Tunnel? Sì: ma prima le auto, poi i treni
La Tav fermerà anche in stazione a Vicenza La tratta Vr-Pd costerà 3.150 milioni di euro
di G. M. Mancassola
Il tunnel? Si farà, anzi, se ne faranno due: ma prima verrà finanziato quello per le auto, poi eventualmente quello per i treni. È la novità che sta prendendo forma, un po’ a sorpresa, in questi giorni, fra le pieghe degli incartamenti che rimbalzano da Roma a Vicenza. Ieri a palazzo Trissino si è riunito il comitato Transpadana, vale a dire l’associazione che riunisce enti pubblici e associazioni di categoria interessati alla direttrice ferroviaria europea ad alta capacità da Lione a Lubiana. Intorno al tavolo della Giunta si sono seduti l'assessore comunale alla Mobilità e ai trasporti Claudio Cicero, il segretario generale del comitato Bruno Bottiglieri, l’on. Luigi Ramponi portavoce a Roma delle istanze del comitato, rappresentanti di enti e amministrazioni padovane e veneziane, e due esponenti di Assindustria vicentina: Rodolfo Mariotto, delegato alle infrastrutture, e Livio Ruaro, responsabile del settore economico.
La riunione è servita a fare il punto della situazione sul progetto della tratta Verona-Padova, che secondo l’ultima versione resa nota da Cicero a fine gennaio dovrebbe seguire il tracciato della linea storica, evitando così di ricercare altre ipotesi come l’affiancamento all’autostrada o il passaggio a sud dei Berici. In particolare, questa versione dovrebbe garantire la fermata in stazione a Vicenza: l’obiettivo che si erano prefissate in particolare le categorie economiche beriche, per non restare escluse da una delle più grandi direttrice europee del trasporto merci su rotaia.
Speranze e certezze a questo punto sono affidate al Cipe, il comitato interministeriale. L’obiettivo del comitato è che l’appuntamento con il Cipe venga programmato entro marzo, prima delle elezioni. In quell’occasione si dovrà mettere una volta per tutte la firma sul progetto definitivo, mettendo fine a voci e polemiche. E soprattutto verranno scritte nero su bianco le cifre necessarie per la realizzazione di una delle tratte più complesse della linea Torino-Trieste.
Ed è proprio nel complicato gioco delle cifre che emergono due novità nell’aria da qualche tempo, ma confermate ieri dall’on. Ramponi, che ha riferito dei colloqui avuti a Roma con i vertici di Rfi, la società che gestisce le infrastrutture ferroviarie. Il primo passaggio è la cosiddetta “fasizzazione” del cantiere, come la chiama l’assessore Cicero: nella prima tranche verrà realizzata una galleria fra il casello di Montecchio Maggiore e Ponte Alto, per attraversare Altavilla. Alle spalle della Fiera i treni riemergeranno, proseguendo lungo la linea storica fino alla stazione e da qui a Grisignano, dove riprenderà il raddoppio dei binari.
Il tunnel per i treni sotto Vicenza verrà costruito solo in una seconda fase, di cui oggi non sono prevedibili i tempi e le modalità.
Il costo stimato per la realizzazione della tratta Verona-Padova è di 3.150 milioni di euro. All’interno di questo budget, spiegano Cicero e l’on. Ramponi, ci sono anche 115 milioni per contribuire alla viabilità di scambio da e per la stazione. Tradotto: sono il parcheggio e il tunnel per le auto da S. Lazzaro allo stadio, via stazione. Un’opera che Cicero punta a costruire con la formula del project financing: degli oltre 180 milioni necessari, una parte sarà a carico di un investitore privato che si rivarrà con il pedaggio e una parte sarà pubblica. Il problema era trovare la fetta pubblica: se il Cipe darà il suo benestare, l’Alta Velocità è la soluzione.
Cicero si mostra galvanizzato: «Dopo l’accordo con Rfi bisognerà fare una gara europea, ma potremmo essere in grado di partire nel giro di sei mesi con il tunnel per le auto». Il suo sogno sarebbe di veder partire le ruspe fra 2006 e 2007, l’anno che nella migliore delle ipotesi dovrebbe lanciare anche il cantiere per la prima fase dell’Alta velocità. «Ci vorranno 55 mesi di lavori - annota l’assessore -. Poco, se pensiamo che ne sono stati spesi 84 in discussioni, dal 1999 ad oggi».
«La vera svolta nel progetto è stata l’adesione a 360 gradi delle categorie economiche - commenta Mariotto -. Tutte hanno espresso la loro approvazione per un progetto che eviterà di consumare territorio».
