16 APRILE 2005

dal Giornale di Vicenza

Caritas, un letto per undicimila
Vola la cassa integrazione: + 276%

375 gli stranieri che hanno bussato in contrà Torretti. Mille i volontari che si sono dati il cambio. Vescovado e cinque parrocchie coinvolte. Lavoro nero una “piaga” al femminile
Caritas, un letto per undicimila
Chiuso il ricovero notturno, a gennaio un morto per assideramento

di Chiara Roverotto

Uno straniero morto assiderato lo scorso 6 gennaio, un altro strappato alla morte per lo stesso motivo e tuttora ricoverato al S. Bortolo in coma vegetativo. «Non ce l’abbiamo fatta ad evitare queste morti....». Don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas diocesana, non poteva che partire dall’esistenza spezzata di due immigrati per dimostrare, ancora una volta, quanto sia indispensabile il ricovero notturno che la Caritas mette a disposizione da sette anni a questa parte in contrà Torretti nella casa S. Martino. Aperto il 2 novembre e chiuso lo scorso 31 marzo, ha accolto mediamente ogni notte 74 senzatetto. In tutto ci sono stati 11.035 pernottamenti, 634 dei quali in strutture esterne alla Casa S. Martino, cioè in cinque parrocchie e in Episcopio. Sono state 376, in leggera flessione rispetto all’anno scorso (ma solo perché l’albergo cittadino in viale S. Lazzaro ha aumentato i posti letto). Complessivamente sono stati accolti 48 italiani e 328 stranieri, 224 gli uomini e 152 le donne, buona parte delle quali provenienti dei Paesi dell’Est Europa. Mediamente ogni ospite ha beneficiato di un un letto e di un pasto per 29 giorni. L’età degli ospiti varia tra i 19 e i 69 anni, con una media più alta per le donne vicina ai 40 rispetto agli uomini che hanno un’età media di 34. I dati sulla provenienza evidenziano un agglomerato multicolore di 33 diverse nazionalità, con il gruppo romeno più numeroso fra gli uomini e quello moldavo fra le donne. Otto sono state le persone con problemi di alcolismo e dipendenza inserite in programmi riabilitativi, mentre nel corso dell’ospitalità hanno trovato una diversa soluzione abitativa almeno 22 persone. Sono state invece 8 quelle espulse a causa del loro comportamento scorretto. Sette infine sono stati rimpatriati per motivi di salute o di grave disagio personale. Stranieri, il disagio aumenta. Su 328 immigrati che hanno bussato alle porte della Caritas solo 7 avevano un lavoro. Durante il periodo di accoglienza 129 persone hanno trovato un’occupazione (49 uomini e 80 donne), di queste solo 11 hanno trovato un’occupazione regolare. «Di anno in anno notiamo fra gli stranieri che ospitiamo - dice don Giovanni Sandonà - un incremento dei disturbi comportamentali. Una sofferenza che si affianca ad un altro allarmante segnale: la facilità con cui anche stranieri che vivevano una vita normale si ritrovano espulsi da questa normalità, semplicemente perché perdono il lavoro e, quindi, la possibilità di essere in regola, con gravi contraccolpi su tutti gli aspetti della propria vita». Le parrocchie e il vescovo. Cinque parrocchie del vicariato urbano (S. Giorgio, Cuore Immacolato di Maria, Unità Pastorale Riviera Berica, Maddalene e Madonna della Pace) e lo stesso vescovo Nosiglia hanno offerto alcuni posti letto che hanno permesso di allargare le possibilità di accoglienza notturna. Sono state 65 le persone che hanno trovato un luogo dove dormire, permettendo un significativo ridimensionamento, da 286 a 52, del numero delle persone che non è stato possibile accogliere per mancanza di posti letto. I volontari. Sono stati 1.045 i volontari che si sono alternati nei servizi di accoglienza, presenza notturna, preparazione e distribuzione dei pasti nel periodo di apertura. Trentuno i gruppi di giovani e meno giovani che hanno preparato e servito gli ospiti. Questo ha permesso di garantire un pasto caldo per 133 giorni su 150 e l’apertura di casa San Martino anche la domenica a pranzo. La generosità dei vicentini. Non sono stati solo i volontari a fare del ricovero una significativa esperienza di prossimità e solidarietà: vi hanno contribuito anche più di 330 realtà fra parrocchie, ditte, enti, famiglie e gruppi (145 nell’inverno 2003-2004) che hanno donato generi alimentari e le 243 famiglie (33 l’anno precedente) che hanno messo a disposizione vestiario e coperte. In totale sono stati donati 19 tonnellate di alimenti e 303 litri di bevande: più del doppio di quanto raccolto un anno prima. «Ringraziamo tutti per aver reso possibile questa prossimità verso gli ultimi - conclude don Sandonà - e in particolare vogliamo ricordare l’impegno continuativo del panificio Morato che ci ha fornito gratuitamente dieci chilogrammi di pane fresco tutti i giorni, del panificio Zin, nonché i supermercati Emisfero e Prix di Vicenza. Un grazie anche all’Ulss 6 che ha donato molte delle lenzuola monouso utilizzate al ricovero, alla Fondazione Monte di Pietà, alla Fondazione Cassa di Risparmio e alla Regione Veneto che hanno finanziato, soprattutto, le attività di Casa San Martino». Ieri, durante la conferenza stampa, è stato presentato anche un video: scene di ordinaria disperazione con le parole dei volontari pronti a rimettersi in pista... «Perché c’è molto da fare. Gli ultimi, da qualunque parte arrivino sono veramente tanti e ce lo dovremmo ricordare più spesso».

