16 FEBBRAIO 2005

dal Giornale di Vicenza

A piedi città e cinque comuni.
"Antenne, si fermi il cantiere avviato in contrà Quartiere"
Precari sempre più... precari Nuovi sacrifici.
"Arrestateli per terrorismo.

Oltre al capoluogo, convocati pure Arzignano, Montecchio Maggiore, Valdagno, Schio e Bassano Allo studio strategie sulla mobilità da far scattare dal prossimo inverno, ma già entro marzo potrebbe essere promossa una giornata senza auto contemporaneamente nelle sei Amministrazioni di fascia a
A piedi città e cinque Comuni
Domani tutti in Provincia: si ipotizza una domenica ecologica

di Gian Marco Mancassola

Dopo il capoluogo, che si è fermato per quattro giorni, potrebbero restare a piedi anche gli altri cinque grossi Comuni inseriti dalla Regione nella fascia A. Sono Montecchio Maggiore, Arzignano, Valdagno, Schio e Bassano, che con Vicenza sono stati convocati dalla Provincia per un vertice sullo smog che si terrà domani a palazzo Nievo. Si tratta della prima riunione del tavolo zonale, il cui coordinamento è assegnato alle amministrazioni provinciali dal piano regionale per il risanamento dell’aria. Una delle misure a breve termine ipotizzate alla vigilia dell’incontro è l’organizzazione di una domenica ecologica che si dovrà articolare contemporaneamente in tutti i sei Comuni di fascia A e con possibile estensione anche a Thiene, che è stata inserita nella fascia B. «Altre azioni, nel breve termine, non ne vedo - spiega l’assessore provinciale all’ambiente Walter Formenton -. Questa è la mia personale opinione. Lo scopo, evidentemente, non sarà tentare di risolvere la situazione, ma sensibilizzare la popolazione ed educare a un uso migliore dei mezzi di trasporto privati e pubblici». Da tempo il capoluogo ha programmato una domenica a piedi, che si terrà il 20 marzo: «Sembrerebbe logico, in quell’occasione, coinvolgere anche gli altri Comuni», aggiunge Formenton. L’eventuale giornata a piedi tutti insieme, tuttavia, sarà soltanto uno dei temi del primo tavolo zonale, invocato per settimane da ambienti di centrosinistra e dell’Amministrazione comunale del capoluogo. «In realtà - spiega l’assessore - stiamo imparando a pilotare un’automobile nuova che ci è appena stata consegnata. Nelle scorse settimane abbiamo illustrato nei circondari le nuove competenze assegnate alla Provincia; ora passiamo a dialogare con i Comuni di fascia A; poi, dalla prossima settimana, ognuno di questi sarà chiamato a fare il punto della situazione con i Comuni della propria cintura urbana, per cercare di estendere il più possibile il raggio d’azione». Senza farsi troppe illusioni, fa capire Formenton: «Stiamo lavorando per mettere a punto un meccanismo che possa entrare automaticamente in funzione dal prossimo inverno». La stagione delle polveri fuori legge, infatti, di regola coincide con l’inverno; a metà aprile solitamente l’emergenza finisce, per riprendere a ottobre e novembre. Lo schema cui sta pensando Formenton andrà calibrato in base ai livelli di allarme: «Più salgono i livelli di pm10, più pesanti dovranno essere gli interventi». Inutile, in altre parole, programmare in anticipo blocchi che potrebbero cadere in giorni meteorologicamente favorevoli alla dispersione degli inquinanti. Meglio pensare a una sorta di protocollo in base al quale ognuno saprà cosa fare in ogni fase dell’emergenza. Se la prossima stagione, dunque, avrà un andamento simile a quella che stiamo attraversando, è facile ipotizzare che blocchi più o meno parziali toccheranno anche agli altri Comuni di fascia A, non più soltanto al capoluogo. «Se le polveri vanno alle stelle, bisogna chiudere - analizza Formenton -, ma si chiude solo quando serve». In quest’ottica, i provvedimenti che verranno adottati saranno misure d’emergenza, che dovrebbero essere meglio comprese e digerite anche dagli operatori economici. Nel frattempo, i Comuni “big” saranno chiamati a predisporre un piano d’azione entro un mese: blocchi, forbici e tamponi sembrano destinati a diventare gli strumenti del mestiere di amministratori locali.

