17 APRILE 2005

dal Giornale di Vicenza

Ora la fila è per la carta di soggiorno
MONTECCHIO.Spuntano 300 immigrati

Immigrati e burocrazia. La chiede chi vive in Italia da oltre 6 anni (sono migliaia) però i tempi sono lunghi
Ora la fila è per la carta di soggiorno
«Dà più sicurezza, ma ci sono stranieri che l’aspettano da un anno»

di Chiara Roverotto

Sono sempre di più gli immigrati che presentano la domanda per ottenere la carta di soggiorno. Sia perché sono aumentati - nel Vicentino sono circa 60 mila - sia perché è evidente alla maggior parte degli stranieri l’utilità di questo documento in particolar modo dopo l’entrata in vigore della legge Bossi-Fini, che non ha certo snellito le procedure per il rinnovo del permesso di soggiorno accorciandone la durata che va equiparata ai tempi dei contratti di lavoro. La conseguenza? File nelle questure o nei poli organizzati in provincia, anche se ora, almeno nel Vicentino, la situazione si sta normalizzando dopo anni di proteste. Ma andiamo con ordine: la carta di soggiorno può essere richiesta da lavoratori immigrati residenti in Italia da almeno 6 anni e in regola con il permesso di soggiorno rinnovabile per un lavoro a tempo indeterminato. Può essere richiesta anche per la moglie, i figli oppure i genitori; al momento della richiesta bisogna presentare anche i documenti attestanti il grado di parentela tradotti e legalizzati dalla rappresentanza italiana nel proprio paese. La carta di soggiorno ha validità permanente. Può essere rifiutata o revocata dal questore se vi è stata o è sopravvenuta nel frattempo una condanna anche se non definitiva. Contro il rifiuto o la revoca l’immigrato può fare ricorso al Tribunale amministrativo regionale entro 60 giorni. «Sono sempre di più gli stranieri che la richiedono - dice Emmanuel Maffi, responsabile del dipartimento immigrazione della Cgil - del resto si tratta di stranieri che sono in Italia da molti anni e che hanno un lavoro stabile per cui una larga fetta di quelli che vivono nel Vicentino. Il problema è un altro: il documento tarda ad essere concesso dalla questura. Se per il rinnovo del permesso di soggiorno, grazie all’organizzazione dei Poli sul territorio, ora si aspettano in media dai 20 ai 30 giorni, per le carte di soggiorno l’attesa è più lunga, non solo perché sono in costante aumento, ma perché i controlli che la questura deve effettuare sono notevoli e di conseguenza richiedono parecchio tempo. Ci sono stranieri che l’hanno richiesta un anno fa e non l’hanno ancora ottenuta». Una nuova emergenza, visto che il “problema” riguarda migliaia di extracomunitari? «Direi di no - dice il nuovo responsabile dell’ufficio stranieri della Questura, il vicequestore Giuseppe Sinatra - Certo, le richieste sono in aumento, ma di fronte alla domanda di una carta di soggiorno o del rinnovo di un permesso che mi scade nel giro di poco tempo lascio la precedenza a quest’ultimo, credo sia normale...». «Questo discorso può essere accettato - continua Maffi - , ma la carta per molti immigrati rappresenta la sola ancora di salvezza per l’eventuale perdita del lavoro. Senza contare che l’immigrato può uscire dall’Italia e andare all’estero. Questa procedura, infatti, andava normalmente ripetuta una volta all’anno, oppure ogni due o persino quattro anni per gli stranieri più stanziali, che in virtù della vecchia formulazione della legge potevano ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno per una durata doppia rispetto a quella del permesso precedente». Senza dimenticare che ora, nella fase di rinnovo del permesso è difficile - a detta dei sindacati - trovare un datore di lavoro disposto ad assumere in regola un lavoratore, anche se la legge lo consente. Infatti l’articolo 22, comma 12, del Testo unico sull’immigrazione, permette chiaramente di proseguire il rapporto di lavoro o di costituire un nuovo rapporto, ma in pochi si adattano a queste disposizioni. «Ecco perchè la carta di soggiorno diventa uno strumento fondamentale - conclude Maffi - perché mette al riparo i lavoratori nel momento in cui vengono licenziati da una parte e vogliono cercare subito un’altra occupazione, senza diventare nel frattempo clandestini».


