17 SETTEMBRE 2005

dal Giornale di Vicenza

La moschea a Ponte Alto «Daremo meno fastidio»
Dopo i sigilli ai video copiati di Grillo «Restituite il computer al ragazzo»
SCHIO.Da lunedì la mobilità per 125
ARZIGNANO.Stranieri, numeri da record

Parla Riad Krika, vicepresidente del centro culturale di via dei Mille
La moschea a Ponte Alto «Daremo meno fastidio»
«Non siamo finanziati dall’estero. Il terrorismo? È una follia»

di Ivano Tolettini

- Chi paga la nuova moschea?
«Cominciamo col dire che non è una moschea, ma un centro culturale islamico - spiega Riad Krika, 43 anni, vice presidente dell’associazione “Ettawba” (pentimento), incaricato dall’imam Touhami Quelhazi di parlare con i giornalisti - ed è finanziato dalle offerte di noi fedeli».
- È un gioco di parole, moschea o centro culturale, la sostanza non cambia.
«Per noi non è così. Le moschee sono frutto di accordi bilaterali tra Stati e hanno il minareto. Comunque non ci sono soldi che vengono dall’estero, come qualcuno sospetta, ci autofinanziamo alla luce del sole. Siamo trasparenti».
- Ci sono dubbi a questo proposito.
«Stiamo raccogliendo fondi tra i fedeli da 3-4 anni per aprire la nuova sede».
- Avevate proprio la necessità?
«Sì, perché in via dei Mille siamo stretti. E poi è meglio anche per il quartiere. Centinaia di persone che si raggruppano in un’area così stretta come in via dei Mille è un problema. Con il centro islamico in via Vecchia Ferriera ci guadagnerà la città».
- Lei, Krika, da quanti anni vive a Vicenza?
«Da ventidue anni. Sono algerino, sposato e le mie bambine sono nate qui. Siamo orgogliosi di vivere da voi, stiamo bene».
- Dopo quello che è accaduto in Spagna nel 2004, ma soprattutto in luglio a Londra, dove musulmani nati in Inghilterra e, apparentemente integrati, si sono immolati per la causa come kamikaze, l’islam fa più paura.
«Capisco, ma vi sbagliate, perché noi condanniamo il terrorismo in ogni forma e siamo contrari alla violenza. L’islam non è estremista. Solo una minoranza. La tolleranza occidentale è la vostra forza».
- Signor Krika, molti tra di noi, converrà, pensano siano solo parole.
«Posso capirlo, ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Nel nostro centro la preghiera del venerdì viene sempre tradotta, anche per facilitare le autorità italiane. Tutte le nostre prediche sono comprensibili anche ai non arabi e sono archiviate a futura memoria. Vogliamo vivere in pace. Non c’è spazio per le teste calde».
- Alcuni imam in Italia si sono espressi in modo rozzo e sono stati espulsi.
«Chi non rispetta le leggi è giusto che paghi, ma le violazioni devono essere effettive. Non già basate su pregiudizi. Non generalizzate, per cortesia».
- Le parole da sole non bastano.
«Il nostro centro ha firmato un documento a Bologna contro la predicazione violenta e contro il terrorismo. Noi aborriamo la violenza».
- Torniamo ai soldi. Davvero niente rimesse dall’estero?
«Magari, nel senso che ci saremmo spostati prima e avremmo potuto acquistare l’edificio».
- Ma è un vostro obiettivo.
«Non lo neghiamo. Ma non abbiamo i soldi».
- L’espansionismo dell’islam risponde a una precisa strategia. Molti denari, com’è noto, giungono dall’Arabia.
«Gli unici quattrini di cui disponiamo sono quelli delle offerte che raccogliamo da quattro anni. Null’altro».
- Torniamo alla moschea a ponte Alto.
«Centro di cultura, per favore».
- Poiché è un luogo di preghiera, è una moschea.
«Il centro in via Vecchia Ferriera sarà un vantaggio per la città perché darà meno fastidio. Nello stabile di via dei Mille passano un migliaio di fedeli la settimana ed è piccolo».
- Krika, se fossero tutti come lei, problemi di violenza non ci sarebbero.
«Ci può contare. Quello che è successo a Madrid o Londra è semplicemente folle. Noi musulmani all’estero dobbiamo preservare la nostra cultura, educando i nostri figli a pregare Allah e al rispetto delle nostre tradizioni. Il terrorismo è nemico del vero islam. Credeteci».