Il comitato avvia una petizione per la qualità della vita
E in viale Trento i residenti protestano a colpi di scopa

(g. m. m.) Se serve per attirare l’attenzione sui problemi del quartiere, quelli del comitato di viale Trento sono pronti a scendere in strada e manifestare a colpi di ramazza, magari sperando di ripulire i marciapiedi dalle polveri sottili. L’ipotesi è appena accennata da Luciano Parolin, presidente del comitato dei residenti delle zone di viale Trento, viale Ortigara, stradella Capuccini, piazzale Tiro a Segno, via Cavalli, via Monte Zovetto. «Il comitato - spiega Parolin - intende evidenziare le notevoli difficoltà che i residenti incontrano nello svolgere le loro attività quotidiane. L’insieme dei disagi ha notevolmente peggiorato la qualità della vita di una zona densamente popolata. Pensiamo che con un minimo di controllo e alcuni accorgimenti, una parte delle carenze potrebbero essere ridotte, con beneficio per tutti». La prossima settimana verrà allestito un gazebo per la raccolta di firme. L’obiettivo è chiedere una soluzione per una serie di nodi irrisolti: «da anni siamo sommersi dallo smog, dai rumori, dalla velocità dei veicoli; la mancanza di un ufficio postale per 4-5 mila residenti; la mancanza di bus per raggiungere il centro; il caos di piazzale del Tiro a segno; la mancanza di una piazzetta quale spazio di aggregazione; la pericolosità degli attraversamenti pedonali; tutte le strade sono intasate da auto in divieto di sosta e contromano; la pista ciclabile di viale Trento è pericolosa, sempre occupata da auto in sosta e spesso è anche allagata; l’ex area Zambon è inquinata: cosa respiriamo?».

Tanti sacrifici nei centri urbani contro le polveri, poi nei campi c’è la “licenza” di inquinare

In città sacrifici per il blocco del traffico, in campagna licenza d’inquinare, come dimostra questa foto scattata sabato mattina lungo la Gasparona, in territorio di Mason: un trattore impegnato nell’aratura, con grossi problemi di combustione, sparava in aria una colonna di fumaccio nero. È una conseguenza della scarsità di controlli sui veicoli più inquinanti: generose fumate (ma non a questi livelli) escono anche dagli scappamenti di camion, furgoni, bus e pullman, vecchie auto Diesel, vetture a benzina che “mangiano” olio, locomotori dei treni. Ma mentre un telelaser è sempre pronto per le auto troppo veloci, non abbiamo notizia di strumenti in dotazione alle forze dell’ordine per individuare e fermare veicoli che appestano l’aria, mille vole di più di un’auto catalizzata con il motore ben regolato. Che bisogna lasciare in garage.


«Antenne, si fermi il cantiere avviato in contrà Quartiere»

Torna la sindrome da antenna selvaggia. Ad agitare i sogni di molti residenti del centro storico ora c’è un nuovo impianto che sta sorgendo in contrà del Quartiere. La preoccupazione ha indotto alcuni cittadini a rivolgersi a Mattia Pilan, consigliere dei Democratici di sinistra in circoscrizione 1, che ha presentato un’interpellanza per conoscere i dettagli del cantiere. «L’installazione dell’antenna - spiega il consigliere - per il committente Tim, sta avvenendo sul tetto di un edificio in centro storico, in una zona densamente abitata e nelle cui vicinanze ci sono la scuola elementare Giusti e la materna di S. Rocco. Per la sua imponenza e vicinanza a edifici scolastici, il manufatto in costruzione sembra in contrasto con il recente accordo stipulato tra Comune e le società di telefonia mobile». Per queste ragioni, Pilan chiede di conoscere «se siano stati rispettati i criteri di minimizzazione dell'impatto ambientale e paesaggistico stabiliti nell'accordo stipulato tra il Comune e gestori; se vi sia stata una verifica preliminare da parte dell'Arpav e dell’Ulss sui valori dei campi elettromagnetici provocati dalla stazione radio», e chiede «il blocco cautelativo della costruzione del manufatto al fine di tutelare la salute dei numerosi bambini e ragazzi che frequentano le scuole limitrofe e, più in generale, degli abitanti del quartiere».


