«Antenne, in centro non viene rispettato il patto col municipio»
di Maria Elena Bonacini
Contrà Burci, sulla centralina telefonica la “Centro storico” interroga Franzina. Mentre la commissione speciale sulle antenne della Circoscrizione 4 ha fatto scuola.
La situazione di contrà Burci, dove è stata installata una stazione radiobase di telefonia mobile (nella foto) contro la quale è già stata presentata una petizione firmata dai residenti, è “approdata” in Circoscrizione 1 grazie ad una domanda d’attualità presentata dal Ds Mattia Pilan.
«Questa stazione radiobase - spiega Pilan - è posta al civico 5 nelle vicinanze di tre scuole: la materna “Burci”, l’elementare “Da Feltre” e l’istituto magistrale “Fogazzaro”. Mentre il protocollo sottoscritto dal Comune e dalle società di telefonia mobile (compresa quindi la Tim proprietaria dell’impianto in questione) pone particolare attenzione alla minimizzazione dell’esposizione alle onde elettromagnetiche proprio in questo tipo di siti, prevedendo anzi lo spostamento degli impianti in aree dove l’impatto ambientale sia minore, anche dal punto di vista storico-artistico».
«Quest’installazione - sottolinea il consigliere - è quindi in totale disaccordo con il patto comune-gestori. A meno che non si tratti di uno dei tanti documenti sottoscritti e dimenticati. Chiedo perciò all’assessore di conoscere con quale concessione sia stata autorizzata (non è riportato sul cartello), se siano stati effettuati i controlli necessari e se non sia il caso, data la densità abitativa della zona, di richiederne la rimozione alla luce del recente accordo».
Risposta che sarà comunicata durante il prossimo consiglio del 25 novembre.
E a proposito d’antenne il consigliere recepisce l’iniziativa della Circoscrizione 4 dove, da alcune settimane, è attiva una commissione speciale a termine, presieduta dal capogruppo di Vicenza Città Nostra Daniele Guarda, già in passato attivo in questo campo. Pilan chiede infatti che tale organo sia istituito anche alla “Centro storico” per «catalogare i siti che ospitano tali manufatti in relazione all’impatto ambientale, paesaggistico ed ai rischi per la salute dei cittadini, nonché quelli che in futuro dovrebbero ospitare opere di questo genere».
Richiesta avanzata, già a luglio, anche in Circoscrizione 3, dove però la discussione pare essersi arenata in commissione “affari istituzionali”, del cui presidente, la forzista Marta Pizzolato, ora la minoranza chiede le dimissioni.
«Nel consiglio del 27 luglio - spiega Luigi Volpiana - è stato votato all’unanimità che la mia proposta d’istituzione della commissione sulla telefonia mobile fosse discussa nella “affari istituzionali” per identificarne i componenti e le finalità. Dalla quale, però, dopo più di tre mesi non è ancora uscita».
«Non possiamo quindi - conclude - che chiedere le dimissioni del presidente di commissione».
Nella città multietnica si parlano 20 lingue
E l’Ulss organizza corsi per capirsi meglio
di Silvia Vincis
Arzignano e Chiampo: due città multietniche da primato. Tra le prime nel Veneto per entità di immigrazione presente nel territorio e con più di 20 lingue parlate dagli stranieri residenti.
Attorno al 14% la percentuale relativa di immigrati ad Arzignano, con un picco del 17% a Chiampo, contro il 4,5% della media provinciale. Per far fronte a tutte le problematiche relative all’integrazione sono attive comunque numerose strutture, tese a favorire il dialogo proficuo tra culture. Una di queste è il Servizio di mediazione culturale dell’Ulss 5 situato a Montecchio Maggiore che, tra le tante attività, organizza corsi di formazione all’integrazione per il personale sanitario locale.
Arabo, albanese, romeno, serbo-croato, ungherese, cinese, francese, inglese, hindi, punjabi, bangalese, spagnolo, portoghese, alcune lingue africane. Queste le lingue parlate nella zona dell’Ovest-vicentino dagli stranieri immigrati e monitorate dal Servizio di mediazione culturale, che si avvale di traduttori esperti per risolvere problemi di incomprensione linguistica e comunicativa. Ad Arzignano e Chiampo da una decina d’anni ormai non è un mistero la presenza cospicua di immigrati, nel territorio soprattutto per ragioni di lavoro. Ma al di là dei numeri, ciò che conta è la possibilità offerta agli stranieri di integrarsi nelle cittadine dell’Ovest Vicentino.
«Da alcuni anni, in relazione anche alla forte presenza di flussi migratori iniziata nel 1990 - spiega Mauro Gonzo, assistente sociale al Consultorio di Arzignano e responsabile del Servizio di mediazione culturale - il territorio si è attivato per venire incontro a questa nuova realtà che non deve preoccupare, ma va controllata». Dalla volontà di favorire l’integrazione tra immigrati e abitanti della provincia, è nata infatti l’idea di organizzare una serie di corsi formativi rivolti al personale ospedaliero, che si trova spesso a dover superare problematiche comunicative.
Circa 550 le persone che hanno partecipato ai corsi. Il corso, promosso e riconosciuto dal Ministero della Sanità, prevede 16 ore complessive, 12 per problemi e casi clinici e 4 aperte al dialogo tra relatori e partecipanti. Relatori del corso tre dottori esperti nelle problematiche relative all’immigrazione: il dottor Gabriele Brunetti e Igino Bozzetto, la dottoressa Sofia di Bella.
Fino ad oggi sono stati organizzati 7 corsi: 2 a Valdagno, 5 a Montecchio Maggiore distribuiti nelle diverse sedi ospedaliere ma aperte a tutto il personale dell’Ulss 5. «L’obiettivo del corso - spiega il dottor Gonzo - è far acquisire ai partecipanti conoscenze teoriche e aggiornamenti in tema di legislazione sociosanitaria, comunicazione tra culture diverse, esperienza migratoria, stili di vita delle famiglie immigrate. Questo comunque resta un corso di base, rivolto a tutte le figure che operano in ambito ospedaliero. Esistono tuttavia corsi avanzati a cui partecipa il personale che ogni giorno e per tempi lunghi si trova a contatto con gli immigrati: addetti alle relazioni con il pubblico, responsabili degli sportelli e tanti altri. A loro forniamo delle informazioni in più».
Il Servizio si avvale di un’equipe di lavoro composta da uno psicologo, uno psicopedagogista ed un educatore e della collaborazione di mediatori culturali provenienti da varie nazioni. La peculiarità delle attività proposte risiede proprio nella presenza del mediatore culturale, una sorta di ponte tra abitanti della provincia e immigrati.