16 GIUGNO 2006

Nuova base Usa: c’è il primo sì
Pacifica manifestazione di comitati e cittadini contro base e piani urbanistici
Piruea, An-Lega contro Hüllweck «Non dia a noi la colpa dei ritardi»
Conclusi i corsi dei Cc al Coespu Diplomati 132 ufficiali stranieri

Nuova base Usa: c’è il primo sì
Il comitato regionale vota a favore. La parola passa ora a Roma

di G. M. Mancassola

C’è il primo sì ufficiale al progetto per la costruzione di una nuova caserma americana all’interno dell’aeroporto “Dal Molin”. Il parere favorevole è stato espresso ieri dal Comipa, il comitato regionale misto paritetico incaricato di elaborare valutazioni tecniche su progetti che interessano strutture militari in Veneto. Il comitato si è riunito ieri mattina alla caserma Ederle, invitando a partecipare anche il sindaco Enrico Hüllweck in qualità di ospite senza diritto di voto. Il sindaco si è fatto accompagnare dal direttore generale Umberto Zaccaria, in qualità di esperto di aspetti tecnici e giuridici. La votazione è stata quasi unanimemente favorevole, con una sola astensione. Prima del parere, che ora verrà inviato al ministero della Difesa, è stato eseguito un sopralluogo all’aeroporto, per toccare con mano gli spazi in cui si articoleranno i 16 progetti che compongono il pacchetto della nuova base Usa. Come reso noto nelle scorse settimane, l’operazione prevede l’inversione dei due settori dell’aeroporto: dove oggi c’è il settore militare verrà trasferito il settore civile e viceversa. La base, infatti, verrà realizzata sul lato di strada S. Antonino. Il prossimo passo sarà ora l’esame da parte della commissione convocata dal ministero della Difesa a cui prenderanno parte anche Comune e Provincia. Il gruppo di lavoro dovrebbe esprimersi per i primi giorni di luglio. Poi tutto passerà sul tavolo del governo, che darà l’imprimatur finale all’operazione, presumibilmente entro settembre. Se questa trafila si concluderà inanellando pareri favorevoli al progetto, i lavori avranno inizio nel 2007. «Abbiamo compreso, finalmente, le ragioni di questa improvvisa accelerazione di un’ipotesi di cui si parlava da due anni - spiega il sindaco Hüllweck al termine della riunione -. Il finanziamento del governo americano scade, infatti, in autunno. Se entro quel periodo non saranno acquisiti i pareri, il finanziamento scade e l’iter deve ripartire da principio». Qual è stato il ruolo del sindaco alla riunione del comitato? Per prima cosa - precisa - è stato invitato in qualità di ospite per illustrare le posizioni dell’amministrazione comunale. Non ha quindi avuto diritto di voto. Hüllweck, in particolare, ha cercato di ricontestualizzare il parere tecnico fornito dall’Edilizia privata, nel quale si sottolineava il contrasto fra il futuro insediamento e i dettami del piano regolatore vigente. «L’ing. Roberto Pasini - precisa il sindaco - ha correttamente risposto a una domanda tecnica, formulata in chiave strettamente edilizia. Ma si tratta di una risposta incompleta, non vincolante né obbligatoria. E soprattutto, non tiene conto che le opere destinate a strutture militari non soggiacciono alla normativa locale, per cui il parere non può essere considerato ostativo ed è ininfluente. E la commissione ha preso atto di tutto questo». Liberata dall’ostacolo, la strada si è messa quindi in discesa per i progetti americani. «In ogni caso - aggiunge Hüllweck - ogni decisione è riservata alla volontà finale del governo. Questo confermerebbe quello che abbiamo intuito e cioè che non esistono accordi internazionali già sottoscritti. A dimostrazione dell’inesattezza delle parole dell’on. Mauro Fabris, che ha alterato la corretta risposta del ministro Francesco Rutelli, il quale alla Camera ha parlato soltanto di ipotesi». Hüllweck ha fatto poi mettere a verbale che «qualsiasi spesa legata a interventi di natura urbanistica, viabilistica e infrastrutturale provocati dalla caserma non devono in alcun modo essere a carico della città». Infine, ha ottenuto ulteriori garanzie su due aspetti: «Non ci saranno mai partenze di truppe con aerei, ma sempre e solo spostamenti in pullman o con mezzi con ruote per raggiungere Aviano. La pista dell’aeroporto non subirà alcuna interferenza dalla caserma, semmai riceverà un appoggio di tipo tecnico per rendere più funzionale l’aeroporto civile. Sono d’altra parte quasi sicuro che senza questa operazione l’aeroporto rischierebbe di sparire»

