17 GIUGNO 2005

dal Giornale di Vicenza

La disciplina degli orari dei bar? Forse dopo la prima... nevicata
MONTECCHIO.Fiamm, spunta il centro ricerche

La disciplina degli orari dei bar? Forse dopo la prima... nevicata
L’ unica certezza è che non c’entrano le due sale Bingo

di Sandro Sandoli

L’ordinanza sugli orari dei pubblici esercizi? Anche se è stata pensata soprattutto per allontanare o mettere la sordina ai “fracassoni” che d’estate si mettono davanti ai bar e non fanno dormire chi abita in un raggio di qualche centinaio di metri e di notte tiene le finestre aperte, ben che vada sarà pronta in prossimità dell’autunno e, con le stagioni che ci ritroviamo, non è escluso che diventi operante dopo la prima... nevicata. I tempi necessari perché arrivi alla firma del sindaco sono quelli che sono e non sembra assolutamente che il documento, dopo aver già creato polemiche furenti, abbia imboccato la discesa finale. L’iter infatti è ancora ad ostacoli perché la bozza, la cui gestazione era durata cinque-sei mesi, dopo un primo passaggio in giunta (non obbligatorio) per raccogliere eventuali osservazioni e dopo essere stata riesaminata con i commercianti alla luce della levata di scudi dei diretti interessati nei giorni scorsi, adesso sarà ridiscussa a uno specifico tavolo di concertazione al quale siederanno la Confcommercio, la Confesercenti, l’Assoartigiani e l’Unione consumatori. Recepito quanto diranno le categorie interessate, la bozza sarà riscritta o quanto meno emendata delle parti che gli esercenti non hanno “digerito”, quindi la “bella copia” sarà mandata alla categorie che hanno partecipato al “riesame” e solo se ritornerà senza “segni blu”, cioè senza altre stroncature, arriverà finalmente sul tavolo del sindaco, la cui firma ne decreterà l’operatività. Poiché questi passaggi sono necessari, poiché, come s’è constatato nei giorni scorsi, la posta in palio consiglia di non correre e poiché tra una quarantina di giorni quasi tutti vanno in ferie, di sicuro Hüllweck si ritroverà il documento finale tra le mani quando nel suo ufficio i termosifoni saranno di nuovo caldi. Intanto una cosa è certa: il Bingo non può essere toccato dalla futura ordinanza, anche se la settimana scorsa il sindaco, parlando a braccio della prossima disciplina degli orari dei pubblici esercizi, aveva detto che le sale nelle quali si gioca a tombola avrebbero dovuto chiudere alle 24. In poche parole, anche se a spiegare al “volgo” le cose di Palazzo il sindaco è deputato, quando s’è trovato tra le mani la bozza fresca di stampa pur non conoscendo la materia non deve essergli parso vero di poter pontificare sui nuovi orari e di apparire come l’artefice della nuova disciplina che dovrebbe garantire sonni tranquilli ai vicentini che hanno casa vicino a bar, pub o sale gioco. Insomma, ha fatto una frittata perché ha fatto di ogni sala un fascio. In assessorato cercano di minimizzare e dicono: «...è stato un lapsus». In realtà ha confuso le sale giochi, quelle nelle quali ci sono videogames, flipper, eccetera e la cui apertura deve essere autorizzata dal Comune, con le sale Bingo che invece sono titolari di concessione del ministero delle finanze e che, per quanto riguarda gli orari, sono disciplinate in maniera opposta perché chiudono quando vogliono e addirittura non possono essere aperte per meno di otto ore al giorno e sette giorni su sette, pena il ritiro della concessione stessa. Dopo l’“uscita” di Hüllweck, nelle due sale Bingo vicentine (una è in viale Crispi e l’altra al Centro commerciale “Palladio” di Settecà) i dipendenti (in tutto una settantina) erano andati in fibrillazione perché la sforbiciata all’orario (adesso chiudono alle 4) avrebbe significato, per forza di cose, anche un ridimensionamento degli organici. Il dott.Tiziano Cunico, amministratore delegato di “Bingo time”, la società berica proprietaria e gestrice delle due sale, s’era detto allibito e aveva subito “allertato” un paio di legali per gli ovvii ricorsi, compreso quello al Tar. Fortunatamente non ce ne sarà bisogno. Comunque del resto dell’ordinanza, anche se è stato positivo l’incontro di lunedì scorso con Confcommercio, se ne parlerà ancora a lungo. La vera novità, che è la chiusura anticipata alle 24 di bar ristoranti e pizzerie con concessione di deroga fino alle 2 ai “virtuosi” per poter intervenire contro i “cattivi”, continua a lasciare perplessi. O, meglio, lascia perplessi la spiegazione “postuma”: la deroga (secondo tutti i dizionari significa “eccezione”) sarà concessa fino alle 2 a tutti per cui dovrebbe essere la normalità, mentre diventerà eccezione la chiusura alle 24. A pensarci viene mal di testa.


