Entro aprile il cantiere “libero”
È stata aperta la fase burocratica Per i danni basterà la fidejussione?
Risoluzione del contratto: penale di 480 mila euro più la sosta forzata
di Chiara Roverotto
Cogi, adesso si fanno i conti. Decisa dalla giunta, dopo la relazione del direttore dei lavori e del responsabile del procedimento per conto del Comune, la risoluzione del contratto con l’impresa - che due anni fa vinse l’appalto per la costruzione del nuovo Civico nell’area di viale Mazzini - si è aperta quella che in gergo viene chiamata “fase burocratica”.
Da palazzo Trissino è già stata inviata la lettera alla Costruzioni industriali di Firenze nella quale si mette nero su bianco che l’impresa non si occuperà più della costruzione del teatro e trattandosi, come l’assessore ai Lavori Pubblici Carla Ancora aveva affermato la scorsa settimana, di “una risoluzione in danno”, si cominciano a fare quattro conti. S’inizia dalla penale dovuta per i ritardi accumulati ancora prima che scoppiasse il “caso operai” con il licenziamento dei dipendenti in sciopero perché non avevano ricevuto lo stipendio e reintegrati poi dal giudice del lavoro. « Solo per quello siamo attorno ai 480 mila euro - spiega il direttore dei lavori, l’ing. Mario Gallinaro - quindi ci sarà da valutare il resto ». Basterà la fidejussione versata all’impresa prima di iniziare i lavori? « Si tratta del dieci per cento del totale, quindi circa un milione e 350 mila euro - prosegue l’ing. Gallinaro - e dovremmo starci, anche se è ancora presto per tirare tutte le somme» . Nel frattempo verranno fissati anche i tempi entro i quali la Cogi dovrà liberare l’area. « Contiamo che il cantiere possa diventare operativo, indipendentemente dalla soluzione che verrà presa: nuovo appalto oppure assegnazione della realizzazione dell’opera alla seconda impresa in graduatoria, entro la fine aprile » ribadisce il direttore dei lavori.
Insomma, i tempi stringono, l’amministrazione comunale ha scelto la strada della risoluzione e, ora, pare abbia messo anche il piede sull’acceleratore. In effetti, se la Vittadello di Limena dovesse subentrare non ci vorrebbero molti giorni: una volta liberato il cantiere, in un paio di settimane secondo il direttore dei lavori, si potrebbe anche tornare a lavorare. I tempi, invece, si allungherebbero se si dovesse indire un nuovo appalto anche perché i tecnici dovrebbero valutare attentamente quello che è stato eseguito, rifare una gara con quello che rimane da costruire sulla base dell’appalto iniziale, rivedere la somma e quindi dare il via libera alle offerte.
Otto mesi il tempo quantificato, per cui all’inizio del 2006 qualcosa dovrebbe tornare a muoversi nel cantiere più importante della città. Ipotesi, quest’ultima, che in molti non si augurano, anzi pare che sulla Vittadello si siano riversate le speranze di amministratori e non solo. In questi giorni i contatti con l’impresa padovana si sono intensificati alla ricerca di un accordo che permetterebbe di guadagnare un bel po’ di tempo per la realizzazione di un’opera che la città aspetta da sessant’anni.
Resta comunque da risolvere il nodo degli operai che continuano a presidiare Palazzo Trissino, i sindacati chiedono che il Comune li assuma, ma dall’ufficio del sindaco non arriva alcuna disponibilità. « Noi ci stiamo già muovendo - spiega Antonio Toniolo, segretario della Fillea Cgil - per trovare un’occupazione a queste persone, ma c’è un dato di fatto, o meglio una questione di principio sulla quale non vogliamo assolutamente cedere . Il sindaco ci aveva promesso un tavolo di concertazione attorno al quale ci dovevamo sedere anche noi che non siamo certo i detrattori di quest’opera, invece da parte sua c’è stata solo una netta chiusura. Avevamo chiesto che gli operai venissero pagati il dieci del mese come prevede il contratto nazionale di lavoro, ma nemmeno su questo abbiamo ricevuto risposta. Non ci resta che inviare una lettera aperta, nella quale per l’ennesima volta ribadiremo le nostre posizioni ».