Ieri la richiesta della difesa al tribunale del riesame di Alessandria
Dopo i sigilli ai video copiati di Grillo «Restituite il computer al ragazzo»

Alessandria. Il tribunale del Riesame di Alessandria si è riservato sulla richiesta di dissequestro del materiale informatico di Alessandro Baschieri, 19 anni, sigillato dopo la denuncia di Beppe Grillo. Al ragazzo alla fine di luglio sono piombati in casa gli agenti della polizia postale con il decreto firmato dal pm Patrizia Nobile per porre fine alla duplicazione abusiva e la messa in vendita sul sito internet di eBay dell’ultimo spettacolo del pirotecnico comico genovese. L’accusa contestata a Baschieri è anche quella di ricettazione. I giudici, ieri mattina, hanno ascoltato le richieste dell’avvocato Vincenzo Garzia di Vicenza, che ha sostenuto come una volta posto fine alla presunta violazione, non ci sono più gli estremi per tenere sigillato i computer. Il ragazzo, questo il ragionamento del legale, ha imparato la lezione e non proseguirà più in quella che riteneva un’attività in qualche modo lecita. Egli aveva duplicato nove video e li aveva messi in vendita all’asta elettronica. «A me che i miei spettacoli vengano scaricati da internet e duplicati su dvd può anche andare bene - ha spiegato Beppe Grillo -, mentre non trovo giusto che si faccia commercio perché in questa maniera si alterano le regole del mercato». Il comico era arrabbiato anche con eBay perché, a suo dire, nonostante i suoi legali si fossero rivolti ai gestori del sito per far togliere le offerte, non avevano ricevuto risposte. Grillo ha detto che gli dispiaceva per il ragazzo, ma l’azione legale a un certo punto era diventata inevitabile. A questo riguardo, l’avv. Garzia ha replicato che gli avvocati di Grillo avrebbero potuto azionare leve giudiziarie diverse rispetto al penale, ottenendo lo stesso risultato. Grillo ha detto che con questa azione ha raggiunto il risultato, anche se nella querela c’è scritto che intende perseguire i responsabili. Oltre tutto, il reato contestato al ragazzo è perseguibile d’ufficio e pertanto il treno giudiziario non si fermerà. «Valuteremo le parole di Grillo - si è limitato a dire l’avv. Garzia - dal fatto se si costituirà parte civile nel procedimento».


All’ex Lanerossi si allentano i presidi, ma per l’arrivo di nuova merce. «Situazione contingente»
Da lunedì la mobilità per 125
La Cgil: «È indispensabile un contratto di solidarietà»

di Mauro Sartori

Presidio allentato da ieri mattina davanti agli stabilimenti ex Lanerossi. I lavoratori che piantonano da una settimana i due accessi alla fabbrica e allo spaccio, hanno consentito il passaggio di un carico di 20 mila metri di tessuto che la Marzotto ha fatto pervenire appositamente dalla Repubblica Ceca. Ma la tensione resta alta. In serata la Cgil ha emesso un comunicato dai toni piuttosto infuocati, mentre l’on. Lalla Trupia, annuncia di aver chiesto l’intervento del prefetto Angelo Tranfaglia e un’interpellanza in Commissione lavoro, al ministro Maroni, a sostegno dell’occupazione femminile. L’azienda intende richiamare al lavoro, per qualche settimana, una cinquantina di addetti: «Noi ci batteremo per farli rientrare temporaneamente tutti - spiega Renato Omenetto della Cgil -. A queste condizioni libereremo il passaggio. Beninteso, non si tratta di un ripensamento dell’azienda ma solo di una situazione contingente». Da Valdagno è arrivato infatti il diktat: o fate passare il carico o i 50 richiamati si ritroveranno senza stipendio. Più tardi il comunicato della Cgil dopo la comunicazione alle parti sociali della messa in mobilità dei 125 dipendenti della Marzotto di Schio a partire da lunedì. «La Cgil pur capendo i problemi della società, ribadisce la sua posizione - afferma Omenetto -. Abbiamo chiesto di non aprire la procedura di mobilità ma di applicare un contratto di solidarietà che significa lavorare meno ma lavorare tutti». «Solo ragionando di un piano industriale, che comprenda anche il destino di Valdagno, il sindacato potrà rendersi responsabile. E questo significa, soprattutto, mettersi nelle condizioni di poter utilizzare tutti gli strumenti possibili per ricollocare i lavoratori che perderanno il posto». «Ora si terranno presidii e assemblee dei lavoratori, incontri a tutti i livelli con i rappresentanti delle istituzioni, e si decideranno iniziative di lotta. Per la Filtea-Cgil, comunque, resta improrogabile l'esigenza di organizzare assieme alle altre confederazioni uno sciopero di tutta la categoria a livello provinciale». «L'azienda non ci sente - prosegue Omenetto -. L'unica alternativa è quella della cassa integrazione speciale che significa parcheggiare per un anno questi lavoratori. Ma poi cosa succederà? Come sindacato vorremmo che rimanessero a lavorare con un contratto di solidarietà: si tratta anche di una questione di dignità del lavoratore». La Cgil ribadisce la necessità di aprire un tavolo di trattativa al quale sieda direttamente il Ministro Maroni, come proposto dalla Provincia. «Il comportamento della Marzotto Spa è stato ignobile - sentenzia Omenetto - hanno deciso di chiudere durante le ferie come nei peggiori posti di lavoro dove non esistono relazioni sindacali. Ma qui si parla di una delle maggiori aziende tessili del Paese». Ieri mattina intanto l’on. Lalla Trupia, accompagnata dal segretario diessino scledense Vasco Bicego, ha fatto visita al presidio: «Sentirò oggi stesso il Prefetto per indurlo ad aprire un tavolo allargato di confronto. Qui è in discussione il futuro del territorio».