Zingari, no campo unico E scoppia il caso Cricoli
La maggioranza ha votato per sgomberare e chiudere l’area
di Antonio Trentin
Come andrà a finire già si sa, ma a notte fonda è mancato il numero legale per arrivare al voto finale. Il Comune mette anche per il futuro a disposizione degli “zingari stanziali” vicentini (33 famiglie e circa 140 persone) i due campi-nomadi ormai storici, quelli in viale Diaz e in viale Cricoli, che rimangono manifestamente e dichiaratamente irregolari per questioni di urbanistica e di logistica. Ma non prevede di procedere a una soluzione del problema legale entro breve termine. Le aree quelle sono e quelle resteranno per un bel po’, senza nessuna previsione neanche teorica di un nuovo campo unico. E intanto si procederà, finalmente, alla loro regolamentazione aggiornata, con un giro di vite nel rapporto amministrativo (presenze, utenze, cauzioni, risarcimenti, multe e obblighi vari) con le famiglie sinti e rom che ci vivono.
A meno che nel frattempo non diventi realtà quello che - ieri sera in sala Bernarda - è apparso un caso di corto circuito politico-amministrativo. Il centrodestra, Udc esclusa, ha appoggiato in pieno una richiesta della Lega Nord, partito che punta alla cancellazione delle leggi riguardanti i nomadi, e pur accingendosi ad approvare il regolamento ha anche votato una “soluzione finale” proprio per il campo più malmesso. Per quello di Cricoli, infatti, sono stati indicati “sgombero e chiusura definitiva”, senza indicare un sito dove far eventualmente trasferire le carovane. Con il che lasciando ipotizzare un ritorno della “trea a mulinello” da una periferia a un’altra, da Vicenza ai Comuni vicini, per una quindicina di carovane. È questo il riassunto di una serata consiliare diventata nottata tra un centinaio di interventi e una raffica di votazioni su un regolamento che un anno e mezzo fa aveva avuto il “timbro” della maggioranza, ma che poi non è più risultato gradito.
Il testo - portato in discussione già la settimana scorsa dal leghista Davide Piazza - era nel mirino per una serie di aggiustamenti tecnici e per un ritocco sostanziale: quello sul "no" al nuovo impianto unico che piacerebbe all'assessore, che in passato è stato ipotizzato a ovest e poi a est in strada Carpaneda e in via Zamenhof, che il centrodestra ha stabilito di rimandare ad altre stagioni amministrative. E l'impallinamento è riuscito, come annunciato e previsto: ogni idea di provvisorietà in viale Diaz e viale Cricoli è stata cancellata (salvo lo "sgombero" auspicato nell'ordine del giorno prima raccontato...) e ogni idea di nuovi impianti è stata esclusa da un emendamento presentato dal forzista Gianfranco Dori per conto di FI-An-Ln-Udc. La battaglia ideologica era già stata fatta, precedentemente, su un pacchetto di documenti per i quali è stata a lungo mattatrice Franca Equizi. La leghista espulsa dal suo partito e dal gruppo comunale ha mandato avanti una sequenza di polemiche impostate proprio sul suo pessimo rapporto con la dirigenza nordista, e con Piazza in particolare, rivendicando una propria purezza di linea (dura naturalmente) a colpi di proposte collaterali al regolamento.
Un gran punto l'ha messo a segno proprio all'inizio della lunga disputa: il centrodestra quasi compatto le ha approvato un ordine del giorno che impegna il sindaco a premere per l'abrogazione della legge che finanzia le iniziative per l'integrazione degli zingari. Un'iniziativa che a Venezia è stata avviata dal gruppo Lega Nord in consiglio regionale. Le hanno detto "sì" in quindici, ma qualcuno si è accorto di non essere propriamente d'accordo e ha dichiarato di essersi "un po' confuso". Ma poi all'Equizi è stata data meno soddisfazione: approvata la richiesta che il Comune non paghi bollette delle famiglie dei campi, ma bocciate asprezze come la proposta di espulsione dai campi di tutti i congiunti di chi finisce coinvolto in casi giudiziari o il divieto di spendere per l'inserimento scolastico dei bambini zingari e per l'inserimento lavorativo degli adulti.
In parallelo il centrodestra ha bocciato anche le proposte dell'opposizione più caratterizzate da finalità di integrazione sociale o di approfondimento culturale. Poi, come detto, è mancato il numero legale: tutto ora slitta a martedì.
Il provvedimento era pronto e approvato da assessori e commissioni
fino dall’estate 2004, ma a causa di contrasti non era mai arrivato alla prova in aula
«Nomadi: bomba a tempo»
Piazza resta sempre dell’idea della necessità di un unico campo
di Antonio Trentin
Stasera - anzi stanotte, forse, perché ci vorranno ancora ore di dibattito e votazioni, dopo le ore dedicate al tema otto giorni fa - il consiglio comunale sfornerà (salvo sorprese dell’ultima ora), il nuovo e contrastato regolamento per la gestione dei campi-nomadi della città. Un provvedimento atteso da tempo, che era già pronto e approvato da assessori e commissioni nell’estate del 2004, che ci ha messo un anno e mezzo ad approdare alla discussione e al voto consiliare, e che è finalmente arrivato in sala Bernarda nel momento meno facile. A neanche due mesi dalle elezioni politiche, cioè nel momento migliore per finire impallinato su un punto delicato e sostanziale.
