16 SETTEMBRE 2006

Rutelli: «Il no di Vicenza sarebbe decisivo»
«Immigrazione, così non va Otto mesi per un permesso»
QUINTO VIC.Il progetto del nuovo Villaggio Usa

Caso “Dal Molin”. Il vicepremier, all’Olimpico per gli Oscar del teatro italiano, ha incontrato i comitati del no «Ho ascoltato con rispetto i cittadini. Il Governo chiede al sindaco un pronunciamento esplicito, che sarà preso in considerazione a Roma»
Rutelli: «Il no di Vicenza sarebbe decisivo»

di G. M. Mancassola

«Il no di Vicenza potrebbe essere decisivo». Mancano pochi minuti alle 20, quando il vicepremier e ministro ai Beni culturali Francesco Rutelli, primo esponente del Governo Prodi a mettere piede in città da quando è esploso il caso della nuova base Usa all’aeroporto “Dal Molin”, scende dalla berlina azzurro pastello e si infila nel cordone di sicurezza imbastito davanti all’ingresso del teatro Olimpico. Ospite d’onore della cerimonia per la consegna degli Oscar del teatro italiano, il leader della Margherita è stato accolto da alcune decine di manifestanti che esponevano striscioni e cartelloni contro il progetto della nuova caserma. Vista dal Corso, la scena che si presentava di fronte all’Olimpico era degna di una prima della Scala: vip nazionali, volti noti della televisione e del cinema, politici, donne stupende e manifestanti che protestano, gli ingredienti c’erano tutti. Il vicepremier non si è sottratto al confronto con una delegazione dei comitati per il no, entrando a teatro dall’ingresso principale, scortato dal questore Dario Rotondi e dal prefetto Piero Mattei, e dai leader berici della Margherita, capitanati dagli ex sindaci Achille Variati e Marino Quaresimin. Prima del cancello ha ascoltato tre rappresentanti dei comitati: Giancarlo Albera, Cinzia Bottene e Liliana Varischio Pivetta. Salutato da un applauso e dall’urlo “Francesco aiutaci tu”, Rutelli ha riletto gli ultimi capitoli del romanzo “Dal Molin”: «Come sapete, il ministro della Difesa Arturo Parisi ha inviato una lettera al vostro sindaco Enrico Hüllweck. Il Governo sta aspettando una risposta esplicita. Il sindaco si decida». A chi gli chiedeva se la richiesta di chiarimenti e garanzie spedita da Hüllweck a Parisi possa valere come risposta, Rutelli ha fatto chiaramente capire che a Roma si aspettano qualcosa di più simile a un “sì” o un “no”: «Il Governo ha mantenuto la promessa di coinvolgere e ascoltare la comunità locale. Credo si tratti di una cosa abbastanza rara, un segno di grande rispetto per Vicenza. Ora si decida, la città dica esplicitamente cosa vuole. Un esplicito pronunciamento negativo potrebbe essere decisivo». Parole che non sono cadute nel vuoto e che fanno il paio con quella formula inedita utilizzata da Parisi nella lettera al sindaco: quel silenzio-dissenso che dovrebbe scadere alla fine di questa settimana, vale a dire domani. Nelle mani di Rutelli i comitati hanno riposto il loro appello rivolto al Governo perché bocci il progetto. Dentro il teatro, il ministro ha ripetuto quei concetti ai cronisti: «Ho ascoltato con rispetto i cittadini, il ministro della Difesa Parisi ha inviato una lettera ad sindaco di Vicenza chiedendogli un pronunciamento esplicito, una presa di posizione chiara da parte della città. Mi pare giusto, doveroso: si riunisca il consiglio comunale, esprima la sua posizione; credo che questa sarà considerata come si deve da parte del Governo, nel momento in cui sarà chiamato ad assumere una decisione». Da Roma, nel frattempo, giungevano anticipazioni su una possibile seconda lettera al sindaco Hüllweck in arrivo dal ministero della Difesa. Questa volta non ci sarebbe la firma del ministro Parisi, ma di un alto funzionario, per dare alcune delle delucidazioni richieste dal sindaco, come la garanzia che la nuova caserma non implicherebbe voli militari. La conferma viene dall’on. Mauro Fabris dell’Udeur: «Hüllweck continua a comportarsi come se il Governo fosse la Pro loco. Basta con questi giochetti, ha avuto tutto il tempo in questi due anni per avere chiarimenti e spiegazioni: lo poteva fare al Comipa, al gruppo di lavoro, al momento della presentazione del progetto da parte degli americani. Ora deve pronunciarsi. Convochi il consiglio comunale e si esprima una volta per tutte. Il contenuto della bozza di lettera all’esame nel ministero è questo: non gli viene chiesto un parere tecnico, per quello ci sarà eventualmente tempo e modo quando si passerà al progetto esecutivo; gli viene chiesto un parere politico: Vicenza è in grado di sopportare la nuova base?».

