Il "teatro" resta senza corrente
Le Aim tagliano la fornitura al cantiere: la Cogi non paga le bollette da mesi
di Chiara Roverotto
Dalle 10 di ieri nel cantiere per la costruzione del teatro in viale Mazzini manca la corrente elettrica. È stata staccata dagli operai delle Aim perché la Cogi, l’impresa che ha vinto l’appalto un paio di anni fa, non paga le bollette. Pare ci sia un insoluto di oltre 15 mila euro risalente ancora allo scorso ottobre. L’impresa è stata sollecitata in più occasioni a saldare il pregresso, l’ultima tre giorni fa con una raccomandata inviata all’amministratore delegato Giuseppe Coccimiglio, al direttore dei lavori ing. Mario Gallinaro e al responsabile del procedimento per conto del Comune, l’arch. Gianni Bressan.
« Ma nessuna bolletta è stata pagata - dicono i tecnici di contrà S. Biagio - per cui la decisione era inevitabile ». Anzi, a prenderla pare sia stato niente meno che il Consiglio di amministrazione dell’azienda del Comune. Del resto, non era un provvedimento da assumere a cuor leggero: togliere la corrente significa non dare la possibilità agli operai di lavorare, visto che le gru non possono funzionare, accanto ad altri macchinari altrettanto importanti, quindi si blocca l’attività del cantiere per l’opera attualmente più importante e consistente della città. Ed è altrettanto impensabile che il presidente di Aim, Giuseppe Rossi non abbia informato il sindaco Hüllweck della decisione presa dal cda.
È arrivata la parola fine per la Cogi di Firenze? « Si tratta di una situazione complessa e complicata - conferma il direttore dei lavori, l’ing. Mario Gallinaro - sulla quale non voglio, almeno per ora, aggiungere altro... ». E questo la dice lunga sul clima che si respira, anche perché proprio l’altro ieri scadevano i due anni dall’apertura del cantiere, e quella era la data prevista dal contratto che l’assessore Carla Ancora, rispondendo alle svariate interrogazioni presentate in Consiglio comunale dalle minoranze, aveva indicato per la verifica dello stato di avanzamento dell’opera visto che, secondo l’opposizione, il ritardo aveva già oltrepassato la soglia prevista dalle norme per la rescissione del contratto, mentre per i tecnici comunali era l’esatto contrario. « In realtà per questa verifica abbiamo tempo trenta giorni - puntualizza l’ing. Gallinaro - e non è ancora stata fissata una data precisa ».
« Quest’ultima novità non può che preoccuparci - conferma Antonio Toniolo, segretario provinciale della Fillea Cigl - anche perché è sintomatico che il colpo di grazia venga dato dalle Aim. Evidentemente sta accadendo qualcosa. Forse si sta prendendo qualche decisione importante, del resto in queste ultime settimane c’è stata un’accelerazione notevole: un operaio licenziato, il ristorante che si rifiuta di dare da mangiare agli operai perché non viene pagato, la Cassa edile che non percepisce il versamento dei contributi, la ditta subappaltatrice che non riceve soldi dalla Cogi. Insomma, per un cantiere non sono cose di poco conto. Senza dimenticare i pagamenti degli operai che non sono mai stati puntuali e gli scioperi che ne sono scaturi ti in questi mesi ».
Inoltre, c’è l’esposto che le minoranze invieranno alla magistratura. Secondo loro, infatti, il cantiere del teatro ha già raggiunto i sei mesi di ritardo rispetto all’opera in generale, il che significa che si è abbondantemente superato quel 10 per cento massimo di ritardo dopo il quale dovrebbe scattare la rescissione del contratto. E questo, a loro avviso, dovrebbe essere lampante anche per il Comune che invece preferisce prendere tempo con un’ulteriore verifica dello stato di avanzamento dei lavori.