Domani, intanto, è stato convocato il consiglio comunale che dovrà discutere proprio del cantiere teatro. Chiesto dall’opposizione dopo innumerevoli rinvii nelle sedute precedenti, c’è anche la possibilità che l’assemblea si concluda con un nulla di fatto: la maggioranza potrebbe far mancare il numero legale, per cui nemmeno questa volta il Comune risponderebbe alle innumerevoli questioni sollevate dalla minoranza in questi ultimi mesi. « Non voglio nemmeno pensare ad un’ipotesi del genere - commenta il capogruppo dei Ds, Luigi Poletto - sarebbe un atto gravissimo ».
Nel frattempo, per sciogliere tutti i dubbi, i consiglieri di maggioranza si troveranno stasera alle 18 e decideranno come regolarsi per la seduta di domani.
Firme false? Si indaga anche a Vicenza
Si allarga anche al Vicentino il caso delle firme sospette raccolte per presentare le liste alle elezioni regionali del 3 aprile. Come in numerose altre parti d’Italia la magistratura sta eseguendo verifiche per capire se le irregolarità paventate hanno fondamento, oppure si tratta di meri sospetti.
Proprio nel Vicentino, l’anno scorso, era scoppiata la prima vicenda che aveva spinto la magistratura a intervenire. I carabinieri avevano spulciato i nominativi dei firmatari della lista di Alternativa sociale che fa capo ad Alessandra Mussolini e avevano individuato tre nomi di morti.
Ecco perché il Giornale di Vicenza titolò “Firme False, Mussolini nei guai”.
Accadde che dopo una prima segnalazione in cui spuntava il nome della nipote del Duce, dopo il sequestro della documentazione alla Corte d’Appello di Venezia c’era anche quello del padovano Paolo Caratossidis, figura di rilievo della destra veneta.
I carabinieri consegnarono altro materiale su un’indagine che fece molto rumore sulle raccolte firme elettorali e che non si è ancora conclusa.
Sia Mussolini che Caratossidis, all’epoca vennero coinvolti in quanto rispettivamente responsabile nazionale e regionale di Alternativa sociale.
A settembre, però, non erano emersi i nomi di coloro che materialmente si erano occupati della raccolta. I carabinieri a cui il pm Vartan Giacomelli aveva affidato il compito di individuare le irregolarità sulle liste in città e provincia, avevano accertato tante stranezze, chiamiamole così, soprattutto nella zona di Malo, dov’era spuntato fra i sottoscrittori addirittura l’ex sindaco Gildo Zaccaria, rappresentante di centrosinistra e oggi di nuovo in lizza per tornare a guidare la Giunta.
A Venezia gli investigatori recuperarono gli elenchi proprio della zona dell’Alto Vicentino, poiché in altre parti sarebbe stato più complesso verificarli.
Fra i nominativi delle 300 firme che i carabinieri decisero di sentire a campione, quasi una trentina di persone, cioè il 10 per cento, dissero di non avere mai apposto il loro autografo in calce ai documenti.
Tutti gli individui smentirono di aver firmato per Alternativa sociale, di qui le ipotesi di falso di un’inchiesta che è tuttora nella fase delle indagini preliminari.
La vicenda era legata alla raccolta delle 30 mila firme necessarie per presentare alle elezioni europee di giugno un candidato per il Nord Est.
La raccolta iniziata in primavera, con banchetti in bar, mercati, municipi del Vicentino e anche allo stadio, sarebbe avvenuta sempre - spiegò all’epoca Daniele Beschin, di Forza Nuova, uno dei tre movimenti che confluirono in “Alternativa sociale” - alla presenza di un ufficiale.
In tutto il Veneto furono state raccolte 12 mila firme, qualche migliaio nella provincia berica. La denuncia ai carabinieri era giunta da un vicentino, il quale non senza sorpresa aveva appreso che il suo nome era nella lista. Chi l’aveva inserito a sua insaputa? Egli aveva denunciato non solo di aver trovato il suo nome, ma anche il suo certificato elettorale nelle liste del gruppo pur non avendo mai fatto nulla per il movimento.