Riunione al “Lampertico”
Precari sempre più... precari Nuovi sacrifici
E si dividono su una proposta di legge

(an. ma.) Riflettori accesi sul precariato ieri al Lampertico dove si sono dati appuntamento gli insegnanti assunti a tempo determinato per fare il punto di una situazione che per la categoria si profila sempre più incerta e drammatica. Nonostante le promesse, che i precari arrabbiati più che mai non esitano a definire da marinaio, del governo che aveva annunciato in tempi brevi una soluzione concreta ad un problema che rischia di diventare cronico. "La legge 143/04 parla chiaro: predisposizione del piano pluriennale delle assunzioni entro il 31 gennaio 2005 - spiega Alessandra Pranovi, esponente del Cip - in realtà non è stato fatto nulla di tutto questo. La legge finanziaria non prevede stanziamenti sufficienti né per la scuola, né per il sistema istruzione in generale, vale a dire ricerca e formazione. La mannaia dei tagli prosegue imperterrita attraverso la riforma Moratti che ora si abbatte sulle scuole superiori con la bozza di riordino dell'istruzione secondaria di secondo grado". Ma insieme alla bozza del decreto fa discutere e crea scompiglio anche la proposta del senatore Valditara che prevede l'assunzione di 90.000 precari con rinuncia o dilazione (si sta aspettando la stesura di un disegno di legge) della ricostruzione di carriera. E qui il fronte dei prof. si spacca. C'è infatti chi ha accolto la proposta come un'ancora di salvezza e chi ha espresso forti perplessità per l'ulteriore sacrificio richiesto a docenti che da anni lavorano a servizio dello Stato, sottolineando che «a nessun'altra categoria di lavoratori è mai stato chiesto un simile sacrificio». E mentre si attende di conoscere nei dettagli la proposta di legge del parlamentare di An, si invitano le forze sindacali e politiche a tenere conto della valutazione degli anni di anzianità di servizio. «Pochi sanno infatti - riprende Pranovi - che gli insegnanti, pur avendo insegnato materie tra loro coerenti, ad esempio italiano sia alle superiori che alle medie, si ritrovano con un servizio che non viene valutato per intero. Questo significa che non vengono rispettati i criteri di anzianità e formazione professionale». L'ennesimo guaio per una categoria bersagliata alla quale ieri il Coordinamento regionale insegnanti precari, di cui il Cip fa parte, ha presentato una delle iniziative in cantiere per le prossime settimane: una tavola rotonda con le forze dell'opposizione «per un confronto concreto su una possibile alternativa alla scuola che oggi il Governo impone».


I Supremi giudici danno l’ok parzialmente alle richieste della procura di Napoli: il sospetto è che un gruppo di 27 algerini avrebbe costituito in Italia, anche a Vicenza, una rete di fiancheggiatori simpatizzanti di Osama bin Laden, come sarebbe emerso da alcune intercettazioni telefoniche
«Arrestateli per terrorismo»
La Cassazione accoglie il ricorso. Sulla libertà deciderà il Riesame