Le Aim, comunque, pare non abbiano finito il loro compito: oltre all’energia elettrica nei prossimi giorni potrebbe essere staccata anche la fornitura dell’acqua. Le motivazioni, naturalmente, sono le stesse. « Il sindaco si ricordi degli operai che lavorano - dice Giuliano Raimondo, della Federazione energia Cgil - se la Cogi dovesse chiedere l’ennesimo dilazionamento per i pagamenti non possiamo permettere che il cantiere lavori senza che agli operai sia assicurato lo stipendio a fine mese ».
La destra trova il suo candidato
Elezioni regionali: c’è la conferma anche del quinto candidato alla poltronissima di palazzo Balbi, quello dell’estrema destra federatasi come Alternativa sociale intorno ad Alessandra Mussolini e recentemente accresciutasi per la confluenza della Fiamma tricolore.
Roberto Bussinello, avvocato e legale dell’area antagonista di destra in molti processi, candidato sindaco veronese tre anni fa, dirigente nazionale di Forza Nuova, è stato ufficialmente indicato ieri in un incontro a Verona presieduto dalla Mussolini.
La designazione è avvenuta dopo il week-end che ha trasferito nelle periferie la decisione unitaria presa sabato dai quattro leader nazionali delle piccole formazioni "al di là di Alleanza nazionale": con la Mussolini (Libertà d’azione) anche Adriano Tilgher (Forza nuova), Roberto Fiore (Fronte sociale nazionale) e Luca Romagnoli (Movimento sociale-Fiamma tricolore).
L'accordo nazionale, che prevede la presentazione di una lista comune in tutte le elezioni regionali e amministrative di aprile, era stato sottoscritto a partire da questo prologo politico: «I quattro segretari, in assoluta comunione di intenti nello schierare il cartello elettorale unitario, lanciano la sfida ai partiti della Casa delle libertà e della Grande alleanza democratica e presentano Alternativa sociale come forza antagonista alla politica degli affari e del consociativismo» .
Dall’intesa resta fuori soltanto, tra le sigle di un qualche rilievo nazionale, quella di Pino Rauti - a suo tempo perdente dentro il Ms-Fiamma tricolore e da allora in forte conflitto con gli "alternativi"- e cioè il Movimento idea sociale, che sta cercando in questi giorni l’ingresso nel Polo di centrodestra.
Bussinello si aggiunge alla quaterna di candidati già assestati sulla griglia di partenza della gara di aprile: Giancarlo Galan per la Casa delle libertà (salvo non pronosticabile defezione della Lega nord, che lo lascerebbe candidato del solo Polo), Massimo Carraro sfidante per il centrosinistra dall’Udeur a Rifondazione, Giorgio Panto per gli autonomisti del Progetto Nord Est e Michele Boato per l’alleanza tra ecologisti veneti e Lista Consumatori.
L’obiettivo elettorale da raggiungere per Bussinello - e per le liste che si presenteranno nelle sette province venete sotto un simbolo che evoca l’antica fiamma del Msi e allinea i marchietti dei quattro consociati - è il 3 per cento: restando sotto non si entra in consiglio regionale.
«I due poli in questo paese sono consociativi, le facce della stessa medaglia» ha attaccato la Mussolini, parlando ieri a Verona in tandem con Fiore. E come esempio del "vecchio" che ritorna ha citato le tattiche elettoralistiche dei leghisti, in questi giorni teoricamente sulla soglia d’uscita della Casa delle libertà, in attesa che a Milano il "governatore" Roberto Formigoni ubbidisca al divieto di Forza Italia di farsi una lista propria alle elezioni regionali: «La Lega - ha dichiarato la Mussolini - si sta mastellizzando, ossia si sta comportando come Mastella per il centrosinistra. È un gioco delle parti di antica memoria» .
Sul governo Berlusconi, la Mussolini e Alternativa sono drastici: «Ha minato lo Stato sociale» . Sul centrosinistra idem: «Prodi non ha una leadership credibile» . Bandiera da agitare in campagna elettorale, il dubbio criticissimo sulla costituzione europea: «Si faccia un referendum, si ascolti il popolo, perché siamo già stati fregati con l’euro» .