Dal coordinamento dei comitati commenti positivi al colloquio con il ministro
«Adesso il Comune deve dire la sua»

A questo punto, tutto gli occhi sono puntati sul consiglio comunale: dopo l’ennesimo invito giunto dal Governo, Hüllweck convocherà l’assemblea per esprimere un parere sul progetto della base Usa al Dal Molin? Il capogruppo di Forza Italia, Andrea Pellizzari, deciso sostenitore del sì alla caserma, ha già sciolto le riserve e ritiene che ormai il voto in aula sia indispensabile, per assistere all’esito di un voto democratico, al di là degli schieramenti. Il coordinamento dei comitati per il no già si prepara a organizzare un’adunata oceanica: «Noi ci saremo - annuncia Giancarlo Albera, uno dei portavoce - e saremo numerosi, se il Consiglio si riunirà per esprimersi. È ora che Vicenza si pronunci, che i nostri rappresentanti politici locali e nazionali manifestino il loro parere. Il Governo ha dato importanza alla popolazione, è ora di finirla con le ambiguità». Albera tiene poi a precisare che il comitato di accoglienza per il vicepremier Rutelli «non è stata una contestazione. Siamo contenti di aver potuto parlare con il ministro e di avergli consegnato il nostro appello al Governo». Di «incontro civile» parla il consigliere comunale della Margherita Pierangelo Cangini, che ha orchestrato il breve faccia a faccia dopo aver parlato con Rutelli a Caorle nello scorso fine settimana. «Rutelli ha pronunciato parole importanti» è invece il commento del consigliere comunale dei Democratici di sinistra Antonio Dalla Pozza: «Il ministro ha detto chiaramente che un no di Vicenza potrebbe essere decisivo. Il mio giudizio sull’incontro con i comitati è positivo. Ora sarebbe opportuna una visita in città del ministro della Difesa Parisi, che dovrebbe incontrare i parlamentari vicentini a breve». La prossima si annuncia come una settimana decisiva, a partire dal vertice annunciato ma non ancora confermato fra il sindaco Hüllweck e l’ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli.


L’appello. Rischiano di chiudere i “poli” comunali per gli stranieri
«Immigrazione, così non va Otto mesi per un permesso»
I Comuni scrivono al prefetto: «Ci vuole un nuovo accordo con la questura»