Prosegue la trattativa, il sindacato rilancia con un progetto per mantenere qui la produzione, e anche la testa dell’azienda
Fiamm, spunta il centro ricerche
Stoppata l’idea della proprietà di salvaguardare solo un terzo dei posti

di Eugenio Marzotto

Un centro di ricerca e sviluppo per garantire una prospettiva vicentina alla Fiamm. Cala il secondo asso il sindacato vicentino, dopo quello dello stabilimento unico ad Almisano. L'azienda non dice no e martedì è previsto un altro incontro, dove si continuerà a parlare di costi e volumi produttivi da mantenere nel vicentino. E da fonti sindacali emerge che forse entro venerdì prossimo la trattativa si chiuderà. Questo in sostanza l'esito dell'incontro di ieri negli uffici di viale Europa dove Rsu, Fim, Fiom e Uilm da una parte e azienda dall'altra hanno proseguito sulla strada che porterà ad un nuovo piano industriale. Emergono intanto alcuni retroscena di una difficile trattativa. Durante gli ultimi incontri l'azienda avrebbe proposto di produrre ad Almisano solo 200mila batterie contro le 650mila circa attuali. Un terzo di produzione quindi che, anche se non significa necessariemente un terzo di operai da impiegare, dimostrava l'entità degli esuberi che l'azienda aveva in mente. Ipotesi bocciata, come da copione, anche perchè il sindacato non solo si è messo di traverso ma si è convenuto di discutere sui costi di produzione, tanto che l'obiettivo rimane quello di arrivare ad una produzione ben superiore all'ipotesi 200mila. «Qualcosa in Cina dovrà andare - spiega Carlo Biasin della Uilm - ma l'obiettivo è quello di saturare al massimo lo stabilimento di Almisano per quanto riguarda le batterie industriali e quindi non perdere fette di mercato». I sindacati inoltre hanno preteso che le linee vicentine delle trombe servano il mercato europeo. In sostanza, da quanto si può apprendere dall'ultimo incontro, i volumi di via Gualda verrebbero confermati ad Almisano dove si andrebbe a produrre il 49% delle trombe destinate alle case europee. Le linee, come peraltro previsto dall'ultimo piano industriale, passerebbero da cinque a tre. Non è più un'ipotesi ormai quella di Almisano. Ma alla luce dello stabilmento unico e della produzione che verrà trasferita è chiaro che il numero complessivo di 420 dipendenti verrà ridotto. Di quanto è presto per saperlo. «Con l'unione di due stabilimenti, gioco forza si andrà a ridurre il personale - chiarisce Biasin - ma solo la settimana prossima capiremo di quanto. Più batterie si faranno, meno licenziamenti arriveranno. Il nodo è tutto qua». Dall'Api intanto arrivano critiche alla Fiamm e solidarietà a lavoratori e aziende sub fornitrici. «Non è semplicemente puntando al mero abbattimento dei costi, come obiettivo primario, che, in generale, un'azienda può vivere e crescere». «Ci sono delle responsabilità sociali precise - si legge in una nota firmata da Romano Nostrali presidente del mandamento Api - la Fiamm è cresciuta grazie all'apporto non solo dei lavoratori, ma anche di tante piccole aziende fornitrici».