Don Sandonà: «Ora vivono in case abbandonate Abbiamo loro dato coperte e assicurato un pranzo»

(c. r.) Don Sandonà, oltre undicimila pernottamenti in appena cinque mesi. Ogni notte 74 senzatetto hanno trovato un letto in contrà Torretti, in alcune parrocchie della città o in Episcopio. Ma dall’inizio del mese, da quando il ricovero ha chiuso, che fine ha fatto tutta questa gente?
«Gli abbiamo fornito coperte, il sabato vengono a farsi una doccia. Domenica e nei giorni festivi vengono a mangiare perché continueremo a distribuire il pranzo. Ma per la notte hanno trovato case diroccate, appartamenti abbandonati o posti simili. Del resto, non ci sono molte alternative in città, fatta eccezione per quelli che bussano all’albergo cittadino che devono comunque essere in regola con il permesso di soggiorno».
- Da anni si parla di un piano con l'Amministrazione provinciale che dovrebbe mettere in piedi alcuni centri di pronta accoglienza in provincia: a che punto siamo?
«Se ne discute da circa quattro anni, ma i problemi da affrontare sono molti. Posso solo dire che in città l’albergo cittadino raddoppierà i posti e lo stesso faranno Schio, Valdagno, Arzignano e Lonigo. Mentre a Bassano verrà costruita una struttura ex novo. Mi pare che le amministrazioni abbiano capito che il problema esiste ed è serio, non solo nella stagione invernale».
- Sulla base del vostro “osservatorio” aumentano le donne, sono sempre di più gli immigrati senza lavoro e se lo trovano, spesso è in nero...
«Su 129 persone che hanno trovato lavoro: 49 uomini e 80 donne è altrettanto vero che di queste solo 11, a quanto ci è dato sapere, hanno trovato un'occupazione regolare. Questo significa che la legge attuale favorisce il lavoro nero. Come dimostra la pressante richiesta di donne che assistono anziani e dall’altra i dati dell’Inps che evidenziano il 70 per cento di aziende irregolari. Senza contare la precarietà delle nostre famiglie, quelle vicentine che sempre più spesso bussano alle porte delle parrocchie per chiedere generi di prima necessità. Infatti, parte degli alimenti raccolti sono finiti oltre che al Mezzanino e al S. Faustino anche nelle parrocchie di S. Bertilla, S. Pietro e S. Lazzaro dove la fila si allunga di giorno in giorno».


Vola la cassa integrazione: + 276%
Il boom negli ultimi quattro anni. «Questo è un dato che deve far riflettere»

