15 NOVEMBRE 2005

dal Giornale di Vicenza

«La Francia non ci contagia ma l’integrazione è lontana»
Il sindaco prosciolto
ALTAVILLA.Il Consiglio blocca la Tav

Impossibile avvicinare i magrebini che hanno “occupato” viale Milano
«La Francia non ci contagia ma l’integrazione è lontana»
In Zona 6 sono oltre 3700 immigrati: convivenza spesso difficile

di Chiara Roverotto

Gli “insorti” in Francia non abbassano le armi. Non bastano il coprifuoco, lo stato d’emergenza, i proclami del Governo: le auto nelle periferie continuano a bruciare, le molotov ad esplodere nei quartieri dove da anni vivono soprattutto gli immigrati. Il ministro della Giustizia Castelli ha dichiarato che anche le periferie italiane sono a rischio come quelle francesi: «Se continuiamo con questa politica di lassismo nei confronti dell’immigrazione selvaggia e clandestina, la certezza è che vedremo tra qualche anno anche da noi i fatti di Parigi. Si è arrivati inevitabilmente dove si doveva arrivare». Ma è veramente così? Nel Vicentino ci sono circa sessantamila immigrati, più di dodicimila sono concentrati nei quartieri della città. La massima presenza è in Circoscrizione 6, nella zona di S. Lazzaro, S. Felice, Villaggio del Sole. In quell’area ad ovest dove fino a qualche anno fa i problemi erano quelli del disagio giovanile e del degrado sociale creato dalla droga. «I tempi cambiano e non sempre riusciamo a stare al passo con quello che ci accade». A parlare è Matteo Tosetto, presidente della Circoscrizione 6. «In questa zona vivono molte famiglie, ci sono in totale oltre 3.700 extracomunitari. Sono africani, bengalesi, molti di loro hanno anche acquistato l’appartamento. Certo - continua Tosetto - a volte la gente si lamenta, li guarda con aria sospetta, ma non ci sono mai stati episodi di intolleranza». I problemi in realtà sono in un’altra zona della città, nel “famoso” quadrilatero di viale Milano, via Firenze, via Genova e Corso S. Felice e Fortunato oltre a via dei Mille. «Ecco - prosegue Tosetto - qui non riusciamo a incidere. La gente ha paura, l’integrazione è una chimera e, soprattutto, se litigano lo fanno tra di loro e, forse, è proprio questo a preoccupare maggiormente i residenti. È come se si sentissero padroni di un’area di Vicenza e non ne rispettano le regole, malgrado le forze dell’ordine siano sempre presenti». Ma siamo ben lontani da quanto è accaduto nelle periferie francesi. «Certo - dice don Mario Cristofori, parroco di S. Felice e Fortunato - ciò non toglie che è difficile instaurare qualunque forma di dialogo. A regnare è solo l’indifferenza, oltre alla paura. Non dimentichiamoci del centro islamico e di tutte le polemiche che ha suscitato in questi anni». Come recuperare centinaia di famiglie, migliaia di extracomunitari che ormai appartengono al tessuto economico della città? «Il problema è sempre lo stesso e porta alla parola integrazione. Noi ci abbiamo provato - continua Tosetto - in Circoscrizione ci sono 5 associazioni africane, alcune con stranieri provenienti dal Burkina Faso piuttosto che dal Senegal che ci hanno chiesto spazi per riunirsi e li abbiamo concessi, sia a villa Lattes sia nel centro Tecchio. Ne è nata un’iniziativa “6 in Africa”, concerti, qualche pranzo con cibi tradizionali, ma la risposta è stata scarsa. Però, non abbiamo intenzione di mollare continueremo su questa strada che è quella che porta all’interculturalità». Eppure non mancano i segnali incoraggianti: la Caritas a S. Lazzaro aiuta decine di famiglie e tra loro molte sono quelle costituite da immigrati. Un segno tangibile di questi tentativi di integrazione sono i ragazzi stranieri che vanno a giocare a pallone nel campo dell’oratorio nella chiesa di S. Lazzaro. «Ma rimangono situazioni particolari. Per contro ci sono condomini dove vivono 130 stranieri di 32 nazionalità diverse - racconta il parroco, don Pino Arcaro - passando tra le case ci sono residenti che si lamentano ed altri che non lo fanno, alla luce di quella comunione che ci dovrebbe caratterizzare. Qualcuno - conclude don Arcaro - mi dice che c’è gente violenta in giro, ma per quanto mi riguarda si tratta solo di parole. Vedo i ragazzi che vengono a giocare all’oratorio, ma non credo basti per parlare di integrazione. I passi da fare sono più lunghi, la Chiesa, con la Caritas, è in primo piano o meglio in trincea ma serve altro, anche la politica deve fare la sua parte: del resto finchè c’è lavoro è normale che gli immigrati arrivino da noi». E le banlieues intanto restano lontane....
(c. r.) A Daniele Marini, sociologo della Fondazione Nord-Est domandiamo se è possibile, che a Vicenza accada quanto si è visto in Francia in questi giorni. «Prevedere quello che accadrà è abbastanza complicato: ci sono contesti e situazioni che possono cambiare. Ciò non toglie che, nel breve periodo, non credo possano nascere problemi del genere. Il nostro territorio ha una rete sociale che funziona bene e, questo, rimane un elemento fondamentale di coesione e di unità. Senza dimenticare che nel Nord-Est gli immigrati lavorano, sono integrati e questo fa la differenza rispetto a situazioni che si sono venute a creare in altri Paesi dell’Europa. Bisogna partire da un dato - osserva Marini - che per noi studiosi diventa fondamentale: nell’area, che chiamiamo Nord-Est, sono rappresentate, o meglio censite: 160 etnie. Si tratta di persone con specificità, religioni, modi di vivere completamente diversi dai nostri. Per cui in futuro potrebbe esserci un problema di integrazione sociale e culturale, crediamo sia inevitabile. Finché c’è lavoro, il Veneto non va incontro a grosse tensioni, qualora questa situazione dovesse cambiare, i problemi potrebbero esplodere».