Infatti si parla e si scrive di “campi nomadi”, al plurale, perché la realtà odierna è questa e perché il centrodestra provvederà a cancellare dalla formulazione firmata dall’assessore leghista ogni riferimento alla provvisorietà dei recinti di viale Diaz e viale Cricoli. Era questa la premessa logica e amministrativa per ogni iniziativa comunale su un futuro campo unico, finanziato dalla Regione, meglio attrezzato e più dignitoso. Per l’oggi e per un indeterminato futuro, invece, le aree di sosta degli zingari stanziali di Vicenza restano quelle che sono. E che tutti riconoscono fuori norma, malposizionate e malmesse.
Una sconfitta politica, questa del “no” a un nuovo grande campo in periferia, che l’assessore Davide Piazza subisce ad opera della sua maggioranza. E che accetta pur di portare a casa il risultato complessivo del regolamento: «Ma quei campi restano quello che sono e che non potevo evitare di indicare: irregolari dal punto di vista urbanistico oltre che non in linea con le prescrizioni di legge. Sono in zone sottoposte a vincolo fluviale e viario. Sono sovraffollati. Sono in condizioni deplorevoli, e ci vivono 54 minori che vanno aiutati e tutelati. Speriamo che il nuovo regolamento obblighi chi li frequenta a comportarsi più civilmente: è soprattutto questo che il Comune vuole».
- Il regolamento è andato in calendario adesso, in consiglio, ed è sottoposto a una raffica di proposte di modifica mai vista per un singolo argomento: alla fine una cinquantina tra emendamenti e ordini del giorno. Non potevate mettervi d’accordo prima, almeno come maggioranza?
«Io posso solo dire che il regolamento è passato due volte in Giunta e due in Commissione. Certe osservazioni un anno e mezzo fa non c’erano».
- Quanto c’entra il periodo elettorale e la sensibilità dell’opinione pubblica da solleticare, per un verso o per l’altro, sul caso-zingari?
«Il fiorire di documenti è di questi ultimi giorni... Mi aspetto di essere cecchinato da destra e da sinistra».
- Resta convinto dell’opportunità di spostare i campi Cricoli e Diaz in un’unica area?
«Sono convinto di una realtà: Vicenza non vuole scuotersi e risolvere il problema delle aree per i nomadi, che ci sono per legge e che vanno gestite in modo civile e dignitoso. Non si vuole pensare al campo unico meglio attrezzato? Si preferisce “fotografare” la situazione esistente? Il problema resterà: non si risolve chiudendo gli occhi».
- Un problema quanto grande?
«Se ci sono nei campi più di cinquanta minori oggi, tra qualche anno saranno una cinquantina di adolescenti. A un certo punto il problema demografico diventerà clamoroso. È una bomba a tempo».
- Nella polemica in corso, il conflitto d’opinioni mescola asprezze anti-zingari ai limiti della repulsione razziale, idee buoniste di integrazione, richiami ovvi alla legalità, scontri tra solidarismo e punizionismo. Lei è preso male tra tutti questi fuochi...
«Io ho provato a rispondere con realismo e non con isteria. In consiglio comunale mi hanno detto che interpreto il “volto buono della Lega”. Mi potrebbe anche far piacere, ma il fatto non è questo. Osservo che, in ventidue anni di presenza e di sforzi del Comune, l’integrazione della famiglie dei nomadi in realtà non ha fatto passi in avanti e che è difficile ipotizzare se altri sforzi porteranno a qualcosa. Ma devo rispondere alle leggi che ci sono».
- La sua ormai ex-collega di partito, Franca Equizi, la bersaglia come buonista, dice che la Lega Nord dove governa non fa quello che fa lei per la questione-zingari. Ribatte?
«La consigliera sta scaricando su di me tutto l’astio che ha contro la Lega dopo l’espulsione. Io non sono buonista e i fastidi per certi comportamenti incivili sono anche miei come sono comuni a tutti. Ma da amministratore, in questo caso, ho cercato di seguire un percorso logico legato all’impraticabilità dei due campi di viale Cricoli e viale Diaz. Se il Consiglio comunale adesso decide di lasciarli lì come sono, spieghi anche come si risolverà la questione dell’irregolarità. Almeno finché non ci sarà una modifica al Piano regolatore. Togliere il concetto della provvisorietà di questi campi, come è stato deciso dalla maggioranza, vuole dire oggi lavarsi le mani e trasferire il problema al futuro».
- Questo avverrà stasera, con l’annunciato maxi-emendamento che aggiusterà il suo regolamento: l’ha concordato il centrodestra in una riunione nella quale però c’era anche lei.
«Pur di salvare il regolamento, sempre più necessario e importante per le cose nuove che contiene su norme, pagamenti, sanzioni e vincoli, ho dato l’okay. Il regolamento in sé non viene stravolto, anzi. Ci saranno miglioramenti. Poi si tratterà di farlo rispettare. Perché se lo votiamo e poi lo mettiamo in un cassetto...».