Le tappe prima che scada il budget Usa
A luglio il secondo esame Poi toccherà al Governo

Che cosa accade ora? È questa la domanda che sta circolando, soprattutto nelle fila del fronte del no alla nuova base Usa. La votazione del comitato misto paritetico, infatti, ha rappresentato un giro di boa decisivo nella vicenda della caserma americana. Come più volte ripetuto dagli esperti, raramente a Roma non si è tenuto in considerazione il parere del Comipa, chiamato a fare sintesi delle istanze locali. In altre parole, ieri valeva la formula da sposalizio: «se qualcuno ha da ridire, parli ora o taccia per sempre». Non sono state rappresentate da parte delle autorità vicentine particolari ragioni per bocciare l’operazione e quindi a questo punto, come in un videogioco, si va al livello superiore. Il pallino, infatti, passa ora a una commissione ministeriale, che rappresenta un tavolo di lavoro tecnico per trovare un equilibrio fra le diverse esigenze: quelle militari, quelle dell’aviazione civile e quelle della città, dalla viabilità al resto delle infrastrutture. Intorno al tavolo, infatti, si siederanno rappresentanti del ministero della Difesa, del ministero dei Trasporti, dell’Enac (l’ente nazionale per l’aviazione civile), dell’ente per l’assistenza al volo, della Provincia e del Comune. Il parere è atteso per i primi giorni di luglio, indicativamente per il giorno 5. Superata anche questa fase, l'ultima parola spetterà al governo Prodi, che si dovrà pronunciare entro settembre.

«Perché il sindaco non ha dato l’area di Vicenza est?»
L’on. Fabris attacca ancora l’Amministrazione Delusione nelle reazioni del centrosinistra berico Asproso (Verdi): «Si doveva fare il referendum»