“Hotel De la Ville”. Il gip archivia anche la posizione della dirigente Bressanello
Il sindaco prosciolto

(i. t.) La terza inchiesta per la costruzione dell’hotel “de la Ville” nei confronti del sindaco Enrico Hüllweck e della dirigente del dipartimento territorio Lorella Bressanello è stata archiviata. Il gip Eloisa Pesenti l’altro giorno ha firmato il provvedimento riguardo a una duplice indagine per presunti abuso e omissioni in atti d’ufficio. Ad avanzare la richiesta, al termine delle indagini preliminari, era stata la procura e il difensore Enrico Ambrosetti. Era il 1996 quando veniva aperto il primo fronte investigativo per la costruzione dell’albergo in viale Verona. L’anno scorso era stato aperto il terzo troncone d’indagine. Il sindaco venne indagato per una presunta omissione in atti d’ufficio, la dirigente per avere firmato una delle concessioni in sanatoria ritenute illegittime. A far decollare gli accertamenti furono Paolo Crestanello e Fulvio Rebesani che presentarono un esposto contro il sindaco, la dirigente urbanistica e la presidente della Provincia Manuela dal Lago. Quest’ultima perché non avrebbe dato seguito al procedimento urbanistico di annullamento della concessione. La difesa aveva insistito per l’archiviazione osservando che la questione era stata già più volte analizzata e tutti i giudici, tra di essi anche quelli della Cassazione, che avevano analizzato il caso si erano sempre espressi allo stesso modo. Con l’assoluzione di imputati e indagati. Del resto, che nessuna responsabilità potesse essere attribuita al sindaco, hanno osservato il pm e il legale Ambrosetti, era evidente dato che i principali atti amministrativi furono firmati quando Hüllweck non era ancora stato eletto. La parte civile, invece, invitava il gip ad acquisire tutta la consulenza dell’ing. Tomasini e la testimonianza del funzionario provinciale Sala in merito alla questione delle barriere architettoniche. Adesso contro il sindaco resta in piedi un ultimo spezzone d’inchiesta per l’assenza del certificato di prevenzione antincendi. Di questo, osservano i denuncianti, Hüllweck sarebbe stato a conoscenza per essere stato informato sia dalla Provincia che dall’allora comandate dei pompieri Fabio Dattilo, con la relazione del 28 luglio 2003. «Presenteremo richiesta di archiviazione anche per questo spezzone d’inchiesta», ha osservato Ambrosetti.