di Sara Marangon

Loro fanno da segreteria per velocizzare le procedure, ma poi tutto si ferma di nuovo per mesi in questura. Quindi i cosiddetti “poli per l’immigrazione” denunciano: se le cose non cambiano, con la fine dell’anno termina anche la collaborazione con la questura di Vicenza. I Comuni di Vicenza, Bassano del Grappa, Chiampo, Schio, Tezze sul Brenta ed Arzignano, che dal gennaio del 2001 supportano la questura nelle procedure di rilascio dei titoli di soggiorno agli stranieri e per il ricongiungimento familiare, fanno sapere, con una lettera al prefetto Piero Mattei, la loro decisione unanime. «La convenzione scadrà il 31 dicembre - esordisce l’assessore cittadino agli interventi sociali Davide Piazza, anche a nome degli altri Comuni - e se entro quella data il prefetto non stabilirà con precisione i termini di una collaborazione sempre più difficile per modalità, numeri e ritardi accumulati dalla questura, i poli cesseranno di esistere. È una decisione che ci rammarica molto anche perché, solo un anno e mezzo fa, eravamo riusciti ad azzerare i tempi d’attesa. Gli stranieri che si rivolgevano ai nostri sportelli per i permessi di soggiorno, infatti, potevano stringere tra le mani i documenti dopo soli due giorni. Ora i tempi si sono allungati a dismisura fino a raggiungere i sette, addirittura gli otto mesi. Non è possibile pensare ad una collaborazione in questi termini, anche perché è inevitabile che i cittadini extracomunitari si lamentino con noi per gli infiniti tempi di rilascio dei permessi di soggiorno. Questo vanifica totalmente l’attività di collaborazione tra la questura e i Comuni che, oltretutto, spendono per questa attività circa 500 mila euro all’anno». «Di questi soldi - prosegue Piazza - il 46% arriva dal Comune stesso che paga 5,16 euro per ogni extracomunitario residente, il 20% lo mettono gli stranieri con una quota di 5 euro per il servizio, e il 34% giunge come contributo regionale per finanziare quello che viene definito “progetto pilota”. Detto questo c’è da aggiungere che, visti gli esiti del progetto, la Regione, allo scadere dei cinque anni, non credo appoggerà più l’attività dei poli per l’immigrazione; inoltre le associazioni di categoria si sono dimostrate fredde nei confronti dell’argomento. I Comuni, non potendo sobbarcarsi dei costi così alti, considerate le già tante domande che oltretutto prevedono un ulteriore incremento visto il flusso di circa 20 mila stranieri che dovrebbe interessare il nostro territorio provinciale, chiedono un intervento mirato del prefetto oltre che del Governo centrale; è ora che quest’ultimo si attivi, che prenda in mano la situazione». D’accordo con Davide Piazza anche gli assessori agli interventi sociali dei Comuni che cinque anni fa avevano accettato la collaborazione. Emilia Laugelli, assessore di Schio, esprime il suo rammarico per la fine di un’esperienza che, solo nel 2005, ha contato più di 10 mila domande per permessi di soggiorno e che, fino all’agosto di quest’anno, ne ha già raccolte più di 8 mila. «Non ci sono motivi politici alla base della nostra decisione - spiega Laugelli - per questo siamo aperti verso ogni forma di dialogo per riprendere l’attività con modalità diverse». Samuele Negro, in rappresentanza del Comune di Chiampo, fa sapere che la somma raccolta con i 5 euro che ogni cittadino extracomunitario pagava per il servizio veniva investita per gli stessi stranieri, ad esempio offrendo dei corsi di italiano gratuiti. Ecco perché anche Lorella Peretti, assessore di Arzignano, si augura che quello che ora è un disservizio torni ad essere, come non molto tempo fa, un valido servizio. «Non dimentichiamo che gli immigrati sono una forza lavoro per l’industria e l’artigianato, è giusto mettere a disposizione di queste persone un progetto come quello dei poli», chiarisce Maria Federica Finco, assessore di Bassano del Grappa. Dello stesso parere anche Antonio Tessarollo di Tezza sul Brenta che spera in una soluzione affinché la collaborazione non venga cancellata. «Noi abbiamo lanciato il famoso sassolino nello stagno per muovere le acque e portare a galla il problema - conclude Piazza -, ora coinvolgiamo nella discussione non solo la prefettura, ma anche la questura».