L’inchiesta sulle firme false, partita dal Lazio a carico della lista della Mussolini, potrebbe coinvolgere altre formazioni in giro per la Penisola. A Vicenza è pervenuto in procura un esposto che è al vaglio del pm Angela Barbaglio e chiama in causa un raggruppamento. Le verifiche sarebbero subito partite.
Firme & polemiche. Alex Cioni, fedelissimo di Alessandra Mussolini, esclude irregolarità nel Vicentino e punta il dito contro An
«Non sarà una manovra golpista a fermare noi di Alternativa»
di Silvia Maria Dubois
Mentre la Mussolini ha iniziato lo sciopero della fame dopo aver presentato ricorso al Tar del Lazio contro l'esclusione della sua lista dalle regionali del 3 e del 4 aprile, in più regioni italiane si stanno verificando casi di irregolarità nella raccolta delle firme per le elezioni.
Ad illustrare la situazione vicentina di Alternativa Sociale, anche in seguito al suo "precedente" in materia, è Alex Cioni, portavoce provinciale, candidato e fedelissimo dell'Alessandra nazionale.
«Le furiose polemiche di queste ore contro il Movimento - esordisce Cioni - in particolare dopo l'esclusione della lista in Lazio, non ci impediranno di continuare nel proseguire la nostra lotta politica. Non sarà una chiara manovra "golpista" e antidemocratica studiata ad arte da Alleanza Nazionale, come è stata ben definita da Alessandra Mussolini, a scalfire l'entusiasmo dei militanti e della tanta gente che anche in queste ore ritengono Alternativa Sociale una forza politica dirompente sullo scenario politico italiano proprio perché fuori dagli schematismi di questa ipocrita democrazia».
Ma nella nostra città, la raccolta delle firme si sta svolgendo in piena regola? «Sì - puntualizza Cioni - anche a Vicenza, per le scorse elezioni europee, sono venuti a galla degli errori su alcune firme raccolte per As, ma non di falsi, di questo ne sono certo. Se effettivamente delle incongruenze ci sono state, si è trattato sicuramente di errori dovuti all'inesperienza di alcuni nostri militanti, tutto qua. D'altronde l'età media è decisamente giovane, per cui vista la comprensibile inesperienza di molti di noi non escludo la possibilità che qualcosa sia andato storto: tuttavia, da lì a sostenere che le firme erano false, a mio parere, ce ne corre!»
«Ora comunque è passato un anno e abbiamo avuto modo di fare esperienza - prosegue il portavoce di As - è andato tutto liscio, abbiamo raccolto mille e 900 firme, verificate con attenzione una ad una. Se anche stavolta dovessero emergere degli errori sono autorizzato a pensare male, visto quel che sta accadendo nel Lazio. Quelli di An non ci vogliono stare e vorrebbero eliminarci passando per i tribunali piuttosto che col confronto politico. Questa è una loro palese debolezza. Che siano gli elettori di An a prenderne atto».
Dal fronte della super confederazione all'estrema destra non si smette di credere in una strategia di eliminazione ben preparata, dunque.
«I vergognosi attacchi subiti, che tra l'altro non hanno precedenti, sono la dimostrazione più lampante che As è una forza politica genuina che mette in serio pericolo gli intrighi di palazzo - conclude Cioni -. È legittimo che il regime tenti in ogni modo di difendersi contrattaccando così come ha fatto Storace e i suoi accoliti in Lazio. Ma il popolo a questi tranelli non ci casca più, di questo siamo certi. Votare noi di As non significa fare un favore alla sedicente sinistra, ma dare un forte segnale di protesta contro il potere, si chiami Storace o Galan, si chiami Carraro o Marrazzo. Quella delle firme è un'insopportabile ipocrisia, basterebbe uniformarci a Paesi come il Regno Unito, la Francia, l'Austria, l'Irlanda, dove per presentare una lista basta versare una piccola cauzione. Che razza di democrazia è quella italiana che impone per la presentazione di una lista alle europee la raccolta di 30mila firme per ogni circoscrizione elettorale, quando in Spagna ne bastano 15mila in tutto, in Germania 3mila, in Danimarca 1.500, in Olanda 30 e in Svezia e Portogallo addirittura nessuna?».