(g. m. m.) «Se Hüllweck spera che a questo punto gli leviamo le castagne dal fuoco noi a Roma, si sbaglia di grosso. Io sono amico degli Usa: se non ci sono ostacoli a livello locale, si tolga dalla testa che io mi muova per eliminargli i problemi a Roma». L’on. Mauro Fabris, uno dei leader dell’Udeur oggi parte della maggioranza che governa il Paese, si conferma una delle voci più critiche nei confronti dell’operato del sindaco e dell’assessore delegato Claudio Cicero nella vicenda della nuova caserma americana al “Dal Molin”. Fabris torna a premere il tasto dei “silenzi”: «Hüllweck era perfettamente a conoscenza di tutto, altrimenti non si spiega un esito così rapido: ha tenuto nascosto tutto finché ha potuto, con un atteggiamento furbettino e tartufesco. Io avrei alterato le parole di Rutelli? Il vicepremier ha parlato in diretta tv e ci sono gli atti parlamentari, basta andare a visionarli per capire chi racconta le bugie. È poi impossibile pensare che non ci siano interferenze con il libero volo all’aeroporto civile: la caserma è un obiettivo sensibile, questo è fuor di dubbio. E ancora non mi hanno spiegato i motivi per cui saranno invertiti i due settori dell’aeroporto. Piuttosto, sarebbe bene che il sindaco rispondesse a questa domanda: se non hanno bisogno della pista, perché il sindaco, così bravo con i cambi di destinazione d’uso, non ha offerto un’altra area, ad esempio quella di Vicenza est dove si vuole fare lo stadio, che sarebbe più vicina alla Ederle, al villaggio americano e all’autostrada». «Il ministro Rutelli - replica Hüllweck - molto correttamente ha parlato solo di ipotesi progettuali. Ipotesi da molto tempo conosciute da tutti, presentate anche dalla stampa due anni fa, e che sempre ipotesi sono rimaste. Solo le faziose e esilaranti risposte del deputato Fabris in aula al suo ministro, hanno costruito la grottesca farsa di una amministrazione che sarebbe omertosa di non si sa cosa visto che, amministrazione e sindaco, nulla sapevano di più di quello che tutti sapevano. Emerge il dubbio che il deputato Fabris si sia prestato a giochi che non osiamo immaginare». Sull’assenza dell’assessore Cicero ieri alla riunione del Comipa, Hüllweck sgombra il campo da maliziosi dubbi politici: «Non è assolutamente in discussione, tanto è vero che resta incaricato di seguire gli aspetti tecnici della vicenda». Dal centrosinistra vicentino, intanto, la notizia del parere del comitato provoca sorpresa e delusione: «Ormai è stato espresso - commenta Ciro Asproso, consigliere dei Verdi - Devo dire che sono deluso e stupefatto per il comportamento del sindaco, la cui unica preoccupazione è stata minimizzare il parere del dirigente dell’Edilizia privata. Lo stesso sindaco venti giorni fa aveva proposto il referendum: credo che ci sia una componente maggioritaria nella cittadinanza che non ritiene opportuno l’insediamento, ritenendo i costi superiori ai benefici. Si poteva dare la parola a questa componente». «Se lo fanno, lo fanno sulla pelle della gente - aggiunge il diessino Antonio Dalla Pozza - Rimaniamo in attesa di capire chi si assumerà i costi». «Se i costi non saranno a carico della città, come sembra di capire - ribatte il capogruppo di Alleanza nazionale Luca Milani - è già una garanzia sufficiente. Da amministratore, infatti, mi ero sempre preoccupato per le ricadute del progetto sulla comunità vicentina».


E gli abitanti si appellano al prefetto Mattei
Pacifica manifestazione di comitati e cittadini contro base e piani urbanistici

(g. m. m.) San Bortolo riversa in piazza dei Signori il suo no alle colate di cemento: no, quindi, alla caserma Usa al “Dal Molin”, no al Pp10 di Laghetto e no al piano urbanistico di via Monte Asolone. All’ora dello spritz, oltre duecento abitanti nei quartieri della circoscrizione 5 hanno pacificamente manifestato contro le tre grandi operazioni che, se attuate, ridisegnerebbero il quadrante nord del capoluogo. Promotori dell’iniziativa i comitati del Pp10, della Centrale del latte, del Quartiere Italia e di via Monte Asolone. A loro si sono uniti molti cittadini di tutte le età, esponenti del comitato di viale Trento per chiedere più alberi e meno antenne, i ragazzi del Rugby che verrebbero sfrattati da strada S. Antonino se verrà costruita la nuova caserma statunitense. E poi esponenti No global, di Legambiente, della sigla sindacale Rdb-Cub. Numerosi gli slogan in campo, stampati sui tanti manifesti esibiti durante la manifestazione: “Democrazia diretta: decidiamo tutti assieme del nostro territorio”, “Pochi potenti non possono decidere contro la volontà di molti cittadini”, “No al Pp10, no alla caserma all’aeroporto”, “Giù le mani dalla città, non vogliamo colate di cemento, ma verde pubblico e aria pulita”, “Amministrazione lontana dai cittadini”, “Sul Dal Molin troppi silenzi”. Una delegazione ha poi incontrato prima il prefetto Piero Mattei e poi l’assessore comunale all’Urbanistica Marco Zocca, “scortati” dai consiglieri Antonio Dalla Pozza e Ciro Asproso. Al prefetto - come spiega Giancarlo Albera - è stata consegnata una lettera, con la quale in sintesi si dice che i già gravi problemi di inquinamento e carico urbanistico e viabilistico lamentati dai residenti, verrebbero ulteriormente ad aggravarsi con i futuri insediamenti, senza contare il cruccio della sicurezza. Per questo hanno chiesto a Mattei «di farsi portavoce presso il governo della contrarietà e delle paure che i vicentini nutrono nei confronti della proposta che l’aeroporto “Dal Molin” venga concesso in uso alle forze armate statunitensi». E ancora: «L’ubicazione dell’aeroporto, situato a un paio di chilometri dalla Basilica e inserito in zone residenziali, non ne consente l’utilizzo militare da parte di truppe americane». Nell’incontro con l’assessore Zocca, invece, si è affrontato per lo più l’impatto del Pp10 su Laghetto. «Se c’è spazio per accogliere qualche altra miglioria, siamo disponibili - è l’impegno di Zocca -. Il mio obiettivo è raggiungere un equilibrio fra interessi del quartiere e interessi generali della città».


