17 DICEMBRE 2006

Nessun “contatto” tra presepe e stella
«Viale Milano, i dati lo confermano Non è un caso da ordine pubblico»

Nessun “contatto” tra presepe e stella
Il corteo anti Dal Molin “dissacra” l’Adeste fidelis col referendum

Sacro e profano si sono incontrati ieri tra le vie del centro storico, ma non si sono nemmeno, letteralmente, guardati in faccia. La stella di Natale anti-Dal Molin e il Presepio vivente itinerante, organizzato da Ipab e Circoscrizione 1, avevano in comune l'orario di partenza (le 17) e un pezzo di percorso (la parte finale di corso Palladio e piazza Garibaldi). Ma non è successo nulla che rendesse fondate le perplessità organizzative espresse da Maurizio Finizio, presidente della Circoscrizione , infastidito dalla concomitanza che il Comune aveva accordato alle due tranquille e curiose inziative: il centinaio di figuranti e di fedeli che componevano la processione sacra non si sono pestati i calli con la cinquantina di genitori e bimbi che intonavano canzoni natalizie rivedute e corrette in stile anti-Hullweck e anti-Dal Molin. Non ci sono stati ingorghi particolari nell'affollato corso Palladio. E quando il presepe ha incrociato, in piazza Garibaldi, i resti della stella, non è volata una mosca, una parola, nemmeno uno sguardo. Figuranti e fedeli hanno tirato dritto. I ragazzi dei comitati pacifisti e ambientalisti hanno sorriso, come del resto avevano fatto prima di loro le centinaia di vicentini che ad un tratto si sono trovati in mezzo a una schiera di bimbi vestiti da angioletto, a quattro centurioni romani con tanto di lancia (finta). A una quadriglia di pecore (vere), guidate da due pastori. E, a un asinello con in groppa la Vergine Maria. A farle da ala, uno stuolo di figuranti con fiaccola e copricapo mediorientale. Da applausi il presepe vivente, tutto da ridere (e questo era lo scopo) la stella anti-Dal Molin. Sull'aria di Jingle bell la pattuglia dei comitati ha cantato «Dal Molin Dal Molin, niente Dal Molin». Poi da Tannenbaum (remixed) hanno cantato «Oh Hüllweck se i cittadini non ascolterai, con il governo tu cadrai». Nella hit parade della dissacrante stella natalizia ha fatto la sua comparsa anche il più sacrale latino: sulle note di Adeste fidelis si è levato un «Pro nostri filiis, pro nostra urbe, volemus referendum». Insomma, per i vicentini dello struscio e dello shopping ieri è stato un pomeriggio tra il sacro e il profano, grazie alla imprevista concomitanza delle due processioni. Unico comun denominatore tra le due iniziative era il tema della pace, ma sviluppato ovviamente con approcci del tutto diversi. A illuminare il Presepe vivente c'era infatti la Luce di Betlemme, simbolo di pace, fraternità e amore come avevano spiegato gli organizzatori. Alla domanda "che cosa si augura la Luce di Betlemme sul caso Dal Molin?", Maurizio Finizio ha risposto: «Per Vicenza la Ederle 2 non è una questione di pace o guerra, bensì di gestione sotto il profilo urbanistico. Le strategie internazionali non si decidono a Vicenza, e se a suo tempo l'Europa ha deciso di non avere un proprio esercito, affidando a quello americano certe patate bollenti, ora cosa si pretende?». «Adeste Vicetia, surgite vicentini, habemus missionem» gli rispondono quelli della Stella.


I controlli delle forze dell’ordine. I numeri relativi al mese e mezzo di pattugliamento costante con i camper dalle 7 all’1
«Viale Milano, i dati lo confermano Non è un caso da ordine pubblico»
Il questore: i residenti hanno ragione a chiedere aiuto. Ma servono idee