Quinto. Sul tavolo del sindaco la proposta per la costruzione di 215 alloggi accanto al Tesina
Il progetto del nuovo Villaggio Usa
Opera da 50 milioni di euro, uno andrebbe al Comune

di Tommasino Giaretta

Villaggio Usa: Quinto si dividerà a metà come Vicenza per la base americana al Dal Molin? Presto per dirlo, ma non passerà molto tempo per conoscere quale posizione sarà assunta da forze politiche, sociali, di categoria e dai cittadini, i quali avranno modo di manifestare pubblicamente la loro opinione. Il villaggio Usa a Quinto non ha nulla a che fare con la questione che sta attanagliando la confinante Vicenza alle prese con la realizzazione della base americana al Dal Molin anche se le due vicende hanno un comune denominatore trattandosi di una questione a “stelle e strisce”. Al ritorno dalle ferie il sindaco Secondo Pillan si è trovato sul tavolo una proposta formulata dall’impresa Pizzarotti & C. Spa di Parma per la realizzazione di un villaggio da destinare alle famiglie dei militari di stanza alla caserma Ederle di Vicenza. Il comando statunitense ha assoluta necessità di realizzare quanto prima un insediamento di 215 alloggi al fine di decongestionare la Ederle nella quale attualmente risulta alloggiato gran parte del personale militare attivo a Vicenza al fine di omologare e migliorare le condizioni abitative e consentendo nel contempo ai soldati di stanza in Italia di poter ospitare in loco le proprie famiglie. Tra gli operatori che hanno presentato le proprie proposte partecipando a un bando pubblico, il comando Usa ha scelto come partner italiano per la realizzazione dell’intervento la Pizzarotti & C. Spa, impresa di Parma specializzata in opere infrastrutturali, edilizia e project financing, la quale ha individuato nel territorio di Quinto un sito adatto a ospitare tale insediamento su un’area di 220 mila metri quadrati incassata fra l’autostrada Valdastico e il Tesina, in località Quintarello, al confine sud con Torri. Stando allo studio dei progettisti, il complesso residenziale che prevede un’edificazione pari a 105 mila metri cubi costituiti da abitazioni unifamiliari di altezza massima inferiore ai 6 metri, si caratterizzerebbe per un impatto ambientale particolarmente contenuto rappresentando una densità volumetrica tra le più basse fra quelle previste dal piano regolatore comunale in vigore. Il villaggio Usa, completamente immerso nel verde, dotato di un’ampia area sportiva con campi da calcio, baseball, tennis, basket, parchi gioco e parcheggio, troverebbe sbocco con una grande rotatoria su via Quintarello, poche centinaia di metri prima del cavalcavia sulla Valdastico con possibilità di immettersi sulla Ca’ Balbi in modo da raggiungere in pochi minuti la caserma Ederle. Un’area ad hoc individuata dalla Pizzarotti di Parma e servita su un piatto d’argento al comando Usa ma anche al Comune di Quinto. Tra il dire e il fare ci sta di mezzo soltanto il parere favorevole dell’amministrazione di palazzo Thiene che a partire dal 7 settembre, data della notifica della proposta, ha adesso a disposizione pochissimo tempo. Il comando americano ha posto infatti come condizione che entro l’1 dicembre il sindaco Pillan dovrà dare o meno ufficialmente l’assenso al progetto attivando, in caso affermativo, il relativo iter urbanistico. La consegna degli ultimi alloggi alle famiglie dei militari statunitensi dovrebbe avvenire abbastanza presto, fra la fine del 2008 e l’inizio del 2009. In un progetto che viene quantificato in 50 milioni di euro, Quinto sarebbe il primo a beneficiarne con un introito diretto derivante dagli oneri di urbanizzazione (1 milione di euro, si vocifera) e un gettito assicurato dell’Ici negli anni a seguire. Il villaggio americano è come un treno ad alta velocità. C’è poco tempo per decidere se prenderlo in corsa o lasciarlo passare con la possibilità che si fermi alla stazione successiva, quella di Torri di Quartesolo dove la Pizzarotti avrebbe individuato un sito alternativo a quello di via Quintarello. Il sindaco Pillan ha fissato a breve scadenza una serie di incontri con le forze politiche, le associazioni, le categorie produttive. Ci sarà spazio anche per la cittadinanza con un consiglio comunale aperto al dibattito.