mattina tecnici e politici si metteranno al lavoro per trovare una via d’uscita. Sul bilancio, per ora, pende una spada di Damocle imbevuta di fratture interne al centrodestra e di nervi a fiori di pelle. Nervosismi affiorati anche prima del patatrac, con un duro scontro fra l’assessore al bilancio Marco Zocca e il collega al turismo Pietro Magaddino, che aveva criticato il parere contrario dei dirigenti a un emendamento che girava 50 mila euro per la promozione turistica della città. Zocca ha preso le difese dei dirigenti, invitando Magaddino a porgere le scuse. Le prime quattro ore della seconda serata di dibattito erano girate intorno a una raffica di ordini del giorno, documenti di indirizzo politico che non spostano le cifre del bilancio nell’immediato. Molti gli odg approvati, tanto che dai banchi del centrosinistra c’è chi ha fatto notare che se fossero stati emendamenti il bilancio sarebbe stato stravolto. In particolare Forza Italia, con il consigliere Ivo Radivo Furlan ha strappato il sì su un articolato documento che di fatto impegna a studiare una manovra correttiva per nuovi investimenti nella zona est della città nel corso dell’anno (rinforzato anche da un odg presentato dal presidente aennista Sante Sarracco sul restauro di villa Tacchi); un’altra forzista, Chiara Garbin, ha incassato tre sì anche per la circoscrizione 6, in particolare per cercare di racimolare 300 mila euro per il restauro del teatro parrocchiale di Maddalene. Il capogruppo aennista Luca Milani e altri hanno ottenuto l’ok per chiedere all’Amministrazione di adoperarsi per adibire alcuni spazi delle ex piscine del palasport a uso palestra, per sollecitare una soluzione degna per i frequentatori della palestra delle scuola Prati e per promuovere la progettazione esecutiva della passerella ciclo-pedonale di collegamento tra viale Ferrarin e via Monte Zebio. La forzista Ornella Dal Lago ha condotto in porto l’impegno per una serie di interventi per la messa in sicurezza di nodi critici della viabilità in Riviera Berica e per la sistemazione di stradella Valmarana, che collega le Ville ai Nani e Rotonda. Prologo all’attesa assemblea che si terrà lunedì sera, è passato anche un ordine del giorno sull’area dell’attuale Centrale del latte, nel quartiere di S. Bortolo: l’impegno è di reperire risorse per trasformare a standard l’area dopo la dismissione dello stabilimento. In tema di smog, il centrosinistra ha infilato con profitto anche l’impegno di dare incarico agli uffici comunali di avviare le procedure per realizzare almeno una linea di metrotram cittadino, così come stabilito dal documento Crocioni. All’unanimità poi è passato un ordine del giorno dell’opposizione, con primo firmatario il diessino Antonio Dalla Pozza, che impegna sindaco e Giunta a congelare l’indennità di carica e i gettoni di presenza per il 2005, a ridurre la frequenza delle sedute delle commissioni limitandole soltanto a effettive necessità amministrative, e a rendere noto entro febbraio se corrisponda al vero la notizia del raddoppio dei gettoni del consiglio di amministrazione di Aim. E ancora in tema di sprechi, è passato un altro ordine del giorno che invita a rendere trasparente la gestione delle missioni degli amministratori, a contenere convegni, seminari, incontri e partecipazioni a Fiere ed eventi all’estero, a partire dalla partecipazione del Comune al Mipim di Cannes.


Recoaro. Contestato l’impianto ai Griffani
Antenna, il comitato fa ricorso al giudice

( m. sc. ) Il comitato Griffani ricorre al Tar contro il Comune di Recoaro. Dopo denunce e contro-denunce, la vicenda dell'antenna Umts di Recoaro si arricchisce di un'altra pagina giudiziaria. Il comitato che si batte contro l'installazione del ripetitore vicino alle scuole ha deciso di adire il Tribunale amministrativo regionale. Ritiene che l'amministrazione comunale non abbia applicato la legge, nell'esercizio dei propri poteri e doveri di vigilanza urbanistica ed ambientale. In particolare, il comitato Griffani, assistito dall'avvocato Matteo Ceruti di Rovigo, lamenta la mancata applicazione del regolamento comunale in materia di telefonia e soprattutto la mancanza di un permesso di costruire che autorizzi la ditta H3g ad installare l'antenna. Su questa base, nel dicembre scorso, inoltrò al Comune due esplicite richieste di sospensione dei lavori, segnalando l'esistenza di un presunto abuso edilizio. Entrambe furono rigettate dall'amministrazione stessa. Ora, quel diniego viene impugnato davanti al Tar. «La notifica è in corso», conferma Ceruti. «Chiediamo che sia applicata la legge - afferma Massimo Poncina, portavoce del comitato - ovvero niente di diverso da quanto il Comune stesso aveva chiesto prima delle elezioni: allora negò il permesso di costruire; poi, in estate, al ricorso dell'azienda al Tar nemmeno si presentò». L'amministrazione comunale, da parte sua, ha sempre sostenuto di avere esercitato correttamente i poteri che le norme le attribuiscono. «Abbiamo fatto tutto quello che la legge ci consentiva di fare», ha ribadito il sindaco Franco Viero davanti al Consiglio comunale. In particolare, l'amministrazione ritiene che il regolamento comunale non sia applicabile, in quanto superato dal decreto Gasparri, e che l'azienda non necessiti di alcun permesso di costruire, essendo sufficiente all'installazione la sola sentenza con cui il Tar accoglieva il ricorso della ditta stessa.