Montecchio/1. Vivevano qui, ma nessuno lo sapeva, regolarizzati grazie al Comune
Spuntano 300 immigrati
Per seguire i casi difficili assunta un’altra assistente

di Eugenio Marzotto

Dal nulla spuntano trecento immigrati, tutti del Bangladesh, gran parte di Alte Ceccato. La scoperta è delle ultime settimane e deriva, non tanto da nuovi arrivi, ma quanto da stranieri che già vivevano a Montecchio ma che non erano mai andati all'ufficio anagrafe per registrarsi. Una comunità nella comunità visto che ufficialmente i provenienti dal Bangladesh erano 800 e adesso invece sono diventati oltre 1.100. Ma com'è successo che siano giunti per registrasi tutti questi bengalesi? Lo spiega il sindaco Maurizio Scalabrin che spiega come il percorso che ha portato a questo risultato, in realtà parta da lontano. «Dopo che è iniziato un dialogo tra noi e la comunità del Bangladesh - racconta Scalabrin - molte persone hanno riconosciuto nel Comune un'istituzione di cui fidarsi e sono venuti ad iscriversi all'anagrafe. Sono trecento le persone che adesso conosciamo e che possiamo gestire, che pagheranno le tasse come tutti e questo è stato possibile solo dialogando con la comunità del Bangladesh, è l'unico approccio possibile per arrivare ad una totale integrazione, uno sforzo che dovremo fare anche con le altre nazionalità presenti a Montecchio». Nuove immigrati dunque, ma anche nuove povertà. Cresce dunque il numero di persone in difficoltà e il Comune risponde con una nuova assistente sociale. Ai numeri già preoccupanti per le implicazioni sociali di 3.194 anziani sopra i 65 anni e 2.886 stranieri, su una popolazione di 22.500 abitanti, l'assessorato ai servizi sociali fa sapere che a soffrire sono sempre di più le famiglie "normali", quelle dal reddito fisso che non riescono a fare fronte al caro vita. Dall'11 aprile scorso dunque in Comune è arrivata Emanuela Boschetti, che da oltre dieci anni si occupa del settore sociale, avendo lavorato in molti enti nel Veneto. Affiancherà l'altra assistente sociale, Chiara Biasi, che da tempo deve far fronte ad un carico di lavoro cresciuto in modo esponenziale. Di fatto verranno aperti due sportelli con diverse specificità. Uno che si occuperà della famiglia e dei minori e l'altro che affronterà tutti i problemi legati all'assistenza degli anziani. «L'assunzione di una nuova operatrice - spiega il sindaco Maurizio Scalabrin - prevede un forte investimento che abbiamo potuto affrontare con l'aumento dell'Ici». Nonostante il potenziamento dell'ufficio sul sociale i livelli di guardia sono alti. È l'assessore Agostino Pilati a spiegare altri tipi di intervento che da qui ai prossimi mesi andranno a maturare, a partire dal potenziamento del fondo di solidarietà. Si tratta di 50mila euro a disposizione delle famiglie meno abbienti che però dovranno restituire il prestito, senza interessi, dopo un tempo limitato. «Si tratta di un fondo a rotazione istituito dal Comune - spiega Pilati - a cui però stiamo aggiungendo altri meccanismi. Intendiamo chiedere alle persone in difficoltà di collaborare nelle cooperative di Montecchio nei lavori socialmente utili.Questo per non tradurre l'aiuto in assistenzialismo e per inserire i soggetti deboli nel mondo del lavoro».