Stranieri, numeri da record
Sono in continuo aumento le iscrizioni dei bambini immigrati

di Silvia Vincis

Boom di bimbi stranieri alla scuola materna pubblica di Arzignano per la prima campanella dell'anno scolastico, lunedì prossimo: il 42,17% degli alunni iscritti alla "Motterle", infatti, non è di nazionalità italiana. Il picco più alto si registra soprattutto nella classe dei "grandi", dove su 70 iscritti 31 sono stranieri. Forte la percentuale anche nelle classi delle elementari che, con il 36,84% di stranieri a Villaggio Giardino, fa di Arzignano la prima città veneta per numero di alunni extracomunitari.Alto il numero anche nel plesso di via Mazzini col 26,77% e in quello di S. Rocco, con il 20,55%. «Gli allarmismi non servono - ribadisce il dirigente scolastico del primo circolo di Arzignano, Silvano Ceresato - la scuola ha bisogno di un aiuto concreto da parte delle istituzioni nazionali e locali». Il dato della scuola materna pubblica Motterle parla da solo: dei 166 alunni totali, 96 sono italiani, 70 stranieri. «Il problema della Motterle - afferma l'assessore all'istruzione Antonio De Sanctis - si spiega tenendo conto anche di due fattori importanti. Primo: l'anno 2002 è stato anomalo dal punto di vista delle nascite in città, che sono drasticamente diminuite, per poi riassestarsi su livelli normali negli anni successivi. Lo strascico di questa diminuzione si fa sentire anche a distanza di tempo, vista la percentuale degli iscritti all'ultimo anno di asilo alla "Motterle". I posti vacanti sono stati così assegnati ai bimbi stranieri in lista d'attesa». Tra le scuole materne private è il plesso di Tezze, con il 18,67% ad avere il maggior numero di stranieri seguito dall'istituto "Ines Bonazzi" con il 16,10%. Alle elementari invece la percentuale ricomincia a salire, toccando il 36,84% a Villaggio Giardino: su 152 alunni, 56 sono stranieri. Se si calcola la media tra i cinque istituti pubblici del primo circolo, (Villaggio, via Mazzini, Castello, San Rocco, San Zeno) però, la percentuale scende al 22,47% e al 14,77% nel secondo (Costo, Tezze, San Bortolo). All'istituto Canossiano, unica scuola privata elementare, il numero di alunni stranieri è esiguo: su 160 iscritti solo 11. «L'aumento degli iscritti stranieri - afferma il dirigente scolastico Ceresato - non è una novità, ma una realtà che va affrontata con adeguati strumenti. La scuola deve essere in grado di far fronte alle problematiche che sorgono tra gli studenti stranieri. Ecco perché, in quanto responsabile del Centro territoriale di formazione, chiedo all'amministrazione un aiuto da destinare alle scuole con una percentuale superiore al 20% di alunni stranieri: mi riferisisco a Villaggio Giardino, al plesso di via Mazzini e a San Rocco, che necessitano di personale scolastico straordinario. Un'altra soluzione potrebbe essere quella di fissare una percentuale minima di stranieri per ogni istituto pari a quella del numero di immigrati in città: in questo modo si eliminerebbero gli squilibri tra i vari plessi». Alle medie "Motterle" la percentuale di alunni stranieri è molto alta nelle prime classi (27,34%) ma scende nelle seconde e terze (23,48% e 17,59%). Alla "Zanella" 15,83% per le prime, 18,11 per le seconde e 16,66% per le terze. «L'amministrazione comunale - afferma il sindaco di Arzignano, Stefano Fracasso - è consapevole delle difficoltà delle scuole di fronte all'incremento della presenza straniera. Abbiamo già deciso, proprio per questo, di interpellare Governo e Ministero dell'istruzione per un aiuto, visto che il problema dell'immigrazione non è solo locale, ma nazionale. Un primo incontro sarà già il 20 settembre».