di Ivano Tolettini

I “fratelli” di Osama, come vennero definiti con enfasi, adesso rischiano. La libertà di ventisette integralisti islamici sospettati di fiancheggiamento del terrorismo perché vicini al gruppo Salafita, alleato di “Al Qaeda” con agganci nel Napoletano, e ipotetica cellula eversiva a Vicenza, ritorna in gioco. La Cassazione non ha messo una pietra sopra alla richiesta di cattura come chiedevano i difensori. I supremi giudici hanno accolto il ricorso della procura di Napoli contro il tribunale del Riesame e il Gip del capoluogo campano che non avevano concesso gli ordini di custodia per avere tessuto la trama di una associazione del male che mirava a sconvolgere l’ordine democratico. Il 25 gennaio di un anno fa i carabinieri avevano ammanettato a Vicenza gli algerini Djelloul Halimi, 44 anni, e Abdelkaber Toubal, 37 anni, sottoponendoli a fermo dopo che il giudice di Napoli non aveva firmato l’ordinanza di custodia. La decisione era stata presa dal pm Michele del Prete in base a documentazione e intercettazioni telefoniche che a suo dire proverebbero il coinvolgimento. Due giorni dopo il gip di Vicenza, competente per territorio, rigettava la richiesta di convalida del fermo per carenza di gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di fuga. «Se anche il contenuto di taluni opuscoli rinvia a tematiche della guerra santa e alle scelte terroristiche delle frange più estreme della militanza politico religiosa - scrive Gerace -, tuttavia da tale dato non può automaticamente argomentarsi l’appartenenza dei due indagati alla lotta terroristica che è oggetto di considerazione negli scritti sequestrati». Il giudice osservava anche che «può indurre in errore il radicalismo confessionale quale carattere immanente della fede religiosa musulmana». Come dire, l’essere integralisti per forza di cose non rimanda al sospetto di terrorismo, proprio perché l’islam vissuto con coerenza implica una visione radicale. Ma questo può essere eversivo? Davanti ai giudici il difensore Paolo Mele senior ha sostenuto che ancora il 17 aprile 2002 la questura di Vicenza aveva perquisito l’abitazione dei due algerini. A casa di Toubal furono trovati due numeri della rivista “Al Fair” e in quella di Halimi un libro religioso “Umda”. Le riviste pur avendo una vaga attinenza con la jihad, ad avviso del legale non provano comunque alcuna adesione e partecipazione al terrorismo. Tra l’altro, Mele senior ha osservato che la documentazione sequestrata ai due algerini fu acquistata in epoca anteriore all’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001, quando ci fu lo spartiacque in Occidente nell’analisi del fenomeno terroristico islamico. La procura distrettuale di Napoli però non si è data per vinta e dopo avere incassato due no, a Roma ha ottenuto parziale soddisfazione. I giudici di legittimità, infatti, hanno rinviato la decisione se arrestare o meno i 27 algerini indagati, tra cui i due “vicentini”, a un’altra sezione del tribunale del Riesame di Napoli. Per la magistratura inquirente è un risultato positivo, anche in concomitanza con un mutato clima ambientale, al quale forse non sono estranee le polemiche delle ultime settimane. Certo è che Toubal in una conversazione telefonica nella quale «veniva commentata la disfatta irachena, venivano fatti dei significativi riferimenti a Osama Bin Laden, testualmente definito dagli interlocutori “il nostro sceicco”, e a un suo discorso videoripreso e registrato su una videocassetta, nella quale il principe saudita, secondo il Toubal, avrebbe dichiarato guerra sia ai nemici occidentali che a quelli estranei al mondo musulmano». Per la difesa, invece, la magistratura inquirente fonda le proprie accuse su una «esposizione storico-politica che, per quanto interessante, risulta ai fini processuali astratta e incoerente per l’assenza di precisi e obiettivi riscontri a carico degli indagati Halimi e Toubal». Ad avviso dell’avv. Mele senior mancano gli indizi dell’appartenenza degli indagati a cellule di fiancheggiamento terroristico. Non solo, a proposito del radicalismo ha affermato che essi sono «integrati e non integralisti nel nostro sistema dove da sempre lavorano onestamente provvedendo al mantenimento proprio e delle loro famiglie». Ma, come detto, su ordine della Cassazione la partita riguardante la libertà degli indagati riprende dal secondo grado. «Vanno arrestati», ripete la procura distrettuale di Napoli, che da anni persegue con ferma volontà fenomeni vicini all’eversione di matrice fondamentalista. A breve si conoscerà la decisione.