Fiamm, spunta il centro ricerche
Stoppata l’idea della proprietà di salvaguardare solo un terzo dei posti
di Eugenio Marzotto
Un centro di ricerca e sviluppo per garantire una prospettiva vicentina alla Fiamm. Cala il secondo asso il sindacato vicentino, dopo quello dello stabilimento unico ad Almisano. L'azienda non dice no e martedì è previsto un altro incontro, dove si continuerà a parlare di costi e volumi produttivi da mantenere nel vicentino. E da fonti sindacali emerge che forse entro venerdì prossimo la trattativa si chiuderà.
Questo in sostanza l'esito dell'incontro di ieri negli uffici di viale Europa dove Rsu, Fim, Fiom e Uilm da una parte e azienda dall'altra hanno proseguito sulla strada che porterà ad un nuovo piano industriale.
Emergono intanto alcuni retroscena di una difficile trattativa. Durante gli ultimi incontri l'azienda avrebbe proposto di produrre ad Almisano solo 200mila batterie contro le 650mila circa attuali. Un terzo di produzione quindi che, anche se non significa necessariemente un terzo di operai da impiegare, dimostrava l'entità degli esuberi che l'azienda aveva in mente.
Ipotesi bocciata, come da copione, anche perchè il sindacato non solo si è messo di traverso ma si è convenuto di discutere sui costi di produzione, tanto che l'obiettivo rimane quello di arrivare ad una produzione ben superiore all'ipotesi 200mila.
«Qualcosa in Cina dovrà andare - spiega Carlo Biasin della Uilm - ma l'obiettivo è quello di saturare al massimo lo stabilimento di Almisano per quanto riguarda le batterie industriali e quindi non perdere fette di mercato».
I sindacati inoltre hanno preteso che le linee vicentine delle trombe servano il mercato europeo. In sostanza, da quanto si può apprendere dall'ultimo incontro, i volumi di via Gualda verrebbero confermati ad Almisano dove si andrebbe a produrre il 49% delle trombe destinate alle case europee. Le linee, come peraltro previsto dall'ultimo piano industriale, passerebbero da cinque a tre.
Non è più un'ipotesi ormai quella di Almisano. Ma alla luce dello stabilmento unico e della produzione che verrà trasferita è chiaro che il numero complessivo di 420 dipendenti verrà ridotto. Di quanto è presto per saperlo.
«Con l'unione di due stabilimenti, gioco forza si andrà a ridurre il personale - chiarisce Biasin - ma solo la settimana prossima capiremo di quanto. Più batterie si faranno, meno licenziamenti arriveranno. Il nodo è tutto qua».
Dall'Api intanto arrivano critiche alla Fiamm e solidarietà a lavoratori e aziende sub fornitrici.
«Non è semplicemente puntando al mero abbattimento dei costi, come obiettivo primario, che, in generale, un'azienda può vivere e crescere».
«Ci sono delle responsabilità sociali precise - si legge in una nota firmata da Romano Nostrali presidente del mandamento Api - la Fiamm è cresciuta grazie all'apporto non solo dei lavoratori, ma anche di tante piccole aziende fornitrici».