Sezioni che aumentano, classi che scoppiano e un numero di studenti immigrati in forte ascesa rispetto all'anno passato. La popolazione scolastica di Montecchio cambia velocemente, ad Alte poi, gli alunni stranieri sfiorano il 23%, quasi tutti provenienti dal Bangladesh che si conferma la nazione che maggiormente si è radicata da queste parti negli ultimi cinque anni. Al comprensivo 1, che si riferisce alla zona di Montecchio (da Valdimolino al centro storico), che comprende tre plessi per la scuola materna, due di scuole elementari e un istituto di scuola media il numero di studenti complessivo è di 1.096 alunni contro i 1.050 dell'anno scorso. Di questi 113 sono bambini immigrati (compresi una decina di alunni nomadi) che rappresentano così il 10,31% della comunità scolastica del comprensivo 1. Ad Alte invece nel comprensivo 2, dove esistono tre plessi tra materna, elementare e media con un numero totale di allievi che si aggira attorno a quota 1.080, è il numero di nuovi ragazzi stranieri a dover modificare gli equilibri delle classi e della didattica. Lo sa bene il nuovo direttore, fresco di nomina, Sergio Cracco. Se fino all'anno scorso erano 234, con una percentuale del 22%, quest'anno all'inizio dell'anno scolastico saranno oltre 240 le nuove iscrizioni, concentrate prevalentemente tra scuola materna ed elementare, portando così la percentuale di alunni immigrati a sfiorare quota 23%. Una realtà che peraltro Alte Ceccato conosce bene da tempo, basti pensare che gli alunni stranieri provenienti dal Bangladesh sono oltre 80, quasi la metà dell'intera comunità scolastica bengalese dell'intero ovest vicentino. Al secondo posto, con una quarantina di iscrizioni ci sono, sempre nel comprensivo 2, i ragazzini provenienti dai paesi dell'ex Juogoslavia e con trenta iscrizioni circa gli alunni immigrati del Marocco. Alte multirazziale dunque, in attesa che altre nazioni come Albania, Ghana e Cina esplodano sui banchi scolastici nei prossimi anni. Ma che anno sarà quello del 2005-2006? A rispondere ci pensa Anna Lucantoni, direttore del primo circolo didattico, che ha anticipato l'inizio delle lezioni al 15 settembre anziché il 19 come invece faranno le scuole di Alte Ceccato: «Abbiamo ottenuto una sezione in più alla scuola dell'infanzia della zona Valle e questo è stato un risultato importante visto le lunghe liste d'attesa che si erano create negli ultimi anni. Poi da quattro classi delle scuole elementari siamo passati a cinque e una sezione in più è arrivata anche all'Anna Frank di via Zannato. Sono nuove iscrizioni dovute sia per una mobilità interna al paese (Alte verso Montecchio), ma anche perché nella parte storica sono arrivate nuove famiglie italiane o straniere, senza contare all'aumento demografico fatto registrare almeno cinque anni fa che adesso ovviamente si riversa sulle scuole». Sul tema della settimana corta che nello scorso anno scolastico ha acceso gli animi di insegnanti, genitori e la preside Frighetto, la prof. Lucantoni sembra avere le idee chiare: «Dal punto di vista del bambino la settimana diluita in sei giorni è la scelta migliore, ma se ci saranno abbastanza richieste per arrivare alla settimana corta non farò blocco, purché si vada a creare delle classi equilibrate, senza traumi nell'apprendimento. Non escludo però, se ce ne fosse la necessità di arrivare ad un'offerta differenziata».