Comune. Scambio di accuse sulla responsabilità del probabile stop ai piani urbanistici concordati dal sindaco con i privati
Piruea, An-Lega contro Hüllweck «Non dia a noi la colpa dei ritardi»
Ma Forza Italia lo difende: «È una scusa. Bisogna dire chiaro se si approva o no»

di Antonio Trentin

Contro il caso-Piruea va a cozzare l’estate calda del centrodestra cittadino: il ritorno in consiglio comunale è previsto per martedì 20 e saranno bollori. Il sindaco è arrabbiato con la sua maggioranza, perché forse gli sta per annullare l’operazione urbanistica su alcune aree pregiate della città avviata, d’intesa con gli operatori privati, più di un anno e mezzo fa. E sull’arrabbiatura di Enrico Hüllweck la Casa delle libertà si spartisce tra indignati e consenzienti. «Sarà tanto se riusciremo ad approvarne uno... - diceva l’altro giorno il capo dell’Amministrazione a proposito degli otto piani varati dalla Giunta a fine febbraio del 2005 (uno dei quali già affossato, quello del Campo Federale) e poi rimasti nel limbo fino a questi giorni -. Hanno fatto di tutto per non arrivarci. E sto parlando dei miei, non dell’opposizione». È su queste parole - pronunciate da Hüllweck a caldo, mercoledì, subito dopo il flop numerico del centrodestra in sala Bernarda che ha annullato due serate consiliari - che scatta la reazione di Alleanza nazionale. La esterna il capogruppo Luca Milani: «Se questo discorso del sindaco prelude alla voglia di scaricare sui consiglieri le colpe della mancata approvazione dei Piruea, allora gli diciamo subito che sta sbagliando strada e bersaglio». Ma allora di chi sarà, alla fine, la responsabilità dello smacco su un punto-chiave della politica urbanistica e dei rapporti esterni dell’Amministrazione-Hüllweck? Sostiene Milani: «I Piruea sono pronti da un anno. Come mai sono arrivati in commissione Territorio appena due settimane fa, proprio mentre c’era in ballo tutta un’altra serie di importanti delibere? Il che vuol dire, tra l’altro, che se i piani arriveranno in discussione neanche avranno il parere della commissione, che non ha proprio il tempo materiale per vederli e votarli... Insomma: il problema non sta nell’organizzazione dei lavori del consiglio o nella poca compattezza della maggioranza, ma nei ritardi accumulati». In appoggio ad An arriva la Lega Nord: «Quello che dice il sindaco non è corretto. La colpa è della mala organizzazione dei lavori, della calendarizzazione fatta adesso d’urgenza, dopo che per tutto un mese il consiglio non si era riunito» commenta Alessio Sandoli, vicecapogruppo consiliare. E in contrasto, invece, arriva la dichiarazione di Andrea Pellizzari, capogruppo forzista: «Certo che il sindaco ha ragione. Se qualcuno parla di calendario, è per nascondersi dietro una foglia di fico: sono mesi che i Piruea sono noti ed esaminati, se non passano è perché non li fa passare la maggioranza. L’opposizione fa la sua parte, compreso far mancare il numero legale nelle riunioni del consiglio. La responsabilità di realizzare il programma dell’Amministrazione è nostra». Insomma: una situazione da stress alla vigilia di una settimana di triplice convocazione del consiglio comunale, ormai nell’imminenza dello stop che piomberà sui Piruea se non saranno definitivamente approvati, protocollati e inviati in Regione entro la fine del mese. Che oltre ai problemi di agenda ci siano problemi di sostanza amministrativa, è cosa palese da mesi. Qualche Piruea ha chance di consenso quasi unanime. Ma qualche altro, specie quello cruciale per l’area ex-Lanerossi ai Ferrovieri, molto sostenuto dal sindaco, colleziona solo osservazioni negative. Oggi i critici fanno notare (parole ancora di Milani) che «mai la maggioranza si è incontrata per dirsi "cosa facciamo dei Piruea?" oppure "quanti ne approviamo e quali?", mai c’è stata un’iniziativa del sindaco o dell’assessore all’urbanistica Zocca che sia andata oltre la semplice illustrazione». E al sospetto vociferato a centrosinistra su un possibile blitz dell’Amministrazione (una specie di "voto di fiducia" al sindaco sui Piruea in extremis) risponde l’altolà leghista: «Non so se l’intenzione è questa - dice Sandoli - ma di sicuro nessuno può arrivare a ricattare la coalizione dicendo: "I piani stanno per scadere, bisogna votarli". A fare così noi della Lega non ci stiamo». Che il blitz sia verosimile e congegnabile è contraddetto dall’umore crepuscolare di Hüllweck quando, in questi giorni, tratta del tema-Piruea: si rabbuia, propende al pessimismo, nei corridoi municipali scambia battute con gli oppositori pronosticando il k.o. per scarsa convinzione e scarsi numeri della maggioranza. Fa il realista, in sostanza. E ha il sostegno politico del suo partito. «Il sindaco ha tutte le sacrosante ragioni. Si può esser non d’accordo con qualche piano - spiega Pellizzari a nome di Forza Italia - ma non si venga a dire che i contenuti non sono conosciuti abbastanza per potersi esprimere. Ciascun gruppo deve dire quali Piruea vanno bene e quali no. Non ci si può trincerare dicendo: "Siamo in ritardo". Queste sono scuse e basta».