di Sandro Sandoli

L’Inps spiega la sua attività. E come succede da anni, lo fa fornendo una sequela di dati che, come la “filigrana”, ci danno anche una foto credibile dell’economia vicentina. Ieri infatti nella sede di corso San Felice nella tradizionale relazione di primavera il direttore Donato Aquaro e il presidente del comitato provinciale Andrea Cestonaro hanno posto l’attenzione su alcuni “numeri” che confermano che la nostra provincia sta attraversando un momento di “sofferenza”. In particolare sono in aumento la cassa integrazione, la disoccupazione e la indennità di mobilità: “sensori” importanti, che per ora non inducono a conclusioni catastrofiche, ma che non vanno sottovalutati e devono essere tenuti sotto osservazione. Sul fronte pensioni non ci sono novità di rilievo. All’1 gennaio 2004 gli assegni mensile erogati dall’Inps erano 233.472 (144.589 di vecchiaia, 36.671 di invalidità, 52.212 di reversibilità ai coniugi superstiti), per un importo complessivo di 1 miliardo 917 mila euro. Anche se non ci sono ancora dati certi, il trend dei primi mesi 2005 dice che non ci si dovrebbe scostare in modo significativo dal 2004. Anche il quadro degli incassi non dà differenze importanti: poco più di 2 miliardi lo scorso anno, a fronte di 1 miliardo 923 milioni del 2003. La tendenza, comunque, è all’aumento. I grafici invece cominciano a diventare ballerini con la cassa integrazione. Quella ordinaria dal 2000 è in crescita costante: da 592.644 ore si arriva progressivamente a 1 milione 972 mila lo scorso anno, mentre quella straordinaria ha fatto balzi significativi di anno in anno: 742.454 ore nel 2000. 973.667 nel 2001, 1 milione 680 mila nel 2002, 1 milione 968 nel 2003 e addirittura 2 milioni 795 mila lo scorso anno. In sintesi la cig in quattro anni è cresciuta del 276,5 per cento. Ma diventa ancora più significativo il raffronto tra i primi tre mesi del periodo 2000-2005: infatti nel 2001 l’aumento di ordinaria-straordinaria è stato del 3,1 per cento, nel 2002 del 139,5 , nel 2003 s’è verificata una diminuzione del 13,2, nel 2004 c’è stata un’ulteriore contrazione del 21,4, mentre da gennaio allo scorso marzo le ore di cassa integrazione ordinaria sono state 468.855, quelle di cig straordinaria 271.862 per un totale di 740.717 ore, che significa un balzo all’insù del 97,4 per cento. Precisano Cestonaro e Aquaro: «Questo è un dato che deve far riflettere». Ma la situazione si presenta per certi versi ancor più delicata se della ciga si esaminano i dati disaggregati. Perché i settori più in sofferenza sono quelli che “fanno” in buona parte l’economia vicentina: infatti negli ultimi cinque anni (2000-2004) il ricorso alla cassa integrazione è aumentato dell’898 per cento nel comparto meccanico, del 194 nel tessile e del 363 in quello delle pelli e del cuoio. Ancora note dolenti quando si esaminano i dati relativi alla disoccupazione ordinaria, l’indennità di mobilità e la richiesta di “incassare” il tfr avanzata dal lavoratore dipendente: come si evince anche da uno dei nostri grafici, dal 2003 al 2004 la disoccupazione è lievitata di 8 punti percentuale, la mobilità ha fatto solo un piccolo passo in avanti, mentre il trattamento di fine rapporto è stato rivendicato meno che in passato (la flessione è stata del 16 per cento). Una differenza alla quale viene data questa spiegazione: o è diminuto il numero delle aziende fallite (quando succede bisogna corrispondere il tfr) o sono aumentate le richieste di bonus. Infine i “numeri” relativi all’attività di vigilanza. Dalla sede Inps sono partite ispezioni in 1.099 aziende (nell’intero Vicentino sono 28 mila) e sono state riscontrate 767 irregolarità (il 69,8 per cento rispetto alle visite) che spaziano dal piccolo errore formale fino ad arrivare alla scoperta di 54 aziende che lavoravano in nero e dell’utilizzo di 1.597 dipendenti non regolarizzati, con un totale di inadempienze contributive (comprese anche le retribuzioni fuori busta) per 10 milioni 373 mila euro. Precisa il direttore Aquaro: «Questa attività di ispezione è estremamente importante, perché chi lavora in nero riesce a fare ai colleghi onesti una concorrenza sleale che scombussola le leggi del mercato. Comunque non vogliamo criminalizzare nessuno: anche perché nel Vicentino la consistenza del fenomeno è di un punto inferiore alla media regionale che è dell’11 per cento, contro il 24 nazionale e il 33 nel meridione».

Ieri mattina un incontro sulla questione
Sull’organico della sede c’è la spada di Damocle dei 24 dipendenti precari

(s. s.) Sul fronte dell’organico la situazione “sarebbe” abbastanza tranquilla. È vero che dal 2003 (in forza c’erano 324 persone) c’è stata una flessione continua (307 lo scorso anno e 303 agli inizi del 2005), ma si tratta di un “depauperamento” annunciato e naturale. Spiega il direttore Aquaro: «Più informatica significa meno dipendenti: l’uso del computer ci permette di erogare servizi migliori e più celeri con un minor dispendio di risorse umane: siamo in meno, ma da maggio, ad esempio, scatterà la “mensilizzazione” ovvero la posizione contributiva sarà aggiornata di mese in mese e ogni lavoratore potrà conoscere il suo dare-avere in tempo reale. In futuro il dipendente potrà avere la stessa risposta utilizzando una card o addirittura la carta di credito o il bancomat». Ma il condizionale iniziale è stato usato perché sulla pianta organica del Vicentino incombe la spada di Damocle dei 24 dipendenti i quali, pur assunti tramite concorso (sono quasi tutti laureati), si sono trovati relegati nel limbo dei precari. Cioè hanno un contratto di formazione e lavoro che scade a fine dicembre. Dice Cestonaro: «È una situazione vergognosa, ci stiamo battendo perché siano assunti in pianta stabile: tra l’altro se se ne andassero, si bloccherebbe il lavoro delle sedi staccate di Arzignano e Lonigo, perché nella prima sono 4 su 11 dipendenti e nella seconda 4 su 12». E proprio ieri mattina, subito dopo la conferenza stampa, una delegazione ha incontrato la direzione provinciale, cui hanno consegnato un comunicato, nel quale si fa anche presente che «visto che nelle prossime settimane l’Inps deve attivarsi per chiedere assunzioni in deroga al blocco, i lavoratori con contratto di formazione e lavoro proseguiranno la mobilitazione con diverse forme di lotta, tra cui lo sciopero».