Le statistiche illustrate lo confermano. Il mese e mezzo di controlli quotidiani, dalle 7 all’una di notte con personale stabilmente in zona, ha permesso di comprenderlo a fondo. Il degrado di cui soffre il quartiere di viale Milano, e di cui i residenti si lamentano da anni, non è un problema di ordine pubblico, e non si può risolvere impiegando ingenti forze in pianta stabile. I dati li hanno forniti ieri mattina le stesse forze dell’ordine che, da metà ottobre alla fine di novembre, avevano dato vita ai controlli sperimentali: il questore Dario Rotondi per la polizia, il capitano Roberto Lerario dei carabinieri, il capitano Roberto Atzori della finanza e il comandante della polizia locale Cristiano Rosini. Nel mese e mezzo di controlli, le forze dell’ordine hanno identificato 645 persone. Si tratta di soggetti sospetti, non certo di nonni col bastone o mamme in carrozzina. Dei fermati, il 90 per cento erano stranieri; 87 su cento erano in regola e 30 avevano precedenti di polizia. «Si tratta di un dato fin troppo positivo, visto le persone che cercavamo e il fatto che molti erano noti solo per violazioni alla legge sull’immigrazione», ha chiosato il questore. Fra l’altro, solo 5 sono stati arrestati, perché la metà dei clandestini non era espellibile per vari motivi. Fra gli immigrati, il 93 per cento non vivono nel quartiere; fra gli stranieri residenti (un terzo dei 1400 che vivono fra viale Milano, via Torino, via Firenze, Genova e Napoli) la percentuale di pregiudicati (9) è identica a quella degli italiani. Altri dati: sono state denunciate 18 persone, sono stati controllati un’ottantina fra negozi, bar e call center con 6 multe elevate. Altre sanzioni, per il codice della strada, sono state quasi 300. Di reati, durante il periodo dei controlli, ne sono stati commessi pochissimi. Da questi numeri le forze dell’ordine hanno ricavato una serie di elementi. In primo luogo che in zona convergono stranieri da città e provincia per l’alta concentrazione di call center e negozi etnici; in secondo luogo che il problema riguarda non i residenti stranieri, ma chi arriva da fuori. «I controlli sono stati massicci, i numeri danno verosimilmente un quadro attendibile - ha detto Rotondi -. Viale Milano è diventato un luogo di aggregazione, è evidente. Per questo, gli italiani che abitano lì il problema lo avvertono ed è giusto che chiedano aiuto. Ubriachezza molesta, prostituzione o spaccio lì ci sono». Un problema più che altro di convivenza, di stili di vita, di educazione (o meglio maleducazione). Ma vale la pena utilizzare dieci uomini in divisa al giorno per una questione del genere? E non è una questione che vivono altri quartieri, altri Comuni della provincia? Per questo le stesse forze dell’ordine sottolineano che, se viale Milano non è certo via Anelli, bisogna comunque evitare che diventi un ghetto. E poiché non è possibile far trasferire d’ufficio negozi o bar, è necessario creare nuovi poli di aggregazione altrove. «Con il servizio permanente abbiamo certo allontanato dal quartiere i malviventi ed abbiamo favorito, in qualche modo, l’integrazione. Ma non basta. Sicuramente - commenta Rotondi - è difficile pensare che polizia, carabinieri, vigili e finanza siano sempre presenti in massa. Ma servizi ne faremo ancora, dobbiamo studiare come. La sperimentazione è servita per farci capire che gli stranieri che abitano lì sono tanti, ma non sono delinquenti. I fastidi li danno gli altri. Non si può fare solo prevenzione, perché l’eccesso di prevenzione limita le libertà e noi dobbiamo dedicare forze anche alla repressione dei reati». Un concetto fatto proprio anche dai carabinieri: i servizi non hanno infatti evidenziato emergenze criminali particolari nel quartiere.

E ora verifiche fiscali
Affitti nel mirino. I vigili annunciano altre pattuglie

Non solo pattugliamento continuo ed identificazione di chi passa per strada o si ferma nei bar. La guardia di finanza ha annunciato ieri di aver avviato un’attività di verifica su vasta scala nel quartiere di viale Milano che riguarda controlli fiscali. In particolare, nel mirino vi saranno i contratti di affitto per capire se siano in regola o se vi siano dei casi di subaffitto o di mancato pagamento delle tasse. L’obiettivo, fra l’altro, è il recupero delle imposte di registro non versate. I vigili urbani invece torneranno in massa nel quartiere a partire dai primi mesi del 2007. Il comando è in attesa del finanziamento regionale stanziato in base al progetto di sicurezza per viale Milano predisposto dai funzionari. Di fatto, la Regione dovrebbe stanziare l’importo per pagare 2 mila ore di straordinario agli agenti per compiere servizi di pattugliamento nel quartiere; calcolando un paio di persone e sei ore per turno, dovrebbe coprire quasi sei mesi di controlli aggiuntivi. In base a quanto spiegato ieri, i fondi dovrebbero arrivare nei primi mesi dell’anno prossimo e il servizio partire subito dopo. Il questore e i carabinieri ieri non hanno escluso nuovi controlli, anzi; l’idea è però quella di compierli in maniera diversa e comunque non sistematica rispetto a quanto avvenuto durante la sperimentazione.