Alla cerimonia ha preso parte anche un rappresentante dell’Onu
Conclusi i corsi dei Cc al Coespu Diplomati 132 ufficiali stranieri

Nuovi diplomati al Coespu. Ieri, alla caserma Chinotto, sede del Centro di eccellenza per le stability police units, si è tenuta la cerimonia di chiusura del secondo corso high level e middle management. All’high, della durata di 5 settimane, riservato ad ufficiali con il grado da maggiore fino a quello di colonnello, hanno preso parte 36 ufficiali di forze di polizia sia ad ordinamento militare che ad ordinamento civile di Camerun, Kenya, Giordania, India e Senegal. Al middle, della durata di 7 settimane, hanno partecipato invece 96 tra ufficiali e sottufficiali. Al termine della cerimonia, durante la quale hanno preso la parola un rappresentante delle Nazioni unite, il console americano Deborah Graze e il direttore del Coespu, il generale Leonardo Leso, i frequentatori hanno ricevuto un attestato di certificazione per l’impiego in Stability police units. Differentemente dai corsi high, orientati ad ufficiali e contraddistinti da un approccio didattico/addestrativo teorico, i corsi middle sono invece indirizzati a ufficiali di grado inferiore o sottufficiali, maggiormente orientati verso attività ed esercitazioni. Il diploma rilasciato ai frequentatori, unico al mondo con valore di certificazione per le Nazioni unite, attesta l’idoneità all’impiego in una missione su mandato internazionale. È significativo che l’Onu abbia voluto riconoscere ai carabinieri la leadership nell’addestramento delle unità di polizia. Sono ora molti i governi che in trattativa con il ministero degli Affari esteri per far partecipare i propri ufficiali.