Altavilla. Approvato all’unanimità un documento per ribadire un no secco al progetto di Alta Velocità
Il Consiglio blocca la Tav
Il sindaco: «Contrari al tracciato che segue l’autostrada»

di Erica Freato

Una delibera di quattro pagine per dire "no" all'alta velocità. Il consiglio comunale di Altavilla Vicentina ha approvato all'unanimità una delibera che ripercorre la posizione contraria dell'amministrazione rispetto al progetto Tav - alta velocità. Tutti i consiglieri si sono trovati d'accordo nel respingere le ipotesi progettuali, rese pubbliche già nel 2003 dalla Società Italferr per conto della Rete Ferroviaria Italiana, che comporterebbero invasione e danneggiamento del territorio comunale.Il consiglio ha inoltre deliberato di chiedere alla Provincia di Vicenza un sostegno alle posizioni dei comuni vicentini interessati al tracciato, nell'ambito di una valutazione complessiva del trasporto provinciale. Tutto ciò anche alla luce delle modificate esigenze delle diverse zone del territorio, al fine di pervenire ad una soluzione condivisa ed utile per tutta la Provincia. La delibera è stata presentata in accordo con gli altri comuni della zona, che già hanno adottato provvedimenti similari. Come ha sottolineato il consigliere Claudio Catagini (Moderati per Altavilla - Lista Catagini) dai banchi dell'opposizione, il territorio di Altavilla «è già troppo gravato dal passaggio di infrastrutture quali l'autostrada, la SS. 11, la strada provinciale, la linea ferroviaria, fonti di inquinamento acustico ed atmosferico già oggi insostenibile e pericoloso per la salute dei cittadini». Anche il gruppo di minoranza dell'Ulivo (consiglieri Adriano Caretta, Filippo Marelli e Mirko Roncolato di Altavilla Solidale - Uniti per l'Ulivo) ha votato a favore della delibera che ha definito le posizioni del consiglio altavillese sull'ipotesi progettuale relativo alla TAV - Alta Velocità. Tutti d'accordo quindi nel rigettare qualsiasi progetto che rechi danneggiamento e devastazione per il territorio di Altavilla, optando per la cosiddetta "opzione zero", che prevede il riammodernamento e potenziamento della struttura reticolare composta dalle linee ferroviarie della pianura padana. Ha concluso il sindaco Giannira Petucco, illustrando quanto contenuto nella delibera approvata: «L'adesione condizionata al progetto del "tunnel" dipendeva unicamente dalla volontà di verificare ogni possibile soluzione progettuale nell'ambito del corridoio plurimodale, pur con la consapevolezza dell'insostenibilità per i nostri territori di un'altra infrastruttura come quella della progettata linea per l'Alta Velocità; ci opponiamo all'ipotesi di una linea Tav che affianchi l'autostrada A4 e chiediamo l'individuazione di un percorso alternativo.Questa amministrazione è stata, è e sarà attiva nella Conferenza Permanente dei sindaci per l'Alta Velocità, infatti la delibera approvata dal consiglio è stata predisposta in accordo con gli altri comuni. La difesa del territorio e della qualità della vita è uno degli obiettivi di questa amministrazione».